• Non ci sono risultati.

Il presente studio è stato eseguito durante il triennio 2003/2006. L’obbiettivo della ricerca era quello di fornire un quadro sufficientemente completo della flora vascolare presente nei territori del Sarrabus-Gerrei. Nel primo anno è stata eseguita l’analisi bibliografica dei precedenti lavori botanici e degli exsiccata presenti in diversi erbari, allo scopo di definire lo stato delle conoscenze floristiche del territorio. Contemporaneamente è stata avviata la ricerca sul campo, intensificata durante il secondo e il terzo anno. Sono stati indagati tutti i settori dell’area di studio, dedicando maggiore attenzione per quelli in cui erano scarse le conoscenze botaniche.

Gli ecosistemi nei quali sono state svolte le ricerche sulla flora presentano una naturalità medio-alta, escludendo quelli che evidenziano notevoli modificazioni di tipo antropico. Se consideriamo la classificazione degli ecosistemi proposta da

BUCHWALD (1978), basata sul differente grado di naturalità in relazione all’impatto

umano, sono stati indagati i seguenti tipi di ecosistemi:

- naturali, privi di influenze antropiche e capaci di autoregolamentazione, limitati a pochissime zone dell’area di studio;

- quasi naturali, con una influenza antropica modesta;

- semi-naturali, ambienti con una utilizzazione estensiva da parte dell’uomo, come le aree pascolate.

Sono state escluse invece dal contesto dei territori indagati tutte le zone fortemente antropizzate, le quali hanno subito profonde trasformazioni che ne hanno fortemente ridotto la naturalità. A questa tipologia, seguendo sempre la classificazione di Buchwald, corrispondono i seguenti ecosistemi:

- agroecosistemi, caratterizzati da una produzione agro-forestale intensiva ed una limitata capacità di autoregolamentazione;

- artificiali o abiotici, che comprendono centri urbani ed industriali, gestiti dall’uomo con l’utilizzo di energia suppletiva.

Una simile classificazione degli ecosistemi venne proposta anche da ODUM

(1969) il quale propose, da un punto di vista funzionale, i seguenti tipi: - ecosistemi urbani ed industriali (sistemi non vitali);

- ecosistemi di produzione intensiva (sistemi agro-forestali); - ecosistemi di compromesso (a usi multipli: pascoli estensivi); - ecosistemi di conservazione (naturali).

Mentre gli ecosistemi di conservazione dipendono per il loro funzionamento esclusivamente dall’energia solare e possono essere definiti autosufficienti, gli ecosistemi di compromesso, di produzione intensiva, urbani ed industriali necessitano per il loro funzionamento di un crescente “imput” di energia esterna, proporzionale al loro grado di artificializzazione.

Relativamente alle specie coltivate e aliene, spesso legate agli agro- ecosistemi (secondo BUCHWALD) e agli ecosistemi di produzione intensiva (secondo

ODUM), nel presente studio sono state inserite esclusivamente le informazioni

rinvenute in bibliografia o quando la specie coltivata rappresenta un elemento sparso testimone di ex-coltivi ormai abbandonati e vegeta in compagnia di un rilevante contingente floristico spontaneo, o quando viene constatata la tendenza della pianta a naturalizzarsi.

Una breve trattazione dell’agroecosistema del Sarrabus-Gerrei viene riportata nella terza parte relativa al paesaggio vegetale.

Per quanto attiene il lavoro di identificazione dei campioni raccolti, di revisione e aggiornamento nomenclaturale sono state utilizzate numerose chiavi analitiche: TUTIN et al. (1964;1980); TUTIN et al., (1993); PIGNATTI, (1982); GREUTER et al. (1984-

1989); FIORI, (1923-1929); ARRIGONI et al. (1976-1991), ARRIGONI (2006).

Oltre a tali lavori di carattere generale sono state consultate monografie su alcuni gruppi sistematici critici e di difficile determinazione:

- per le Pteridophyta è stata utilizzata la monografia di MARCHETTI (2004), PICHI-

SERMOLLI (1977;1979),FERRARINI et al.(1986);

- per le Orchidaceae sono state utilizzate le monografie di SCRUGLI (1990)e GIOTTA et

PICCITTO (1990), integrandole dove necessario con quelle di recente proposizione sia

a livello nazionale GRÜNANGER (2001)eROSSI (2002) che europeo DELFORGE (2005),

BOÜRNERIAS, PRAT (2005). La nomenclatura adottata segue quella riportata da

SCRUGLI et COGONI (1998), aggiornata con quanto proposto da BATEMAN et al.(1997;

2003)e PRIDGEON et al.(1997);

- per le Tamaricaceae si è utilizzata la monografia DE MARTIS et al. (1984).

Nel caso di campioni dubbi, si è ricorso alla loro verifica in Herbarium CAG con analoghe specie.

Nell’elenco floristico i generi sono riportati in ordine alfabetico e le entità seguono la stessa disposizione all’interno della famiglia. Queste seguono l’ordinamento sistematico di Flora Iberica (CASTROVIEJO S. 1986-2005) secondo il sistema di:

STEBBINS (1974) per le Angiospermae; MELCHIOR et WERDERMANN (1954) per le

Gymnospermae; PICHI SERMOLLI (1977) per le Pteridophyta; ad eccezione di alcune

variazioni a seguito di recenti aggiornamenti tassonomici.

Per l’aggiornamento nomenclaturale sono stati utilizzati “An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora” (CONTI et al., 2005) e, quando disponibili, revisioni di

specifici gruppi tassonomici. Per l’abbreviazione degli autori si è seguito BRUMMIT et

POWELL (1992).

Per ogni unità tassonomica, oltre al binomio specifico o di rango inferiore, sono state inserite alcune sigle e indicazioni in extenso o abbreviate riguardanti:

- forma e sottoforma biologica secondo la classificazione di RAUNKIAER (1934)

espressa secondo le sigle di PIGNATTI (1982) sulla base delle quali è stato elaborato

lo spettro biologico; per l’endemoflora è stato seguito quanto riportato da ARRIGONI et

al. (1976-1991);

- tipo corologico in base alla codifica di PIGNATTI (1982) sulla base dei quali è stato

elaborato lo spettro corologico; per l’elaborazione dei dati riguardanti la corologia delle entità endemiche sono stati adottati i gruppi proposti da ARRIGONI et DI

TOMMASO (1991) rivisti da BACCHETTA et PONTECORVO (2005);

- ecologia e/o habitat in cui la specie si può ritrovare;

- frequenza delle specie nell’area di studio espressa con le seguenti sigle:

- indice di conservazionismo (valore di C) espresso attraverso un valore numerico compreso tra 0 e 10. Questo esprime la fedeltà delle unità tassonomiche per specifici tipi di habitat, considerando la loro naturalità, la tolleranza ai fattori di stress in essi presenti e l’eventuale disturbo antropico (TAFT et al., 1997; ANDREAS et al., 2004).

Una maggiore trattazione della presente metodologia viene proposta nel capitolo: “Valutazione dello stato di conservazione dei principali litorali sabbiosi attraverso l’analisi della flora”.

L’Indice di Conservazionismo viene applicato alle entità aliene esclusivamente quando queste si sono naturalizzate nell’area di studio (identificate con ANAT e ACOLNAT

che precedono il binomio specifico); non viene espresso per quelle coltivate (identificate con ACOL).

Inoltre sono stati utilizzati i seguenti simboli che, nei casi necessari, precedono il binomio specifico:

►: identifica una entità mai segnalata in precedenza per l’area di studio; ◄: identifica un’ entità floristica esclusa, in precedenza segnalata per errore;

A: identifica una specie aliena;

Nat: identifica una specie naturalizzata (comprende le avventizie); Col: identifica una specie coltivata;

?: esprime una situazione dubbia relativamente alla presenza/assenza dell’entità.

Talvolta più simboli vengono utilizzati (o combinati) per una stessa entità. Il simbolo “A

C“, inserito dopo il valore di C, indica l’eventuale presenza nell’Atlante

Corologico della scheda distributiva relativa all’unità tassonomica.

L’uso della dicitura “non osservata” identifica una unità tassonomica presente nell’area di studio, indicata da precedenti autori ma non osservata nel corso della presente indagine. Tali unità vengono considerate nei conteggi generali relativi alla composizione floristica dell’area di studio, lo spettro biologico e quello corologico; per queste NON viene espresso alcun dato relativo alla loro frequenza nell’area di studio e l’indice di conservazionismo C.

I dati riferiti a ciascuna unità tassonomica vengono integrati con delle informazioni organizzate nei seguenti campi:

Segnalazioni precedenti

vengono riportate le segnalazioni bibliografiche attraverso l’indicazione della località di raccolta e/o osservazione dell’entità, il comune amministrativo e, entro parentesi tonda, autore/i e anno di pubblicazione; in presenza di segnalazioni precedenti e successive al 1950 i dati vengono suddivisi in:

- Segnalazioni precedenti al 1950; - Segnalazioni successive al 1950;

Nel caso in cui un’entità sia stata segnalata esclusivamente prima del 1950 e mancano dati più recenti che confermano l’attuale presenza nell’area di studio, questa viene messa in dubbio e/o esclusa. Tali entità non vengono considerate nell’elaborazioni dei dati relativi al contingente floristico del Sarrabus-Gerrei.

vengono riportate le segnalazioni bibliografiche per le quali l’autore/i non riportano una località, ma indica/no in modo generico la presenza di una entità per l’area di studio;

Specimina visa

si riportano gli specimina visa relativi all’area di studio depositati in CAG, SS, SASSA, FI, TO, SIENA (raramente in altri erbari);

Nuovi dati distributivi

si riportano le località in cui l’entità è stata osservata e/o raccolta, il comune e, entro parentesi tonda, il quadro UTM di riferimento;

Osservazioni

vengono indicate delle precisazioni, approfondimenti e/o curiosità relative all’unità tassonomica.