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Eva: la decadenza di un’icona

È riconoscibile un collegamento tra il personaggio di Eva e le protagoniste dei futuri film da regista di Kon. Descritta con un carattere molto più oscuro e perverso rispetto a quello delle eroine delle sue pellicole, la ricercatezza con cui è stata costruita la sua personalità esprime la volontà di Kon di raccontare il mondo femminile. In questo caso, Kon pone enfasi sul fattore della percezione della memoria e di come questa possa essere filtrata attraverso lo sguardo femminile.

La scelta di rappresentare fisicamente il personaggio di Eva è sufficiente a dimostrare l’interesse che Kon nutre verso questo mondo: come già accennato, la figura della donna non compariva nel manga a cui è ispirato questo film d’animazione, è stata quindi volontà di Morimoto e Kon apportare una maggiore enfasi al suo personaggio. Nonostante i protagonisti siano Heinz e Miguel, il vero personaggio chiave del film è proprio Eva, seducente e minacciosa, con l’esaltazione del mondo femminile data dalla drammaticità con cui la cantante viene dipinta. L’opera di Madame Butterfly e la rosa, da sempre fiore collegato alla passione e alla bellezza della donna, sono entrambi simboli di estrema femminilità, e in questo contesto si fanno carico di un significato più triste e oscuro, divenendo emblemi anche del carattere della stessa Eva.

Nonostante Kon decida di dare un volto alla presenza femminile solamente tangibile nel manga di Ōtomo, la sua rappresentazione non è altro che un simulacro, lo spettro di una donna venuta a mancare da tempo immemore le cui salme riposano ancora all’interno della nave spaziale. L’ologramma di Eva gioca sull’ambiguità del dualismo presenza- assenza, inizialmente i due protagonisti maschili non vedono direttamente la donna, ma sono guidati dalla sua voce e dai quadri che la raffigurano. Se vogliamo, l’ologramma in sé può essere considerato come qualcosa di effimero: imita le fattezze della donna, ma non è realmente lei, è una semplice illusione, una copia.

L’appartenenza al mondo dello spettacolo è un altro punto chiave che rimanda ai canoni delle protagoniste di Kon, di cui ama sottolineare la relazione tra performance e realtà, simulato e genuino. Con la creazione di personaggi appartenenti al mondo dello spettacolo, per Kon la performance diventa un atto pubblico, un’immagine di facciata che, come anche nella cultura giapponese, assume un ruolo decisamente fondamentale. Il soggetto deve dimostrarsi all’altezza delle aspettative del proprio pubblico, per questo motivo quando Eva perde la voce non riuscirà più a ricoprire il ruolo di cantante lirica, determinando la decadenza dell’immagine iconica che rappresentava per i suoi fan, perdendo così il loro affetto e anche l’amore del suo fidanzato. Incapace di accettare il fatto di aver perduto per sempre la sua identità da cantante, Eva costruirà la sua nave spaziale come enorme museo per

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preservare la memoria di un mito. Attraverso i suoi ologrammi è possibile rivivere le esperienze legate alla storia della donna, la sua scelta di rivivere eternamente il passato come unica possibilità di sfuggire al dolore della perdita del proprio ruolo e degli affetti che ne derivavano.

L’abnegazione delle perdite dettate dalla decadenza della sua immagine da cantante la portano a modificare le sue stesse memorie, ricordando soltanto i momenti di serenità passati con il suo amato e oscurando il fatto che la morte di questi è avvenuta proprio per opera sua, “Carlo vivrà per sempre nei miei ricordi”. Dai suoi ricordi e il suo modo di agire traspare tuttavia un’incredibile vulnerabilità: la forza di Eva risiede nella sua rabbia, ma al contempo è vittima della sua stessa fragilità. Sebbene venga svelata al pubblico la parte più macabra della donna - la colpevolezza dell’assassinio del compagno - è anche chiaro che il gesto non è altro che un atto estremo di una persona in preda alla disperazione per aver perso tutto. Totalmente abbandonata a se stessa, ha deciso di trascorrere il resto della sua esistenza in solitudine, uno spettro che ha scelto di isolarsi ai confini della galassia di sua spontanea volontà. La sua voce da cantante lirica costituiva la sua stessa ragione di vita, tanto è vero che il segnale d’aiuto che inviava alle navi spaziali di passaggio consisteva proprio in una sua aria della Madama Butterfly. Ma la sua richiesta d’aiuto non fa altro che alimentare il suo desiderio di vendetta, la sua anima è consumata dall’odio, ormai troppo tardi per essere salvata dalla sua stessa disperazione.

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Pāfekuto burū

Nel 1997, con la realizzazione del lungometraggio Pāfekuto burū, avviene il debutto di Kon come regista di cinema d’animazione. Il film è liberamente ispirato al romanzo Pāfekuto burū: kanzen hentai (「パーフ ェク ト・ブルー 完全変態」Perfect Blue: totalmente perverso) di Takeuchi Yoshikazu, che

desiderava rappresentare inizialmente una trasposizione cinematografica con attori dal vero. La produzione viene affidata agli studi Rex Entertainment, tuttavia, a causa del terremoto di Kobe del 1995 gli studios sono stati distrutti, costringendo così Takeuchi ad abbandonare il progetto. Il desiderio di vedere il suo romanzo prendere vita sul grande schermo spinge Takeuchi a rivolgersi agli studi Madhouse, sperando di riuscire a realizzarne almeno una versione animata. La casa di produzione avanza a Kon la proposta di occuparsi della regia del film, offerta che il maestro accetta, nonostante stia ancora lavorando al manga OPUS. Desideroso di mettersi alla prova e migliorare, Kon inizia così a muovere i primi passi nel mondo dell’animazione.

Trama

Pāfekuto burū si apre in maniera insolita: la scena iniziale è una battaglia tra il gruppo di supereroi

Powertron, personaggi ispirati al live action Super sentai ( 「 ス ー パ ー 戦 隊 」 Super guerrieri, internazionalmente conosciuto come Power Rangers), serie televisiva molto apprezzata in quegli anni. L’inquadratura cambia, e lo spettatore intuisce che in realtà non è altro che una performance dal vivo di una delle puntate dello show televisivo. Sono infatti i visitatori del festival con i loro discorsi a introdurre la vera protagonista del film: si tratta della idol Kirigoe Mima, leader del gruppo delle CHAM’S che canteranno da lì a poco nel loro ultimo concerto insieme. Mima ha difatti deciso di appoggiare l’idea del suo manager Tadokoro e abbandonare la carriera nel mondo del canto per diventare un’attrice, sfruttando proprio l’occasione del live per dare l’annuncio ai suoi fan. Un pubblico esclusivamente maschile accoglie calorosamente sul palco le tre cantanti, ma durante la performance un gruppo di teppisti inizia a creare scompiglio. Uno degli agenti della sicurezza – individuo dall’aspetto inquietante – cerca di fermare i delinquenti, ottenendo però l’effetto opposto e scatenando il caos tra gli astanti. Sarà l’intervento di Mima a calmare le acque, catturando l’attenzione del pubblico con l’annuncio del suo ritiro.

La scena cambia, e Mima è ora nel suo appartamento intenta a leggere la posta degli ammiratori. La giovane rimane perplessa da una di queste lettere, in cui un suo fan confessa di seguire sempre “la stanza di Mima”. Lo squillo del telefono distoglie l’attenzione di Mima dai suoi pensieri, ma dopo una breve telefonata con la madre l’apparecchio suona di nuovo, e questa volta dall’altro capo della cornetta si sentono solo degli strani ansimi. La protagonista riattacca pensando si tratti di un semplice scherzo,

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ma mentre prepara la vasca per il bagno, riceve un inquietante fax con la parola “traditrice”.

Il giorno seguente Mima è sul set per le riprese dello psico-thriller “Doppio legame”, in cui le è stato affidato un ruolo da attrice non protagonista. Mentre aspetta che venga girata la sua scena, chiede all’altra sua manager, Rumi, se avesse informazioni riguardo a “la stanza di Mima”. La donna le spiega che si tratta di un sito internet, ma non avendo alcuna dimestichezza con il computer, la giovane Mima non riesce bene a comprendere la spiegazione di Rumi.

Sul set conosce Eri, un’attrice affermata bella e sicura di sé, e lo sceneggiatore Shibuya, a cui Tadokoro chiede una maggiore visibilità per l’attrice esordiente. All’uomo viene consegnata anche una lettera di un fan indirizzata a Mima che il manager decide di aprire al posto della ragazza, mentre lei è intenta a girare la scena sul set. Un colpo sordo interrompe tuttavia le riprese attirando l’attenzione della troupe televisiva: la lettera che Tadokoro aveva in mano è esplosa ferendolo, fortunatamente solo in maniera superficiale.

Dopo aver comprato un computer ed essersi fatta spiegare i rudimenti da Rumi, Mima cerca entusiasta il sito che la riguarda menzionato nella lettera del suo ammiratore, scoprendo che si tratta di un blog in cui viene riportata ogni azione che compie durante la giornata, descritta sin nei minimi dettagli. La scena cambia nuovamente, e i protagonisti questa volta sono Rumi e Tadokoro, impegnati a discutere sulla decisione di quest’ultimo di far intraprendere a Mima la professione di attrice. Nonostante Rumi, anche lei una ex-idol, accusi Tadokoro di aver preso una decisione sbagliata per la carriera di Mima, questi si difende dicendo che è stata una operazione commerciale, visto che il mercato delle idol sta lentamente andando in declino e non frutta più buoni guadagni. In quell’istante arriva però l’inaspettata notizia del successo dell’ultimo album delle CHAM’S, e quando Mima entra in studio le ragazze stanno festeggiando la riuscita del disco. Le buone notizie arrivano anche per Mima: il suo ruolo nella storia di “Doppio Legame” sarà più centrale, anche se il prezzo da pagare per il successo sarà quello di girare una scena di violenza sessuale. Sebbene Rumi si opponga, Mima accetta il ruolo apparentemente senza problemi, cercando di essere il più professionale possibile. Sul treno per tornare a casa, Mima vede il proprio riflesso nel finestrino animarsi, manifestazione della parte più profonda dell’inconscio della ragazza, che contesta la sua decisione di aver dato il consenso per girare quella scena.

Dopo aver ripreso la scena dello stupro, gli stessi manager si scusano con la ragazza per averle proposto qualcosa di così pessimo gusto e, nonostante Mima si dimostri forte in pubblico, appena rientra a casa sfoga tutta la sua rabbia, litigando ancora una volta con la “Mima idol”, personificazione della sua coscienza.

Il giorno seguente i notiziari annunciano la morte dello sceneggiatore appartenete alla troupe presso cui lavorava la ragazza, assassinato la notte precedente nel parcheggio degli studi.

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Mima inizia ad acquistare una popolarità sempre crescente nel mondo della recitazione: viene invitata come ospite in diversi programmi televisivi e richiesta come modella per un set fotografico organizzato da fotografo specializzato nel suo settore per gli scatti erotici. L’uomo proporrà a Mima di posare nuda per lui, offerta che la ragazza accetterà per non causare problemi al suo manager, ma di cui poi si rivelerà amaramente pentita.

Nella scena a seguire viene mostrato il sorvegliante del concerto di Mima, una figura dall’aspetto grottesco di cui la giovane avverte spesso la presenza sui set del telefilm che sta girando. L’uomo si trova nella sua stanza, interamente tappezzata dai poster di Mima, intento a scrivere una mail al sito “La stanza di Mima” sotto il nome di “Me-Mania”76. Convinto di parlare con la vera Mima, promette

di occuparsi lui dell’impostora che ha deturpato la candida immagine dell’idol.

Da questo momento la realtà oggettiva si fonde a ciò che percepisce Mima, perseguitata sia dalla figura del sorvegliante, che la ragazza vede perennemente sulla scena del set, sia dalla Mima idol, suo

doppelgänger che si manifesterà sempre più spesso nel quotidiano della ragazza, facendo sorgere in lei il

dubbio su chi sia effettivamente la vera Mima. Intrappolata nei suoi pensieri, la giovane non riesce più a distinguere cosa sia reale e cosa non lo è, le scene del telefilm si mischiano alla realtà, le battute dei personaggi diventano importanti considerazioni su quello che sta capitando alla protagonista. Persino l’assassinio del fotografo che aveva scattato il set di nudo a Mima diventa un incubo per la ragazza, che ritrova nel suo armadio i vestiti sporchi di sangue appartenenti al colpevole dell’assassinio dell’uomo. Le scene della fiction agiscono sulla psiche della protagonista che si ritrova ad immedesimarsi con il colpevole dell’omicidio del fotografo Murano.

Terminate le riprese lo studio si svuota, e mentre Mima va a cambiarsi viene aggredita da Me-Mania, in una scena che richiama molto quella della girata per la storia di “Doppio Legame”. Durante la colluttazione, la protagonista colpisce violentemente l’uomo con un martello, decretandone la morte. L’accaduto si trasforma in una scena della serie televisiva, infatti, quando Rumi torna nello studio per cercare la ragazza che stava tardando, non vi è alcuna traccia del cadavere del sorvegliante.

Accompagnata a casa da Rumi, Mima si risveglia in quella che sembrerebbe essere la sua stanza, tuttavia alcuni particolari le fanno intuire che quel posto, benché fosse identico in tutto e per tutto, non è casa sua. Insieme a lei c’è Rumi, che indossa un vestito da idol ed è fermamente convinta di essere la vera Kirigoe Mima. La donna si scaglia sulla protagonista aggredendola con un punteruolo, la stessa arma con cui era stato commesso il delitto del fotografo. Inizia quindi uno scontro tra le due donne,

76 Il nickname dello stalker si scrive “Me-Mania” ma si legge “Mi-Mania”, una sorta di contrazione tra le due parole “Mima” e “mania”.

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dapprima nell’appartamento, per poi divenire un rocambolesco inseguimento per le strade di Tokyo. Dopo essersi ferita nella lotta, Rumi rischia di essere investita da un camion, ma nonostante le circostanze, il forte legame che l’ha sempre legata alla sua manager spinge Mima ad intervenire per salvarle la vita.

Nella scena finale, una Mima più adulta e sicura di sé si reca all’ospedale psichiatrico dove Rumi è ricoverata per portarle dei fiori. Il medico conferma che ormai la donna è rinchiusa nella sua pazzia, convinta di essere l’idol Mima con soltanto pochi sporadici momenti di lucidità. A quel punto la protagonista non ha più alcun dubbio e afferma convinta: “Sì, sono io la vera Mima”.