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La fede cattolica alla prova del Concilio Vaticano

verrà pubblicata in un libro separato ai primi di ottobre coi tipi di A Caumo.

3. La fede cattolica alla prova del Concilio Vaticano

Vi è un particolare momento, nella biografia di Prato, in cui gli avvenimenti che la intersecarono lo costrinsero, per così dire, a manifestare per iscritto il suo orientamento religioso e spiri- tuale: ci riferiamo al Concilio Vaticano I, all’approvazione della

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Ibidem.

49 Prato a Giovanni Rizzi, Magré, 30 luglio 1874 in APTn, FaP, n. 1389.2, cc. 535-536.

50 Prato a Luigi Baruffaldi, Trento, 7 gennaio 1875 in AAA, LB, 857.3. La lettera è trascritta integralmente in S. Benvenuti, La revoca del voto del depu-

tato Giovanni a Prato a favore delle leggi confessionali, «Bollettino del Mu- seo del Risorgimento e della lotta per la libertà», XXXIV (1985), 1, pp. 9-12.

51 Prato a Giovanni Rizzi, Magré, 30 luglio 1874 in APTn, FaP, n. 1389.2, cc. 535-536.

costituzione dogmatica Pastor aeternus sull’infallibilità papale e alle conseguenti reazioni di protesta all’interno del mondo cat- tolico. Non è naturalmente questa la sede per seguire da vicino le vicende conciliari, nelle quali Prato fu coinvolto ancor prima che il Concilio avesse inizio: invitato a Firenze al principio del 1870, venne consultato da alcuni esponenti del governo italiano sull’opportunità di una qualche ingerenza del Regno, attraverso rappresentanti ufficiali, negli affari del sinodo, di cui si preve- devano gli esiti in tema di infallibilità papale – ingerenza che Prato sconsigliò.52 La visita fiorentina fu in realtà per Prato

un’occasione imperdibile per sottoporre all’attenzione degli il- lustri interlocutori il suo argomento preferito, ossia la causa dell’indipendenza trentina: a Tommaso Gar raccontò che, duran- te il colloquio con il ministro Lanza, «cominciata la conversa- zione sull’affare del Concilio, la trasportammo immediatamente alla questione del Trentino».53 D’altra parte, ebbe ancora a rife-

rire a Gar, «non mi pare che il governo del Re dia quì grande importanza alle cose del Concilio. Almeno posso assicurare, che né Tegas [rappresentante del ministero degli Interni] né Lanza, coi quali conferii ripetutamente, manifestarono alcun desiderio che io mi occupassi della questione della infallibilità».54

Quello su cui vorremmo però attirare l’attenzione sono i suc- cessivi contatti che Prato instaurò con i dissidenti tedeschi più radicalmente antinfallibilisti (i cosiddetti veterocattolici, o vec- chi cattolici). Prato simpatizza con questo movimento, ne è inte- ressato, ma ne prende anche le distanze. Il motivo lo spiega in una lunga lettera scritta nel novembre del 1872 all’amico abate Giuseppe Sandonà, suo vecchio compagno di studi negli anni della formazione viennese, che vale la pena di pubblicare inte- gralmente perché interessante a vari livelli. In essa Prato trat- teggia la situazione dei dissidenti in Germania e in particolare nelle diocesi di Ermeland e di Monaco; racconta di essere stato

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La vicenda è ricostruita in Garbari, Giovanni a Prato, pp. 37-38 e 47- 49.

53 Prato a Tommaso Gar, Trento, 21 febbraio 1870 in BCT, BCT1- 2243/4, nn. 30-32. La lettera è trascritta integralmente in Deambrosis, Conci-

liatoristi e riformisti italiani, pp. 302-304.

54 Prato a Tommaso Gar, Firenze, 2 febbraio 1870 in BCT, BCT1-2243/4, n. 34.

invitato ai primi due congressi veterocattolici, cui però non vol- le partecipare ma di cui tuttavia è minuziosamente informato, tanto da scriverne una sorta di verbale all’amico Sandonà; no- mina le personalità legate all’universo dissidente con cui è in contatto più o meno assiduo (i ‘leader’ del movimento Ignaz von Döllinger e Johannes Friedrich, il parroco veterocattolico di Königsberg Grünert, il direttore del bolognese «Rinnovamento cattolico» Giovanni Cassani, il senatore Terenzio Mamiani, il giornalista e deputato Ruggiero Bonghi),55 da cui si evince una

trama di conoscenze entro la quale Prato ricopre la funzione di mediatore (e si potrebbe dire anche, letteralmente, di tradutto- re)56 tra mondo tedesco e mondo italiano. A quest’ultimo propo-

sito, nella lettera con cui declinava l’invito a partecipare al se- condo congresso veterocattolico57 egli si mostra perfettamente

consapevole di questo suo ruolo, definendosi «punto d’unione o dirò meglio di communicazione tra quei partiti cattolici delle due nazioni, che combattono d’accordo la preponderanza nella Chiesa della famosa Compagnia [di Gesù]»).

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Dei rapporti di Prato con importanti figure legate al movimento e al giornalismo veterocattolico o in generale cattolico riformista, diversi dei quali menzionati anche nella lettera sotto trascritta e a loro volta in contatto con altre personalità di spicco nel panorama religioso internazionale, riferisce det- tagliatamente Deambrosis, Conciliatoristi e riformisti. Si segnala che alcune delle lettere di Prato a Döllinger, conservate presso la Staatsbibliothek di Mo- naco di Baviera, sono trascritte in A. Sala, Ignaz von Döllinger und die italie-

nische politisch-kulturelle Welt im 19. Jahrhundert. Tesi di laurea, Università

degli Studi Ca’ Foscari di Venezia, Facoltà di lingue e letterature straniere, a.a. 1981-1982, vol. II, pp. 162-167, 312-313, 235-237 e in Cavalletti, L’aba-

te Giovanni a Prato, pp. 307-314. In quest’ultimo testo (pp. 307-308) è tra-

scritta anche una lettera di Prato all’arcivescovo di Kalocsa Lajos Haynald – oppositore nel corso del Concilio del dogma dell’infallibilità – che di Prato era stato compagno di studi a Vienna.

56 Deambrosis, Conciliatoristi e riformisti, pp. 287, 305-306 e 309 rico- struisce alcuni episodi in cui Prato collaborò ai rapporti tra veterocattolici te- deschi e simpatizzanti italiani proprio attraverso le sue traduzioni: ad esempio di una lettera di Grünert, pubblicata nel bolognese «Rinnovamento cattolico», o di una lettera di Friedrich per la fiorentina «Italia Nuova».

57 Prato al Comitato cattolico centrale per i paesi renani e la Westfalia (minuta), 5 settembre 1872, in Archivio di Stato di Trento (d’ora in poi ASTn), Archivio Giovanni Battista a Prato (d’ora in poi GP), fasc. 28, n. 18, integralmente trascritta in Deambrosis, Conciliatoristi e riformisti, pp. 306- 308.

La lettera offre poi uno spunto interessante per osservare il fenomeno della diffusione della stampa ‘militante’ attraverso i contatti personali: Prato indica a Sandonà la persona – il rovere- tano don Francesco Paoli – presso cui poteva procurarsi il «Rin- novamento cattolico»; sappiamo poi dal carteggio di Prato con Grünert che anche quest’ultimo riceveva lo stesso giornale da Prato e che a sua volta lo inoltrava al professore di dommatica a Braunsberg Andreas Menzel. Da parte sua Grünert inviava gra- tuitamente a Prato il giornale da lui diretto, il «Katholik», e gli chiedeva aiuto per diffonderlo anche in Tirolo.58 Sarebbe per al-

tro auspicabile, nell’ottica di uno studio sulla storia della diffu- sione delle idee, ricostruire più precisamente la rete e le direzio- ni degli itinerari transnazionali di queste pubblicazioni.

L’amicizia di Prato con don Paoli, come quella con lo stesso Giuseppe Sandonà, entrambi molto vicini a Rosmini, suggerisce inoltre una certa, se non affinità spirituale, almeno consuetudine anche con questo ambiente cattolico: quanto il pensiero di Ro- smini – che, come sopra ricordato, di Prato era stato maestro – abbia tuttavia avuto una effettiva influenza sull’abate, al di là della generica ammirazione che egli occasionalmente espresse nei confronti del filosofo roveretano,59 è ancora tutto da indaga-

re.

58

Si vedano le lettere di Grünert a Prato in ASTn, GP, fasc. 7, n. 69, citate o trascritte in Deambrosis, Conciliatoristi e riformisti, pp. 278 e 308-309.

59 Si veda ad esempio la lettera di Prato a Francesco Paoli, Trento 12 maggio 1882, in Archivio Generalizio dell’Archivio Storico dell’Istituto della carità – Stresa (Vb), Collegio Rosmini, trascritta in E. Menestrina, Rosmini

l’uomo e il santo, vol. 2: Testimonianze di Trentini, Fede & Cultura, Verona

2010, pp. 52-54 (da noi esaminata in minuta: ASTn, GP, fasc. 16, n. 16, tra- scritta in N. Cavalletti, L’abate Giovanni a Prato, pp. 315-317). Rispondendo dettagliatamente a una lettera circolare di don Paoli, intenzionato a «chiedere l’apertura di un processo informativo sulle virtù di Antonio Rosmini», Prato non solo manifesta la propria opinione sul filosofo (che definisce «uomo di natura superiore», «piissimo e dottissimo Sacerdote, del quale non dubito che il nome a suo tempo brillerà tra quelli dei santi dottori della Chiesa, che si ve- nerano sugli altari»), ma tratteggia anche le occasioni in cui egli ebbe contatti diretti con lui: da allievo del seminario di Trento nel 1831; da insegnante al ginnasio di Rovereto, negli anni ’40, allorché Rosmini visitava periodicamen- te la città; da segretario alle corrispondenze nell’Accademia degli Agiati, nel 1847, quando Rosmini ne era presidente. Dopo la morte di quest’ultimo Prato si fece inoltre promotore del progetto di raccolta fondi per un monumento in

Fig. 4 - Giovanni a Prato, 1874 («Der Floh», 13 giugno 1874, n. 24). Prima pagina del giornale satirico viennese «Der Floh», 13 giugno 1874, n. 24. L’immagine allude alle pressioni che la Chiesa esercitò su Giovanni a Prato (minacciando la sospensione a divinis) affinché egli ritirasse il proprio voto espresso al parlamento austriaco a favore delle leggi confessionali. Il giornale commenta la vignetta definendo quanto subìto dall’abate un esempio di «inquisizione medievale», praticata «in forme moderne».