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Il vescovo Corrado (1188-1205) e la famiglia da Povo-da Beseno

CAP III GOVERNO VESCOVILE, COMMUNITAS CITTADINA, POLITICA FEUDALE E QUALIFICA-

7. Il vescovo Corrado (1188-1205) e la famiglia da Povo-da Beseno

(141) Kink, Codex Wangianus cit., n. 21, 1185 maggio 5, ad vadum Salxedi verso Metz; reg. Huter, Tiroler Urkundenbuch cit., I, n. 423.

(142) Kink, Codex Wangianus cit., n. 28, 1188 febbraio 22, apud S.

Florianum: è presente anche Pellegrino da Beseno, fratello di Ottone.

(143) Cusin, I primi due secoli cit., p. 155.

(133). Questa investitura, che richiama le modalità di acquisizione e riassegnazione di castelli e fortificazioni, non sembrerebbe nella sua genericità comportare la reinvestitura del castello, che, tutta- via, fu mantenuto nel possesso dei conti, se otto anni dopo essi ne effettuarono una nuova rinuncia al vescovo Corrado (134). All’atto assistettero alcuni fra gli esponenti di maggiore rilievo della società signorile – da Stenico, d’Arco, da Campo – e cittadina – Tridento figlio di Ottone Ricco –, nonché un Tebaldo da Verona, nominato per ultimo, ma non certo di minore importanza: egli è da identificare, quasi certamente, con il Tebaldo dei Turrisendi, sul quale avremo modo di soffermarci ampiamente. Va notata l’assen- za di Aldrighetto da Castelbarco, anche se presenze ed assenze possono essere dovute a varie motivazioni.

Due anni dopo, il vescovo concesse ai da Livo un casale in Mezzorona “pro custodia et warda castri” (135) e riscattò da un cittadino veronese il castello di Pradaglia (136).

7. Il vescovo Corrado (1188-1205) e la famiglia da Povo-da Beseno

Sul successore di Salomone, il vescovo Alberto della famiglia

(133) Bonelli, Notizie istorico-critiche cit., II, n. 46, 1181 maggio 31, apud

flumen Athesis subtus Formicarium; Huter, Tiroler Urkundenbuch cit., I, n. 398.

Una prima consegna, anch’essa in ogni caso non esecutiva, del castello di Grefeinstein sarebbe avvenuta durante l’episcopato di Adelpreto, come narra l’a- giografo: Rogger, Vita, morte cit., app., p. 377; cfr. ibidem, pp. 356-357.

(134) Huter, Tiroler Urkundenbuch cit., I, n. 452, 1189 settembre 16, Bolzano.

(135) Kink, Codex Wangianus cit., n. 18, 1183 giugno 22, Trento; Huter,

Tiroler Urkundenbuch cit., I, n. 411. Cenni sui da Livo, sopra, t. c. note 43-44.

(136) Cusin, I primi due secoli cit., pp. 214-251, doc. 1183 giugno 29, Trento; cfr. ibidem, p. 132.

giudiziario svoltosi nella pieve di Bleggio al cospetto del vescovo Eberardo (152); pattuizione tra il vescovo e la comunità di Ledro (153); sentenza del vescovo a favore del capitolo per le chiese di Fornace e Piné contro Gandolfino da Fornace (154); sentenza, infi- ne, del giudice Enrico di Bella, assessore del vescovo, per una controversia che concerne il capitolo dei canonici e un laico (155).

La posizione sociale dei da Povo si innalza rapidamente, poi- ché uno di loro, Pellegrino, figlio di Ottone da Povo, presumibile padre di Carbonio, diviene nell’anno 1131 patriarca di Aquileia (156). Tramite di questa ascesa potrebbe essere stato il vescovo Altemanno, la cui famiglia dei conti di Lurn proveniva dalla Carinzia (157): il solo documento concernente Ottone da Povo lo mostra assistere in Arco, con molti personaggi qualificati, alla con- venzione del 1124 tra il vescovo Altemanno e la comunità di Riva (158).

L’assunzione da parte di Carbonio della designazione ‘cogno- minale’ dal castello di Beseno e l’abbandono di quella di Povo, avvenuta fra il 1170 e il 1171 – un fenomeno verificatosi altrove, coinvolgendo enti, famiglie e spazi anche lontani (159) –, sarebbe

(152) Doc. dell’anno 1155, citato sopra, nota 108 di cap. II.

(153) Bonelli, Notizie istorico-critiche cit., II, n. 26, 1159 marzo 6, Riva; Kink, Codex Wangianus cit., n. 5.

(154) Bonelli, Notizie istorico-critiche cit., II, n. 27, 1160 maggio 20, Trento; Santifaller, Urkunden cit., n. 2. Il documento non è segnalato da Rogger,

Personaggi cit., nota 8; l’autore cita, però, un documento dell’anno 1166, con rin-

vio a Huter, Tiroler Urkundenbuch cit., I, n. 309, che non trova corrispondenza. (155) Santifaller, Urkunden cit., n. 3, 1170 agosto 13, Trento; reg. Huter,

Tiroler Urkundenbuch cit., III, “Nachträge”, n. 326 a.

(156) Rogger, Personaggi cit., pp. 101-102. I nomi di Ottone e di Pellegrino, come si è visto, tornano fra i da Povo e i da Beseno.

(157) Cfr. sopra, nota 69 di cap. I.

(158) Doc. dell’anno 1124, citato sopra, nota 68 di cap. I.

(159) Alcune esemplificazioni: fra XI e XII secolo un ramo della famiglia dei da Ganaceto, castello del Modenese, assunse la denominazione dal castello di

un’adesione che può avere favorito l’elezione di Corrado. Un terzo fratello, Pellegrino, assiste in Germania al laudum imperiale, pro- vocato dai conti di Appiano e da altri vassalli vescovili, che con- danna le alienazioni illegittime compiute dal vescovo Alberto, già infermo (144). Nel 1190, quando nella curia dei vassalli si procede alla distribuzione degli oneri imposti dal vescovo Corrado per adempiere agli oblighi per la spedizione romana di Enrico VI, la

domus da Beseno risulta inclusa nel secondo columnellus (145).

Il castello di Beseno, dal quale la famiglia traeva il nome e che ha lasciato traccia nel toponimo odierno Besenello, si trovava nella pieve di Volano, sulla sinistra dell’Adige (146), a fronte della pieve di

Lagaro (147), che comprendeva il castello di Castelbarco, posto

rispettivamente a ovest e nord-ovest delle odierne Nomi e Pomarolo. La famiglia, tuttavia, secondo un’ipotesi plausibile (148), sarebbe documentata in un tempo anteriore, poiché il Carbonio, che si denomina da Beseno dal 1171, sarebbe da identificare con Carbonio da Povo (149), documentato fino all’anno precedente, presente da alcuni decenni a numerosi atti vescovili: curia dei vas- salli del vescovo Altemanno del 1144 (150); approvazione, in Vicenza, da parte del patriarca Pellegrino della riforma del mona- stero di S. Lorenzo ad opera del medesimo vescovo (151); duello

(144) Doc. del 1188 dicembre 6, citato sopra, nota 211 di cap. II. (145) Doc. del 1190 luglio 18, citato sopra, nota 115 di cap. II. (146) Curzel, Le pievi trentine cit., pp. 126-127.

(147) Ibidem, pp. 134-137, per la pieve di Lagaro. (148) Rogger, Personaggi cit., p. 103.

(149) Il toponimo Povo indica alcuni villaggi situati sulla collina ad est di Trento: cfr. sopra, nota 75 di cap. II.

(150) Bonelli, Notizie istorico-critiche cit., II, n. 20, 1144 novembre 23, Trento.

(151) Gloria, Codice diplomatico cit., II, n. 477, anno 1147. L’anno prece- dente il vescovo Altemanno aveva insediato nel monastero di Benedettini rifor- mati di Vallalta: Rogger, Monumenta cit., p. 61.

prima volta o, se consideriamo un da Castelbarco il Briano della metà del secolo (163), sia tornata ad attrarre nell’orbita della chie- sa vescovile la famiglia dei da Castelbarco, già in relazione con i da Beseno come con altre famiglie della valle, un coinvolgimento ancora limitato con Aldrighetto, assai ampio anche sotto l’aspetto politico, feudale e militare con il figlio Briano.