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All‟ermeneutica fin troppo riduttiva di alcuni critici, che sostengono la disorganicità sequenziale degli episodi simposiali, 146 proponiamo,

confortati dall‟edizione moderna dell‟operetta, una lettura che privilegi

proprio l‟organicità e l‟unitarietà del reticolo narrativo: una coesione

garantita anche dalla concomitanza spaziale dei Sette Sapienti

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che,

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Cfr. KINDSTRAND 1981, 45. Lo studioso osserva che gli episodi sono vagamente interconnessi e Lo Cascio commenta, sostenendo che nessun «rigoroso legame logico potrebbe esistere tra episodi di un banchetto». Riteniamo che Kindstrand alludesse alla vaghezza compositivo-strutturale, a torto ovviamente, e non alla disorganicità logico- argomentativa: e che si riferisse non tanto agli episodi in sé del “banchetto”, quanto alla struttura narrativa di tutta l‟opera, apparentemente slegata, in virtù della giustapposizione di cola distinti anche sul piano contenutistico, ma tutti confluenti nel macroscopico contenitore dell‟etica e della filosofia plutarchea. Plutarco utilizza una tecnica narrativa ben congegnata, a metà strada tra la ring composition omerica e l‟entrelacement ariostesco. Infatti, la discussione su quale possa essere la migliore forma di governo viene iniziata, interrotta e ciclicamente ripresa nell‟ambito dell‟ „intermezzo‟ conviviale, così come molte altre argomentazioni vengono lanciate per indizi (tecnica indiziaria, anche questa collaudata), per dipanarsi in maniera coerente e coesa solo in un secondo momento. L‟applicazione dei moderni criteri di scandaglio narratalogico a un testo antico può regalare esiti interessanti e non comuni. Rinvio all‟edizione in ogni caso.

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Fra tutti i personaggi menzionati sono: Talete, Biante, Pittaco, Solone, Chilone, Cleobulo, Anacarsi. Ciascuno di essi era “individualmente” noto fra i pre-socratici o i lirici arcaici: in particolare Talete, Biante, Pittaco, Chilone figurano sia nei primi che nel logografo Erodoto, ma di Pittaco e di Chilone ci sono anche altre testimonianze. Nel

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nell‟immaginario collettivo, sono anacronisticamente coevi, in quanto

spesso convitati di uno stesso simposio

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e, dunque, latori di norme che

rifulgono ancor meglio se rinsaldate dall‟approvazione collettiva.

calepo#n eèsqlo#n eòmmenai – contraddetta da Simonide di Ceo; negli Scoli all‟Ippolito di Euripide (264), il detto di Chilone - mhde#n aògan – viene citato da Crizia e da Pindaro. Per una più attenta revisione dei loci testuali nei pre-socratici, cfr. LOCAS 1997, 32-3, n. 40.

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Nel Solone (4, 1) Plutarco parla della riunione simposiale a Delfi e a Corinto, presso Periandro, riferimenti che erano già in Plat., Prt., 343B e Paus., 10, 24, 1, che però parlano solo di Delfi (Per gli autori greci, le abbreviazioni sono desunte dal Greek-

English Lexicon di Liddell-Scott). L‟idea di armonizzare i sette uomini più saggi della

Grecia arcaica in un convito risale al VI sec. a.C., anche se la prima menzione si trova in Plat., Prt., 343 A. La menzione platonica di fatto si riduce a un elenco: Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, Solone d‟Atene, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene (costui al posto di Periandro di Corinto, in D.L., 1, 30, escluso da Platone in quanto tiranno) e Chilone di Sparta. Nelle attestazioni seriori il numero e la denominazione collettiva (Plutarco li chiama oié eépta# e oié sofw@tatoi éEllh@nwn, a fronte di altre denominazioni, quali oié eépta# sofistai@, eépta# filo@sofoi, sofῶn eépta@v, eépta@v hé sofwta@th) restano costanti, ma variano i nomi. Le testimonianze sulla variatio onomastica furono raccolte da Diogene Laerzio (1, 41), nella sezione biografica dei filosofi antichi. In questo excursus apprendiamo che Leandro-Meandrio, contemporaneo di Platone, sostituiva Leofanto di Lebedo (o di Efeso) ed Epimenide di Creta a Cleobulo e Misone; Androne di Efeso (D.L., 1, 30) attribuiva ad Aristodemo di Sparta il posto conteso tra Misone e Periandro; Eforo, nel IV sec., sostituiva Anacarsi a Misone, abbozzando l‟elenco che, quattro secoli dopo, avrebbe mutuato Plutarco. Mentre sembravano essere sicuri i nomi di Talete, Solone, Cleobulo, Chilone, Biante e Pittaco e, a seconda dei casi, Periandro (in Demetrio Falereo ad esempio), le incertezze pare ricadessero sul settimo saggio, conteso fra Misone, Periandro, Anacarsi, Leofanto, Epimenide, Aristodemo. Talete, Biante, Pittaco e Solone erano fissi in Dicearco (IV-III sec. a.C.), mentre i restanti tre venivano scelti fra Aristodemo, Panfilo, Chilone, Cleobulo, Anacarsi e Periandro. L‟elenco si rimpingua e si complica ulteriormente se

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consideriamo la silloge proposta da Ermippo di Smirne e da Ippoboto – il primo stila un elenco di 17 saggi, aggiungendo ai già noti Acusilao, Ferecide, Piatgora, Laso, Anassagora; il secondo include Orfeo, Lino ed Epicarmo. In ambito patristico, il neoplatonico Celso include fra i Sapienti Lino, Museo, Orfeo, Ferecide, Zoroastro e Pitagora, con modifiche radicali. Plutarco rimase sostanzialmente fedele all‟arcaica composizione conviviale (Talete, Biante, Pittaco, Solone, Chilone, Cleobulo e Anacarsi), ricusando le seriori manipolazioni post-ellenistiche: i Sette Sapienti costituiscono la prima pietra filosofale dell‟edificio etico plutarcheo nell‟opera, di un‟etica che parte dalle norme di comportamento spicciolo e che poi si allarga a comprendere anche altri orientamenti – quello cinico per esempio. Plutarco non avrebbe mai potuto accogliere un Orfeo o un Museo fra i saggi, perché saldamente ancorato all‟etica arcaica e del tutto restio ad accogliere le implicazioni misteriosofiche di altrettanto antiche filosofie esoteriche. Egli vuole insegnare come ci si possa avvantaggiare di norme pratiche, non di come ci si possa inoltrare in improbabili e astruse galassie sincretiche. E lo fa senza pregiudizi politici o culturali: fra i sette devono esserci i governanti illuminati, perché la sua etica attinge alla metriothv, nonché i barbari come Anacarsi, perché si scalzi il pregiudizio ellenocentrico (in realtà, Anacarsi era anche noto personaggio politico legato alla propaganda filospartana, per cui gli Spartani avrebbero spinto per la sua “canonizzazione” fra i Sette Sapienti per motivi di prestigio nazionale. Anacarsi, però, sarebbe stato gradito anche in ambiente stoico e sofistico).

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II.L

A LINGUA DI

L

ODOVICO

D

OMENICHI

Il volgarizzamento domenichino riflette nel complesso la norma aurea