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LA FAMIGLIA SARACENI E LE SUE ORIGIN

Nel documento Carlo Saraceni (pagine 31-35)

I CAPITOLO: LA FORMAZIONE A VENEZIA, L’ARRIVO A ROMA E LA PRIMA PRODUZIONE

1.1 LA FAMIGLIA SARACENI E LE SUE ORIGIN

L'anno di nascita dell'artista è incerto: negli Stati delle Anime della parrocchia di Santa Maria del Popolo del 1610, 1612 e 1613 si riporta che l’artista aveva rispettivamente 27, 30 e 35 anni facendone oscillare la nascita tra il 1583, il 1580 e il 1578, mentre, nel 1614, 1615 e 1616 l’artista era detto avere 35, 36 e 37 anni, il che significa che doveva essere nato nel 15792. Giulio Mancini3, inoltre, scriveva che nel 1620 Saraceni era «di età di 35 in 40 anni», collocando quindi la nascita tra il 1580 e il 1585. A sua volta Baglione4 ricordava che quando il pittore morì, nel 1620, aveva «40 anni in circa» e la stessa frase è scritta nel Registro di morte di San Marcuola dove è registrata la scomparsa di Saraceni5. Incrociando questi elementi si può desumere che l’artista, molto probabilmente, nacque intorno al 1580.

Anche sulle origini di Carlo e sulla sua famiglia si avevano poche notizie sino ad oggi. Nel suo testamento il pittore riportava solo il nome del padre, Giulio, e chiedeva di essere sepolto nella chiesa dei Crociferi6. Cicogna aveva trascritto l’iscrizione della lapide della tomba della famiglia Saraceni ai Crociferi e oggi dispersa:

«IULIO SARACENO BONONIENSI MERCATORI INDVSTRIO ET VIRO FIDE AC BONITATE CONSPICVO AMBROSIVS EX FRE. NEPOS BREVE MONVMENTVM POSVIT.        

2 cfr. Regesto alle date.

3 Mancini, (1617-21 ca.), ed. 1956-57, p. 254. 4 Baglione, 1642, pp. 145-147.

5 cfr. Regesto alla data.

IN HOC EODEM SEPVLCHRO IOANNEM SARACENVM IVLII FILIVM ET AVUNCVLVM SVVM IVLIVS COPIVS BONONIENSIS SEPELIENDVM CVRAVIT. OBIIT ANNO D.NI MDLXXIIII. DIE XVII. MENS. IANVAR»7.

Grazie ad una preziosissima indicazione di Stefania Mason, che ringrazio, ho controllato le informazioni raccolte su questo ramo dei Saraceni da Giuseppe Tassini nel suo manoscritto dedicato ai cittadini veneziani8. La famiglia quindi, apparteneva al ceto cittadino che formava nella Serenissima la classe sociale intermedia tra il popolo e la nobiltà. Tassini aveva tracciato l’albero genealogico e segnalato i nomi dei notai e le date in cui fecero testamento l’Ambrogio evocato nell’iscrizione appena citata (del 21 agosto 15469) e quello di suo padre Francesco (del 1 settembre 1511) 10. Nei loro testamenti, che ho ritrovato, Ambrogio e Francesco si definivano ambedue come bolognesi residenti in Venezia11. Erano mercanti di seta, dunque probabilmente abbienti, considerando anche che la moglie di Francesco gli aveva portato in dote 3000 ducati, una cifra abbastanza rilevante per l’epoca. Ambrogio12, che chiedeva di essere sepolto nella tomba di

famiglia nella cappella grande dei Crociferi, dove si trovava già il corpo di suo zio Giulio, aveva avuto due figli: Giovan Carlo e Giulio. Giovan Carlo fu un letterato, autore di più volumi, tra i quali una traduzione in latino dei Dialoghi d’amore di Leone Ebreo e una traduzione in italiano delle

       

7 «In onore di Giulio Saraceni di Bologna, mercante attivo e uomo degno di nota per fede e bontà, Ambrogio, nipote da parte di fratello, pose questo piccolo monumento. In questo stesso sepolcro, Giulio Copio di Bologna ebbe cura che fosse sepolto Giovanni Saraceno, figlio di Giulio e suo zio materno. Morì il 17 gennaio 1574»; Biblioteca del Museo Correr di Venezia (BMCVe), ms. Cicogna, b. 2010, Iscrizioni veneziane inedite (Chiesa di Santa Maria Assunta de’ Gesuiti), fasc. 6, c. 3, n. 33; A. PORCELLA, Carlo

Saraceni in «Rivista della città di Venezia», Anno VII, n. 9 (settembre 1928), pp. 369-412; 395-396; in seguito pubblicata in P.

PAZZI, Corpus delle iscrizioni di Venezia e delle isole della laguna veneta di Emmanuele Antonio Cicogna, II vol., Venezia 2001, p. 877.

8 G. Tassini, Cittadini veneziani, (1888) Venezia, (BMCVe, ms. P.D. c 4, vol. 4, cc. 211-212, 259).

9 Il testamento è del 21 agosto 1546 e in esso è riportata altresì la data della morte di Ambrogio avvenuta il 30 dello stesso mese; ASVe, Notarile testamenti, Atti Bonifazio Solian, b. 937, fasc. 87.

10 ASVe, Notarile testamenti, Atti Girolamo Bossi, b. 50, fasc. 134, cc. 144-145.

11 Abbiamo anche ritrovato il testamento del Giovanni Saraceni citato nell’iscrizione già ai Crociferi, che morì nel 1574. Cf. Archivio di Stato di Venezia (ASVe), Notarile Testamenti Registro, Atti Giulio Ziliol, b. 1251 VI, cc. 56v-57v. Si è ritrovato il testamento nel

Registro dei testamenti poiché il documento originale doveva essere in Notarile Testamenti, b. 1243, fasc. 321 ma, dopo averlo

consultato, si è dovuto costatare che il fascicolo è l’unico mancante nella busta. Anche lui, nel documento, viene chiamato ‘Zuane de Julio Saraceni da Bologna’ e e richiede ai suoi eredi di vendere i beni a Venezia e di ritirare i soldi depositati presso la Zecca per investirli in fondi nel bolognese.

12 Nel testamento di Ambrogio, in cui abbiamo ritrovato in calce il sigillo con il nome di «Saracenus Ambrosius» e lo stemma familiare dei Saraceni con le due spade incrociate, come ricordava essere Tassini, è annotato che risiedeva nella parrocchia di San Severo presso casa di un «magnco» Girolamo Contarini. Tuttavia, non è dato sapere dalle fonti (M. Barbaro- A. M. Tasca, Arborii de

Patrittii Veneti, ASVe, Miscellanea Codici, I, Storia Veneta, 17-23, I, c.455) se questo Girolamo ebbe un rapporto di parentela con

Pietro e Giorgio Contarini del ramo dagli Scrigni di San Trovaso, presso casa dei quali morì e fece testamento Carlo Saraceni nel 1620. Nel testamento Ambrogio richiedeva poi che ad occuparsi della sua sepoltura nella tomba di famiglia «nela capela granda» ai Crociferi fossero i confratelli della Scuola di San Marco di Venezia. Tassini, infatti, segnalava che Francesco Saraceni, padre di Ambrogio, fu confratello della scuola di San Marco. Nel testamento di Francesco da noi ritrovato non è però citata la Scuola grande di San Marco ma è riportato che questi abitava nella zona di Santi Apostoli, notizia tramite la quale abbiamo potuto ritrovare l'iscrizione di Francesco alla Scuola grande di San Marco dal 1508 fino alla morte, avvenuta il 4 settembre 1511, in un registro dei confratelli (ASVe, Scuola grande di S. Marco, Atti, b. 5).

Historiae sui temporis di Natale Conti, dedicata a Jacopo Soranzo, procuratore di San Marco13. Suo fratello Giulio ebbe a sua volta un figlio chiamato anche lui Giovan Carlo, che firmò a Venezia il 6 agosto 1600 la dedica al duca d’Urbino di un’altra opera di suo zio omonimo (morto qualche tempo prima): i Fatti d’arme famosi14. Si potrebbe pensare che quest’ultimo Giovan Carlo fosse il nostro pittore, anche se viene sempre chiamato solo Carlo negli altri documenti che lo riguardano.

Maria Giulia Aurigemma però, pubblicando una menzione negli Status animarum della parrocchia di San Marcuola riguardante gli anni 1591-94, dove viene citato un «Zo’ Carlo » insieme ai genitori Giulio e Caterina «Sarasseni», aveva supposto anche lei che fosse il pittore15.

Se il Giovan Carlo figlio di Giulio della famiglia Saraceni ricordata da Tassini va identificato con l'artista, ne consegue che questi appartenne dunque ad una famiglia cittadina benestante, il che è abbastanza raro per un pittore veneziano. Tra i pochi artisti che ebbero la cittadinanza veneziana si ricordano Giovanni Contarini e Pietro Malombra che significativamente, nel 1596, rifiutarono di iscriversi alla fraglia dei pittori additando appunto il loro status di «persone civili»16.

L'ipotesi che il ramo Saraceni tracciato da Tassini sia da identificare con quello della famiglia dell'artista e che quindi il Giovan Carlo che dedica al Duca d'Urbino il testo dello zio omonimo sia il pittore, sembrerebbe confermata dalle parole di Antonio Emmanuele Cicogna in una sua introduzione a una riedizione di una lettera scritta il 28 aprile 1573 dal letterato Giancarlo Saraceni, e indirizzata a Matteo Avogadro per le nobili nozze Avogadro-Martinengo17. Nell'introduzione Cicogna riporta, infatti, che i Saraceni vennero da Bologna a Venezia, città in cui si estinsero nel 1620 e che, tra il 1510 e il 1574, nelle iscrizioni a Venezia, repertoriate in Delle Veneziane

Iscrizioni dallo stesso Cicogna18, erano segnalati tra gli appartenenti alla famiglia: un Alessandro, un Francesco, un Giannantonio, un Giulio e un Ambrogio Saraceni, tutti esercitanti la professione di mercanti nella città lagunare. Cicogna segnala poi che di questa famiglia facevano parte altri tre personaggi: un Bernardo Saraceni, «insigne letterato» vissuto tra il XV e il XVI secolo, il nostro Carlo Saraceni detto Carlo Veneziano «pittore che molto lavorò a Roma sì a fresco che ad olio, e in

       

13 Si veda, a proposito di questo personaggio, le indicazioni di E. A. Cicogna, nella prefazione di G. SARACENI, Lettera di

Giancarlo Saraceni a Matteo Avogadro, scritta da Bergamo il 28 aprile 1573 pubblicata per le nobili nozze Avogadro-Martinengo,

Venezia, G. B. Merlo, 1851.

14 GIO. CARLO SARACENI, Fatti d'arme famosi, successi tra tutte le nationi del mondo, da che prima han cominciato a

guerreggiare sino ad hora: Cauati con ogni diligenza di tutti gli Historici, & con ogni verità raccontati da M. Gio. Carlo Saraceni,

In Venetia appresso Damian Zenaro MDC. Quest’opera viene anche menzionata da Emmanuele Antonio Cicogna anche nel Saggio

di Bibliografia Veneziana (E. A. Cicogna, Saggio di Bibliografia Veneziana, Venezia MDCCCXLVII, p. 123, n. 860) e da Marco

Foscarini nel Della Letteratura Veneziana ed altri scritti intorno ad essa, Venezia 1854 (ed. 1976, p. 306, nota 1 e p. 414, nota 2). 15 Tutti e tre erano segnati come comunicati, cresimati e abitanti in «Corte zona alli do ponti», cioè nell’attuale Rio terà S. Lonardo (ASPV, Sezione antica, Status animarum, b. 1, reg. 9, sec. XVI, f. 52 v, (parrocchia di San Marcuola); Aurigemma, 1995, pp. 117- 138; pp. 117, 129 nota 2).

16 Si veda, in proposito, Rosand, 1970, pp. 38, 39, 52 n. 157.

17 G. SARACENI, Lettera di Giancarlo Saraceni a Matteo Avogadro, scritta da Bergamo il 28 aprile 1573 pubblicata per le nobili

nozze Avogadro-Martinengo [con prefazione di Emmanuele Cicogna], Venezia, G. B. Merlo, 1851 (Biblioteca Nazionale Marciana,

Misc. C. 1816; p. 5). Esistono altre due copie della lettera presso la Biblioteca del Museo Correr.

molte parti ebbe a superare il maestro suo il Caravaggio»19 e un Giancarlo Saraceni autore della lettera agli Avogadro, che scrisse altresì dei Fatti d'arme. Cicogna aggiunge poi che quest'ultimo testo fu dedicato, dopo la morte dello scrittore il 6 agosto 1600, da un Giancarlo Saraceni, nipote dell'autore, al serenissimo Duca di Urbino e che per l'appunto dovrebbe trattarsi dell'artista.

E' interessante a tal proposito segnalare che nei Fatti d'arme famosi che ho rintracciato presso Biblioteca del Museo Correr a Venezia20, il Giovan Carlo della dedica spiega che il testo è da lui offerto al Duca per la volontà dello zio morto, nella speranza che l'opera sia «pienamente gradita, degnando d'accettar me, se non per la sua propria persona, almeno come nipote dell'Autore suo humilissimo servitore». La dedica potrebbe far supporre, sempre che si accetti l'identificazione del suo autore con l'artista, che questi ebbe dei rapporti in seguito con il Duca di Urbino per il quale, tra l'altro, lavorò anche Camillo Mariani.

Maria Giulia Aurigemma21 aveva intrapreso la ricerca dell’atto di battesimo di Saraceni e quello del matrimonio dei genitori presso la parrocchia di San Marcuola ma, come affermava la studiosa, il fondo ha purtroppo subito gravi mutilazioni e mancano proprio i libri dei battesimi dalla fine del 1570 all’inizio del 1580. La scrivente ha tuttavia individuato un registro di Pubblicazioni

matrimoniali che riporta i battesimi della parrocchia di San Marcuola dal 1575 al 158122,

includendo quindi anche il 1580, anno probabile di nascita del Saraceni. Malauguratamente il testo è impraticabile perchè in cattive condizioni conservative. Senza esito positivo si è rivelata anche la ricerca nei registri della parrocchia di San Felice, dove era segnato come residente nel suo testamento Zuane de Julio Saraceni e dove risiedeva, secondo quanto riporta Tassini, anche (Annibale) Giulio Saraceni, probabile bisnonno del pittore.

Si sono poi consultati, presso l’Archivio di Stato di Venezia, i testamenti di tutti i Saraceni vissuti nella città lagunare a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento, tra cui si registrano sei donne e un uomo abitanti in varie zone di Venezia, come Santa Croce, San Lorenzo e San Pantalon, ma senza alcun legame apparente con il pittore23.

       

19 Cicogna continua riportando che il pittore «morì a Venezia nel 1625, ove aveva avuta la culla sino dal 1585» (G. Saraceni, op. cit, 28 aprile 1573, ed. 1851, p. 5). Quest'ultima informazione non può essere ritenuta inconfutabile in quanto, come sappiamo dal testamento dello stesso artista e dal Registro dei morti di San Trovaso, dove è registrata la sua morte, questi non morì nel 1625 ma bensì nel 1620.

20 Biblioteca del Museo Correr di Venezia (BMCVe), G 1985, GIO. CARLO SARACENI, Fatti d'arme famosi, successi tra tutte le

nationi del mondo, da che prima han cominciato a guerreggiare sino ad hora: Cauati con ogni diligenza di tutti gli Historici, & con ogni verità raccontati da M. Gio. Carlo Saraceni, In Venetia appresso Damian Zenaro MDC.

21 Aurigemma, 1995, pp. 117-138.

22 ASPV, Pubblicazioni matrimoniali (parrocchia di San Marcuola), reg. 2.

23 «Saraceni Cecilia moglie di Prospero» (testamento del 7 aprile 1581; ASVe, Notarile Testamenti, Atti Contarini, b. 1166, fasc. 96), un’altra «Cecilia Saraceni» (testamento del 6 gennaio 1543; ASVe, Notarile Testamenti, Atti Cavanio Marcantoio, b. 193, fasc. 206), una «Saraceni Ermina» figlia di Stefano (testamento del 15 agosto 1571; ASVe, Notarile Testamenti, Atti Cavanio Marcantonio, b. 193, fasc. 2), una «Saraceni Saracena» figlia di Prospero (testamento del 27 marzo 1627; ASVe, Notarile Testamenti, Atti Bognolo, b. 86, fasc. 101), una «Saraceni Caterina» vedova di Pietro (testamento del 5 maggio 1528; ASVe, Notarile Testamenti, Atti Cigrigni, b. 208, fasc. 51) e una «Saraceni Andrianna» (testamento del 13 febbraio 1596; ASVe, Notarile Testamenti, Atti Beni, b. 106, fasc. 32). Si registra poi un «Saraceni Simeone» (testamento del 31 luglio 1575; ASVe, Notarile Testamenti, Atti Benedetti, b. 89, fasc. 132). Nel fondo dell' Avogaria di Comun si ricordano poi un «Saraceni Girolamo» nel 1539 (ASVe, Avogaria di Comun, b. 279,

Segnalo poi che il «Saracin Bastian q. Paolo» che paga la decima nel 1582 (e non 1581) ai Savi alle Decime come proprietario d’immobili, ricordato da Aurigemma24, non può essere identificato, come propose la studiosa, con quel «Rev.do Messer Bastiano Saraceni» presente negli Stati delle

Anime della parrocchia della Maddalena a Venezia e ritenuto parente di Carlo Saraceni, poiché il

Bastiano registrato nelle Decime è indicato come sposato25.

1.2 LA FORMAZIONE A VENEZIA: LA FREQUENTAZIONE DELLE

Nel documento Carlo Saraceni (pagine 31-35)