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CAP III GOVERNO VESCOVILE, COMMUNITAS CITTADINA, POLITICA FEUDALE E QUALIFICA-

1. L’episcopato di Adelpreto (1156-1172)

Il vescovo Adelpreto, formatosi a Bamberga, imparentato con la casata degli Hoenstaufen (1), appare al seguito dell’imperatore, presente ad atti rilevanti: dalla partecipazione alla dieta di Regensburg (2) alle partecipazioni alle diete di Ulm (3), Worms (4) e Besançon (5) e a Dole (6), quindi fino all’autunno dell’anno seguente.

Non rimane documentazione diretta circa atti compiuti dal vescovo, se non la notizia, fornita dal cronista Rawenino (7), secondo il quale, mentre il vescovo scortava due legati pontifici, i cardinali Enrico e Giacinto, inviati dal pontefice Adriano IV per trattare con l’imperatore, furono tutti fatti prigionieri dai conti Federico ed Enrico, identificabili quali conti di Appiano (8), azio- ne duramente repressa dal duca di Baviera.

Nello scisma papale tra Alessandro III e Vittore IV, ricono- sciuto il secondo nel concilio di Pavia presieduto da Federico I (9),

(1) Profilo dell’episcopato di Adelpreto in Rogger, Monumenta cit., pp. 65- 60.

(2) DD Friderici I, n. 151, 1156 settembre 17, Regensburg. (3) DD Friderici I, n. 158, 1157 febbraio 5, Ulm.

(4) DD Friderici I, n. 165, 1157 aprile 6, Worms. (5) DD Friderici I, n. 184, 1157 ottobre 27, Besançon. (6) DD Friderici I, n. 189, 1157 novembre 3, Dole.

(7) Ottonis et Rahewini Gesta Friderici I. imperatoris, in SS in usum scho-

larum, Hannover e Lipsia 1912, libro III, cap. 21, pp. 194-195.

(8) Cusin, I primi due secoli cit., pp. 135-136; Rogger, Vita, morte cit., pp. 354-355.

(9) Per le vicende dello scisma cfr. Capitani, Storia cit., pp. 419 ss.

esercitare la giurisdizione anche per i maleficia, alla stregua del conte stesso, trattenendo una metà dei banna relativi che eccedes- sero la somma di dieci lire (237). La lunga ‘marcia’ dei da Campo verso una condizione signorile ‘quasi comitale’ era compiuta, anche se alla loro signoria mancava un aspetto essenziale, quello della compattezza territoriale.

(1) Profilo dell’episcopato di Adelpreto in Rogger, Monumenta cit., pp. 65- 60.

Sorge la questione se l’indicazione di confine del diploma federiciano sia stata introdotta per modificare le disposizioni pre- senti nei privilegi di Enrico II e di Corrado II, nella quale eventua- lità Federico I avrebbe ‘premiato’ il ‘suo fedele’ vescovo Adelpreto, a lui legato anche da rapporti di parentela; o se risalga al diploma originario di Enrico II, nella quale eventualità la ‘ridu- zione’ (18) o, come si usa dire, la ‘spartizione’ del comitato trenti- no sarebbe stata effettuata con il privilegio di Corrado II, il che spiegherebbe, da un lato, il riferimento, ivi esplicitamente espres- so, al consenso ricevuto dal vescovo trentino; dall’altro lato, ren- derebbe ragione anche del ricorso, da parte del vescovo trentino, al privilegio enriciano, più antico e quindi più accetto alla cancelleria e, soprattutto, più favorevole sotto l’aspetto dell’estensione territo- riale del comitatus.

Anche se la questione va ulteriormente approfondita, siamo propensi, al momento, a ritenere che Federico I abbia stabilito un nuovo confine del comitato trentino, riconoscendo nei fatti l’in- fluenza che i vescovi trentini esercitavano sulla Valsugana e su Pergine: i membri della principale famiglia signorile locale, i da Pergine, appaiono al seguito del vescovo Altemanno (19) e, soprat- tutto con Odolrico, del vescovo Adelpreto, fin dal primo periodo del suo episcopato (20).

(18) La ‘riduzione’ del comitato trentino è attribuita già ad Enrico II da Bresslau, Excurse cit., pp. 106 ss., ribadita nella Introduzione a DD Conradi II, n. 101, e in quella a Huter, Tiroler Urkundenbuch cit., n. 51.

(19) Bonelli, Notizie istorico-critiche cit., II, n. 20, 1144 novembre 23, Trento, con il ‘consiglio’ della curia dei vassalli: fra i testi Riprando da Pergine, da includere probabilmente tra i vassalli, come gli altri testi numerosi. Sui da Pergine si vedano i dati essenziali raccolti da Ausserer, Castello e giurisdizione cit., pp. 156-157.

(20) Bonelli, Notizie istorico-critiche cit., II, n. 26, 1159 marzo 26, Riva, e Kink, Codex Wangianus cit., n. 5: i fratelli Odolrico e Ariprando da Pergine; Bonelli, Notizie istorico-critiche cit., n. 29, 1160 settembre 11, Treviso, e Huter,

Adelpreto si schierò con la parte imperiale (10), come l’episcopato della provincia aquileiese (11). Nel 1161 ricevette un privilegio (12) che confermava alla sua chiesa i diritti concessi da Corrado II nel 1027 (13) e, molto probabilmente, da Enrico II, il cui testo, ricordiamo, non ci è pervenuto (14); fu ribadita la concessione in

proprium del comitatus con tutti i diritti giurisdizionali e fiscali,

chiaramente espressi: “cum districtis placitis cunctisque publicis functionibus et redibitionibus”.

Nel diploma federiciano il confine orientale del comitato viene indicato nell’aqua Sisimunth, l’odierno torrente Cismon, che, affluente di sinistra del fiume Brenta, scorre nella valle di Primiero (15): un confine che amplia di una trentina di chilometri, in linea d’aria, il comitato trentino, rispetto al confine delineato nel diploma corradino, nel quale, al fine di riconoscere al vescovo di Feltre beni e diritti della propria chiesa all’interno del comitato trentino, infra suos terminos, il confine orientale era stato appunto indicato fra la chiesa di S. Desiderio in Campo longo, identificata con l’odierno maso di S. Desiderio presso Novaledo (16), e il con- fine della diocesi feltrina, che giungeva lungo la Valsugana fino a Pergine (17).

(10) DD Friderici I, n. 308, 1160 febbraio 15, Pavia: il vescovo trentino è elencato fra i vescovi del Regno Teutonico.

(11) Rogger, Monumenta cit., p. 67. (12) DD Friderici I, n. 340, anno 1161.

(13) Doc. dell’anno 1027, citato sopra, nota 13 di cap. I. (14) Cfr. sopra, t. c. note 11-12 di cap. I.

(15) Per la descrizione del territorio dalla Valsugana alla conca di Primiero si veda G. Morandini, Trentino - Alto Adige, Torino, 1962, pp. 439-443, il quale osserva (ibidem, p. 442) che la conca di Primiero, mentre appare isolata e lontana dal resto del Trentino, è ben collegata con Feltre e con altri territori ad oriente: Primolano, Bassano, Agordino.

(16) Da ultimo, Curzel, Le pievi trentine cit., p. 273.

(17) Cfr. sopra, nota 30 di cap. I; ed ora, Curzel, Le pievi trentine cit., pp. 273-284 per le pievi in diocesi di Feltre.

tato di Garda, con tutte le “pertinenze”, interne ed esterne, e con tutto il districtus (23).

La disponibilità del castello di Garda poteva aiutare il vescovo a mantenere il controllo del lago benacense, in particolare della zona settentrionale, compresa Riva, verso cui l’imperatore poteva dirigersi, interrompendo il percorso della valle d’Adige a sud di Trento, lasciando la Val Lagarina a Mori per giungere, attraverso il passo di Loppio, a Nago sul lago (24).

Il comitatus di Garda si stendeva dalla sponda orientale del lago omonimo fino alla riva destra dell’Adige, compren- dendo anche il castello di Rivoli (25). I Veronesi avevano provveduto, dopo la costituzione della Lega con le città della Marca nella primavera del 1164, a porre nel novembre l’asse- dio al castello di Rivoli, difeso da Garzapano, che si arrese nel marzo seguente (26). In tale modo essi, tenendo il castello di Rivoli, sulla destra dell’Adige, che controllava il percorso occidentale, e i villaggi di Chiusa e Volargne, sulla sinistra, che controllavano il percorso orientale, chiudevano, proprio intorno alla strettoia delle Chiuse, i due percorsi ai lati

(23) DD Friderici I, n. 526, 1167 febbraio 10, presso Borgo Panigale. Si tenga presente che i paragrafi 2-3 del presente capitolo, riprendono i paragrafi 8.1.-8.2. di Castagnetti, Comitato di Garda cit.

(24) Castagnetti, Le comunità della regione gardense cit., p. 83. (25) Ibidem, p. 68.

(26) C. Cipolla, ‘Annales Veronenses antiqui’ pubblicati da un antico mano-

scritto sarzanese del secolo XIII, “Bullettino dell’Istituto storico italiano”, 29

(1907), p. 38. Cfr. C. Cipolla, Verona e la guerra contro Federico Barbarossa, I ed. 1895, poi in Scritti di Carlo Cipolla, voll. 2, Verona 1978, II, p. 336; H. Büttner, Die Alpenpaßpolitik Friedrich Barbarossas bis zum Jahre 1164-1165, “Vorträge und Forschungen”, I, 1955, p. 274, note 132-133. Il castello di Rivoli non era stato assegnato subito a Garzapano: nell’ottobre 1158 risulta fra i presenti in Rivoli, ove l’imperatore sosta, un Federico “conte di Rivoli”, seguito da Garzapano: privilegio federiciano, citato sotto, nota 62 di cap. IV.

Sull’impegno politico del vescovo non disponiamo di docu- mentazione significativa (21), fino all’anno 1164, quando svolse le funzioni di legato imperiale a Fano (22).

2. La concessione in feudo di Garda nell’ambito del conflitto