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Une façon differente de prendre des notes La fotografia delle prove di Sophie Moscoso

Sezione prima Documento

1. Il valore del documento fotografico per la scena teatrale e performativa

1.2 Una storia della fotografia di teatro Il caso francese

1.2.2 Il Théâtre du Soleil 133 , tra letteratura, cinema e fotografia

1.2.2.2 Une façon differente de prendre des notes La fotografia delle prove di Sophie Moscoso

Il ruolo di fotografa161 incarnato da Sophie Moscoso al Théâtre du Soleil,

è piuttosto bizzarro. Se ufficialmente è Martine Franck a produrre l’immagine pubblica della compagnia e degli spettacoli, supplita nei momenti di assenza da Michèle Laurent, la fotografia della Moscoso germoglia invece su di un terreno di documentazione legata principalmente alle prove, ma solo in funzione di una visione e di un uso interno della compagnia.

A differenza della Franck, che fotografa soprattutto nella sala principale della Cartoucherie, sia durante le repliche che quando scene, costumi e personaggi sono ancora in fase di definizione, le immagini della Moscoso sono realizzate esclusivamente nella sala prove, dove lo spettacolo gradatamente prende forma e si organizza per parti.

Come annota Jean-François Dusigne, attore del Soleil e studioso dell’opera teatrale della Mnouchkine, Sophie Moscoso, in quanto “[…] assistant director, would take photographs and note down in minute detail the progress of each improvisation”162. La mansione più curiosa

dell’assistente alla regia, tra gli altri incarichi peculiari di una così stretta collaborazione, consiste dunque nel registrare minuziosamente le prove, le improvvisazioni e i relativi avanzamenti attraverso note scritte e fotografie, come la Moscoso stessa riconosce in un’intervista: 161 Sophie Moscoso lavora come assistente di Ariane Mnouchkine dal 1970 al 1997, e

in questi anni produce un’enorme quantità di fotografie in bianco e nero che descrivono i momenti salienti di vari spettacoli. Attualmente, a parte qualche rara pubblicazione, gran parte delle sue fotografie sono ancora inedite e i negativi sono conservati in un archivio personale, scarsamente frequentato. Ad oggi gli unici studiosi noti ad avere ricercato nell’archivio della Moscoso sono Chantal Meyer-Plantureux e Joel Anderson.

162 Dusigne J., Travels with the Soleil, cit. in Bradby D., Delgado M., The Parsi Jigsaw.

Internationalism and the City’s Stages, Manchester University Press, Manchester 2002, p. 137.

“La photographie fait partie de mon travail d’assistente. C’est’une façon différente de prendre de notes” e in seguito dichiara:

Je suis à ma table de travail, c’est-à-dire face à la scène, très près de comédiens. Je me déplace jamais. J’appuie sur mon appareil Rolleiflex quelque que soit la lumière, où que soient les comédiens. J’ai un téléobjectif qui me permet de cerner les expressions des visages163.

Scattando sistematicamente dallo stesso punto di vista, senza curare l’aspetto estetico né la tecnica fotografica, la Moscoso esprime un totale disinteresse nei confronti del mezzo, utile solo come blocco di appunti atto a fornire una veloce e coerente testimonianza, legittimata dal bisogno di un riscontro visivo da parte della regista.

Tuttavia, queste immagini-promemoria prese in fase di costruzione delle rappresentazioni, sembrano avere una posizione centrale nel processo strutturale, soprattutto considerato che il metodo Mnouchkine prevede una continua ricerca sul personaggio, basata su di una regolare e metodica interscambiabilità dei ruoli.

At the beginning, everything is open to everyone, no casting is done. Everyone choose the characters he feels like exploring and discovering […] Then everyone puts on costumes, makes themselves up. Finally, the group get back together, ‘concoct’ their teams, and the adventure begins. We explore…We don’t work on the play in order - be it Shakespeare or Sihanouk or the Indiade of Hélène Cixous. This is only happen much later…Little by little, not before two or three months of rehearsal have gone by, evidences of casting appear, the form becomes more elaborate164.

163 Meyer-Plantureux C., Entretien avec Sophie Moscoso, assistante de Ariane

Mnouchkine au Théâtre du Soleil, le 8 Décembre 1988 à Paris, in Meyer-Plantureux C., La Photographie de Théâtre ou la mémoire de l’éphémère, Op. cit., p. 157-158.

164 Féral J., Théâtre du Soleil – A Second Glance. An Interview with Sophie Moscoso,

Come asserisce la Moscoso, in un andamento dapprima così scomposto e indecifrabile, in cui ogni attore sperimenta vari personaggi, costumi e maschere per trovare il carattere più attinente, sono essenziali punti di riferimento che conducano all’esplorazione di un epilogo, e in questo senso le fotografie costituiscono un valido supporto.

Ma la fotografia, in quanto componente attiva del percorso, può anche essere una trappola perché rischia di paralizzare il processo su di una contingenza, impedendone l’evoluzione naturale:

Il y a un danger à trop attacher d’importance à la photographie, elle doit permettre de lire à un moment donné les progrès mais elle ne doit pas immobiliser la recherche. C’est pour cette raison que Ariane et moi ne le montrons que rarement au comédiens, parce que cela risque de freiner leur travail alors qu’ils doivent continuer à chercher - même si les photos nous montrent un travail satisfaisant à un moment donné165.

Le fotografie della Moscoso dunque, come lei stessa attesta, non sono di dominio degli attori che rischierebbero di usufruirne in modo improprio, ma servono piuttosto alla regista per esaminare i progressi della messa in scena e perfezionarne alcuni aspetti.

Per ogni spettacolo in preparazione, una selezione delle fotografie scattate dalla Moscoso viene montata in sequenza in una sorta di album, che ripercorre alcune fasi dello svolgimento della messa in scena, incluse le occorrenze collettive e condivise come la lettura iniziale del copione da parte di tuti gli attori seduti in cerchio o le istanze individuali [fig. 12].

L’assemblaggio di queste fotografie dentro album con pagine di cartone sfogliabili, arricchite da appunti e commenti scritti, ricordano da vicino i

Modellbuch brechtiani, ancora una volta assunti a riferimento di una

metodologia di lavoro ordinata e coerente. Ma il libro-modello di Brecht 165Meyer-Plantureux C., Entretien avec Sophie Moscoso, assistante de Ariane

Mnouchkine au Théâtre du Soleil, le 8 Décembre 1988 à Paris, in Meyer-Plantureux C., La Photographie de Théâtre ou la mémoire de l’éphémère, Op. cit., p. 157.

nasce in realtà con uno scopo diverso da quello del Soleil, poiché oltre a servire al regista come strumento di verifica dei dettagli, “mette in guardia dalle rappresentazioni sbagliate”166 e indica “velocità e durata

dell’esecuzione”167; ma soprattutto è pensato per essere inviato ai

produttori e ai manager interessati a comprare lo spettacolo in quanto oggetto compiuto, “[…] so detailed and exhaustive as to allow for a show to be recreated anew”168.

Nel progetto di Brecht, il ModellBuch non è altro che un modo dettagliato e completo per mostrare l’andamento dello spettacolo nella sua interezza, di renderlo pubblico per mostrarne la forza visiva. L’album di Moscoso per il Soleil invece, accessibile a lei e alla regista e solo in ragione di una verifica, o di una conferma, non ha l’ambizione di offrirsi come un oggetto di pubblico dominio né di proporre una visione esaustiva e dettagliata dello spettacolo.

La Moscoso si concentra infatti solo sulle fasi di prova degli attori, sul trucco e sul costume, senza soffermarsi sullo spazio, sulle scenografie o sulla luce, come lei stessa asserisce:

La photographie ne sert jamais de repère à la mise en espace, ni aux essais de lumière. [Quand] un personnage est prise en charge par un acteur déterminé […] il a été nourri par le travail de tous les autres et cela se voit à travers les photographies de répétitions et non dans les photographie du spectacle en représentation169.

Gli attori, i loro gesti e le loro espressioni sono dunque i protagonisti indiscussi di questi album del Soleil e come nota Joel Anderson, le loro 166 Brecht B., Theaterarbeit. Fare teatro di Bertolt Brecht. Sei allestimenti del Berliner

Ensemble, Op. cit., p. 310. 167 Ivi, p. 313.

168 Anderson J., Theatrical Photography, Photographic Theatre and the Still. The

photography of Sophie Moscoso at the Théâtre du Soleil, «About Perfomance», n. 8, Op. cit., p. 169.

169 Meyer-Plantureux C., Entretien avec Sophie Moscoso, assistante de Ariane

Mnouchkine au Théâtre du Soleil, le 8 Décembre 1988 à Paris, in Meyer-Plantureux C., La Photographie de Théâtre ou la mémoire de l’éphémère, Op. cit., p. 157-158.

fotografie - difficili da classificare poiché sembrano non appartenere alle tipiche categorie di fotografia teatrale, quindi non sono tradizionali foto di scena destinate alla stampa ma neanche una documentazione convenzionalmente intesa - sembrano piuttosto costituire una nuova tipologia, quella delle fotografie utili.

These are utilitarian photographs, wich produce and convey information that is required in reherarsal”, sostiene Anderson, evidenziando inoltre la loroprimaria autorità,

for the aesthetic and technical choices of the production. […] With Moscoso’s images for reference points, costumes, make up and masks can be tried out, and a particular configuration can be recreated even after time has passed. […] Here photography’s capacity to capture is exploited170.

L’utilità della fotografia è dunque innegabile in quanto determina scelte estetiche e tecniche da parte della Mnouchkine, che ne apprezza la praticità funzionale in grado di rassicurare e incoraggiare lo sviluppo del lavoro. La regista ammette infatti:

Les photos de travail m’éclairent et parfois me rassurent sur le progrès effectués depuis le début de répétetions. […] [Elles] permettent de constater les progrès, elles aident aussi à se rendre compte de ce qui reste à faire. A partir des photos, on étudie les erreurs dans les expressions, la tenue des corps, les tensions inutiles. Quand on est en répétitions, on ne peut s’attacher à tous les aspects en même temps; on oublie tel problème pour passer à un autre; on avance sur certains plans alors que d’autres sont laissés de côté. Quelquefois même insensiblement ou par lassitude on s’habitue à un défaut, à un erreur. La photographie permet de prendre conscience de tous les aspects à la

170 Anderson J., Theatrical Photography, Photographic Theatre and the Still. The

fois et de rectifier ce qui ne va pas. Les photographies fonctionnent comme des petits relais dans l’evolution du travail171.

Grazie agli scatti della Moscoso non solo si possono verificare genesi e sviluppo della scena, dice Ariane Mnouchkine, ma si può persino prendere coscienza di ciò che manca e di ciò che è ancora da fare, nonché degli errori da correggere, come se le fotografie potessero ontologicamente contenere l’intero resoconto di un avvenimento, compreso quello che non è accaduto.

E questo bloccare un’azione in un’immagine per mostrare quanto non ci è dato vedere assomiglia, per dirla alla Anderson, alla pratica della fotografia forense, esercitata per eseguire accertamenti sui luoghi del crimine e per le indagini delle autorità giudiziarie. Come un medico legale, la regista esamina gli indizi pregiudiziali trattenuti nelle fotografie per rintracciare elementi adeguati alla ricomposizione della storia, stabilendone così a posteriori l’elaborazione soggettiva.

“Pour moi” ribadisce Sophie Moscoso,

les photos sont plus utiles rétrospectivement car elles mesurent le chemin parcouru, […] [elles] ont en fait un rôle tre modeste”172, mentre

aggiunge la Mnouchkine “[…] elles doivent être fidèle et se montrer humble face à la création théâtrale173.

Fedeltà, umiltà, modestia, sono i termini che caratterizzano le opinioni sulla fotografia teatrale della regista del Soleil e della sua assistente, ma che si ritrovano anche in Martine Franck quando dichiara:

171 Meyer-Plantureux C., Entretien avec Ariane Mnouchkine, metteur en scène, le1er

Décembre 1988 à Paris, in Meyer-Plantureux C., La Photographie de Théâtre ou la mémoire de l’éphémère, Op. cit., p. 155.

172 Meyer-Plantureux C., Entretien avec Sophie Moscoso, assistante de Ariane

Mnouchkine au Théâtre du Soleil, le 8 Décembre 1988 à Paris, Ivi, p. 157.

173 Meyer-Plantureux C., Entretien avec Ariane Mnouchkine, metteur en scène, le1er

J’ai un grand respect pour le travail de la troupe et ce que je veut, c’est restituer ce travail. […] Je pense que pour le metteur en scène la photographie joue aussi un rôle de documentation, d’aide-mémoire tout au long de répétitions. […] Son assistante Sophie Moscoso prend des photos de travail qui aide Ariane dans l’élaboration du spectacle, qui rappellent une situation, un costume, un maquillage, un geste. […] Pour Ariane, la photographie devient un repère174.