• Non ci sono risultati.

Potrebbe forse apparire un’impresa non particolarmente ar- dua quanto ci è stato proposto dai curatori del convegno, ossia di indagare la dimensione più strettamente religiosa e spirituale di Giovanni a Prato:1 un uomo che fu sacerdote – oltre che poli-

tico e giornalista – e che nel corso di tutta la sua vita scrisse moltissimo, incessantemente, in ambito sia pubblico che priva- to.2 Rispetto a quest’ultimo senz’altro spicca, per dimensioni e

qualità, il vasto carteggio; e con qualità intendiamo non solo lo spessore storiografico di moltissime lettere – la biografia di Pra- to incrocia alcuni dei momenti più significativi della storia del Tirolo meridionale in particolare e dell’Impero austriaco in ge-

1

Pur essendo il saggio il frutto di un lavoro condiviso, il primo, il terzo paragrafo e l’appendice sono da attribuire a Francesca Brunet, il secondo pa- ragrafo a Michele Toss. Gli autori desiderano ringraziare, per la lettura e i suggerimenti, Mirko Saltori ed Ester Brunet.

2 Per un profilo biografico di Giovanni a Prato si deve rimandare ancora a M. Manfroni, Don Giovanni a Prato e il Trentino dei suoi tempi, Scuola tipo- litografica Figli Provvidenza, Milano 1920 e a N. Cavalletti, L’abate Giovan-

ni a Prato attraverso i suoi scritti, Museo trentino del Risorgimento e della

lotta per la Libertà, Trento 1967; per ultimo si vedano le recenti sintesi bio- grafiche di F. Adlgasser, Die Mitglieder der österreichischen Zentralparla-

mente 1848-1918. Konstituierender Reichstag 1848-1849. Reichsrat 1861- 1918. Ein biographisches Lexikon, Teilband 2: M-Z, Verlag der Österreichi-

schen Akademie der Wissenschaften, Wien 2014, pp. 965-966 e di M. Toss,

Prato, Giovanni, a, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto della Enci-

clopedia italiana (http://www.treccani.it/biografico/: in corso di pubblicazio- ne).

nerale – ma anche il tono sorprendentemente confidenziale, in- timo, piuttosto inconsueto nei carteggi dell’epoca, che egli ebbe con molti dei suoi corrispondenti. Nelle sue lettere Prato svela insomma molto di sé, delle sue opinioni, delle sue frustrazioni, di quello che pensa, con l’immediatezza e la vitalità che lo con- traddistinguono in tutte le sue produzioni testuali. Eppure egli, nei suoi scritti, parla pochissimo di religione; talvolta, invero, di questioni ecclesiastiche – che pur non si possono certo annove- rare tra i suoi argomenti preferiti – e comunque quasi sempre dalla prospettiva non tanto dell’uomo di Chiesa, quanto piutto- sto dell’uomo politico. Quest’ultima sembra essere a tutti gli ef- fetti la dimensione esistenziale nella quale egli stesso si ricono- sce in prima istanza. Prato ha insomma una collocazione piutto- sto anomala – prete e politico liberale, convinto sostenitore dell’assoluta laicità della politica – e questa anomalia, che lo rende difficilmente collocabile, si riflette anche nella sua eredi- tà, o per meglio dire nella sua mancata eredità: nonostante l’eccezionalità della sua figura, nei decenni successivi alla sua morte sembra non essere più il punto di riferimento di nessuno: né dei liberali – con cui aveva rotto lui stesso, come vedremo subito – e ancor meno dei cattolici. Naturalmente neanche dei socialisti (e non poteva essere altrimenti), con i quali avrebbe avuto tuttavia molto in comune: sia sul piano del pensiero poli- tico, sia su quello dell’attitudine ‘educativa’ dei rispettivi gior- nalismi.

Le considerazioni che presentiamo in questa sede sono il frutto di un lavoro di ricerca il cui risultato sarà la pubblicazio- ne, nel corso dei prossimi anni, di un’antologia di scritti di Pra- to, e precisamente delle lettere, degli articoli e dei discorsi poli- tici.3 Per il momento il lavoro si è concentrato sulla prima parte

del progetto, ossia l’analisi del carteggio: le nostre riflessioni sono prevalentemente basate su di esso e quindi, lo dichiariamo subito, parziali; ma in ogni caso riteniamo che queste siano le

3

Per una sintetica presentazione del progetto, coordinato e finanziato dal- la Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e dall’Accademia Roveretana degli Agiati, ci permettiamo di rinviare a F. Brunet, M. Toss, Giovanni a Pra-

to (1812-1883): verso un’antologia degli scritti e delle lettere, «Studi Trenti-

fonti – più degli articoli, più dei discorsi politici – che permet- tono di indagare i temi attorno ai quali ruota il convegno.

Per dimostrarlo prendiamo in considerazione, almeno per sommissimi capi, la principale ‘creatura’ giornalistica di Prato, il «Giornale del Trentino», che uscì per circa un anno e mezzo tra il 1850 e il 1851.4 Vediamo in una breve carrellata quali so-

no, in un semestre campione (il primo, maggio-ottobre 1850), gli argomenti degli articoli di fondo, che si possono ricondurre ad alcuni macro-temi prediletti, tutti caratterizzati da un chiaro taglio illustrativo e pedagogico: il diritto civile (alcuni fondi spiegano ad esempio le nuove e complesse leggi sul bollo, sulle imposte, sull’esonero del suolo e la proprietà fondiaria, sul nota- riato); accanto al diritto civile, i diritti civili (quindi la libertà di stampa, il diritto di associazione, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge); il diritto penale e la nuova organizzazione giudiziaria (l’introduzione del Senato di giustizia a Trento, il di- battito sull’abolizione della pena di morte, la pubblicità dei pro- cessi penali); il diritto pubblico e amministrativo (le leggi eletto- rali, l’organizzazione dei comuni ed i relativi statuti); la politica scolastica austriaca, soprattutto alla luce dei rapporti Stato- Chiesa; la politica finanziaria e la banca nazionale; alcuni temi più propriamente sociali (come la povertà dei villici nei piccoli comuni), o di politica internazionale, dove in quest’ultimo am- bito il giornale si pone come osservatorio dei progressi in senso

4

Sul «Giornale del Trentino» si veda soprattutto il recente contributo di M. Bonazza, Ripiegamento psicologico e riconversione giornalistica nell’Ita-

lia del Neoassolutismo. Giovanni a Prato e il «Giornale del Trentino», in F.

Rasera (ed.), Trento e Trieste. Percorsi degli italiani d’Austria dal ‘48 all’an-

nessione, Atti del convegno (Rovereto, 1, 2, 3 dicembre 2011), Accademia

roveretana degli Agiati - Osiride, Rovereto (Tn) 2014, pp. 35-62; ma anche F. Huber, Grenzkatholizismen. Religion, Raum und Nation in Tirol 1830-1848, V&R unipress, Göttingen 2016, pp. 344ss., oltre che i più risalenti D. Monti- ni, “Il Giornale del Trentino” del Barone Giovanni a Prato, «Tridentum», 14 (1912), fasc. VII-VIII, pp. 347-355; Giovanni a Prato giornalista, «L’Alto Adige», 15-16 febbraio 1913, n. 38; P. Pedrotti, Si pubblicava un secolo fa

“Il giornale del Trentino”, «Corriere Tridentino», 7-8 aprile 1950; A. Zieger, Stampa cattolica trentina (1848-1926), Seiser, Trento 1960, pp. 15ss.; N. Ca-

valletti, L’attività giornalistica di Giovanni a Prato, in Atti del VII congresso

nazionale di storia del giornalismo (Trento-Trieste, 31 maggio-5 giugno

1968), a cura dell’Istituto nazionale per la storia del giornalismo. Comitati provinciali di Trieste e Trento, Trieste 1972, pp. 333-353.

liberale o delle svolte reazionarie negli altri paesi italiani ed eu- ropei (nei primi numeri particolare attenzione è riservata ad esempio alla contemporanea introduzione delle leggi Siccardi nel Regno di Sardegna, accolte molto favorevolmente da Pra- to).5

Si tratta insomma di temi assolutamente inediti – e assoluta- mente laici – che fanno del «Giornale del Trentino» una pubbli- cazione moderna (specialmente se si considera la scarsa vitalità del giornalismo trentino a quest’altezza cronologica) usata da Prato come mezzo di educazione, in un certo senso come servi- zio pubblico per i cittadini cui venivano spiegate in modo chiaro leggi, diritti e argomenti altrimenti poco (e per pochi) afferrabi- li: in altre parole, uno strumento di formazione di un’opinione pubblica consapevole e libera.6

È in questo senso estremamente significativo osservare come Prato ed il suo giornale venissero percepiti dai loro ‘nemici’ in ambito cattolico. «La civiltà cattolica» ne è un esempio lumino- so: se di Antonio Rosmini essa parla come di un avversario reli- gioso (lo nomina, lo discute, lo critica: lo prende insomma in considerazione), quando invece entra in polemica, e non rara- mente,7 con il «Giornale del Trentino» – che tratta alla stregua

5

Cfr. M. Garbari, Giovanni a Prato e il mondo italiano, «Atti della Acca- demia roveretana degli Agiati», 234 (1984), s. VI, v. 24, fasc. A, pp. 17-55: 25ss.

6 Secondo Bonazza, Ripiegamento psicologico, p. 42, l’attività giornalisti- ca di Prato è da intendersi sia quale «surrogato dell’attività politica, frustrata e ormai impraticabile», sia soprattutto «come occasione per una ricostruzione dal basso della base sociale liberale e riformista, che aveva mostrato tutta la sua labilità di fronte alla facile repressione delle sollevazioni quarantotte- sche».

7 Gli articoli polemici de «La civiltà cattolica» nei confronti del «Giornale del Trentino» sono relativamente numerosi, se commisurati alla diffusione circoscritta di quest’ultimo. In un certo senso si potrebbe dire che, indiretta- mente, «La civiltà cattolica» contribuì alla notorietà del giornale pratiano. Del resto lo esplicita lo stesso giornale gesuita in una sua ironica ed indignata de- nigrazione di alcuni articoli di Prato sul socialismo e sul comunismo: «I pre- fati articoli sono per verità un capolavoro e meritano d’essere immortalati; ed è per questo che noi ci siamo deliberati di dar loro una notorietà alquanto più ampia che non è quella a cui essi possono aspirare nel ristretto giro dei lettori del Trentino»: Socialismo e comunismo – Giornal del Trentino dal num. 73 al

di un foglio rivoluzionario,8 mazziniano,9 pieno di «insidiosi

[…] lacciuoli»10 – non menziona mai il nome del suo direttore, e

ancor meno che si tratta di un prete: Prato è insomma, per il giornale dei gesuiti, qualcosa d’altro, di totalmente al di fuori del dibattito religioso.

Alla luce di questa premessa, vorremmo qui di seguito tratta- re due aspetti: anzitutto, la dimensione più specificamente ec- clesiastica dell’esperienza biografica e politica di Prato, con particolare riguardo al suo rapporto difficile e problematico con la Chiesa, con la quale ebbe più volte a scontrarsi fino al drasti- co e amaro epilogo della sua carriera politica; in secondo luogo, la dimensione più specificamente religiosa e spirituale della sua esistenza, per quanto le fonti consentono, almeno, di intuire.