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Il frutto di due grandi ment

Come già accennato precedentemente, questo fumetto fu pubblicato serialmente sulla rivista

Animage dal 1994 al 1995, e raccolto solo nel 2010 dalla Tokuma Shoten Publishing. Il manga ereditava

il posto che la rivista riservava a Kaze no tani no Naushika (「風の谷のナウシカ」Nausicaä della valle

del vento, Nausicaä of the Valle of the Wind) di Miyazaki, un’opera la cui pubblicazione è durata più di due

anni riscuotendo un grande successo tra il pubblico di lettori. Per questo motivo l’intento dei due autori è quello di realizzare un fumetto in grado di tenere testa al suo predecessore, una storia avvincente progettata per una pubblicazione a lungo termine. Le due opere sono simili anche nei temi: la storia di entrambe, infatti, si sviluppa in un mondo post-apocalittico causato dalla diffusione di agenti patogeni distruttivi, una foresta velenosa che rende l’aria irrespirabile e contamina la terra in Nausicaä, e un morbo misterioso e incurabile in Serafimu. La differenza tra i due progetti la si riscontra principalmente nelle atmosfere e nello stile di disegno. Lo stile cartoonizzato del fumetto tipico di Miyazaki conferisce

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al manga un’aria più fiabesca, rendendolo portatore di un messaggio idealizzato. Per quanto riguarda

Seraphimu, invece, i toni dark dell’ambientazione, accentuati da un disegno realistico, conferiscono un

certo impatto al fumetto, dipingendo il futuro peggiore che l’umanità possa incontrare.

Il manga si apre con l’introduzione dei personaggi protagonisti e la presentazione dell’universo della storia in una narrazione lenta e dettagliata. Ai primi sette capitoli del volume è affidato questo scopo, riassumendo tutte le questioni socio-politiche che hanno portato l’intero pianeta sulla soglia del baratro. Le atmosfere sono opprimenti, in un mondo i cui cieli sono diventati inagibili per il numero spropositato di stormi, mentre le città si sono trasformate in cumuli di palazzi in rovina abitati da persone ridotte alla stregua di vegetali.

La trama è elaborata ma solida, ricca di cospirazioni politiche e lotte intestine. In particolare, essendo il manga ambientato in Cina, gran parte delle pagine vengono dedicate alla descrizione dello stato cinese e della sua divisione in clan, perdendosi in una narrazione a volte fin troppo complicata che rende necessario l’uso delle numerose note da parte degli autori per riuscire a comprenderla. In questo è indubbiamente identificabile la mano di Oshii, in grado di utilizzare nozioni appartenenti a culture e civiltà, rielaborate per adattarsi alla trama dell’opera. La società del fumetto fa perno sui valori nazionalistici come unico collante per tenere unito un paese ormai disgregato. Sotto le false speranze promulgate dal direttore Ye nei suoi discorsi alla nazione, si nasconde in realtà un regime dittatoriale che si concretizza nell’applicazione della “legge del più forte”: ai malati più gravi vengono tagliati gli alimenti e lasciati morire senza dignità in grossi complessi edili abbandonati, mentre le persone sane vivevano in alloggi separati dal resto della popolazione in modo che la malattia degli angeli non si potesse manifestare. Sebbene possa sembrare una sorta genocidio, questo provvedimento drastico è il risultato di conflitti politici e razziali che vanno ben oltre alla semplice diffusione del morbo, ostilità che hanno reso gli abitanti dell’Eurasia prigionieri del loro stesso paese, spogliando gli esseri umani di qualsiasi diritto se non quello della sopravvivenza.

Oltre ai riferimenti politici e sociali riguardanti la Cina, Oshii, profondamente appassionato al cristianesimo e più in generale allo studio delle religioni, inserisce numerose citazioni inerenti alla fede cristiana e al pantheon cinese. Il morbo viene chiamato “malattia degli angeli” in riferimento alla deformazione delle ossa della schiena che rende gli esseri umani simili alle figure iconografiche tanto care ad Oshii68. I tre protagonisti portano il nome dei magi - Gaspar, Balthazar e Melchior -, e la loro

missione consiste nel portare un dono all’umanità agonizzante: Sera. Mentre gli inquisitori del tribunale

68 La figura dell'angelo ha sempre affascinato Oshii, basti pensare che il suo primo lavoro da regista di cinema d'animazione è l'OAV Tenshi no Tamago (「天使のたまご」L'uovo dell'angelo), realizzato da Studio Deen e Tokuma Shoten nel 1985.

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cinese additano l’essere che le sta crescendo in grembo come “seme del diavolo”, la ragazza viene indicata da Balthazar come “l’immacolata concezione”, unica speranza di estirpare il morbo che sta consumando gli esseri umani. Quando invece Sera si reca al templio, gli abitanti affetti dalla sindrome che si trovano nelle vicinanze si rivolgono a lei col termine “Mazu”, che significa “Antenata Madre”, in riferimento ad una divinità realmente esistente nella mitologia cinese, dea dei mari e protettrice dei pescatori. E ancora, quando l’inquisizione le infligge la pena capitale, la scena dell’esecuzione è un chiaro richiamo al brano del Vangelo della crocifissione di Cristo sul monte Golgota: tre sono le croci piantate nel terreno e Sera è legata a quella centrale. Tuttavia, mentre nell’episodio evangelico Gesù viene trafitto da una lancia, in questa scena viene appiccato un rogo, pena che la chiesa era solita applicare durante il Medioevo a coloro che venivano accusati di stregoneria.

Sera è difatti una figura avvolta dal mistero: la ragazza non parla, il suo aspetto è lo stesso di dieci anni fa e, oltre ad essere immune alla malattia degli angeli, da dieci anni porta in grembo una misteriosa creatura di cui non si sa bene l’origine o l’essenza. Di fronte a una tale serie di eventi inspiegabili le reazioni dell’uomo possono essere soltanto due, il timore o l’adorazione. Considerata una sorta di demone dall’inquisizione, è invece adorata da coloro che sono affetti dal morbo, evidenziando così anche il collegamento tra la ragazza e l’origine della malattia.

Figura 2: illustrazione di Sera, protagonista di Serafimu.

Se da un lato abbiamo come protagonista Sera, figura al limite tra l’umano e il divino, dall’altro abbiamo i tre magi, personaggi dotati di un’incredibile umanità nonché dal passato tormentato. Porre degli ostacoli sul cammino dei propri personaggi è una delle caratteristiche di Oshii, riportando a galla eventi del passato a cui dovranno far fronte. Scopriamo quindi che Balthazar, ricercatore dell’OMS, è l’uomo che ha portato via Sera dal suo villaggio d’origine – nonché primo focolaio del morbo -, rendendola così cavia di numerosi esperimenti da parte dell’organizzazione nel tentativo di sviluppare un vaccino. Mosso inizialmente dalle migliori delle intenzioni, l’uomo si sente costantemente in colpa per la sorte toccata a Sera, e l’unico modo che ha di espiare il suo peccato è quella di riportare la giovane nella terra natia, sperando che questo ponga anche la parola fine all’epidemia.

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malattia degli angeli in un campo profughi in Australia. Conosciuto come “Jacob che stermina i paesi” per via delle ripercussioni negative scaturite dalle sue indagini sul morbo, riceve dall’OMS l’incarico di unirsi al gruppo “magi” per scortare Sera in un paese dell’Eurasia. Durante la narrazione verranno alla luce alcuni particolari del passato dell’uomo: una visione rivela che Melchior aveva una moglie dalla quale stava per avere una bambina, ma a causa degli impegni dettati dal nuovo incarico non è riuscito a presenziare la parto. L’uomo è affetto dalla malattia degli angeli, la quale, tra molti altri sintomi, è anche causa di forti allucinazioni che privano l’uomo della sua voglia di vivere.

L’ultimo dei magi è il fido Gaspar, un basset hound, la razza di cani che Oshii predilige. Questo cane, di cui ci vengono fornite poche informazioni, è dotato di una grande intelligenza e forte umanità. Fedele scorta di Sera, non ha mai esitato a proteggerla quando si è trovata in situazioni di pericolo, quando la sua apparenza innocua e pacifica lascia il posto alla forza sovraumana di cui è dotato.

Come riconosciamo il marchio di Oshii nella creazione del personaggio di Gaspar, è possibile notare quello di Kon in quello di Gido, la guida che si unisce ai protagonisti durante la loro esperienza in Cina. Comparendo soltanto negli ultimi capitoli del volume, si sa poco del passato della donna. La sua terra natia, la stessa di Melchior, è stata distrutta proprio dalle controindicazioni portate dalla sua ricerca, e da allora la donna vive a Shanghai svolgendo delle mansioni ai limiti della legalità. Dal carattere maturo e determinato, riesce a tenere testa a quello irascibile di Melchior, con cui stringerà un forte legame. Dotata di una spiccata sensibilità femminile che spesso riscontriamo nei personaggi ideati da Kon, si dimostrerà un elemento fondamentale per bilanciare il gruppo di protagonisti.

Tutti i personaggi sono mossi da un forte desiderio di riscatto, ognuno si assume le colpe delle proprie azioni consci che niente potrà cancellare gli errori del passato, ciò che gli resta da fare è tentare il tutto per tutto per riportare nuovamente un barlume di speranza in un’umanità che di umano ormai ha ben poco.

Se nella prima metà del fumetto è molto forte la presenza di Oshii, nei capitoli finali prepondera lo stile di Kon, e in particolare il suo solito interesse per la componente del sogno che irrompe violentemente nella realtà. La visione di Melchior nel quindicesimo capitolo porta chiaramente il marchio di Kon: in uno stato di semi-incoscienza i ricordi di Melchior si fondono con elementi simbolici quali gli uccelli, a cui spesso si fa riferimento nel corso della narrazione, e la figura di Sera che per la prima - e purtroppo ultima - volta nel fumetto, proferisce parola. Quando la scena viene mostrata dall’esterno, il lettore comprende che quello non era semplicemente il frutto di un incubo di Melchior, bensì un tentativo di Sera di mettersi in contatto per cercare di convincere il membro più scettico e distaccato del gruppo.

Questo fumetto si presentava come l’incipit di un’opera colossale a cui sarebbe probabilmente seguita la produzione di un film. Presentato in modo entusiasta dal suo creatore e accolto positivamente

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dalla rivista ed il suo pubblico, il fumetto incontrò alcune difficoltà nel corso della sua realizzazione. Kon e Oshii iniziarono a lavorare a Serafimu con un reciproco scambio di opinioni, Kon inviava frequentemente i bozzetti delle tavole per capire in che modo dovesse disegnare i personaggi al fine di avere una buona resa. La sceneggiatura, a cui inizialmente lavorava Oshii, veniva letta dal collega che proponeva a sua volta delle idee, discutendo insieme sui punti più spinosi per giungere ad un accordo. Tuttavia, col passare del tempo, le divergenze stilistiche tra i due registi si fecero sempre più nette, creando un clima di tensione tra i due collaboratori. A testimonianza controversie tra i due registi vi sono i credits del manga, indicati come “soggetto di Oshii Mamoru e disegni di Kon Satoshi” fino alla dodicesima puntata, per poi essere modificati a partire dalla tredicesima in “di Kon Satoshi, soggetto originale di Oshii Mamoru”. Nella pubblicazione originale, mentre i primi capitoli avevano come sottotitolo “Inquisitori – Magi”, con il cambio dei credits questo è stato modificato in “Seconda serie”. Dopo un periodo di interruzione a causa dell’inconcludenza dei due autori, la pubblicazione del fumetto è stata infine definitivamente sospesa.

Riuscire a conciliare le idee di due grandi registi come Oshii e Kon è stata un’impresa impossibile, benché entrambi mirino a produrre opere che sforino i soliti canoni del fumetto e dell’animazione

mainstream, lo stile di Oshii differisce molto da quello di Kon, che il regista ha sempre visto come troppo

pretenzioso. Nel suo fumetto OPUS, Kon fa riferimento a Serafimu come “un bambino che non assomiglia ai suoi genitori”69, il regista non ha apprezzato la piega che stava prendendo il manga

definendolo “con una trama insensata, priva di alcuno scopo se non quello di mettersi in mostra”70, e

dichiarando Serafimu come il suo più grande fallimento.

69 KON Satoshi, OPUS, volume 2, Tokuma Shoten, 1995-1996. 70 OSMOND, Satoshi Kon the Illusionist.

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OPUS

OPUS ha come protagonista il fumettista Nagai Chikara alle prese con l’ultimo episodio del suo manga “Resonance”. Il fumetto viene pubblicato serialmente su una rivista periodica, e l’artista si ritrova

a discutere in merito al finale con il caporedattore: se inizialmente si pensava di chiudere la storia con un lieto fine, il mangaka decide di cambiare le sorti dei personaggi e pianifica un grande duello finale dove il cattivo della serie, Maschera, uccide e viene ucciso a sua volta da Rin, co-protagonista del fumetto. Le scadenze per la consegna delle tavole del manga sono strette, e Nagai è costretto a stare sveglio per due notti pur di cercare di terminare il lavoro in tempo, ma il sonno ha inevitabilmente la meglio e il fumettista si addormenta poco dopo aver ultimato la tavola dello scontro decisivo. Viene risvegliato da una voce, sconosciuta ma familiare, e quando alza la testa dalla sua scrivania, vede che al posto della tavola che aveva appena disegnato vi è un buco collegato ad un condotto di areazione. Alla fine di del condotto vede Rin, il personaggio che lui stesso aveva creato, con in mano la tavola dell’ultima scena del manga. Adirato, grida al suo creatore la volontà di rimanere in vita, motivazione del suo gesto. L’uomo viene inspiegabilmente risucchiato dal foglio e si ritrova proiettato nel suo stesso fumetto, precisamente nella scena dello scontro con Maschera. A salvargli la vita è Satoko, la giovane donna telepate protagonista del manga, che lo aiuta a mettersi in salvo dal nemico.

L’uomo, incredulo, è convinto che tutto ciò che sta vivendo sia semplicemente un’allucinazione dovuta alla mancanza di sonno, ma le sue ferite sono reali così come la stessa Satoko che fatica a far comprendere allo sconosciuto che quello che sta vivendo non è finzione, ma la realtà. Nagai prova a spiegare la situazione a Satoko che, sebbene stenti a crederlo, grazie al suo potere riesce a comprendere che la persona che ha di fronte non è altri che il suo creatore. La notizia fa nascere nella donna una serie di sentimenti contrastanti, dal rancore all’incomprensione del perché il suo creatore abbia designato a tutti loro un destino tanto crudele. Il fumettista si scusa con lei ammettendo di aver pensato sempre a loro come dei semplici disegni, e non avendo mai preso in considerazione l’idea che anche loro potessero avere dei sentimenti. Nonostante la vita difficoltosa che il fumettista ha stabilito per i propri personaggi, Nagai confessa a Satoko di essere legato a loro da un forte sentimento d’affetto. Una volta compresa la situazione, la ricerca della tavola sottratta da Rin ha la priorità e grazie alla telepatia di Satoko e alla conoscenza del magaka, creatore del mondo di Resonance, riescono a rintracciare Rin che si era nascosto nella casa dove vive con la sorella, anch’essa telepate, e un robot umanoide. Il ragazzo, mosso dagli stessi sentimenti d’ira di Satoko, reclama la sua volontà di vivere e dà il via ad un nuovo inseguimento a cui poi si aggiungeranno i seguaci di Maschera, dando vita ad all’ennesima battaglia tra forze del bene e forze del male. La colluttazione si fa violenta e non solo Satoko viene ferita, ma i colpi sono talmente violenti da sfondare il fondale e far precipitare nuovamente Nagai nel

60 mondo reale.

Il fumettista è di nuovo convinto che sia stato tutto frutto della sua fantasia, ma le sue convinzioni iniziano a vacillare quando ritrova un fazzoletto che Satoko aveva utilizzato per bendare le sue ferite. Ne frattempo le richieste della casa editrice si fanno sempre più pressanti e, nonostante gli venga chiesto di disegnare nuovamente la scena del finale andata perduta, per ragioni misteriose Nagai non riesce più a disegnare Rin. Preso dalla disperazione davanti alle tavole abbozzate del fumetto, il mangaka batte ripetutamente i pugni sul tavolo rompendo la pagina che ha davanti a sé e creando un nuovo varco che conduce al mondo di Resonance. Capitato in una scena in cui Satoko viene aggredita dal suo ex-capo, ormai entrato a far parte della cerchia di Maschera, l’arrivo di Nagai, che ha tratto in salvo la ragazza portandola nel suo mondo, è stato quasi provvidenziale.

Satoko è da poco giunta nella città di Tokyo, luogo in cui vive il creatore, ma subito i due si separano: Nagai ha un importante incontro con il suo redattore e Satoko ne approfitta per fare un giro alla scoperta della nuova realtà in cui si trova. Mentre la ragazza apprende dalle televisioni esposte nei negozi di elettronica che anche il mondo di Nagai è pieno di avvenimenti spiacevoli come guerre o catastrofi naturali, l’uomo confessa ai suoi superiori di voler cambiare nuovamente il finale della sua opera, tornando al progetto iniziale del lieto fine. Il capo gli intima di finire il manga al più presto, altrimenti sarebbe costretto a sospendere la pubblicazione del lavoro.

Una volta ricongiunti, il fumettista spiega a Satoko la situazione, e i due ritornano nel mondo di

Resonance sempre alla ricerca di Rin, per comunicargli l’intenzione di Nagai di cambiare il finale della

storia in modo che lui non muoia. Al loro ritorno però, l’universo di Resonance sta andando in frantumi come conseguenza della decisione della redazione di una possibile sospensione del manga. In breve tempo spariscono sia edifici che personaggi, Satoko compresa. Gli unici superstiti in un quadro completamente bianco sono Nagai, in quanto estraneo nel mondo di Resonance, e Mei, la sorella minore Rin. I due parlano del piano che Rin ha escogitato per cambiare il proprio destino: attraverso i “buchi” nei fondali del manga vuole risalire ai primi volumi della saga e uccidere Maschera quando era ancora nella sua vita precedente. Inoltre, sarà proprio Mei a restituire al mangaka una penna che aveva perso, e grazie alla quale darà nuova vita a Satoko ridisegnandola. Crea anche un drago a cavallo del quale il gruppo riesce a scappare da quell’universo bianco, passando attraverso alla copertina di uno dei primi numeri di Resonance.

Una volta tornati nel passato, il gruppo di mette sulle tracce di Rin, intrecciandosi con la trama di una giovane Satoko tormentata dalle visioni di un seriar killer di ragazzine. A indagare sul caso c’è l’ispettore Sawamura, l’incarnazione di Rin nella sua vita passata, anche lui dotato di poteri telepatici. È grazie a questi se è riuscito a mettersi in contatto con Satoko e a scoprire la vera identità del killer, colui che poi, in futuro, sarebbe diventato Maschera.

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Cercando di interferire il meno possibile col passato onde evitare di modificare il corso degli eventi, il gruppo riesce a rintracciare Rin, ma volendo rimanere fedele ai suoi programmi, il ragazzo non ne vuole sapere di ascoltare le raccomandazioni del gruppo, nonostante lui stesso sia cosciente che i rimproveri dell’autore siano fondati. A Nagai, Satoko e Mei non resta che seguire la trama fino al momento del rapimento della piccola Satoko e allo scontro tra il suo assalitore e l’ispettore Sawamura. Tutto procede come da copione e Sawamura perde la vita a causa del killer, ma un gesto involontario coinvolge in prima persona Nagai e Satoko nello scontro, il quale si risolverà solo grazie all’intervento di Rin che tuttavia subirà gravi ferite. Con la morte del killer, però, fa la sua comparsa Maschera, che grazie al suo potere manda in frantumi l’universo di Resonance.

La scena è interrotta da un telefono che suona, ma non è né in Resonance, né nell’ufficio di Nagai, bensì proprio nella casa di Satoshi Kon. Il regista viene svegliato dalla chiamata di uno dei rappresentanti della rivista su cui viene pubblicato OPUS che gli comunica non solo l’intenzione di