LE SPESE DI GIUSTIZIA
9. Equitalia Giustizia e fondo unico Giustizia
Il Ministero di Giustizia nel 2008 ha istituito il Fondo Unico Giustizia (FUG), un registro utile soprattutto ai Tribunali, Procure e uffici giudiziari; in questo fondo dinamico le annotazioni sono necessarie per evidenziare le risorse che vi affluiscono, le somme di denaro contante non ritirate a 5 anni dalla definizione dei processi civili e delle procedure fallimentari, gli altri proventi relativi a titoli a portatore, i crediti pecuniari, i conti correnti, i libretti di deposito ed ogni altra attività finanziaria a contenuto monetario o patrimoniale oggetto di sequestro nell’ambito di procedimenti penali o per l’applicazione di misure di prevenzione. Il fondo è stato creato per perseguire i seguenti obiettivi:
• censire e gestire in modo centralizzato il denaro e i titoli sequestrati (e poi confiscati);
• mettere a reddito il denaro e, per quanto possibile, i titoli;
• utilizzare il denaro, sia quello dimenticato nei procedimenti, sia quello sequestrato, anticipandone la destinazione prima della confisca definitiva.
La gestione del Fondo Unico Giustizia dal 2009 è stata attribuita a Equitalia Giustizia96, la quale assolve ai seguenti doveri:
• corretta tenuta dell’“anagrafe” delle risorse (somme e titoli) intestate al Fondo;
• efficace gestione amministrativa delle risorse intestate al Fondo, curando i relativi adempimenti in ordine al versamento e alla custodia;
• gestione finanziaria delle risorse sequestrate, per renderle produttive (con modalità prive di rischio) grazie ad operatori finanziari;
• all’esito della definizione del procedimento il versamento allo Stato di quanto confiscato ovvero la restituzione agli aventi diritto;
• versamento allo Stato del denaro sequestrato, con le modalità ed entità prefissate;
96 Società del Gruppo Equitalia, interamente posseduta da Equitalia SpA, che, a sua volta, è partecipata al 51% dall’Agenzia delle Entrate e al 49% dall’INPS. Equitalia Giustizia si occupa della riscossione delle spese di giustizia e delle pene pecuniarie conseguenti ai provvedimenti giudiziari passati in giudicato o diventati definitivi dal 1º gennaio 2008, nonché della gestione provvisoria di libretti di risparmio e di titoli di credito sequestrati.
• tenuta della contabilità con scritture separate per le operazioni di gestione del FUG.
Le somme versate da Equitalia allo Stato sono destinate alla riassegnazione in misura non inferiore al 49% al Ministero dell'Interno, 49% al Ministero della Giustizia e 2% all'entrata del bilancio dello Stato.
Annualmente Equitalia Giustizia presenta al MEF una relazione tecnica contenente una dettagliata analisi statistica della dinamica delle entrate e uscite dal FUG. Per le attività svolte è riconosciuto a Equitalia Giustizia un “aggio”, determinato annualmente con decreto del Ministero dell’Economia, attualmente fissato nella misura massima prevista del 5% dell'utile annuo della gestione finanziaria dello stesso Fondo (Decreto Min. Ec. Fin del 20 aprile 2012). L’aggio viene erogato soltanto a condizione che il rendimento della gestione finanziaria sia superiore ai costi di gestione del FUG, si tratta però di importo elevato essendo previste procedure informatizzate e standardizzate per fare confluire al FUG denaro e titoli, con adempimenti posti a carico degli istituti bancari, delle cancellerie e segreterie degli uffici giudiziari, degli amministratori e custodi97.
Dal 2011 è stata affidata ad Equitalia giustizia pure la gestione dei crediti di giustizia; in tal prospettiva Equitalia acquisisce dagli uffici giudiziari le sentenze penali e civili e gli altri documenti necessari a quantificare i crediti che lo Stato deve riscuotere in conseguenza del passaggio in giudicato delle stesse sentenze. E svolge in sostanza il ruolo di esattore fino al momento della effettiva riscossione della somma dovuta. Dal periodo 2009 al 30 giugno 2014 Equitalia Giustizia ha versato presso il FUG 800 milioni allo Stato, a beneficio dei Ministeri della Giustizia e dell'Interno, 324 sono a titolo di confische, 415 a titolo di "anticipazioni" e 70 a titolo di utile della gestione finanziaria.
97 Si legge in una dichiarazione ufficiale del novembre 2013 dei vertici di Equitalia Giustizia, che il costo di gestione del Fug è stato di 5,7 milioni di euro e l’aggio spettante a Equitalia Giustizia per lo stesso anno è stato di circa 800 mila euro “in tutto, tra rimborsi e aggio, per il 2012 Equitalia Giustizia ha percepito quindi 6,5 milioni”.
CONCLUSIONI
Per quanto concerne “La diffusione delle buone pratiche” all'interno dei Tribunali sorge spontaneo domandarsi se effettivamente il progetto sia stato uno spreco di risorse e denaro, dal momento in cui è mancata continuità e sono sorti problemi organizzativi ed interni che hanno fatto sì che la pubblicazione del bilancio sia apparsa tutt'altro che essenziale.
Quotidianamente si assiste a flessioni delle cause relative a licenziamenti o provvedimenti disciplinari ingiustificati, demansionamenti, assenteismo, mobbing, rivendicazioni di qualifiche superiori o di qualsiasi altro diritto. Una giustizia che rende eccessivamente onerosa la possibilità di tutela processuale dei diritti non può ritenersi tale, e male farebbe questo Governo a farsi vanto di un risultato del genere: ai magistrati, ai quali le nuove leggi sottraggono, progressivamente, i poteri di effettuare valutazioni sulle scelte economiche e organizzative delle imprese e tribunali, dovrebbe essere lasciata, quantomeno, la possibilità di non aggravare con costi eccessivi l’esito di una causa persa così come può succedere nel caso del patrocinio gratuito.
Nell'affrontare le problematiche di innovazione degli uffici giudiziari è necessario abbandonare gli approcci centralistici classici, basati spesso sulla mera introduzione di nuove norme, a favore di approcci che assumano la "loosely- coupledness" (soluzioni indipendenti) del sistema come carattere fondamentale. Occorre invece fare maggiore attenzione alle dimensioni soft di integrazione e alla sperimentalità ed incrementalità degli interventi, alla valorizzazione dell'autonomia (e responsabilità) dei singoli professionisti, alla creazione di comunità di pratica locali, alla promozione di forme di dialogo e networking con altre pubbliche amministrazioni e con i cittadini.
A fronte delle molte inefficienze e dei costi di giustizia elevati urge garantire a tutti gli uffici un numero adeguato di addetti vista la carenza di organico, nonché motivare e dare formazione di qualità ai singoli professionisti al fine di assicurare la misura di accesso diretto dei cittadini agli uffici.
La giustizia è una macchina delicata ed il suo funzionamento condiziona l'effettività della tutela dei diritti e la vivibilità dell'ambiente sociale ed
economico: se un impresa sa di non poter contare su una risoluzione tempestiva delle controversie economiche, su un rapido recupero dei crediti, su una protezione nei confronti del sopruso, vive nell'incertezza ed è spinta ad allontanarsi o a immergersi nella zona di confine fra legalità e illegalità. Le condizioni imprescindibili di una giustizia efficace appaiono essere dunque una legislazione chiara e trasparente, risorse sufficienti, un adeguato controllo sociale e livelli soddisfacenti di professionalità ed equilibrio.
Se guardiamo all'amministrazione della giustizia come ad un servizio che lo Stato rende ai cittadini, né più e né meno di un qualsiasi altro importante servizio pubblico, come ad esempio quello sanitario, quello universitario, ci rendiamo subito conto che essa si trova stato di inefficienza e inefficacia, associata a lentezza, a carente strutturazione di processi di coordinamento e controllo organizzativo e alla temeraria e aggressiva sfida alla criminalità che và ad esaltare le preoccupazioni dei cittadini in merito alla sicurezza.
Allocazioni di risorse finanziarie, investimenti e sviluppo dipenderanno dalla funzionalità del Sistema giudiziario e dalla sua capacità di dare risposte rapide e di certa esecuzione.
In questo contesto si sviluppano le basi per l'affermarsi di sistemi di accountability e di bilancio sociale all'interno dei tribunali costituendo una grande occasione per cambiare il rapporto dei cittadini con i Palazzi di Giustizia, rimettendoli al centro del “pianeta giustizia”, e per dare un formidabile impulso ad un processo di aziendalizzazione che in questo settore appare ancora timido. Dovrebbe essere non solo facile ma anche assolutamente normale parlare di responsabilità sociale del tribunale posto che l'efficienza della giustizia, che tanto pare stare a cuore al Legislatore, non è solo un problema di numeri e di rapporti quantitativi tra risultati ottenuti e risorse impiegate, quanto soprattutto l'impatto che l'operato del Sistema giudiziario ha direttamente e indirettamente sull'economia locale e sulla società civile. Tutto ciò mi serve per asserire che è dal dialogo che nasce la speranza di uno sviluppo futuro, di un miglioramento che interessi non solo i tribunali Toscani ma quelli Italiani, la “mission del tribunale” e la sua condivisione sono elementi importanti per avere il consenso dei cittadini, del proprio personale e dell’opinione pubblica, dato che gli interlocutori sempre più spesso fanno una
scelta di appartenenza, premiando la giustizia con cui si identificano, con cui condividono una storia fatta di scelte sociali, etiche e culturali.
BIBLIOGRAFIA
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