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Accountability e bilancio sociale dei tribunali italiani

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Academic year: 2021

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INDICE

Introduzione...pag. 4

Capitolo I. Accountability e rendicontazione sociale

1. Premessa...…...pag. 6 2. Il processo di rendicontazione sociale...pag.8 2.1 L'etica aziendale...pag.16 3. Nascita ed evoluzione della CSR...pag.17

3.1 Le motivazioni e i vantaggi della CSR o RSI...pag.19 4. Il bilancio sociale...pag.21 5. I modelli di redazione del Bilancio Sociale...pag.27 5.1 Il modello GRI...pag.29 5.2 Il modello GBS...pag.31 5.3 Copenhagen Charter...pag.35 5.4 Gli standard internazionali SA8000 ed AA1000...pag.37 5.5 Il modello IBS...pag.41 5.6 La direttiva del Ministro della Funzione Pubblica...pag.43 6. Rischi legati ala redazione del Bilancio Sociale...pag.44 7. Bilancio Sociale: non solo fenomeno di moda...pag.45

Capitolo II. L'assetto organizzativo dei tribunali italiani

1 L'aziendalizzazione del Sistema giudiziario...pag.50 2 Il Tribunale come organizzazione...pag.51

2.1 L'Accountability nel tribunale...pag.52 3 Gli stakeholders dei tribunali...pag.55 4 La rendicontazione sociale nei tribunali...pag.59 5 Il bilancio sociale nei tribunali...pag.61

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Capitolo III. Il Bilancio sociale del Tribunale di Firenze

1. Premessa...pag.68 2. Il “Progetto Best Practices”.....pag.69

3. Il Bilancio Sociale del Tribunale di Firenze...pag.73 4. L’identità del Tribunale di Firenze...pag.75 5. Cenni storici...pag.77 6. Il contesto territoriale: popolazione ed imprese...pag.78 7. Le attività del Tribunale...pag.83

7.1 I flussi dell'area civile...pag.83 7.2 I flussi dell'area penale...pag.88 8. L'innovazione tecnologica e il processo telematico...pag.91 9. Le risorse economiche ed umane...pag.92 10.Gli interlocutori...pag.102 10.1 La mappa degli stakeholders...pag.103 10.2 Le convenzioni...pag.107 10.3 Gli interlocutori rilevanti e i progetti di miglioramento...pag.109 10.4 Politiche, obiettivi, azioni e tempi...pag.111

10.4.1 Le politiche per i cittadini...pag.111 10.4.2 Le politiche per i professionisti...pag.113 10.4.3 Le politiche per gli uffici giudiziari...pag.114 10.4.4 Le politiche per I dipendenti...pag.115 11.Il proseguimento dei lavori oltre l'esperienza “Best Practices”...pag.116

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Capitolo IV. Le spese di Giustizia

1. Premessa...pag.118 2. Le spese di Giustizia e il responsabile del servizio...pag.119 3. Testo unico spese di Giustizia...pag.120 4. I testimoni...pag.122 5. Patrocinio a spese dello Stato o Gratuito patrocinio...pag.123 6. Registri delle spese...pag.125 6.1 Foglio notizie...pag.128 7. Liquidazione spese di giustizia attraverso il Sistema informativo dell'amministrazione...pag.130 8. Recuperabilità delle spese...pag.132

8.1 Dilazione o rateizzazione...pag.134 9. Equitalia Giustizia e fondo unico Giustizia...pag.135

Conclusioni...pag.138 Bibliografia...pag.141 Sitografia...pag.145

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INTRODUZIONE

Coerentemente a quanto si è verificato in altri comparti della pubblica amministrazione (Camere di Commercio, sanità, ecc. ) l'avvio di un radicale processo di cambiamento ha investito anche l'amministrazione della giustizia. La discussione pubblica sullo stato del sistema giudiziario italiano è infatti molto intensa e coinvolge gli operatori della giustizia, le cariche istituzionali, i rappresentanti politici, i portatori d'interesse e i giornalisti che hanno constatato in maniera unanime l'arretrato da smaltire, la scarsità delle risorse, il ritardo nel processo di informatizzazione, la carenza di competenza “manageriale” dei capi degli uffici, nonché la durata abnorme dei processi, tutti aspetti che vanno ad accrescere il vero debito pubblico del tribunale.

Lo scopo del presente lavoro è appunto quello di analizzare il processo di aziendalizzazione del sistema giudiziario, il quale ha comportato un crescente interesse al monitoraggio delle performance nell’intento di recuperare margini di funzionalità, per poi passare alla disamina di quelli che sono nell'ambito del tribunale i nuovi strumenti di dialogo e di apertura ad una logica multistakeholders.

Il Bilancio Sociale è il vero protagonista del presente elaborato, dal momento in cui tale straordinario strumento rappresenta la certificazione di un profilo etico, l'elemento che legittima il ruolo di un soggetto non solo in termini strutturali ma soprattutto morali agli occhi della comunità di riferimento, un momento per enfatizzare il proprio legame con il territorio. Il bilancio sociale “aperto al pubblico” vuole dare il senso di un'attività giudiziaria che, nel suo modo di operare in tutti i suoi stadi, è trasparente, chiara, pronta a essere giudicata come un servizio e dunque pronta a sottoporsi a una valutazione “pubblica” sulla sua efficienza e sull’efficacia dei provvedimenti che vengono presi, una indicazione di responsabilità.

I possibili esiti della rendicontazione sociale non devono essere concepiti come meri mezzi divulgativi, bensì come dei veicoli per migliorare l'azione di governo, anche tramite l'impulso che l'informazione esterna improntata alla socialità può dare all'operato della pubblica amministrazione.

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Si è voluto percorrere una strada intermedia tra teoria e pratica: sono state presentate le premesse concettuali che hanno portato alla diffusione del concetto di responsabilità sociale e alla creazione di normative e standard per la redazione del bilancio sociale (Gbs, Ibs, Copenaghen Charter, SA8000 ed AA1000), ma allo stesso tempo sono state proposte delle generali linee metodologiche di riferimento nonché il case study del Tribunale di Firenze, che ha adottato all'interno dei propri uffici giudiziari il bilancio sociale.

Nella seconda parte dell'elaborato si affronta invece il tema delle spese di giustizia, spese che gravano sui tribunali e che devono essere gestite in maniera ottimale per contenere i costi sopportati annualmente.

L'obiettivo principale è quindi quello di mostrare come i tribunali siano interessati da un continuo processo di evoluzione, in cui il flusso delle informazioni e delle conoscenze determina e subisce il cambiamento; cosa fondamentale è che questo cambiamento sia tenuto sempre sotto controllo, per percepire se effettivamente esso produca effetti positivi o negativi sulla società e se eventualmente sia necessario apportare delle migliorie per godere della giustizia che ci spetta di diritto, ovvero una giustizia equa e veloce.

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CAPITOLO I

ACCOUNTABILITY E RENDICONTAZIONE SOCIALE

Sommario: 1. Premessa 2. Il processo di rendicontazione sociale 2.1 L'etica aziendale 3. Nascita

ed evoluzione della “Corporate Social Responsability” 3.1. Le motivazioni e i vantaggi della CSR o RSI 4. Il bilancio sociale 5. I modelli di relazione del bilancio sociale 5.1. Il modello GRI 5.2. Il modello GBS 5.3. Copenhagen Charter 5.4. Gli standard internazionali SA8000 ed AA1000 5.5. Il modello IBS 5.6. La direttiva del Ministro della Funzione Pubblica 6. Rischi legati alla redazione del bilancio sociale 7. Bilancio sociale: non solo fenomeno di moda.

1. Premessa

L'affermarsi del nuovo contesto manageriale (New Public Management)1 e i

relativi cambiamenti nella cultura e nel modus operandi dei soggetti che partecipano all'attività dell'amministrazione pubblica hanno giocato un ruolo fondamentale nella nascita del principio di accountability. Per ciò che concerne il significato di questo termine, che trae le sue origini dalla cultura anglosassone, non esiste una traduzione generalmente riconosciuta; nonostante ciò generalmente esso fa riferimento ad una delle necessità di fondo cui le amministrazioni pubbliche devono dare risposta, ossia la necessità di dover dar conto del loro operato e di rendersi responsabili ed efficaci agli occhi della società.

Affinché si possa parlare di accountability è necessaria la presenza di un soggetto (accountee) che ha delle attese nei confronti di un altro (accountor), il quale è tenuto appunto a rendicontare circa le modalità di risposta alle stesse. A tal

1 Il New Public Management, conosciuto anche con la sigla NPM, è uno stile di governance (governo d'impresa) che è emerso nei primi anni ottanta del XX secolo nei lavori di alcuni studiosi statunitensi. E' il filone di studi più diffuso e prescrittivo, mira all’efficienza delle P.A, l’amministrazione non è più pensata come un unico settore con norme,strutture, metodi di direzioni uniformi, ma piuttosto come un settore dell’economia con più amministrazioni, con proprie strategie in competizione. Mira quindi alla frantumazione delle grandi amministrazioni come i ministeri in unità più ridotte, dimensionate su un solo tipo di servizio/prodotto onde evitare una sovrapposizione di responsabilità e di compiti, e rende così più trasparenti i costi, dando più autonomia ai dirigenti responsabili delle unità.

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proposito si può individuare un vero e proprio “circolo virtuoso” del processo di accountability, dove il primo momento è quello della definizione dell'oggetto della rendicontazione fra accountee ed accountor, mentre quello finale è la valutazione dell'accountee sulle informazioni prodotte, con un giudizio che talvolta contribuisce a rialimentare il processo, nelle situazioni in cui l'accountor ridefinisce gli obiettivi e corregge gli eventuali errori commessi.

L'accountability diviene tanto più importante quanto maggiore è il grado di affidamento delle responsabilità e dell'autonomia in capo ai diversi soggetti che lavorano nelle amministrazioni e sono chiamati ad amministrare le risorse pubbliche; si può certamente affermare che l'accountability rappresenta un impegno morale e politico per le amministrazioni pubbliche, costituendo un vero e proprio “onere” di rendicontazione e di trasparenza; in tal prospettiva il miglioramento del livello di accountability di un'amministrazione è l'obiettivo di fondo dei processi di riqualificazione e rilegittimazione dell'operato delle amministrazioni pubbliche.

Il termine accountability2 richiama, dunque, da un lato il dovere di render conto

all'esterno (in particolare al complesso dei portatori d'interesse) del corretto funzionamento delle risorse e della produzione di risultati in linea con gli scopi istituzionali, dall'altro l'esigenza di introdurre logiche e meccanismi di maggiore responsabilizzazione interna alle aziende e alle reti di aziende relativamente all'impiego di tali risorse e alla produzione dei correlati risultati.

Per ciò che riguarda l'aspetto pratico è con la rendicontazione e soprattutto con lo strumento del bilancio sociale, concetti che esamineremo più avanti, che l’amministrazione rende conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse in un dato periodo, in modo da consentire ai cittadini e ai diversi interlocutori di conoscere e formulare un proprio giudizio su come essa ha interpretato e realizzato la sua missione istituzionale e il suo mandato.

Provando a sintetizzare il rapporto che esiste tra accountability (fine), bilancio sociale (strumento) e rendicontazione (metodo), possiamo dire che:

il processo di rendicontazione sociale è uno dei modi per migliorare le

2 Cfr. HINNA L., MONTEDURO F., “Responsabilità sociale, accountability e strumenti di rendicontazione sociale”, in CONTE G. ( a cura di), La responsabilità sociale di impresa, Bari, Laterza, 2005.

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modalità di definizione, misurazione e comunicazione delle azioni e dei risultati delle amministrazioni;

il bilancio sociale è una delle forme che tale processo di rendicontazione può assumere, configurandosi come lo strumento principale per dar conto ogni anno degli obiettivi perseguiti, delle azioni realizzate e dei risultati raggiunti dall'amministrazione, dal punto di vista dei destinatari finali.

2. Il processo di rendicontazione sociale

Dietro la quantità dei prodotti venduti e dei risultati economici raggiunti si nascondono tante realtà difficili da comunicare per le aziende e al contempo difficili da comprendere per i portatori d'interesse (stakeholders)3. Quest'ultimi

creano una “forza magnetica” che sosterrà l'azienda, per evitare che questa si sgretoli, si frantumi, collassi; l'azienda, quindi, potrà sopravvivere solo se dimostra di essere responsabile socialmente. A tal proposito il bilancio appare esser l'unico ponte che lega azienda e mercato, tuttavia non stupisce affatto che la rendicontazione, in una società dell'informazione e della comunicazione, si

3 Il concetto di stakeholders è stato teorizzato per la prima volta dallo Stanford Research

Institute 1963 per indicare tutti coloro che hanno un interesse nell'attività aziendale e senza il

cui appoggio un'organizzazione non è in grado di sopravvivere. Tutti gli stakeholders sono portatori di una domanda di accountability, di informazione, di conoscenza.

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arricchisca di nuovi strumenti, come i report sociali, i bilanci o relazioni ambientali, etici, di sostenibilità, consolidati o singoli.

Le aziende oggi risultano esser ancor più responsabili poiché hanno compreso che non è più sufficiente esserlo esclusivamente nei confronti di alcuni dei partecipanti all'impresa, ma è necessario esserlo nei confronti di tutti, anche di chi, pur non partecipando direttamente all'attività imprenditoriale, naviga nello stesso mare in cui l'azienda si trova a prosperare. Posto in evidenza il diritto che ognuno ha ad essere informato sul livello di responsabilità sociale delle aziende, il problema si sposta quindi sul “come” e con quale strumento realizzare tale scopo. Secondo Tanese4 gli elementi che appaiono come tipici della rendicontazione

sociale sono essenzialmente tre:

volontarietà: ogni amministrazione può scegliere discrezionalmente se realizzare o meno un documento di rendicontazione sociale5, con assoluta

libertà sulle modalità di realizzazione, ovvero sia la periodicità ed il contenuto. Per ciò che riguarda tali procedure di realizzazione non esistono regole univoche, bensì dei principi, delle metodologie e degli standard di riferimento; nella redazione del bilancio devono esser rispettate quindi alcune accortezze, al fine di garantire efficacia e validità dello strumento stesso.

individuazione dei portatori d'interesse e instaurazione di un dialogo: l'individuazione dei portatori d'interesse (stakeholders) con i quali si ritiene di voler instaurare un dialogo e un miglior sistema di relazioni risulta essere un momento indispensabile del processo di rendicontazione sociale. Esiste infatti uno scambio tra stakeholders e azienda: quest'ultima offre informazioni e trasparenza sulla sua attività mentre i primi in cambio offrono consenso, il quale si rivela necessario per gestire quella reputazione senza la quale vi è emarginazione dal mercato. Il cittadino, le associazioni o le singole imprese risultano essere portatori d'interessi particolari, individuali o di gruppo e sta all'amministrazione pubblica soddisfare richieste e bisogni.

4 Cfr. TANESE A., Rendere conto ai cittadini. Il bilancio sociale nelle amministrazioni

pubbliche, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2004.

5 Questa assoluta discrezionalità è testimoniata dal fatto che attualmente sono ancora poche le amministrazioni che hanno realizzato un qualche tipo di bilancio sociale.

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resa del conto degli impegni, dei risultati e degli effetti sociali prodotti: ciò che un documento di rendicontazione sociale deve necessariamente dire è cosa ha prodotto l'amministrazione dal punto di vista del contesto sociale e ambientale in cui è inserita. Tutto ciò che l'amministrazione produce, sia in termini di impegni presi, sia in termini di politiche/obiettivi di intervento formulati, attività svolte e servizi resi, livelli di performance raggiunti, deve essere quindi analizzato e misurato dal punto di vista di coloro che sono i destinatari ultimi di tale azione, vale a dire il sistema di attori sociali del proprio contesto di riferimento. Per quanto riguarda gli impegni dell'amministrazione, il documento deve far riferimento essenzialmente al programma di mandato e agli indirizzi strategici, anche se non tutte le amministrazioni pubbliche dispongono di un sistema di pianificazione strategica che traduce il programma politico in un dettagliato piano di obiettivi e azioni annuali e pluriennali6. Sebbene i

programmi di mandato non contengano una esplicita indicazione dei parametri attraverso i quali misurare il grado di realizzazione dei vari impegni, né di tipo economico, né di tipo fisico o ambientale, il riferimento agli impegni assunti in maniera formale e programmatica è il punto di partenza dell'attività di rendicontazione.

Più che la semplice misurazione dei risultati e degli effetti sociali dell’azione dell’amministrazione il processo di rendicontazione sociale dovrebbe aiutare a ricostruire il filo che lega la definizione degli impegni presi dall’ente con i risultati e gli effetti prodotti, che unisce i diversi momenti del processo di programmazione-attuazione- valutazione7.

A tal proposito si utilizza una metodologia utile per comprendere gli aspetti della coerenza e gli eventuali scostamenti dal programmato, una metodologia che gli studiosi8 definiscono come "catena di senso".

6 Il riferimento qui è esplicito agli enti locali, che sono attualmente le amministrazioni che in Italia hanno maggiormente sperimentato il bilancio sociale. In realtà, il processo di rendicontazione è applicabile anche ad un altra tipologia di amministrazioni pubbliche (ad esempio le aziende sanitarie).

7 L'espressione è ripresa da ROGATE C.-TARQUINI T., Il bilancio sociale negli enti locali, Santarcangelo di Romagna, Maggioli Editore, 2004, pagg. 61-62.

8 Gli stessi autori utilizzano questa espressione anche ne “Il bilancio sociale nelle pubbliche amministrazioni territoriali” Maggioli Editore, ove specificano che essa “offre una metodologia per leggere sia gli aspetti della coerenza sia gli scostamenti dal programmato”.

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L’ultimo anello di questa catena riguarda gli “effetti prodotti”, per mezzo dei quali è possibile verificare se l’amministrazione è stata o meno in grado, attraverso lo svolgimento dell’attività, di provvedere al soddisfacimento delle esigenze dei cittadini. Nel processo di rendicontazione la creazione della catena di senso mette in stretto legame ciò l’organizzazione ha dichiarato e promesso di fare, ciò che nella realtà ha effettivamente realizzato e gli effetti dalla stessa prodotti nei confronti dei cittadini/stakeholders.

Il processo di rendicontazione sociale può condurre a tipologie diverse di documenti, che possiamo definire come forme della rendicontazione sociale; attualmente esse sono le seguenti:

• bilancio sociale annuale • bilancio sociale di mandato • bilancio sociale di settore • bilancio sociale ambientale • bilancio sociale di genere

All'interno di ciascuna di queste tipologie omogenee di documenti, profondamente diverso può essere l'oggetto specifico di rendicontazione, il contenuto specifico del documento oppure lo stile di rendicontazione/narrazione. Indipendentemente dall'oggetto, un documento di rendicontazione sociale dovrebbe comunque sempre avere dimensioni contenute ed essere tale da facilitare la lettura e la

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comunicazione.

Il bilancio sociale consente una rendicontazione multidimensionale che ha dunque due valenze fondamentali:

• valenza relazionale: il bilancio ha l'obiettivo principale di migliorare le relazioni tra l’ente e i suoi stakeholders, rafforzando il rapporto di fiducia e favorendo la loro partecipazione;

• valenza strategico-gestionale: l’esigenza di rendere conto in modo completo, ordinato e strutturato della propria attività incentiva una comprensione più ampia delle scelte e dell’attività dell’ente, incrementando al contempo la capacità di programmare, monitorare e valutare la performance complessiva dell’amministrazione.

Alla luce di tutto ciò è pacifico che l'amministrazione, attraverso lo strumento del bilancio sociale, raggiunga un sensibile miglioramento; è infatti con la sua predisposizione, con il dialogo che si riesce ad instaurare con i portatori di interesse e con i consensi che questi rilasciano che si ritrova il senso e la legittimazione del lavoro svolto.

Date le caratteristiche intrinseche del bilancio sociale quale strumento di rendicontazione al fine della costruzione di un dialogo, rimane difficile che lo stesso venga imposto per legge.

Ad ogni amministrazione viene pertanto lasciata la possibilità di scelta di fondare il proprio dialogo con i portatori di interessi, secondo le logiche che riterrà più opportune sempre nel rispetto di certi principi, senza la necessità di dover adattare le proprie esigenze ad uno schema rigido imposto dal legislatore.

Il bilancio sociale ha, dunque, il fine di rilevare il risultato sociale dell'impresa, inteso come riepilogo delle scelte e dei comportamenti che, pur non avendo a che vedere direttamente o necessariamente con l'attività economica e operativa caratteristica dell'impresa, costituiscono di fatto, per ragioni organizzative interne (tipo rapporti con i dipendenti) o esterne (tipo rapporti con la pubblica amministrazione, finanziatori o clienti), un aspetto centrale della gestione.

La novità del bilancio sociale consiste proprio nel rendicontare le “ricadute sociali” dell’attività svolta; esso non è il bilancio tradizionale di “valori economici”, che misura le variazioni di valore dell’azienda registrate conseguenti

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alla gestione, ma è un bilancio che misura gli effetti di ordine sociale prodotti da tale gestione, per dare spessore e contenuto ai risultati economici, rendicontando la qualità che si cela dietro la quantità delle cifre “aride e fredde” della contabilità, sia essa finanziaria che economica-patrimoniale. Di fatto il bilancio sociale rappresenta uno degli strumenti per gestire l’accountability di natura sociale e di matrice pubblica, ossia la rendicontazione sociale pubblica (RSP); più che un documento fisso e rigido, esso è un “modello di rendicontazione” che contiene i seguenti elementi:

• tipologia di ente che decide di rendicontare socialmente (asl, comunità montana, ministeri, università, ecc.);

• momento storico o contingente in cui si decide di rendicontare socialmente (scadenza mandato elettorale, esigenze di determinate categorie di utenti, esigenza di ristabilire credibilità, ecc.);

• soggetti che decidono di predisporre il documento; • destinatari della rendicontazione sociale;

• valenza attribuita alle rendicontazione (mero sistema di rendicontazione o sistema di ascolto e di relazione);

• contenuto e forma della rendicontazione.

Il bilancio sociale, pertanto, si chiama bilancio ma non lo è, poiché racconta dei fatti e non delle cifre, si rivolge a tutta la platea degli stakeholders e non solo agli addetti ai lavori, serve a gestire il consenso e quindi a comunicare, ma anche ad ascoltare.

La qualità del processo di rendicontazione incide direttamente sulla capacità del bilancio sociale di rispondere alle esigenze conoscitive dei diversi interlocutori e di costruire con essi un dialogo permanente; più precisamente la qualità di un bilancio sociale non dipende dal numero delle pagine, ma dal numero dei soggetti che sono stati coinvolti nel processo di rendicontazione. Rendere conto agli altri presuppone un “rendersi conto”, una presa di coscienza di quelle caratteristiche fondamentali che stanno alla base di ogni organizzazione: la propria ragion d’essere, la propria missione, i risultati, e gli effetti finali prodotti e che pertanto vanno monitorati. Rendersi conto per rendere conto: è questo il doppio valore della rendicontazione sociale, che non si muove sulla base di norme o standard

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codificati, ma sulla scia dell'entusiasmo e di comportamenti assolutamente etici. Esistono varie ragioni per cui si procede a tale rendicontazione:

moda o avanguardia: pur non avendo subito pressioni particolari e senza aver ancora maturato una forte convinzione sul tema, alcune aziende decidono di produrre un bilancio sociale vuoi perché vogliono essere le prime in un settore o in un'area geografica vuoi perché vogliono emulare la concorrenza9. Spesso tutto ciò crea un effetto vortice che alimenta il

processo di diffusione e miglioramento della rendicontazione sociale; la moda diventa infatti esigenza, l'esigenza crea consapevolezza; la consapevolezza spinge verso posizioni di avanguardia, le quali ricreano poi, a un livello superiore, ancora un atteggiamento di moda e così via. esigenze particolari o spinte esterne: le aziende iniziano un processo di

rendicontazione sulla spinta di un'esigenza reale, come un processo di privatizzazione, un recupero di immagine a seguito di fatti ed episodi di cronaca, una preparazione ad una quotazione in borsa oppure in virtù dell'operatività in un settore particolarmente sensibile ai temi ambientali10.

• presa di coscienza: il management dell'impresa interiorizza la necessità di migliorare il rapporto dell'impresa con il proprio contesto economico. Molteplici sono le leve del cambiamento, che includono anche il confronto con una particolare categoria di soggetti: le organizzazioni no profit. Volendo interrogarsi in maniera precisa sullo scopo del processo di rendicontazione, vale a dire sulle ricadute che esso può generare sia all'interno (ovvero al soggetto che lo predispone) sia all'esterno (ossia ai soggetti destinatari dello stesso) del sistema di relazioni in cui l'amministrazione è inserita, possiamo evidenziare sei differenti dimensioni11 o meglio finalità:

9 Un comportamento negativo, che normalmente non paga, è quello di produrre rendicontazione sociale per qualche anno e poi smettere oppure quello di non trovare altre motivazioni per continuare, una volta che finisce “l'effetto annuncio”. Questo è un fenomeno più frequente di quanto si pensi, soprattutto in aziende di grandi dimensioni.

10 Le aziende a rischio ambientale sono state tra le prime a sentire l’esigenza di rendicontare la loro “responsabilità di impresa” rispetto ai grandi temi della “salute della terra”. Anche per le aziende multinazionali la rendicontazione sociale si pone come un'esigenza; esse si trovano infatti ad operare in contesti caratterizzati da condizioni di lavoro non comparabili con quelle ritenute accettabili nei paesi più sviluppati. Poiché in questi contesti il rischio di danno all'immagine è alto, attraverso la rendicontazione sociale si può garantire agli stakeholders il rispetto degli stessi “standard sociali” utilizzati nei paesi più evoluti.

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1. dimensione contabile: il bilancio sociale serve a dare un parere all'esigenza di integrare e rafforzare il sistema di rendicontazione dell'uso delle risorse economico-finanziarie già adottato e disponibile per le amministrazioni pubbliche, in attuazione delle disposizioni normative vigenti;

2. dimensione comunicativa: il bilancio pone al centro dell'azione amministrativa il governo delle relazioni esterne, al fine di garantire una maggiore qualità dei processi di comunicazione e di scambio con gli interlocutori;

3. dimensione professionale: il bilancio sociale dà senso al lavoro pubblico, indirizzando l'organizzazione del lavoro alla consapevolezza e al miglioramento dei risultati realizzati per i destinatari del documento, valorizzando competenze e professionalità e infine motivando e responsabilizzando gli operatori.

4. dimensione politica: il bilancio sociale consente di migliorare e rilegittimare socialmente l'azione amministrativa e il sistema di rappresentanza, attraverso una più elevata visibilità e trasparenza delle preferenze politiche e del buon governo.

5. dimensione strategico-organizzativa: il bilancio è uno strumento idoneo a riorientare i processi di pianificazione, programmazione e controllo dell'ente.

6. dimensione di governance interna: il bilancio sociale dà uno strumento al sistema amministrativo nel suo complesso per responsabilizzare le amministrazioni alla sostenibilità della spesa pubblica.

Queste sei finalità non devono esser considerate alternative, perché il render conto dei risultati coinvolge tutte le dimensioni. Quel che varia è il grado, l'intensità e la consapevolezza con cui ciascuna amministrazione incide attraverso la redazione del bilancio sociale su ciascuna di esse.

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2.1 L'etica aziendale

Un altro filone di studi che si lega al tema della rendicontazione sociale è quello dell'etica aziendale. Nel corso del tempo, il concetto ha assunto un triplice significato12:

• Adozione codici etici nelle aziende.13

• Interiorizzazione nella struttura d'impresa dei valori formalizzati nel codice etico che assume il ruolo di valore “organizzativo” interno.

Riferimento a tali valori nella guida dell'impresa da parte del management. L'impresa potrà sviluppare un codice di comportamento al quale tutti i soggetti operanti all'interno della struttura debbano attenersi. Per essere efficace tale codice richiederà momenti di verifica e di monitoraggio.

L'introduzione e l'interiorizzazione di principi etici ha un effetto sul sistema dei valori che definiscono l'identità aziendale, e che, a loro volta, determinano l'orientamento strategico di fondo.14

Il concetto di etica aziendale si caratterizza per una bidimensionalità in grado di garantire congiuntamente:

• sia una costante e continuativa creazione di valore per i propri portatori d'interesse attuando, quindi, un approccio orientato alla responsabilità sociale d'impresa;

• sia una congrua remunerazione del capitale, con contestuale presidio dei fondamentali equilibri di bilancio inerenti alla gestione operativa.

12 Si veda HINNA L., Bilancio sociale: i punti cardinali, in HINNA L. ( a cura di), Il bilancio

sociale, Il Sole 24 Ore, Milano, 2002, pag.40.

13 I codici etici hanno origine nel settore privato come strumento di tutela dell'impresa da comportamenti scorretti dei propri dipendenti e, successivamente, sono stati utilizzati dalle aziende per operazioni di recupero di immagine nei confronti degli stakeholders. Si tratta in sintesi, di documenti in cui sono formalizzati i valori, le modalità di relazione con i portatori d'interesse, i comportamenti da tenere da parte del personale, i meccanismi sanzionatori per i casi di inadempienza.

14 L'orientamento strategico di fondo di un 'impresa può definirsi come la sua identità profonda o, se si preferisce, la parte nascosta e invisibile del suo disegno strategico, che sta al di sotto delle scelte concrete esplicitatesi nel profilo strategico visibile. L'osf esiste in un certo momento in una determinata azienda ed è il prodotto della sua storia, visione e del suo grado di autonomia. Cfr. con CODA V., L'orientamento strategico dell'impresa, Utet, Torino,1988.

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3. Nascita ed evoluzione della Corporate Social Responsability

Il concetto di “responsabilità sociale d’impresa” nasce e si diffonde a partire dagli anni ’70, ma è solo negli ultimi due decenni che l’interesse per l’argomento è cresciuto in misura esponenziale. La Corporate Social Responsability, che in Italia è indicata con la sigla RSI, è caratterizzata da numerose definizioni che nel corso degli anni sono state elaborate da diversi studiosi. A prescindere da questa varietà, secondo la definizione classica di questo concetto, la RSI descrive la relazione tra le imprese, intese come maggiori attori economici, e la società. Quando negli anni Sessanta si cominciò a discutere sulla responsabilità sui rapporti tra mercato e società, l’economista Milton Friedman si pose a difesa del libero mercato asserendo che l’unica responsabilità sociale dell’impresa consisteva nell’"usare le sue risorse e dedicarsi ad attività volte ad aumentare i propri profitti a patto che essa rimanesse all’interno delle regole del gioco, senza ricorrere all’inganno o alla frode".15

Tuttavia la definizione più diffusa e condivisa di “responsabilità sociale d’impresa” è quella contenuta nel Libro Verde della Commissione Europea, edito nel 2001, secondo la quale la RSI è «l'integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ambientali delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate»16. Elemento distintivo della

RSI è la sua natura volontaria, infatti i comportamenti e le azioni intraprese sono a discrezione dell’impresa, nel rispetto della legge e degli obblighi nei confronti dei propri stakeholders. La definizione contenuta nel Libro Verde richiama il concetto di “Triple Bottom Line”17, secondo il quale l’impresa persegue tre diverse 15 Citato in D’ORAZIO E., “Responsabilità sociale ed etica d’impresa”, notizie di POLITEIA,

2003, pp. 3-27.

16 COMMISSIONE EUROPEA, Libro Verde sulla responsabilità sociale d’impresa, Bruxelles, 18.07.2001.

17 Il termine Triple Bottom Line sta ad indicare il triplice carattere delle aziende, aziendale, sociale e ambientale. Il termine Triple bottom line (TBL) è stato coniato da JOHN ELKINGTON nel libro Cannibals with Forks: The Triple Bottom Line of 21st Century

Business (edito nel Regno Unito nel 1997). Con questo pratico e scardinante testo, Elkington

dimostra come qualsiasi tipo di affare possa adottare una triplice strategia per il futuro, che includa non solamente la prosperità economica, ma anche la salvaguardia ambientale e l’equità sociale. “Business in the 21st century, in the new millennium, will, in a very real sense, be operating in a new world.” (Fare business nel 21° secolo, nel nuovo millennio, significherà operare in un nuovo mondo, nel vero senso della parola) conclude Elkington nel capitolo finale di Cannibals with Forks “A key area to look for early evidence of change will be in the language used by business.” (Il primo posto dove cercare i segni del cambiamento sarà il

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tipologie di risultati, ossia economici, sociali e ambientali. Il successo di un’impresa è determinato dal raggiungimento congiunto di questi obiettivi, sulla base della loro natura sistemica; in particolare l'approccio "Triple Bottom Line" mira ad evidenziare che le imprese dovrebbero sviluppare investimenti sostenibili e decisioni societarie partendo dalla base (bottom), perseguendo simultaneamente i tre obiettivi (triple line) dell'equità sociale, della prosperità economica e della qualità ambientale.

La “responsabilità sociale d’impresa” si è guadagnata oggi un ruolo di prim'ordine in materia politico istituzionale, tuttavia vi sono ancora realtà che faticano a coglierne il valore e non sono disposte ad abbandonare il tradizionale sistema di gestione, secondo il quale l’obiettivo primario è quello di ricavare il massimo utile nel più breve tempo possibile.

Negli ultimi anni le iniziative in materia di responsabilità sociale d’impresa sono aumentate notevolmente dando il via a vari progetti aventi come obiettivo la creazione di modelli di gestione appositamente studiati; tali iniziative hanno portato alla realizzazione del succitato Green Paper nel 200118 e della

Comunicazione della Commissione Europea nel 200219.

A livello internazionale una forte spinta è stata data da organizzazioni come l’ONU che ad esempio, attraverso l’iniziativa del Global Compact, alla quale hanno aderito molte grandi imprese, ha contribuito a diffondere il verbo dello sviluppo sostenibile e della difesa dei diritti umani.

linguaggio usato negli affari). Cambia il linguaggio, egli argomenta, e si può spesso cambiare anche il modo di pensare delle persone. Così, nel lessico quotidiano della corporate community internazionale, con TBL si indica una metodologia di approccio integrato che rendiconta le prestazioni aziendali sotto tre profili: la prosperità economica; la qualità ambientale; l’equità sociale.

18 I Libri Verdi sono documenti pubblicati dalla Commissione Europea per stimolare la discussione su alcuni argomenti a livello europeo. Essi invitano le parti interessate (enti o individui) a partecipare ad un processo di consultazione e dibattito sulla base delle proposte avanzate.

19 Comunicazione della Commissione del 2 luglio 2002 relativa alla responsabilità sociale delle imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile (COM 2002, 347 def.). Non pubblicata nella Gazzetta ufficiale.

(19)

3.1. Le motivazioni e i vantaggi della CSR o Responsabilità sociale d'impresa Le imprese che per prime hanno voluto testare l’efficacia della Corporate Social Responsability, hanno saggiato come questa non sia solo una modalità di comunicazione, ma una strategia che può permettere di essere competitivi sul mercato. Essa non rappresenta solamente un costo, ma può diventare anche fonte d’innovazione, per creare valore nel lungo periodo. Un’azienda che introduce pratiche di responsabilità sociale può ottenere infatti effetti positivi su vari fronti:

interno: i dipendenti e i collaboratori interni saranno maggiormente motivati;

esterno: risulterà migliorata la reputazione del brand nel mercato e nelle relazioni con i propri stakeholders;

• sociale: si favoriranno le relazioni con il territorio;

• istituzionale: l’impresa sarà presa in analisi e ascoltata, ottenendo agevolazioni amministrative laddove previste;

L’impresa che adotta strategie di responsabilità sociale è consapevole anche di come le conseguenze delle sue azioni si estendano ben oltre le frontiere aziendali, coinvolgendo anche il contesto in cui essa è inserita. La società non è solo beneficiaria di questi vantaggi ma, è anche promotrice del successo che una politica di CSR può generare. Il successo e lo sviluppo di una realtà imprenditoriale dipendono oggi dalla prosperità dell’ambiente in cui l’azienda è inserita. Si capisce, quindi, come l’impresa non possa sottrarsi dalla collaborazione con gli attori sociali, i quali sono decisivi per il suo successo. Negli ultimi anni sono state varate diverse norme, finalizzate a tutelare il rispetto dei requisiti minimi previsti dalla responsabilità sociale. Fanno parte di questi strumenti il bilancio sociale, il codice etico e la norma SA8000. Tra i tanti vantaggi di cui la responsabilità sociale si fa portatrice :

Stakeholders Benefici

-Lavoratori/Dipendenti • Ambiente di lavoro migliore e più sicuro

• Maggiore attenzione al benessere economico

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• Miglioramento della salute psico/fisica

• Coinvolgimento dei processi decisionali

-Consumatori /Clienti • Migliore qualità dei prodotti o servizi • Migliore comprensione dell’azienda • Più facile accesso alle informazioni -Pubblica Amministrazione • Entrate fiscali più eque

• Condivisione di progetti di reciproca utilità

• Minore costo di controllo e vigilanza

-Concorrenti • Concorrenza leale

• Mercato più corretto

-Collettività • Innovazione tecnologica e scientifica • Sviluppo indiretto dell’economia • Supporto alle associazioni locali -Ambiente/ Generazioni future • Uso corretto delle risorse naturali

• Minori emissioni inquinanti ed effetti negativi

Fonte: BEDA A.,BODO R., La responsabilità sociale d'impresa. Strumenti e strategie per uno sviluppo sostenibile dell'economia, Il Sole 24 ore, Milano, 2004

La presente tabella evidenzia come come i vantaggi prodotti dalla responsabilità sociale d’impresa siano notevoli, ben identificati dal punto di vista qualitativo ma non quantitativo. A tal proposito risulta infatti molto difficile misurare in modo matematico i benefici apportati, ci si può soltanto limitare ad approfondire quali sono le variabili che legano la RSI ai risultati economici aziendali. Il continuo investimento nella ricerca e nella sostenibilità sono la migliore strada per il successo, aziendale e non, difatti sempre più imprese si impegnano per applicarsi

(21)

in questo campo.

L'impresa deve fare l'impresa o deve inseguire i riconoscimenti del mercato? Deve produrre e realizzare utili o misurare il valore sociale prodotto?

La Rsi, è un orientamento gestionale, un fatto di cultura aziendale e come tale la gradualità è fondamentale. L'importante è che si inizi, che ci si orienti. La Rsi è bene sempre tenerlo presente, è volontaria e si colloca nello spazio dei comportamenti etici. Non c'è nessuna fretta, la logica del “tutto e subito” non ha mai pagato e non paga, l'importante è sincronizzare gli orologi organizzativi delle aziende con gli orologi del mercato, inteso come concorrenza, settore merceologico e livello culturale del paese. L'importante è sincronizzarsi sulla stessa lunghezza d'onda dei propri stakeholders, quelli che hanno interesse all'attività dell'impresa e quelli che influenzano l'impresa. Se è vero che un azienda socialmente responsabile educa e crea stakeholders socialmente responsabili, è altrettanto vero che stakeholders sensibili ai comportamenti responsabili dell'impresa creano imprese migliori, isolano quelle irresponsabili e tutti insieme, stakeholders e imprese, contribuiscono a costruire un mondo migliore, una migliore realtà aziendale.

4. Il bilancio sociale

Il bilancio sociale risulta essere un pilastro fondamentale della nostra contabilità; per i vari portatori d'interesse, sia interni che esterni all'azienda, esso è infatti uno strumento prezioso per conoscere e comprendere gli andamenti gestionali passati e le relative prospettive future, un documento di sintesi essenziale per capire le ragioni che hanno determinato, durante la gestione, specifiche dinamiche patrimoniali e reddituali nonché eventuali modificazioni alla struttura dell'azienda. Metaforicamente parlando, il bilancio sociale rappresenta nel suo insieme una sorta di “carta d'identità” di un'organizzazione, descrivendo le relazioni che, con trasparenza e coerenza, collegano gli impegni contenuti nella mission e le attività realizzate e i risultati conseguiti.

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riferimento al pensiero di Matacena20, secondo il quale col termine “bilancio

sociale” si intende «il complesso dei documenti contabili e non che, insieme ai

bilanci tradizionali, ha come scopo di offrire informazioni quali-quantitative sulle operazioni svolte dall'azienda per effetto delle finalità sociali che si è assunta». Con questo strumento si cerca inoltre di riconoscere quelle aree sulle quali intervenire per migliorarsi e per favorire, anche attraverso la specificazione delle modalità di ripartizione del valore aggiunto, l'interazione tra organizzazione e ambiente circostante.

Per ciò che attiene ai profili storici del bilancio sociale, esso ha origine in ambito privato e la sua storia attraversa tutta la seconda metà del XX sec.

Il primo documento in assoluto fu quello della società elettrica tedesca AEG, che, nel 1938, fu la prima a redigere un prospetto riguardante l'attività svolta a favore della collettività e del personale.

Questa esperienza rimase un evento isolato almeno fino alla fine degli anni '60, quando, in America, alcune aziende chimiche e petrolifere furono accusate da una parte dell’opinione pubblica di produrre un forte inquinamento ambientale; proprio in ragione di ciò il mondo degli affari cominciò a riflettere sul rapporto tra aziende e società e su come poter comunicare al meglio con tutti gli interlocutori economici21, arrivando poi alla conclusione che risultava essere necessaria

l'implementazione di quello che oggi definiamo “bilancio sociale”.

In Europa, in seguito ad una dichiarazione dell’ONU del 1977 che sottolineava la necessità che le aziende cominciassero ad effettuare una rendicontazione socio-ambientale, l'unico Paese ad emanare una normativa ad hoc fu la Francia, che con la legge francese del 12 luglio 1977, n.77-769 introdusse l’obbligo di redazione del bilan social per le imprese con un organico pari e superiore a 750 dipendenti. Successivamente, con una legge del 1982, l'obbligo di redazione fu esteso anche alle imprese con più di 300 dipendenti e, inoltre, si stabilì che le imprese con più di uno stabilimento e con più di 300 dipendenti nelle singole unità produttive redigessero un “bilancio sociale di stabilimento”.

Nella stessa epoca anche in Italia si iniziava a parlare di responsabilità sociale

20 V. MATACENA A., Impresa e ambiente. Il Bilancio Sociale, Bologna, CLUEB, 1984, pag. 99. 21 Cfr. DE BERNARDIS L. (a cura di), Allineare mercati, strategie e comportamenti. Dal

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dell'impresa e di bilancio sociale; in tal senso la prima testimonianza di rendicontazione sociale si ebbe nel 1974 con la Merloni S.p.a22.

Questa sperimentazione fu però un'eccezione unica e tutto rimase a livello essenzialmente teorico23. Furono necessari altri vent'anni per vedere altri bilanci

sociali, primo fra tutti quello delle Ferrovie dello Stato relativo al biennio 1992-1993; il passaggio dall'inattività nella creazione di documenti di rendicontazione sociale ad un maggiore sviluppo degli stessi seguì, come avvenuto in America24, lo

scandalo di “Tangentopoli”25, dato che forte era la necessità di garantire maggiore

chiarezza nei rapporti tra le aziende ed i soggetti interlocutori.

Date importanti furono il 1993, con il primo modello di bilancio sociale Cooperativo (BSC), il 1994, con la creazione del modello IBS e il 1998, segnato dalla realizzazione del modello GBS.

In sostanza, a differenza degli anni ’80, i documenti di rendicontazione sociale cominciarono ad avere un grande sviluppo, persino nel settore no profit e nel settore pubblico, principalmente a livello di enti locali.

Ad esempio, nel 1997, il Comune di Bologna stilò un bilancio sociale relativo al settore delle libere forme associative, ossia il complesso di associazioni ed enti a

22 Disponibile su http://www.antoniomerloni.it/. Merloni è stato un gruppo industriale italiano a conduzione familiare, attivo nei settori elettrodomestico e termoidraulico.

23 I primi studi italiani sulla rendicontazione si sono sviluppati a partire dagli anni ’80: relativamente all’evoluzione dei modelli di bilancio sociale in Italia, nel 1988 l’AROC (Associazione Ricerche sulle Organizzazioni Complesse - Università di Bologna) redige il primo modello di BRS (Bilancio di Responsabilità Sociale), avente un’ottica di tipo gestionale - strategica.

24 In America fu lo scandalo scoppiato nel 1972 a dar inizio alla rendicontazione sociale. In seguito alla scoperta da parte di due giornalisti del “Washington Post”, di attività illegali da parte dell'amministrazione del presidente Richard Nixon durante la campagna elettorale presidenziale del 1972, il conseguente tentativo di ostruzione della giustizia da parte dello stesso presidente, tentativi di evasione fiscale, riscossione di tangenti e altri reati, Nixon annunciò le dimissioni l'8 agosto 1973. Lo scandalo prese il nome dal Watergate Complex, il complesso edilizio di Washington che ospita il Watergate hotel, l'albergo in cui furono effettuate le intercettazioni che diedero il via allo scandalo.

25 Il termine Mani pulite designa una controversa stagione degli anni novanta, caratterizzata da una serie di indagini giudiziarie condotte a livello nazionale nei confronti di esponenti della politica, dell'economia e delle istituzioni italiane . Dalle indagini emerse una sconvolgente diffusione della corruzione, della concussione e del finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano detta Tangentopoli. Furono coinvolti ministri,

deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio. Le inchieste furono

inizialmente condotte da un pool della Procura della Repubblica di Milano e allargate a tutto il territorio nazionale, diedero vita ad una grande indignazione dell'opinione pubblica e di fatto rivoluzionarono la scena politica italiana. Partiti storici come la Democrazia Cristiana, il

Partito Socialista Italiano, il PSDI, il PLI, il PRI sparirono o furono fortemente

ridimensionati, tanto da far parlare di un passaggio ad una "Seconda Repubblica". Nota è l'espressione di Pertini : «La politica deve esser fatta con le mani pulite».

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cui esso trasferiva risorse o concedeva l’utilizzo di immobili di proprietà. Ancora, nel 1998, il Comune di Copparo (Provincia di Ferrara) realizzò il primo bilancio sociale di un ente locale riferito all’intera gestione, mentre, nel 2001, la provincia di Parma fu la prima amministrazione provinciale in Italia a realizzare un bilancio sociale.

A differenza degli enti locali e delle imprese private, la Pubblica Amministrazione è arrivata in ritardo nell’adozione di strumenti di rendicontazione sociale e, nonostante la rendicontazione non rappresentasse un obbligo, ha comunque dimostrato negli anni un grande interesse verso questo tema26. Occorre peraltro

ricordare che circa nove anni or sono (d.lgs. 155/06, art.10, comma 2)27 il bilancio

sociale è stato introdotto come documento obbligatorio dalla disciplina sulle imprese sociali, e che un altro obbligo normativo in materia di rendicontazione sociale è rappresentato poi dal bilancio di mandato delle fondazioni bancarie, previsto dall’Atto di indirizzo del Ministero del Tesoro, recante “indicazioni per la redazione, da parte delle fondazioni bancarie, del bilancio relativo all’esercizio chiuso il 31 dicembre 2000”.

Attualmente i Paesi più evoluti dal punto di vista della rendicontazione sociale dell’impresa sono Regno Unito, Germania, Francia e i paesi scandinavi (Svezia e Finlandia in particolare). Per ciò che riguarda il nostro Paese, l'analisi dell'esperienza maturata sul tema in questione ha messo in evidenza un trend estremamente positivo negli ultimi anni, che rappresenta il risultato dell'attenzione crescente riservata dalle aziende operanti nel settore pubblico e privato (profit e no profit) all'attività di comunicazione e testimonia la rilevanza che per le stesse assume il “dialogo” con i differenti interlocutori aziendali. Maggiormente consolidata è la consapevolezza che questo documento complementare al bilancio d'esercizio è in grado di rafforzare la percezione pubblica dell’importanza delle azioni di tutte le imprese, di dare loro maggiore visibilità e accrescerne la legittimazione nella comunità locale di riferimento, nonché il consenso a livello

26 Cfr. HINNA L., Il bilancio sociale nelle amministrazioni pubbliche, Milano, Franco Angeli Editore, 2004.

27 L'art. 10 del decreto Legislativo 24 marzo 2006 n. 155, in Gazzetta Ufficiale n. 97 del 27 aprile 2006, così riporta: “2. L'organizzazione che esercita l'impresa sociale deve, inoltre, redigere e

depositare presso il registro delle imprese il bilancio sociale, secondo linee guida adottate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentita l'Agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, in modo da rappresentare l'osservanza delle finalità sociali da parte dell'impresa sociale.”

(25)

sociale.

Esistono dei principi di redazione del bilancio sociale, cioè punti di riferimento irrinunciabili ai quali sottostare per elaborare il documento; essi sono:

• Trasparenza: la si ottiene informando il cittadino sull’attività svolta dalle istituzioni in modo semplice e chiaro, riducendo quindi l’asimmetria informativa esistente proprio nel rapporto tra cittadini e istituzioni.

• Responsabilità: l’amministrazione riesce a comprendere se con l’attività svolta sono o meno stati raggiunti gli obiettivi perseguiti mediante il soddisfacimento delle esigenze del cittadino e prende coscienza delle proprie responsabilità di fronte ai terzi. Questo strumento, consente di soddisfare la domanda di accountability.

Affinché il bilancio sociale possa effettivamente costruire uno strumento innovativo capace di svolgere la sua funzione di accountability e di assumere una significativa valenza gestionale e comunicativa, è necessario che esso sia frutto di un processo articolato e coinvolgente una pluralità di soggetti. Considerare il bilancio sociale come un documento che viene redatto da un incaricato (interno o esterno all'organizzazione), possibilmente sulla base di un modello che richiede solo l'inserimento dei dati, annulla quasi completamente le potenzialità di tale strumento, che viene a ridursi a mero adempimento burocratico. All’aspetto processuale va quindi dedicata grande attenzione, in una prospettiva che consideri il “percorso” importante quasi come la “meta”.

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Come viene messo in evidenza dalla rappresentazione grafica del ciclo del bilancio sociale, sei sono le tappe per la sua realizzazione, la fase di miglioramento può essere considerata sia come l’ultima fase del processo sia come il punto di partenza – ad un “livello di qualità” più elevato - del successivo ciclo di rendicontazione. Il processo va infatti visto in una prospettiva pluriennale di continua evoluzione. Inoltre bisogna precisare che la schematizzazione proposta non deve essere interpretata in modo rigido e strettamente sequenziale. Tabella:Evoluzione temporale del bilancio sociale.

Anno Stati Uniti Germani a Gran Bretagna

Francia Italia Europa

1938 Primo bilancio sociale AEG 1965 Moviment i dei consumat ori e degli ambientali sti 1973 -modello di Linowes modello ABT - modello AAA(ame rican,acco unting,ass ociation) Bilancio sociale Siteag White Paper 1975 Corporate Report Pubblicazi one Bilancio sociale Merloni 1976 Sozialbila nz-Praxis 1977 Legge Bilan Social

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1978 Survey Social Responsib -ility Disclosu-re 1981 Proposta di legge sul bilancio sociale 1990-1998 Bilanci ambientali -Bilancio sociale Body Shop -SA8000 -AA1000 -Bilancio sociale FS -Bilancio sociale cooperativ -o Regolame nto EMAS 2000 oggi GRI -Nouvelle Regulatio- ns,ècon-omique (2001) - legge di modernizz azione (2002) -standard GBS -progetto CSRSC -proposta di legge 8 marzo 2004 -Libro Verde sulla responsabi lità sociale -Comunic azioni -Forum Multistake holder Fonte: Liberamente adattato da DI GIANDOMENICO M.E., Il bilancio sociale, cit., p. 280.

5. I modelli di redazione del bilancio sociale

Ad oggi ha ampia diffusione la consapevolezza che l’assunzione di responsabilità sociale da parte delle imprese possa essere un importante veicolo per assicurare una crescita sostenibile. In virtù di ciò sempre più società di revisione, istituzioni pubbliche e gruppi di aziende elaborano standard per la diffusione di informazioni ulteriori rispetto alle tradizionali forme di comunicazione, estendendo la funzione dei rendiconti prodotti in azienda ad ambiti diversi da quelli puramente economico-finanziari. L'adozione di questi standard non è certamente obbligatoria, ma avrà un duplice effetto positivo: rafforzare la credibilità del documento proposto ai cittadini; rendere maggiormente confrontabili i bilanci

(28)

sociali di aziende e amministrazioni pubbliche diverse attraverso tecniche di benchmarking.

A tal proposito un ruolo di assoluto rilievo è rivestito dal bilancio sociale, il quale si propone come strumento in grado di riflettere il legame esistente tra fattori economici e socio-ambientali connaturati alle scelte dell’impresa. Le aziende, nel redigere questo importante documento, possono avvalersi di differenti modelli di redazione, anche in considerazione dell’attuale assenza di normative che impongono definite regole di rappresentazione.

Le diverse tipologie di bilancio propinate dai vari organismi che si occupano di standardizzazione del processo di comunicazione sociale vengono frequentemente incasellate nelle definizioni alternative di standard di processo o di contenuto. Gli standard di processo si concentrano maggiormente sul processo di costruzione di un bilancio sociale, enunciando quali debbano essere i principi sottesi alla sua redazione, mentre gli standard di contenuto si occupano principalmente della struttura del report e del contenuto dello stesso; a prescindere da queste importanti differenze è possibile riscontrare in ognuno di essi una sezione descrittiva, contenente informazioni meramente qualitative (identità aziendale, disegno strategico, mappatura degli stakeholders e attività sociali svolte), ed una sezione che riporta i dati di natura quantitativa.

Per ciò che riguarda la scelta tra i due standard, è opportuno che venga effettuata avendo come riferimento le caratteristiche, le dimensioni, le peculiarità e le finalità specifiche delle realtà aziendali che decidono di fornire tale genere d’informativa.

In Italia l’importanza assegnata al processo di standardizzazione ha comportato la nascita del Gruppo di Studio per la statuizione dei principi di redazione del Bilancio sociale (GBS), il quale, dopo tre anni di ricerche ed approfondimenti sul tema, ha emanato nel 2001 un documento contenente finalità, principi e procedure di formazione. Di particolare rilievo, peraltro, è il modello proposto dal Gruppo Comunità e Impresa28 e il modello elaborato dal Global Reporting Initiative

28 Il Gruppo Comunità & Impresa è stato costituito nel 1996, riunendo esperienze, conoscenze e competenze qualificatissime provenienti dal mondo dell’impresa e della ricerca scientifica più rigorosa e attiva sulla scena internazionale, con l’intento esplicito di creare e applicare modelli innovativi ed originali di rendicontazione etica e sociale. Al fine di valorizzare la sensibilità dell’impresa italiana verso il concetto di sviluppo sostenibile e la sua propensione a realizzare progetti e programmi di responsabilità verso la Comunità.

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(GRI), mentre a livello internazionale si segnalano il modello dell’Istituto Europeo per il Bilancio Sociale (IBS), il Copenaghen Charter e gli standard SA8000 ed AA1000. In ogni caso è possibile affermare che il processo di realizzazione del bilancio sociale (in ambito sia pubblico, che privato), a prescindere dallo standard applicato, non dovrebbe esser vissuto come un momento disgiunto dal processo di programmazione e controllo dell'azienda, ma la sua fattibilità e veridicità dovrebbero essere conformate in termini di aderenza strutturale e di sistema.

5.1. Il modello GRI

Il modello GRI può essere definito più propriamente «bilancio di sostenibilità», poiché si pone come obiettivo la definizione di standard di riferimento completi, chiari e comparabili al fine di pervenire ad una rappresentazione che segua, attraverso l’utilizzo di specifici indicatori economici, sociali ed ambientali, una logica di sostenibilità economica.

Le linee guida della Global Reporting Initiative29 (GRI) per la redazione del

Bilancio di Sostenibilità (Sustainability Report) sono state pubblicate nel 2000 e sono rivolte ad aziende private e pubbliche, in particolare imprese di dimensioni particolarmente grandi. Esse prevedono l’obbligo di partecipazione degli stakeholders alla redazione del report (anche se non sono indicate precise modalità di partecipazione) e, proprio per delineare un modello rendicontativo che garantisca l’elaborazione di documenti con un elevato grado di comparabilità, affidabilità e verificabilità, indicano non solo le tematiche da affrontare e gli indicatori da utilizzare, ma anche la struttura con cui organizzare tali informazioni ed i principi da rispettare per garantire la qualità informativa, e quindi del report. A tal proposito i principi di riferimento sono:

Affidabilità: le informazioni e i processi utilizzati per redigere il report devono essere raccolti, registrati, preparati, analizzati e comunicati in modo tale da poter essere oggetto di esame e valutazione da parte degli stakeholders; le informazioni e i dati contenuti nel report devono essere

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inoltre supportati da controlli interni o documenti che potrebbero essere rivisti da terzi.

Chiarezza: le informazioni devono essere presentate in modo comprensibile e accessibile agli stakeholders che utilizzano il report; a tal proposito grafici e tabelle possono aiutare a garantire maggiore trasparenza.

Equilibrio: il report deve indicare gli aspetti positivi e negativi della performance di un’organizzazione al fine di permettere una valutazione ragionata della stessa.

Comparabilità: È essenziale che le informazioni incluse nel report siano esposte in modo tale da permettere agli stakeholders di analizzare i cambiamenti della performance dell’organizzazione nel corso del tempo e da permettere l’analisi comparativa rispetto ad altre organizzazioni.

Tempestività: è indispensabile che le organizzazioni si impegnino a comunicare la performance economica, ambientale e sociale regolarmente e in modo strutturato, a un momento determinato affinché gli stakeholders ricevano le informazioni.

Per quanto concerne invece i contenuti del documento di rendicontazione sociale, lo standard GRI indica 4 ripartizioni:

1. Struttura di governo e sistemi di gestione: in questa sezione si offre una panoramica delle linee generali d’azione e delle politiche di gestione che l’azienda attua con i singoli stakeholders. Nella struttura di governo dell’organizzazione sono inclusi i comitati che rispondono al più alto organo di governo, responsabili di specifici compiti quali la definizione della strategia o il controllo organizzativo.

Inoltre, se, ad esempio, l’organizzazione ha una struttura unitaria dell’organo di governo, deve indicare il numero di componenti che sono indipendenti e/o non esecutivi;

2. Visione e strategia aziendale: sezione all'interno della quale si individuano le modalità con cui l’azienda reagisce agli stimoli economici e sociali che provengono dall’ambito in cui opera. La visione dell’azienda deve essere integrata sottolineando anche gli obiettivi e come l’impresa

(31)

intende raggiungerli.

3. Profilo aziendale: da questa sezione deve risultare una descrizione precisa della struttura aziendale, della sua attività e dei soggetti direttamente e indirettamente coinvolti nella gestione.

4. Indicatori di performance: gli indicatori di performance sociale del GRI identificano i principali aspetti della performance relativa a pratiche di lavoro, diritti umani, società e responsabilità di prodotto. Un esempio di indicatore di performance sulla pratiche di lavoro e sulle condizioni di lavoro adeguate è, per quanto riguarda l’aspetto occupazione, il numero totale di dipendenti, suddiviso per tipologie, tipo di contratto e distribuzione territoriale. Invece, riguardo l’aspetto salute e sicurezza sul lavoro, si trova, ad esempio: il tasso di infortuni sul lavoro, di malattia, di giornate di lavoro perse, assenteismo e numero totale di decessi, divisi per area geografica.

In definitiva, è possibile affermare che il modello sviluppato dal GRI, in quanto fondato su principi specifici, aventi la finalità di indirizzare l’attività di rendicontazione, consente di ottenere una maggiore precisione nella definizione dei contenuti, sebbene la numerosità dei fabbisogni informativi da soddisfare possa, d’altro canto, rappresentare un limite del modello e, dunque, un elemento di criticità nel processo di coinvolgimento dei portatori di interessi aziendali. 5.2. Il modello GBS

Nel 1998 è stato costituito in Italia un Gruppo di studio per la statuizione dei principi di redazione del bilancio sociale (GBS)30, al fine di offrire indicazioni

minime per l'elaborazione del documento.

Il GBS prevede che esso sia costituito da tre sezioni obbligatorie:

Identità aziendale: sezione nella quale vengono esplicitati i valori, la missione e la descrizione dell'assetto organizzativo attraverso il quale opera l'azienda.

Produzione e distribuzione del valore aggiunto: in questa sezione si

30 Il Gruppo di studio per la statuizione dei principi di redazione del bilancio sociale nel 2001 ha pubblicato “I principi di redazione del bilancio sociale”.

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opera una riclassificazione dei dati contenuti nel bilancio civilistico, il quale mette in evidenza come il risultato d'esercizio si traduca in maggior valore per alcune categorie di stakeholders.

Relazione sociale: in questa sezione si passano in rassegna i rapporti dell'impresa con i diversi stakeholders di riferimento, i risultati ottenuti in relazione agli impegni e ai programmi e, infine, gli effetti sui singoli portatori che la gestione sociale ha prodotto.

Oltre a queste sezioni, è possibile che il bilancio sociale preveda alcune sezioni integrative, contenenti ad esempio i giudizi e le opinioni degli stakeholders, eventuali commenti e dichiarazioni dell’azienda, i miglioramenti che si intendono apportare.

Il modello di Bilancio sociale proposto dal Gruppo di Studio per la statuizione dei principi di redazione del Bilancio sociale pone in evidenza gli effetti sociali, economici ed ambientali della gestione aziendale ed è diretto a favorire il dialogo con tutti i portatori d’interesse. Esso, pertanto, è un documento consuntivo da cui emerge la volontà, per chi lo adotta, di privilegiare la trasparenza del procedimento di redazione dello stesso e l’affidabilità delle informazioni fornite nei confronti di tutti gli stakeholders31. A tal proposito lo standard dettato dal GBS

indica una serie di principi e postulati che devono essere osservati nella fase di redazione del bilancio sociale, ossia:

Coerenza: nel documento deve essere fornita una chiara ed esauriente descrizione della congruenza tra le politiche e le scelte operate dal management ed i valori etici e sociali dichiarati dall’azienda.

Neutralità: le informazioni contenute nel bilancio sociale, essendo destinate ad una pluralità di soggetti, non devono soddisfare le esigenze conoscitive di taluni portatori di interesse, ma devono essere quanto più imparziali possibile.

Responsabilità: occorre identificare preventivamente gli stakeholders, nei confronti dei quali l’azienda ha il dovere di rendicontare in merito agli effetti prodotti dall’esercizio della propria attività.

Identificazione: necessaria è l'esplicitazione dell’identità aziendale, al fine

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di fornire ai terzi informazioni inerenti l’assetto proprietario dell’azienda, i valori ed i principi che ne caratterizzano l’agire quotidiano;

Inclusione: gli stakeholders, una volta identificati, devono essere posti nella condizione di poter esprimere le proprie valutazioni. Ciò si realizza attraverso l'esplicitazione della metodologia d’indagine e di reporting adottata nel documento.

Competenza di periodo: le operazioni sociali da prendere in considerazione sono quelle che producono effetti sociali nell’esercizio. • Trasparenza: il procedimento di redazione del documento in questione

deve consentire, a tutti i destinatari, di conoscere le modalità di rilevazione, riclassificazione ed esposizione delle informazioni in esso contenute. Tali informazioni devono soddisfare le aspettative degli interlocutori in termini di attendibilità, chiarezza e completezza, e devono consentire una rappresentazione veritiera della realtà aziendale;

Comparabilità: deve essere consentito il confronto nel tempo tra i bilanci redatti da una stessa azienda o tra più bilanci di aziende operanti nel medesimo settore.

Periodicità e ricorrenza: il bilancio sociale deve essere redatto annualmente e deve corrispondere al periodo amministrativo del bilancio d’esercizio, essendo complementare a quest’ultimo.

Comprensibilità, chiarezza ed intelligibilità: le informazioni contenute nel bilancio devono essere rappresentate in maniera chiara e comprensibile, affinché sia favorita l’intelligibilità delle scelte operate e del procedimento seguito.

Prudenza: la rappresentazione degli effetti sociali della gestione aziendale non deve sopravvalutare il quadro della realtà aziendale; a tal proposito gli effetti che trovano riferimento in valori contabili devono essere indicati al valore di costo.

Omogeneità: gli effetti sociali esprimibili in termini quantitativo-monetari devono essere espressi in un’unica moneta di conto.

Utilità: le informazioni contenute nel bilancio sociale devono essere tali da soddisfare le esigenze conoscitive degli stakeholders in termini di

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