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CAP III GOVERNO VESCOVILE, COMMUNITAS CITTADINA, POLITICA FEUDALE E QUALIFICA-

6. Il vescovo Salomone (1172-1183) tra Impero e Papato

Dopo l’assassinio del vescovo Adelpreto, sul quale avremo modo di soffermarci ampiamente (119), anche a Trento, sia pure mezzo secolo dopo il concordato di Worms, i canonici del capitolo della cattedrale, fra i quali erano presenti gli esponenti delle fami- glie cittadine, avevano veduto aprirsi la possibilità di aspirare alla cattedra vescovile, secondo quanto si era venuto affermando nel Regno Italico (120), ove era cessata la pratica di designare da parte imperiale alla cattedra episcopale vescovi provenienti dal Regno Teutonico (121), in particolare dalla Baviera (122).

(118) Doc. dell’anno 1191, citato sopra, nota 125 di cap. II. Il vescovo Corrado, che aveva nel luglio precedente promosso la ‘leva’ dei suoi feudatari e la riscossione dei tributi per la partecipazione alla expeditio Romana del re (doc. del luglio 1190, citato sopra, nota 115), si trovava al seguito di Enrico VI: Cusin,

I primi due secoli cit., p. 156.

(119) Cfr. sotto, par. 3 di cap. IV.

(120) M. Parisse, Les évêques et la noblesse: continuité et retournement

(XIe-XIIe siècles), in Chiesa e mondo feudale nei secoli X-XII, Milano, 1995, pp.

72 e 74.

(121) In generale, per il Regno Italico, C. Violante, L’età della riforma della

chiesa in Italia (1002-1122), in Storia d’Italia, coordinata da N. Valeri, I, Torino,

1965, pp. 269-271; Capitani, Storia cit., pp. 357-360.

(122) R. Bauerreis, Vescovi bavaresi nell’Italia settentrionale tra la fine del

X secolo e l’inizio dell’XI, in Vescovi e diocesi in Italia nel medioevo (sec. IX- XIII), Padova, 1964, pp. 158-159; M. C. Miller, The formation of a Medieval Church. Ecclesiastical Change in Verona, 950-1150, Ithaca and London 1993, pp.

159-160.

impedire la costituzione di un ‘contado’ soggetto alla cittadinanza, viene vietato di costringere i residenti nei villaggi e nei castelli a sottoporsi alla giurisdizione dei cives, altro processo da tempo posto in atto dai comuni ‘lombardi’ e osteggiato dall’imperatore svevo, poiché la sua politica aveva teso fin dall’inizio ad evitare la formazione di grandi forze politiche con ampio territorio: non solo aveva agito contro la concentrazione di estesi distretti territoriali o zone di influenza politica intorno ad alcune grandi città tendenti ad emergere sulle altre da tempo, ma anche aveva favorito e continua- va a favorire nell’ambito dei comitati afferenti alle singole città, soprattutto di quelle ostili, lo svincolamento di ampi territori o di singole comunità minori, dal controllo politico-militare del comu- ne cittadino, controllo in atto o in progetto (117).

Nel privilegio federiciano si scorgono agevolmente indizi circa lo stato di turbolenza interna che agita la cittadinanza trentina – anche questo un fenomeno diffuso in molti comuni italici –, attri- buita sostanzialmente ad un processo di inurbamento, volontario o coatto, di persone e famiglie potenti, aduse a ricorrere alla forza delle armi: movere werram. A societates e coniurationes contro

Vigueur, Féodalité montagnarde et expansion communale: le cas de Spolète au

XIIe siècle, ibidem, pp. 439-451. Per la Marca Veronese il fenomeno è attestato

per il comune di Treviso: Castagnetti, Le città cit., pp. 221-221.

(117) V. Colorni, Il territorio mantovano nel Sacro Romano Impero. I.

Periodo comitale, Milano, 1969, p. 98, in nota; G. Barni, ‘Cives’ e ‘rustici’ a Milano alla fine del secolo XII e all’inizio del XIII secondo il Liber consuetudi- num Mediolani, “Rivista storica italiana”, LXIX (1975), p. 36; G. Tabacco, La costituzione del regno italico al tempo di Federico Barbarossa, in Popolo e Stato in Italia nell’età di Federico Barbarossa, Torino, 1970, p. 173; Haverkamp, Herrschaftsformen cit., II, pp. 327-362. Istruttive si presentano, per i territori

della Marca Veronese, le vicende di due ampi distretti ‘rurali’ in età federiciana: per quelle del distretto di Garda si vedano Castagnetti, Le comunità della regione gardense cit., pp. 56-57; ed ora, Castagnetti, Comitato di Garda cit.; per quelle della Saccisica, Castagnetti, Regno, signoria vesocvile cit., pp. 118-121.

l’imperatore, che non aveva conferito al vescovo l’investitura delle regalie, ostilità dovuta, forse, all’assassinio di Adelpreto e all’ado- zione di uno schieramento antimperiale che era divenuto probabil- mente prevalente nella città e nel territorio, con il favore o meno del nuovo vescovo: una reazione di Federico all’uccisione di Adelpreto sarebbe nei fatti avvenuta, nelle sole forme possibili (130), non essendo attuabile un intervento diretto.

Non riteniamo, per concludere, che si possa affermare di una continuità di politica filoimperiale di Salomone con quella di Adelpreto (131). I vescovi, la chiesa, la città e il territorio trentini dovettero subire le influenze della Lega Lombarda e di Verona, in particolare, che accentuarono la crisi della situazione interna, già difficile e instabile, così che durante l’ultimo periodo di episcopato di Adelpreto e il primo periodo di quello di Salomone anche lo schieramento politico subì cambiamenti repentini, con il risultato di suscitare l’ostilità dell’Impero e della Chiesa di Roma.

Normalizzati i rapporti con Impero e Papato, ancor prima che Federico I prescrivesse la soggezione della città al governo vesco- vile e il divieto di eleggere consoli (132), il vescovo Salomone poté riprendere, negli ultimi anni del suo episcopato, una politica di controllo del territorio verso conti e signori, già propria dei suoi predecessori.

Un primo atto significativo dell’anno 1181 concerne i conti di Appiano, quando in Firmiano il vescovo accolse la loro rinuncia al castello di Greifenstein, rinuncia che viene pagata con 1400 lire di denari veronesi e alla quale segue la conferma di investitura di tutto ciò che essi dichiarano avere già in feudo, con diritto o meno

(130) Andrebbe attenuata l’affermazione di Cracco (cfr. sotto, t. c. nota 53 di cap. IV) sull’assenza di reazione da parte dell’imperatore.

(131) Rogger, Monumenta cit., p. 69. (132) Cfr. sopra, t. c. note 108 ss.

Fu eletto vescovo Salomone, già decano del capitolo (123), come attesta un suo atto dell’anno 1173, con il quale loca un terre- no per edificare un casa in città (124).

Nell’assenza di documentazione per gli anni seguenti, dispo- niamo di alcuni riferimenti alla chiesa vescovile e al vescovo, che lasciano intravedere una situazione difficile. Nei preliminari di pace tra imperatore e pontefice, svoltisi nel 1176 ad Anagni, dopo la sconfitta di Legnano (125), venne previsto che il vescovato tren- tino fosse conferito a Giovanni, vescovo di Mantova, nella cui sede tornava Garsendonio (126), accordo non eseguito, poiché Giovanni divenne poi vescovo di Vicenza (127). In una sua lettera Udalrico, patriarca di Aquileia, ricorda incidentalmente di essersi adoperato per la riconciliazione del vescovo Salomone con il pon- tefice e con l’imperatore, dal quale il presule ricevette anche alcuni

regalia (128). A Venezia, nell’estate del 1177, convenne, con molti

alti dignitari ecclesiastici, principi, aristocratici, signori di Germania e d’Italia, ivi compresi podestà e consoli cittadini, anche il vescovo trentino, con un seguito di trenta “uomini” (129).

Il vescovo Salomone si trovò, dunque, in una situazione assai difficile, dovendo fronteggiare contemporaneamente l’ostilità del pontefice, per l’adesione, ancora vigente, allo scisma, e quella del-

(123) Bonelli, Notizie istorico-critiche cit., n. 35, 1166 agosto 30, Trento; Huter, Tiroler Urkundenbuch cit., I, n. 310.

(124) Leonardelli, Economia e territorio cit., n. 1, 1173 aprile 23, Trento. Per la datazione cfr. Rogger, Monumenta cit., p. 69, nota 171.

(125) Per le vicende, Capitani, Storia cit., p. 428.

(126) MGH, Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, n. 249, cap. 18, 1176 ottobre-novembre.

(127) Rogger, Monumenta cit., p. 69.

(128) I passi della lettera sono riportati in Bonelli, Notizie istorico-critiche cit., II, p. 662; cfr. Kehr, Germania pontificia cit., I/2, Berlino, 1911, p. 403, n. *9.

dei da Campo, ci siamo già soffermati, ponendo in luce, fra altri aspetti, la sua politica di difesa dei diritti di comitatus della chiesa vescovile, soprattutto nei confronti dei conti di Tirolo e di Appiano, e di controllo sui castelli (137).

Ad Alberto successe il vescovo Corrado: già decano e visdo- mino, era figlio di Carbonio da Beseno: Carbonio, attestato in atti vescovili nell’ultimo periodo di episcopato di Adelpreto (138), nel- l’estate del 1177 si trova a Venezia, durante le trattative della ‘tre- gua di Venezia’ appunto, presumilmente al seguito del vescovo Salomone, che nella città lagunare era giunto con ampio seguito (139). Nell’agosto Carbonio e il figlio Ottone assistono a due atti relativi ad una controversia, giunta in appello al tribunale imperia- le, nella quale lite sono coinvolti il patriarca di Aquileia e il mona- stero veronese di S. Maria in Organo (140).

Un fratello di Corrado, Ottone, appare al seguito del vescovo Alberto (141) e tra i vassalli vescovili (142); nell’anno 1186 è al seguito dell’imperatore Federico nella sua ultima discesa (143),

(137) Cfr. sopra, par. 5 di cap. II.

(138) Bonelli, Notizie istorico-critiche cit., II, n. 39, 1171 dicembre 7, Trento, con il figlio Enrico; n. 40, 1172 aprile 3, Riva, supra palacium; Kink,

Codex Wangianus cit., n. 13; Huter, Tiroler Urkundenbuch cit., I, n. 329.

(139) Cfr. sopra, t. c. nota 129.

(140) Cipolla, Scritti cit., II, pp. 408-410, n. 1, 1177 agosto 20, Venezia, palazzo ducale; n. 2, 1177 agosto 21, Venezia, palazzo ducale. Il primo documen- to è stato poi edito da H. Kalbfuss, Urkunden und Regesten zur Reichsgeschichte

Oberitaliens, “Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und

Bibliotheken”, 15 (1912), n. 10, che ignora l’edizione del Cipolla. I due docu- menti non sono noti a I. Rogger, Personaggi d’un antico casato trentino: Povo -