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Baia di Torre Vecchia (Villasimius) Filoni basici Isola Serpentara (Villasimius).

Paesaggi e monumenti geologici

Foto 2 Baia di Torre Vecchia (Villasimius) Filoni basici Isola Serpentara (Villasimius).

L’Isola di Serpentara, distante circa 3,5 chilometri dalla suggestiva costa poco a nord da Villasimius, è dotata da una forma allungata in direzione nord-sud per circa 1300 metri ed è caratterizzata da una costa rocciosa e leggermente convessa sul lato orientale e più elevata, aspra e scoscesa, con al centro un ampia cala racchiusa da un anfiteatro roccioso, sul lato occidentale. Ad alcune centinaia di metri da essa, a settentrione, sono presenti poderosi variglioni che rappresentano la continuazione di un unica dorsale sommersa forse delimitata, sia ad est che ad ovest, da linee di frattura. La sommità dell’isola mostra un paesaggio assai movimentato, con blocchi isolati o in cumuli (thor). Le quote variano dai 20 metri circa, nei Pressi di Punta la Guardia, ai 54 metri di Torre San Luigi, massima culminazione del piccolo arcipelago di Isole del Sarrabus.

Klippe di Monte Atzeri (Villasalto).

Il Klippe di Monte Atzeri risulta essere in rilievo rispetto alle cataclasiti che lo inglobano, come un grosso dente di roccia alto parecchi metri, a causa della sua maggiore resistenza all’erosione. Il caratteristico spuntone roccioso interrompe il profilo concavo dell’ampia sella modellata nella cataclasite, che raccorda l’altopiano in Arenarie di S. Vito a sud, dalla spessa placca di calcari devoniani (Calcari di

Villasalto) a nord, questi ultimi delimitati da alte pareti precipiti sull’ampia e spettacolare vallata del Basso Flumendosa.

La Sfinge (Sinnai; Muravera).

La sfinge si presenta come un monolite dalle dimensioni non indifferenti, con una lunghezza di 15 metri circa ed altezza intorno ai 4 metri. La roccia ha assunto questa forma a seguito dell’azione degli agenti morfogenetici, soprattutto l’acqua e il vento, che hanno agito, attraverso processi di tipo sia chimico (idrolisi) che fisico, principalmente lungo i piani di disgiunzione e le diaclasi. Nella parte inferiore del monolite sono presenti solchi, vaschette, ed altre microforme di dissoluzione molto singolari. La Sfinge può essere ritenuta uno pseudo-thor formatosi sotto condizioni climatiche caldo-umide differenti da quelle attuali, da riferirsi alla fine del Neogene ed al Pleistocene.

Lo Pteridattilo (Sinnai-Muravera).

È una roccia granitoide tafonata, in cui i processi morfogenetici chimici e fisici hanno agito sulla roccia granitoide fino a farle assumere questa forma molto singolare che ricorda le sembianze di un grande animale preistorico. L’assenza di sabbione di disfacimento alla base del grande tafone è significativa di un’interruzione o di una sensibile attenuazione del processo morfogenetico sulla roccia granitica; la singolare morfologia dovette verosimilmente originarsi durante i climi caldo-umidi della fine del Neogene e del Pleistocene, più favorevoli ai fenomeni di alterazione chimica (idrolisi) di queste rocce cristalline rispetto ai climi sub-aridi attuali.

Miniera di Monte Narba (S. Vito).

Il giacimento di Monte Narba ha un andamento filoniano con direzione nord-ovest. Vi veniva estratto l’argento nativo, minerale che conferì notorietà europea e mondiale al Sarrabus e alla Sardegna. Molto di frequente l’argento risultava intimamente disseminato nei minerali, tanto da venir denominato “caffelatte” dagli stessi minatori, anche per la sua tipica colorazione; il suo aspetto era “setoso”, cioè in esilissimi filamenti od in fasci di filamenti. Attualmente l’argento si può reperire in lamelle localizzate fra i piani di rottura delle rocce e dei minerali nelle discariche della miniera. La genesi del giacimento è vulcano-sedimentaria, legata al vulcanismo sinsedimentario dell’Ordoviciano superiore; gli elementi metallici sarebbero stati introdotti nei sedimenti delle fasi idrotermali del vulcanismo sottomarino. Successivamente, i minerali sarebbero stati rimobilizzati e variamente concentrati, soprattutto lungo i sistemi di fratture, durante i fenomeni tettonici e magmatici ercinici. Monte Lora (S. Vito).

Il Monte è un bastione calcareo orientato est-ovest, che da nord si affaccia con un’erta parete selvaggia nella Valle del Flumendosa, con un dislivello di oltre 300 metri. Mentre, verso sud, il raccordo con le metarenarie della Formazione di S. Vito, avviene con un modesto solco vallivo che mette in luce una spiccata debolezza dei vari litotipi in corrispondenza della linea di accavallamento tettonica. In senso longitudinale il bastione appare dislocato in zolle da faglie nord-sud messe in risalto anche da processi erosivi. Molto interessanti, infine, sono alcune microforme carsiche presenti in superficie.

Monte Cardiga (Villaputzu).

Il Monte Cardiga ha una caratteristica sagoma trapezoidale ben riconoscibile da grandi distanze. La morfologia più o meno planare che ne caratterizza la sommità corrisponde ad una tipica superficie strutturale, coincidente con la stratificazione dei resistenti banchi conglomeratico-arenacei sommitali. L’origine di questo caratteristico altopiano si può far risalire dapprima ai processi erosivi che portarono alla peneplanazione dei rilievi paleozoici su cui poi si depositarono in discordanza i sedimenti eocenici; successivamente, all’assetto strutturale dell’area acquisito a seguito dei movimenti tettonici terziari e plio-quaternari manifestatisi soprattutto tramite faglie dirette che dislocarono i sedimenti eocenici a varie quote. Tali movimenti, inoltre, contribuirono, insieme con l’erosione selettiva degli strati eocenici, alla spettacolare formazione dei versanti a gradinata che rendono veramente particolare la conformazione dell’altopiano (Foto 3). Peculiari sono pure i cosiddetti “angurtidorgius”, ovvero pozzi e inghiottitoi di origine carsica, impostati nei litotipi più o meno carbonatici dai quali si diparte l’idrografia sotterranea che poi riemerge ai margini dell’altopiano in suggestive cascate.

Foto 3 – Salto di Quirra e Monte Cardiga (Villaputzu). Versanti a gradinata, particolare conformazione messa in evidenza dai processi erosivi.

Monte Genis (Villasalto; Sinnai).

Rilievo dalla forma complessiva di una grande cupula emergente (monadnock) in netta evidenza dal paesaggio scistoso del Gerrei (Altopiano di Villasalto) e del Sarrabus. La morfologia è molto aspra con forme tipo thor o ruderali in genere. Da esso si dominano vasti orizzonti che spaziano dai Monti del Gennargentu a nord, sino al Golfo di Cagliari a sud.

Punta Molentis (Villasimius).

La morfologia dell’area sembra essere fortemente condizionata dall’assetto strutturale. Nell’insieme il geotopo è costituito da una piatta scogliera a forma di testa d’asino, da cui deriva il toponimo, che racchiude sotto il “collo” un suggestivo stagnetto isolato dal mare da un’esile e bianchissima spiaggia sabbiosa. Lungo gran parte del perimetro peninsulare, invece, sotto l’azione diretta del moto ondoso, si concentra un minuto frastaglio di piccoli scogli isolati dagli esiti dell’abrasione marina. Oltre alla suggestiva cornice scenografica insita nei contrasti cromatici tra terra e mare e nella trasparenza dell’acqua, in corrispondenza del margine estremo di Punta Molentis si segnalano interessanti forme d’erosione nel granito, quali grandi roccioni e blocchi levigati e/o tafonati, che in alcuni casi possono dar luogo a suggestive

sculture naturali, come il grande lastrone granitico raddrizzato ben noto come “la Vela”, che sovrasta, dominandola, la suggestiva spiaggia.

Sa Perda ‘e Sub’e Pari (Sinnai).

Il rilievo di Sa Perda ‘e Sub’e Pari può essere associato ad un’imponente forma di tipo thor-inselberg alto circa 10 metri rispetto alla superficie circostante. La roccia è suddivisa da fitte litoclasi a reticolo ortogonale, per cui il disfacimento si sviluppa dall’esterno verso l’interno della roccia sana procedendo lungo tali discontinuità; inoltre, esso risulta maggiormente efficace sugli spigoli dei blocchi che sulle facce, il che comporta il loro progressivo smussamento e la tendenza dei grandi blocchi ad assumere forme subsferiche. L’evoluzione morfogenetica dipende, pertanto, soprattutto dall’assetto strutturale e dalla tessitura e composizione di queste rocce, nonché dall’azione dell’acqua e dal vento; i quali concorrono tutti all’instaurarsi dei processi di tipo chimico, fisico e complessi. Fra essi l’acqua, fungendo anche da vettore di idrolisi, è forse il più importante nella morfogenesi sia attuale che passata; in particolare, essa ha sicuramente potuto agire in modo molto intenso durante i climi caldi e umidi del Neogene e del Pleistocene, conferendo i tratti più caratteristici a questi multiformi e spettacolari paesaggi granitici.

Valle di Tuviois (Sinnai).

La valle di Tuviois mostra una morfologia relativamente morbida, modellata nel complesso metamorfico-sedimentario dell’Ordoviciano-Siluriano, alla quale si contrappongono i dirupi e le forre che l’erosione fluviale ha scavato nei potenti filoni di porfido rosso che intersecano i versanti e le valli. Il reticolo idrografico si è approfondito partendo dalla superficie del penepiano pre-eocenico e ha dato origine a numerosissime valli e vallecole incise tra i rilievi di altitudine abbastanza uniforme. La valle è percorsa dal Riu Su Predi (o Riu Tuviois), ad andamento sinuoso, in cui si inseriscono piccoli meandri, cascatelle e bruschi gradini che interrompono il profilo longitudinale del corso d’acqua a causa delle discontinuità litologiche. Negli spuntoni rocciosi che orlano la valle è possibile riconoscere ancora i resti di antichi alvei successivamente reincisi dal corso d’acqua, il quale spesso ha dovuto aprirsi il varco attraverso il tenace porfido per potere poi trovare più facili vie nelle tenere roccie scistose.

Vette Sette Fratelli (Sinnai).

Il modellamento di queste rocce avviene in funzione della diversa resistenza che hanno le varie differenziazioni litologiche in seno al granito. Così, anche nelle vette dei Sette Fratelli, dove prevale il granito a grana maggiore e più ricco in mica biotite, si ha una minor capacità di resistenza alle azioni meteoriche, mentre le cime più alte e le forme più aspre corrispondono alla varietà di granito più acido e a grana più minuta. Inoltre, nell’azione disgregatrice riveste un’importante ruolo anche la fratturazione interna (fessurazione), che porta alla tipica suddivisione in blocchi originariamente prismatici. In queste rocce, dunque, la morfogenesi dipende principalmente dalla loro struttura e tessitura, dall’acqua (come vettore di idrolisi), dall’esposizione al vento predominante e al sole. È possibile individuare spesso morfologie a thor ed alcuni rilievi isolati possono essere associati a forme residuali di tipo inselberg, che di fatto possono presentarsi anche in gruppo. Le sommità dei rilievi possono considerarsi prodotte da uno stadio di macroesfoliazione o generate dalla sovrapposizione e giustapposizione di grandi blocchi disgiunti e separati dal progressivo allargamento delle diaclasi.

GEOMORFOLOGIA

Le forme del rilievo terrestre sono il risultato dell’azione delle forze esogene, responsabili dell’erosione e del modellamento delle superfici esposte, e delle forze endogene che creano e modificano il rilievo attraverso le orogenesi e gli spostamenti tettonici. Insieme a questi due fattori si devono prendere in considerazione le condizioni climatiche che favoriscono od ostacolano determinati processi chimici e fisici sul substrato roccioso. Tra i fattori geologici è importante la litologia che comprende le caratteristiche petrografiche della roccia e le condizioni di giacitura riguardanti i rapporti tra le masse rocciose come la fratturazione, la stratificazione ed i piani di scistosità poiché svolge un ruolo importante di fronte all’erosione, condizionando i processi che guidano il modellamento del rilievo.

Le vicende geologiche che hanno interessato l’area di studio sono state determinanti per il suo sviluppo geomorfologico (ARTIZZU et PONTILLO, 1995). Infatti i

rilievi del Sarrabus-Gerrei si sono formati a seguito degli importanti fenomeni tettonici dovuti all’orogenesi Ercinica. Questi rilievi appena formati sono stati interessati da intensi fenomeni erosivi dovuti agli agenti esogeni, che ne hanno modellato i rilievi asportando gran parte del complesso scistoso metamorfico durante il Paleozoico superiore. L’azione dei processi erosivi è stata determinante per l’evoluzione della superficie terrestre poiché ha dato luogo ad una superficie di spianamento molto estesa, chiamata “penepiano post-ercinico”. Inoltre tutta la zona è rimasta emersa durante l’era Mesozoica e parte di quella Cenozoica, rendendo completa l’asportazione della copertura scistosa metamorfica in alcune zone come il Sarrabus e il Salto di Quirra, mettendo così a giorno le intrusioni granitiche sottostanti. Con l’orogenesi Alpina, durante il Cenozoico, si è avuto un rigonfiamento del rilievo che a seguito dei movimenti tettonici ha subito dei sollevamenti che hanno permesso l’incisione dei rilievi semipianeggianti, con la conseguente formazione di linee di cresta, valli, ecc. nel complesso scistoso metamorfico e l’incisione ed il modellamento dei rilievi granitici. Questa azione è durata anche nel Quaternario, durante il quale si sono creati i depositi detritici presenti nelle zone più pianeggianti.