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Exsiccatum di Osmunda regalis L conservato in Herbarium CAG Venne

ESPLORAZIONE BOTANICA NEI TERRITORI DEL SARRABUS GERREI: STATO DELL’ARTE

Foto 19 Exsiccatum di Osmunda regalis L conservato in Herbarium CAG Venne

raccolto nel mese di luglio del 1900 da Cavara e Pirotta in località Riu Maidopis (Sinnai), nei Monti dei Sette Fratelli.

Anche il CAVARA, come fecero prima il MORIS e DELLA MARMORA, visitò l’eremo

incantevole altipiano, ove sorgeva, in antico, un convento, di cui sono ancora traccie de’muri, e restano segni di piante introdotte, così di Noci, Castagni, Olivi, Fichi, Pruni, con polle d’acqua freschissima, ombra di maestosi Lecci e Sughere e profumo delle

erbe più olezzanti” (CAVARA, 1901). Attualmente dell’eremo rimangono solo alcuni

muri a secco ricoperti dal bosco, mentre delle piante introdotte rimane un olivo in precario stato vegetativo per la crescita delle vegetazione spontanea.

La principale via di collegamento riportata nelle carte del Vecchio Catasto, denominata come “sa bia de is sarrabesus”, partiva da S. Isidoro e passando per la località di S. Pietro Paradiso, costeggiando il sistema montuoso dei Sette Fratelli e passando per le località S’Arcu de Buddui e Sedda is Caddinus, si congiungeva nella piana di Castiadas con la via proveniente da Carbonara. Nei dintorni della località di Buddui vi sono vari riferimenti del MORIS e del BARBEY, anche se ques’ultimo indagò

marginalmente i territori della Sardegna sud orientale.

La via costiera, chiamata “strada per Carbonara”, partendo da Quartu S. Elena, si ricollegava con le vie provenienti da Quartucciu, da Maracalagonis e da Sinnai, in prossimità dell’invaso del Simbirizzi, e proseguiva poi verso la costa, passando per le località di S. Isidoro e di Flumentale. Tale via era definita molto pericolosa, angusta, con molti strapiombi, e veniva usata principalmente dalle guarnigioni che periodicamente si davano il cambio nel presidio delle diverse torri di avvistamento sistemate lungo la costa, e dai piccoli proprietari terrieri che si recavano a Cagliari per vendere direttamente i propri raccolti o i prodotti artigianali. Particolarmente arduo era il passaggio in prossimità della Torre di Cala Ruinas (Cala Regina), a causa delle continue disgrazie che avvenivano in quei luoghi. Il generale

DELLA MARMORA racconta nelle sue memorie che nel periodo in cui effettuò una serie

di rilievi nella zona, fu testimone del salvataggio di una persona che scivolò con il cavallo e si salvò la vita aggrappandosi ad un cespuglio. Dopo Cala Riunas si arrivava alla fertile valle di Geremeas che risultava un tempo abitata da un certo numero di famiglie, come lo era anche la valle di Solanas. Il punto terminale di questo percorso, con una durata di circa 8 ore di cui 4 ore di strada costiera, percorribile a piedi con bestie da soma o, nella migliore delle ipotesi, a cavallo, era la “villa” di Carbonara situata a ridosso del golfo omonimo, in una posizione diversa dall’odierna Villasimius. In questa località si trovava l’unica fortezza ancora ben conservata della zona, la “Fortezza Vecchia”, di origine spagnola realizzata a protezione del litorale in un periodo in cui la “villa” di Carbonara era già deserta. Lungo la costa sono numerose le segnalazioni floristiche riportate dal MORIS per le

località Geremeas, Solanas, Capo Carbonara, Porto Giunco, sino alla Torre Vecchia, località in cui terminava la via di comunicazione. Altre testimonianze di erborizzazioni eseguite lungo questa via sono quelle di MARTELLI tra il 1894 e il 1916 per le seguenti

località: Flumini di Quartu, Geremeas e Isola dei Cavoli. Tra il 1904 e il 1905 ANGELO

CASU, uno dei pochi botanici sardi del periodo, fece delle erborizzazioni lungo la

spiaggia di Geremeas (exsiccata in CAG).

Risultavano più agevoli i collegamenti con il Gerrei anche se le ricerche botaniche interessarono molto poco questo settore, esplorato anticamente solo dal Moris con diverse indicazioni per la località Pauli-Gerrei, l’attuale S. Nicolò Gerrei. La strada collegava il Sarrabus al Campidano partendo da Sinnai in direzione Villasalto e poi lungo il letto del Flumendosa fino a Villaputzu. Questo asse viario, che ancora oggi conserva in gran parte il percorso originario (l’attuale S.S. 387), doveva la sua importanza alle attività minerarie di quelle zone tra le più ricche della Sardegna. In particolare spiccavano le miniere e la fonderia di antimonio di Villasalto ubicata in

località Su Suergiu (fitotoponimo di Quercus suber L.) e le attività estrattive della fluorite di Silius.

Le esplorazioni botaniche nella Sardegna sud orientale presentano una stasi tra il 1910 e il 1964, periodo durante il quale solo GIUSEPPE MARTINOLI eseguì alcune

erborizzazioni, tra il 1940 e il 1951, lungo la costa di Villasimius, nei dintorni di S. Gregorio e nei Monti dei Sette Fratelli. Alcuni exsiccata relativi a queste raccolte sono conservati in CAG e FI.

In questo lungo intervallo di tempo non si conoscono notizie di carattere botanico e solo MANLIO CHIAPPINI (1964) pubblicò uno studio sulla distribuzione di Barbarea rupicola Moris riportando dei dati per le montagne dei Sette Fratelli. Nello stesso

anno venne pubblicato uno studio sulla flora dello stagno di Simbirizzi ad opera di ANTONIO ONNIS (1964).

Da questo periodo in poi si osserva un continuo e maggior interesse per la botanica in tutta la Sardegna, come viene messo in evidenza dalla fondazione della Sezione Sarda della Società Botanica Italiana avvenuta il 10 aprile del 1965 e dall’organizzazione in Sardegna dell’escursione annuale della omonima Società, nel maggio del 1966. In questa occasione vennero visitate numerose località della Sardegna settentrionale, del Supramonte nella Sardegna centro orientale, per poi discendere lungo la costa orientale sino alla città di Cagliari. Nel Sarrabus vennero eseguite delle soste nella foresta dei Sette Fratelli, in particolare nella località Maidopis, dopo aver attraversato tutta la valle del Rio Cannas (ARRIGONI, 1966).

Negli stessi anni erano in corso anche ricerche relative alla distribuzione di Genista

aetnensis (Raf.) DC. in Sardegna, nel cui resoconto vengono indicate anche le

località conosciute per il Sarrabus-Gerrei (ARRIGONI et VANNELLI, 1967).

A partire dagli anni sessanta si assiste alla realizzazione delle opere di miglioramento delle principali vie di attraversamento della Sardegna sud orientale, aspetto che ha inciso notevolmente nello sviluppo delle ricerche floristiche e vegetazionali. Le principali strade che oggi attraversano l’area ricalcano in parte i vecchi tracciati e sono rappresentate dalla litoranea per Villasimius, la S.S. 125 “Orientale Sarda” e la S.S. 387 che da Dolianova conduce a Ballao e, attraverso la bassa valle del Flumendosa, giunge a S. Vito. Con lo sviluppo delle infrastrutture viarie si assiste ad una esplosione della ricerca non solo di carattere floristico e vegetazionale, ma anche di tipo corologico, ecologico, tassonomico, briologico, micologico ed etnoiatrico.

Gli studi sulla flora e/o la vegetazione lungo la costa hanno interessato l’Isola dei Cavoli (CORSI, 1963; MOSSA et TAMPONI, 1978; MOSSA et FOGU, 1987a], l’isola di

Serpentara (BOCCHIERI, 1989; BIONDI et al., 1993), Capo Ferrato (BALLERO, 1988),

Capo Carbonara e aree limitrofe (MARTINOLI, 1946; CAMARDA, 1981; CAMARDA et

BALLERO, 1981), Cala Ginepro, nei pressi di Torre delle Stelle (ORTU et MARCHIONI

ORTU, 1989). La vegetazione costiera è stata indagata per varie località: Torre

Salinas (BARTOLO et al., 1989), lungo la costa di Villasimius (MOSSA, 1989; MOSSA et

al., 2000) e tra Capo Carbonara e Capo Ferrato (DE MARCO et MOSSA, 1983). Di

particolare interesse risulta lo studio dettagliato eseguito dal botanico tedesco

ALFRED MAYER (1995), il quale ha analizzato la vegetazione della costa sarda, con

particolare riferimento all’influenza antropica che su di essa si manifesta. In questo studio vengono analizzate 18 località della costa del Sarrabus-Gerrei, partendo dalla Cala di Murtas, lungo la costa di Villaputzu, sino a Cala Regina lungo il litorale di Quartu S. Elena. Lo stato di conservazione della flora presente nelle principali spiagge del Sarrabus sono state indagate da BOCCHIERI e IIRITI (2006).

Le isole indagate lungo le coste del Sarrabus-Gerrei sono state inserite in un lavoro di insieme di ARRIGONI e BOCCHIERI (1995), mentre limitatamente alle isole

presenti lungo la costa della ex provincia di Cagliari è stata analizzata la componente endemica e rara (BOCCHIERI, 2001). I dati relativi alle orchidee che vegetano su capi,

promontori e piccole isole della Sardegna sud orientale sono riportati in un lavoro riguardante la costa sarda (BOCCHIERI et IIRITI, 2006).

Nei territori montani gli studi sulla componente floristica sono limitati ad alcuni bacini idrografici come il Rio Cannas (BALLERO, 1988) e il Flumini Cerau (MARCHIONI

ORTU, 1993), il Parco dei Sette Fratelli-Monte Genis (CAMARDA et al., 1995), mentre

la vegetazione è stata indagata lungo il letto ciottoloso di vari fiumi della Sardegna meridionale tra cui il Fiume Flumendosa, il Rio Picocca, il Rio Porceddu e il Rio di Quirra (BIONDI et al., 1995). Le formazioni boschive a Quercus ilex L. e Quercus suber L. e le cenosi a Carex microcarpa Bertol. ex Moris sono state indagate in varie

località del Sarrabus-Gerrei (BACCHETTA et al., 2001; BACCHETTA et MOSSA, 2004;

BACCHETTA et al., 2004).

Rilievi dendrometrici su alberi oggetto di rimboschimenti vennero eseguiti nella foresta demaniale dei Sette Fratelli (SANFILIPPO et LEPORI, 1971), mentre segnalazioni

di alcuni alberi monumentali sono riportati da VANNELLI (1989).

La flora presente nei pascoli del Gerrei è stata studiata sia da SARDARA e LAI

(1975) che da ARU et al. (1981). Questi ultimi rappresentano un raro esempio di

studio multidisciplinare che ha interessato il bacino idrografico del Rio S’Acqua Callenti (Villasalto), nel quale sono stati analizzati i rapporti tra suolo e copertura vegetale in aree incendiate e intensamente pascolate.

PIER VIRGILIO ARRIGONI (1983), profondo conoscitore della flora sarda,

nell’affrontare tematiche relative agli aspetti corologici della flora dell’isola, propone una suddivisione della Sardegna in territori floristici. Da queste suddivisioni si evidenzia come risultano scarsamente conosciute le aree della Sardegna sud orientale. Sono numerose anche le informazioni sulla flora del Sarrabus-Gerrei che il botanico toscano riporta nel primo volume della “Flora dell’Isola di Sardegna” di recente pubblicazione (ARRIGONI, 2006).

Varie località sia costiere che montane del Sarrabus-Gerrei sono state interessate da ricerche fitogeografiche e fitosociologiche nell’ambito degli studi relativi alla stesura della carta della vegetazione della vecchia Provincia di Cagliari (MOSSA et al., 1991), mentre sono state varie anche le segnalazioni relative al

ritrovamento di specie nuove per la flora sarda, rare e/o di interesse fitogeografico (MARCHIONI, 1967; CHIAPPINI, 1967; CHIAPPINI et DIANA, 1978; DE MARTIS et al., 1980;

MARCHIONI ORTU, 1982a; MARCHIONI ORTU, 1982b; MARCHIONI ORTU et DE MARTIS,

1982; SCRUGLI et al., 1985; MARCHIONI ORTU et ORTU, 1986; MOSSA et FOGU, 1987b;

BIANCHINI et DI CARLO, 1988; URBANI et al., 1985; MOSSA et al., 2003; KAPLAN, 2005;

IIRITI, 2006). Alcuni aspetti floristici ed ecologici degli stagni endoreici sono stati

indagati da DE MARTIS et al. (1984a; 1984b).

Di particolare interesse sono gli studi tassonomici che hanno portato alla descrizione di specie nuove per la scienza il cui locus classicus è localizzato nel Sarrabus-Gerrei. Si ricorda la specie ritrovata da Padre ALDO DOMENICO ATZEI e

IGNAZIO CAMARDA (1984), Linaria arcusangeli, con locus classicus nella località Arco

dell’Angelo. Descritto come endemismo puntiforme, indagini successive ne hanno ampliato notevolmente l’areale sia nella Sardegna sud orientale che in quella sud occidentale (MOSSA et BACCHETTA, 1999). Altre due specie il cui locus classicus è

descritte da EMANUELE BOCCHIERI (1988). Sempre CAMARDA (2003) identifica una

nuova specie, Dianthus stellaris, con locus classicus a Rocca Arricelli (Burcei).

Altri studi tassonomici hanno riguardato il genere Armeria in Sardegna e Corsica (ARRIGONI, 1970); in questi vengono analizzati i popolamenti di Armeria sardoa Sprengel ex Boissier ssp. sardoa presente su Punta Serpeddì (Sinnai) e

informazioni morfologiche ed ecologiche. Nello studio sul genere Scrophularia L. in Sardegna (VALSECCHI, 1979) vengono riportate le località del Sarrabus-Gerrei riferite

ad alcuni exsiccata presenti in Herbarium FI e SASSA. Nella revisione del genere

Santolina L. in Italia, viene indicata la presenza di Santolina insularis (Gennari ex

Fiori) Arrigoni per la parte bassa dell’alveo fluviale del Flumendosa, in territorio amministrativo di S. Vito (ARRIGONI, 1979), stazione successivamente indagata da un

punto di vista fitosociologico (ANGIOLINI et BACCHETTA, 2003). Nella revisione del

genere Aristolochia in Italia, ENNIO NARDI (1984), botanico toscano, riporta varie

località del Sarrabus-Gerrei, in particolare per le entità endemiche appartenenti al genere.

A partire dalla fine degli anni settanta sino ai primi anni novanta, sono state pubblicate da diversi autori le schede delle piante endemiche della Sardegna (ARRIGONI et al., 1976-1991) nelle quali sono numerosi i dati distributivi riportati per i

territori della Sardegna sud orientale. In questi ultimi anni sono stati eseguiti diversi studi allo scopo di aggiornare i dati relativi all’endemoflora sarda (BACCHETTA et al.,

2004; 2005), in particolare per i territori del Sarrabus-Gerrei (BACCHETTA et al., 2005).

Alcune informazioni sulla distribuzione nel Sarrabus-Gerrei di specie appartenenti al genere Helichrysum sono riportate nella revisione tassonomica per la Sardegna (BACCHETTA et al., 2003), mentre gli aspetti genetici, morfologici e

corologici di Orchis longicornu Poiret in Sardegna sono stati analizzati da CORRIAS et al. (1991) i quali indicano numerose località della Sardegna sud orientale dove la

specie è presente. Gli stessi autori dimostrano come le segnalazioni di Orchis morio L. vanno considerate errate identificazioni di Orchis longicornu Poiret.

Osservazioni cariologiche ed ecologiche hanno riguardato lo studio dei numeri cromosomici su alcune unità tassomomiche raccolte in questo territorio (SCRUGLI et

MOSSA, 1972; SCRUGLI et al., 1976).

Sono recenti gli studi eseguiti negli ecosistemi terrestri dell’Area Marina Protetta (AMP) di Capo Carbonara (Villasimius) relativi alla conservazione della biodiversità vegetale (BACCHETTA et al., 2006).

Indagini di tipo fitoiatrico hanno riguardato i territori di alcuni comuni del Sarrabus [91] mentre altre segnalazioni sono riportate nel libro sulle piante medicinali della Sardegna (BALLERO, 1982). Di recente sono stati pubblicati un contributo di

LUCIA VIEGI (1993) riguardante le specie esotiche della Sardegna e uno studio

specifico sul Sarrabus di etno-farmacobotanica nel quale oltre alla flora spontanea vengono riportate notizie sull’uso di numerose specie aliene (PALMESE et al., 2001).

Altre ricerche di carattere botanico svolte nei territori della Sardegna sud orientale hanno riguardato la flora briofitica, lichenologica, algale e micologica. Tra i primi contributi vi sono quelli di FLEISCHER (1893), MASSARI (1897), BOTTINI (1907),

TERRACCIANO (1909b) che pubblicano dei dati relativi alla flora briofitica dei distretti

granitici del Sarrabus. Successivamente ALEFFI eCORTINI PEDROTTI (1997) portano a

conoscenza parte del lavoro che il TERRACCIANO non fece in tempo a pubblicare,

estrapolando le informazioni dai suoi manoscritti. Sulla base di raccolte eseguite da

CORTINI PEDROTTI e ARRIGONI, sono note le briofite presenti nella foresta demaniale

briofitica eseguite lungo la costa hanno riguardato le isole di Serpentara e dei Cavoli (COGONI et al., 2000; 2004).

In uno studio relativo alla componente lichenologica della Sardegna, NIMIS e

POELT (1987) riportano varie segnalazioni per il Sarrabus-Gerrei. Le località montane

indagate sono le Montagne dei Sette Fratelli e l’area compresa tra il centro abitato di Burcei e Punta Serpeddì (Sinnai), mentre lungo la costa le ricerche hanno riguardato Porto S. Stefano (Capo Carbonara) e l’Isola dei Cavoli, nel territorio di Villasimius. Le indagini portarono al ritrovamento di numerose entità nuove per la scienza, una delle quali, Caloplaca rinodinae-albae Poelt et Nimis, rinvenuta proprio sull’Isola dei Cavoli, locus classicus per la specie.

La flora algale è stata indagata esclusivamente per un tratto di costa lungo il litorale di Quartu S. Elena (CHIAPPINI 1967), mentre quella micologica ha interessato territori

incendiati localizzati tra Campu Omu e Monte Cresia, in territorio amministrativo di Sinnai (BALLERO et CONTU, 1991; BALLERO et al., 1992).