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F ase Uno dei negoziati : diritti dei cittadini e obbLighi

Finanziari

In linea con quanto più volte ribadito sia dal presidente del Consiglio Paolo gentiloni che dal sottosegretario alle Politiche europee Sandro gozi, uno dei punti fondamentali che l’Italia ha sostenuto durante i negozia-ti riguarda la libera circolazione delle persone, definito “pilastro impre-scindibile”, sul quale è stata edificata l’Europa comunitaria8. L’obiettivo

4 Brexit: Gozi, priorità diritti dei connazionali, 4 aprile 2017, http://www.amblondra.

esteri.it/ambasciata_londra/it/ambasciata/ufficio-stampa/news/2017/04/brexit-go-zi-priorita-tutela-diritti.html.

5 Consiglio europeo, Orientamenti del Consiglio europeo (Articolo 50) per i negoziati sulla Brexit (EuCo Xt 20011/17), 15 dicembre 2017, http://www.consilium.europa.eu/it/press/

press-releases/2017/12/15/european-council-art-50-guidelines-for-brexit-negotiations.

6 Commissione europea, On the state of progress of the negotiations with the United Kingdom under Article 50 of the Treaty on the European Union (CoM/2017/784), 8 dicem-bre 2017, http://eur-lex.europa.eu/legal-content/it/TXT/?uri=celex:52017DC0784.

7 Joint report from the negotiators of the European Union and the United Kingdom Government on progress during phase 1 of negotiations under Article 50 TEU on the United Kingdom’s orderly withdrawal from the European Union (tF50/2017/19), 8 dicembre 2017, http://europa.eu/!xv97tc.

8 Sandro gozi, “Le priorità dell’Italia nei negoziati sulla Brexit”, in La Stampa, 15 settem-bre 2017,

http://www.politicheeuropee.gov.it/it/sottosegretario/rassegna-stampa/le-prio-primario del governo italiano è la difesa dei diritti acquisiti dai cittadi-ni italiacittadi-ni – circa 600 mila – residenti nel Regno ucittadi-nito. L’ue ha chiesto che coloro che sono nel Regno unito da almeno cinque anni al momento dell’uscita abbiano diritto di restare e quindi di avere il permesso perma-nente di soggiorno e lavoro, comprese le loro famiglie e i figli di eventuali famiglie che si formassero successivamente. oltre al diritto alla residenza, altre questioni collegate al tema della cittadinanza riguardano il diritto alla sanità, al riconoscimento dei titoli universitari e a un’ampia gamma di servizi delle amministrazioni pubbliche9. L’accordo concluso l’8 dicembre 2017 va nella direzione auspicata all’Italia: prevede infatti che i diritti dei cittadini europei residenti nel Regno unito e quelli dei cittadini inglesi re-sidenti nell’unione europea rimangano sostanzialmente immutati dopo la Brexit10.

Altro primario interesse dell’Italia, terzo contributore al bilancio dell’unione e con un elevato debito pubblico, è stato quello di assicurare il rispetto degli obblighi finanziari a carico del Regno Unito. Il governo italiano si è sostanzialmente allineato alle posizioni di Francia e germa-nia, cercando di limitare le ricadute economiche della Brexit. ha inoltre dichiarato di voler evitare riduzioni del bilancio, in particolare delle ri-sorse per le politiche comuni, o aumenti dei contributi a carico dei singoli Stati11. Si è invece espresso per la costituzione di un sistema compiuto di risorse proprie dell’unione e per l’utilizzazione degli strumenti già esistenti per politiche volte a garantire beni pubblici europei12. Anche su

rita-dellitalia-nei-negoziati-sulla-brexit-1. Si vedano anche le Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo straordinario del 29 aprile 2017: Ca-mera, Resoconto stenografico dell’Assemblea, seduta n. 785, 27 aprile 2017, http://documenti.

camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/sed0785/stenografico.pdf.

9 Mercedes Bresso e Roberto Stasi, “Sul caso Brexit, le priorità sono i diritti dei citta-dini”, in Huffington Post, 5 ottobre 2017, http://www.huffingtonpost.it/mercedes-bresso/

sul-caso-brexit-le-priorita-sono-i-diritti-dei-cittadini_a_23233792.

10 Commissione europea, Brexit: ci sono progressi sufficienti - così la Commissione rac-comanda al Consiglio europeo (articolo 50), 8 dicembre 2017, http://europa.eu/rapid/

press-release_IP-17-5173_it.htm.

11 Chiara Bussi, “Marco Piantini: Brexit, l’Italia chiede certezze”, in Il Sole 24 Ore, 27 novem-bre 2017, http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-11-27/marco-piantini-novem-brexit-l-ita- http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-11-27/marco-piantini-brexit-l-ita-lia-chiede-certezze-173310.shtml.

12 Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre 2017 e conseguente discussione, Senato, Resoconto stenografico dell’As-semblea, seduta n. 902, 18 ottobre 2017, p. 6-12, http://www.senato.it/service/PDF/PDF-Server/Bgt/01046694.pdf.

questo aspetto la posizione dell’Italia sembra essere stata premiata dalla prima fase dei negoziati. May ha infatti assicurato che Londra onorerà gli obblighi finanziari a suo carico e il rapporto congiunto della Commissione europea e del governo britannico ha individuato i criteri generali per il calcolo della somma dovuta, che dovrebbe essere pari a circa 40-60 mi-liardi di euro13.

Altro tema fondamentale è quello del confine tra Irlanda e Irlanda del Nord. Dublino vuole che venga mantenuta un’uniformità regolamentare sui due lati della frontiera per preservare gli scambi commerciali e i van-taggi del mercato unico in tutta l’isola. La richiesta irlandese rappresenta un serio problema per il governo britannico: significherebbe infatti gesti-re due diversi gesti-regimi commerciali nel proprio territorio, e alcuni, a partigesti-re dal partito unionista nordirlandese che appoggia il governo May, temono che questo possa rappresentare un primo passo verso una riunificazio-ne dell’isola. In liriunificazio-nea con Dublino, l’Italia ha chiesto che sia mantenuta la frontiera aperta, e dunque la libertà di circolazione per persone e merci14. Dall’accordo dell’8 dicembre non sono venute indicazioni precise su que-sto punto cruciale del negoziato sul ritiro, se non un impegno di May ad evitare la creazione di una frontiera fisica tra le due “Irlande”15.

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La seconda fase dei negoziati si è aperta a gennaio, ma si comincerà a trattare sul nuovo partenariato commerciale non prima del marzo 2018.

Si punterà ad accordi non solo in materia commerciale, ma anche di lotta al terrorismo e alla criminalità internazionale, e nei settori della difesa e della politica estera, definiti dalla May i pilastri di una futura “partnership speciale”.

Sul fronte dei rapporti commerciali si è continuato a discutere di varie proposte: il modello norvegese (Regno unito inserito nello Spazio econo-mico europeo), il modello svizzero (Regno unito inserito

nell’Associazio-13 Joint report from the negotiators of the European Union and the United Kingdom Government on progress during phase 1 of negotiations under Article 50 TEU…, cit.

14 Domenico giovinazzo, “gozi: Prima Brexit, poi nuovo accordo. Impossibile negoziato parallelo”, in Eunews, 30 marzo 2017, http://www.eunews.it/?p=81805.

15 Commissione europea, Brexit: ci sono progressi sufficienti…, cit.

ne europea di libero scambio, ma non nello Spazio economico europeo), il modello canadese (un accordo di libero scambio che eviti dazi su pro-dotti di industria e agricoltura) e il modello turco (Regno unito fuori sia dall’Associazione europea di libero scambio sia dallo Spazio economico europeo, ma incluso in un’unione doganale)16.

Il Regno unito ha chiesto un periodo di transizione di due anni durante il quale continuerebbe a far parte del mercato unico. L’unione europea si è dichiarata pronta a discuterne, a patto che in questo periodo il Re-gno unito rispetti il diritto dell’unione nella sua integralità, compresa la nuova normativa, gli impegni di bilancio, il controllo giurisdizionale della Corte europea di giustizia e tutti gli obblighi connessi17. Nel corso di una conferenza stampa sui risultati del Consiglio europeo del 14-15 dicembre 2017, il presidente del Consiglio gentiloni ha dichiarato che, se ci sarà un periodo di transizione di due anni, questo dovrà seguire il modello di partecipazione norvegese18.

In ogni caso, durante tutto il periodo transitorio il Regno unito, in quanto paese terzo, cesserà di partecipare alle istituzioni dell’ue e non potrà nominarvi o eleggervi propri rappresentanti, né potrà partecipare ai processi decisionali degli organi e enti dell’unione19. Questo apre un altro capitolo caro al governo italiano, ovvero quello della ripartizione dei 73 seggi del Parlamento europeo che saranno lasciati liberi dal Regno unito. Si è registrato un consenso diffuso su una modalità di assegnazione di almeno una parte dei seggi lasciati vacanti che favorisca un riequilibrio fra le rappresentanze nazionali, correggendo il “principio della proporzio-nalità regressiva”20. Ciò porterebbe l’Italia, che è tra i Paesi che detengono meno seggi rispetto a quelli che le spetterebbero in base alla popolazione,

16 Luigi Federico Signorini, Brexit: possibili riflessi su economia e finanza, Audizione parlamentare, 26 aprile 2017, p. 4-5, https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/inter-venti-direttorio/int-dir-2017/Signorini_Brexit_26042017.pdf.

17 Dichiarazione del presidente Donald Tusk sul progetto di orientamenti per la se-conda fase dei negoziati sulla Brexit, 8 dicembre 2017, http://www.consilium.europa.

eu/it/press/press-releases/2017/12/08/statement-by-president-donald-tusk-on-se-cond-phase-brexit.

18 Cf. il video della conferenza stampa (Bruxelles, 15 dicembre 2017), disponibile nel sito della Presidenza del Consiglio: http://www.governo.it/node/8653.

19 Consiglio europeo, Orientamenti del Consiglio europeo (Articolo 50) per i negoziati sulla Brexit, cit., par. 3.

20 È il metodo attualmente usato nella ripartizione dei seggi del Parlamento europeo per garantire anche agli Stati minori un numero di seggi significativo (sei seggi è il minimo garantito).

a ottenere tre europarlamentari in più. Con questo metodo verrebbero riassegnati però solamente 27 dei 73 seggi disponibili. Per i restanti 46 seggi, il governo italiano ha sostenuto la proposta della presentazione di liste transnazionali, un unico collegio elettorale per un gruppo di deputati che rappresentino tutto il territorio dell’unione. La proposta era già stata avanzata nel 2011, approvata dalla Commissione Affari costituzionali, ma respinta dal Parlamento in plenaria21. Secondo Sandro gozi, l’attuazione di questa proposta rappresenterebbe un progresso cruciale in quanto rappresenterebbe “l’embrione di veri partiti politici europei”22.

Infine, nel settore della sicurezza e della difesa, il governo italiano ha perseguito due obiettivi: accelerare il processo di costruzione di un’Euro-pa della difesa e favorire il mantenimento di stretti legami di cooperazio-ne con Londra. L’Italia è stata tra i paesi più attivi cooperazio-nella promoziocooperazio-ne di un salto di qualità verso la realizzazione di un’Europa della difesa, sostenen-do la recente istituzione di un comansostenen-do militare unificato per le missioni non esecutive (progetto a lungo bloccato dal Regno unito) e il successivo lancio della Cooperazione strutturata permanente (Pesco). tuttavia, con l’uscita del Regno unito, il più grande contributore europeo nel settore e uno dei pochi paesi il cui bilancio della difesa rispetta il parametro del 2 per cento del Pil, le risorse a disposizione dell’unione diminuiranno con-siderevolmente, ancor di più se si considera che il Regno unito è anche uno dei sette paesi della Nato che spendono almeno il 20 per cento del bilancio nel settore della ricerca e dello sviluppo. L’unione dovrà perciò cercare di stabilire con il governo britannico un quadro di cooperazione che permetta di condividere alcune risorse e capacità, in particolare quel-le militari, industriali, e di intelligence23.

La seconda fase dei negoziati sulla Brexit sarà sicuramente più impe-gnativa. L’Italia vi potrà giocare un ruolo determinante, come già nella prima fase, ottenendo risultati positivi e in linea con le aspettative iniziali.

Sarà fondamentale mantenere un’unità d’intenti e di posizioni fra i 27 e ribadire il collegamento non negoziabile tra l’appartenenza all’unione e il godimento dei privilegi di paese membro. Allo stesso tempo, all’Italia

21 La proposta è stata bocciata dal Parlamento europeo in plenaria il 7 febbraio 2018.

22 Ansa, Brexit: Gozi, fondamentali liste transnazionali a elezioni Ue, 15 novembre 2017, http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2017/11/14/brexit-gozifonda-mentali-liste-transnazionali-a-elezioni-ue_2efbee2b-e255-4cc3-9b38-693b12a7986f.html.

23 James Black et al., Defence and Security after Brexit. Understanding the possible impli-cations of the UK’s decision to leave the EU. Compendium report, Santa Monica, Rand, 2017, p. 40-41, https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR1786.html.

dovrà continuare a porre l’accento sul dovere di entrambe le parti di tro-vare un’intesa soddisfacente, mettendo in guardia contro i rischi di un mancato accordo. Il governo gentiloni aveva ben chiari questi obiettivi, ed è auspicabile che essi siano fatti propri e perseguiti anche dal nuovo esecutivo che si formerà dopo le elezioni del prossimo 4 marzo.

Le sfide della politica migratoria