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Giovanni Nepomuceno, Giovanni Battista, Francesco Save- rio e Maria Tschiderer nacque a Bolzano il 15 aprile 1777 come quinto di sette fratelli da Gioacchino Tschiderer de Gleifheim e da Caterina baronessa Giovanelli de Geralburg e Hortenberg.2

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Per la biografia del Tschiderer, cfr. (in ordine cronologico e in sintesi) A. Tait, Vita del venerabile servo di Dio Giovanni Nepomuceno de Tschide-

rer principe vescovo di Trento. Ricavata dai processi di beatificazione e da autentici documenti, 2. voll., Tipografia emiliana, Venezia 1905; M. de Buol, Giovanni Nepomuceno de Tschiderer ed il suo tempo, Artigianelli, Trento

1962; E. Gatz, voce Tschiderer, in Die Bischöfe der deutschsprachigen Län-

der 1785/1803 bis 1945. Ein biographisches Lexikon, Dunker & Humblot,

Berlin 1983, pp. 765-767; A. Costa, Il beato Giovanni Nepomuceno de Tschi-

derer, Edizioni Diocesane, Trento 1994; J. Gelmi, Leben und Wirken des Fürstbischofs Johann Nepomuk v. Tschiderer (1777-1860), «Der Schlern», 69

(1995), pp. 67-85; J. Grisar, Il Vescovo di Trento Giovanni Nepomuceno de

Tschiderer e la situazione della Chiesa in Austria e nel Tirolo nel corso della prima metà del secolo XIX, Dehoniane, Bologna 1997 (originale latino, Tipo-

L’estrazione sociale era quella di un ceto patrizio insediato nella conca di Bolzano e nella Bassa Atesina, occupato (come in ef- fetti lo furono il padre e i fratelli) nell’impiego pubblico – in particolare nell’amministrazione della giustizia e del fisco –, nel commercio e nella carriera militare. Non mancano nella genea- logia dell’ultimo secolo e mezzo alcuni membri della famiglia, maschi e femmine, entrati nello stato ecclesiastico e religioso. L’ambito etnico e linguistico di appartenenza era quello tedesco. La famiglia della madre proveniva in origine dalla bergamasca, ma era ormai da più di due secoli ben radicata nella zona di Bolzano, dove si era procurata anche titoli nobiliari.3 Tuttavia,

come vedremo, la personale appartenenza sociale e nazionale non rappresentò mai per Giovanni Nepomuceno una dimensione esaustiva e rigida e ciò fu indubbiamente provvidenziale in or- dine alle gravi responsabilità pubbliche ed ecclesiali che si ri- trovò a svolgere.

È peraltro interessante osservare il ripetuto pendolarismo e alternanza di ambiti geografici e ambienti sociali diversi, come pure di incarichi e di funzioni che il Nostro si ritrovò a svolgere lungo la sua lunga vicenda terrena: egli infatti operò alternati- vamente alle latitudini estreme settentrionali e meridionali della regione tirolese, dal Vorarlberg alla Vallagarina, da Innsbruck a Trento, come pure, ora in aree rurali ora in ambienti cittadini, ora con incarichi pastorali di base sul territorio ora con funzioni di governo, ora con impieghi accademici ora con servizi opera- tivi. Sotto altro profilo si può segnalare a suo riguardo la coppia (ma non l’alternativa) ‘governo e spiritualità’.

Dopo la scuola elementare, Tschiderer frequentò dal 1786 in poi l’importante ginnasio dei frati Minori di Bolzano, di recente istituzione, dove, sulla base originaria degli influssi materni, si consolidarono in lui quegli indirizzi e impostazioni religiose ri-

1777-1860. Ein Zeit- und Lebensbild, Athesia, Bozen 1998 (il testo migliore);

H. Alexander, Der Trientner Fürstbischof Johann Nepomuk von Tschiderer

und die Lage der Kirche in Österreich und Tirol in der ersten Hälfte des 19. Jahrhunderts, «Innsbrucker Historische Studien», 22 (2000), pp. 287-292 (re-

censione al volume di Grisar). Fonti archivistiche: Archivio Diocesano Tri- dentino, Capsa Pastorali e circolari 1835-1855; ivi, Archivio Causa Tschide- rer, Capse 1-6.

maste decisive e permanenti per tutta la sua vita. A quest’epoca buona parte della famiglia del Tschiderer era trasferita, causa il nuovo impiego del padre come Esattore generale della Provin- cia, ad Innsbruck, dove giunse anche Giovanni Nepomuceno nel 1792 per gli studi filosofici e, dal 1794 al 1798, per quelli teolo- gici presso la locale Università, che era stata di nuovo restaurata dopo la degradazione giuseppina a Liceo. Lo studio accademico si concluse nel 1799 con un anno di formazione pastorale nella ‘Casa sacerdotale’. L’indirizzo di questa facoltà teologica, diret- ta da Giovanni Battista Albertini di Brez,4 e anche dell’anno pa-

storale era dichiaratamente illuministico-riformista nella tipica declinazione tardogiansenistica austriaca e dello statalismo ec- clesiastico giuseppino. La teologia che vi si insegnava risentiva fortemente del naturalismo, ‘indifferentismo’ e pedagogismo proprio di questi ambienti. Materie particolarmente esposte e coinvolte nel dibattito erano la storia della Chiesa, il diritto ca- nonico e la teologia morale.

Fino al 1782, per quasi vent’anni, aveva insegnato qui teolo- gia morale un frate minore francescano originario di Sarentino, padre Ercolano Oberrauch, esponente di una equilibrata via me- dia tra i tradizionali e ormai vieti estremismi del probabilismo gesuitico (per gli avversari: lassismo) e del rigorismo gianseni- stico. Cacciato dall’università, il francescano risiedeva nel con- vento di Schwaz e continuava ad esercitare un importante ruolo e influsso teologico e spirituale negli ambienti di Innsbruck av- versi agli indirizzi dell’Università. Tschiderer trovò in questo frate un supporto ideologico e una importante guida spirituale, in grado di dare conferma e consistenza ai propri e personali orientamenti spirituali profondamente alternativi rispetto a quel- li del suo ambiente accademico. Di solito, per quel che riguarda il periodo degli studi teologici di Tschiderer, si menzionano so- prattutto questi aspetti di conflitto ideologico e teologico. Tutta- via lo studio del giovane deve essere stato effettivamente serio e autenticamente formativo se si considera l’eccellente qualità delle sue successive prestazioni nella catechesi di base, nel-

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Su di lui cfr. M. Farina, Da Brez a Innsbruck. L’itinerario di Giambatti-

sta Albertini prete illuminato del ’700 trentino, Gruppo culturale Civis, Tren-

l’omiletica, nella predicazione spirituale e nell’insegnamento della teologia morale e pastorale, infine nell’esercizio del mini- stero episcopale. Giovanni Nepomuceno avrà bensì sempre una padronanza piuttosto scarsa della lingua italiana, aggravata an- che da un suo difetto di balbuzie, ed eviterà per quanto possibile la predicazione in questa lingua, tuttavia la grande mole di ap- punti scritti riguardanti meditazioni personali, tracce di ritiri spi- rituali, omelie e commenti biblici conservati in copia nell’Ar- chivio Diocesano Tridentino,5 così come la qualità delle sue let-

tere pastorali da vescovo,6 mostrano un livello di preparazione

teologica e una forza di pensiero di tutto rispetto, insieme a una autentica sensibilità spirituale.