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EMPORIO ARMANI P/E 2015, IL BLUETTE È IL NUOVO BLU ARMAN

1.3. Fashion Magazine

È tra i magazine online di moda e business più famosi tra gli addetti ai lavori, specialmente per quella newsletter quotidiana che informa sugli ultimi avvenimenti e sulle questioni economiche più importanti del fashion system. La differenza rispetto ad altre riviste online è evidente non tanto nel seguente articolo che analizzeremo in questa sede (anche se, come si noterà, il punto di partenza è molto diverso rispetto a quello di altri articoli già trattati), ma soprattutto nei pezzi dal taglio economico e finanziario.

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(«fashionmagazine.it» – 18 settembre 2014)

Re Giorgio boccia il calendario «compresso» delle sfilate milanesi

«Un calendario sbagliato»: così, a margine della sfilata di Emporio Armani, Giorgio Armani ha bollato senza appello l’edizione di Milano Moda Donna in corso. Lo stilista si è schierato contro il programma «compresso» delle sfilate milanesi, da mercoledì 17 a lunedì 22 settembre, molto più breve e affollato di quello di New York e Parigi.

Per la verità, è stato lui, spostandosi dalla giornata di chiusura (in cui solitamente sfilava) a sabato 20 settembre con la prima linea Giorgio Armani, a determinare questo “accorciamento” del calendario, perché, senza un grande nome di richiamo, “the last day” si è di fatto svuotato di contenuti e significato. Quindi, non solo è “saltato” un giorno, ma anche lunedì 22 risulta "debole". Ma erano anni che Armani si “concedeva” per l’ultimo giorno di Milano Moda Donna e si sarebbe aspettato che qualche altra importante griffe facesse lo stesso. Fatto sta che questo non è avvenuto e la “bocciatura” dello stilista- imprenditore al calendario stilato dalla Camera è netta. «Hanno sbagliato - ha detto al «Corriere della Sera» -. Dovevano distribuirlo meglio. Giorno dopo giorno».

Quanto alla collezione per la primavera-estate 2015 di Emporio Armani, il bluette è stato assoluto protagonista, tanto da dare il nome di Blue@ all'intera gamma d'offerta. Un colore intenso e vibrante, che, abbinato al bianco ottico o al bianco che sfuma nel grigio, dà vita a giochi divertenti, imprimendo femminilità, dinamismo e sportività alla proposta più giovane ed easy dello stilista. Profili, righe e maxi righe scandiscono geometrie variabili, dagli short ai pantaloni molto larghi, passando per le gonnelline arricciate.

Contrasti inaspettati di materiali accentuano la leggerezza e il movimento: come il cotone carta, tonico e croccante, accostato al pvc semitrasparente. Molto pvc si è visto anche negli accessori, soprattutto per borse e scarpe di impronta sportiva.

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1.3.1. Analisi giornalistica

È uno spunto interessante quello che apre l’articolo di «Fashion Magazine» sulla sfilata di Emporio Armani, ovvero le polemiche (molto frequenti) dello stilista Giorgio Armani. Così, se c’è stato il momento delle accuse contro la “moda spettacolo” (“fare spettacolo non è il senso della moda. Se qualcuno dice che il mio basco è pesante che cosa dire delle coroncine bizantine?”37 affermò Armani riferendosi agli originali accessori

indossati dalle modelle di Dolce & Gabbana) e ci sarà quello delle polemiche sullo stile di certi omosessuali ("«Un uomo omosessuale è uomo al 100%. Non ha bisogno di vestirsi da omosessuale»: così Giorgio Armani in un'intervista al Sunday Times. «Quando l'omosessualità è esibita all'estremo, come per dire 'Ah, sai sono omosessuale', questo è qualcosa che non ha niente a che fare con me. Un uomo deve essere un uomo", afferma lo stilista al giornale britannico»)38, c’è stato (e pure in maniera iterata) anche

quello delle controversie sul calendario delle sfilate. La posizione di Armani riguardo a ciò è sempre stata molto chiara: entrare a far parte della Camera Nazionale della Moda, ente che gestisce e organizza le sfilate milanesi, solo se tutti i marchi italiani fossero rientrati in Italia. Molti sono infatti i brand che hanno scelto – per motivi economici, pressioni esterne, scarsa lungimiranza delle politiche nostrane – di calcare le passerelle estere, come Valentino e Miu Miu a Parigi. Perciò Armani era stato escluso dal calendario ufficiale della Camera Nazionale per poi essere reintrodotto nel momento in cui decise di aderire all’ente di moda italiano: “Pur rimanendo dell’idea che sia necessario che tutti i brand italiani tornino a sfilare in Italia per dare il giusto lustro al nostro Paese, comprendo, da imprenditore, che alcune situazioni costruite negli anni abbiano bisogno di tempo per rientrare”39.

Ma le polemiche non sono cessate dal momento che a settembre 2014 Giorgio Armani ritorna all’attacco accusando un calendario costretto e striminzito rispetto a quello di

37 M. Ciavarella, Polemiche. Giorgio Armani contro la moda spettacolo, in Undressed. Il blog di Michele

Ciavarella, «style.corriere.it», 25 Febbraio 2013 http://style.corriere.it/blog-michele- ciavarella/2013/02/25/polemiche-giorgio-armani-contro-la-moda-spettacolo/

38 Redazione Ansa, Armani ai gay: non vestitevi da omosessuali, in Moda, ansa.it, 20 Aprile 2015 http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/moda/2015/04/20/armani-ai-gay-non-vestitevi-da-

omosessuali_dcb13975-9e98-4e54-85e7-a9ca08c57e06.html

39 L. Tortora, Giorgio Armani nella Camera nazionale della moda italiana, in Notizie del giorno, «Vogue.it», 21 Novembre 2013 http://www.vogue.it/magazine/notizie-del-giorno/2013/11/giorgio-armani-entra- nella-camera-della-moda-italiana

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New York, Londra e Parigi. Da questo dibattito prende il via l’articolo pubblicato su «Fashion Magazine» che si riallaccia alle dichiarazioni rilasciate dallo stesso designer al «Corriere della Sera», con l’aggiunta di giudizi e valutazioni di chi scrive.

Si notino i tanti termini messi tra virgolette, come se si volesse azzardare ma con cautela. Solo in fondo, grazie a uno snodo che separa la parte iniziale da quella finale del pezzo (“Quanto a…”), si racconta della sfilata e in modo anche piuttosto precipitoso. C’è da dire però che solo su Fashion Magazine si è trovata un’informazione importante come quella riguardo il nome della collezione: Blu@, che richiama quella famosa tonalità di blu protagonista della collezione di Emporio Armani, ovvero il bluette. La conclusione infine è debole dal momento che è ancora tutta concentrata sulla descrizione della collezione.

1.3.2. Analisi testuale

Periodi brevi, infarciti di incisi esplicativi e subordinate implicite, caratterizzano il pezzo pubblicato su «Fashion Magazine». Tante sono poi le anafore con sostituzioni lessicali: “il programma compresso” a indicare il calendario bocciato dallo stilista; “the last day” in riferimento all’ultimo giorno tanto discusso delle sfilate milanesi; “stilista- imprenditore” e “stilista”, quando si parla di Armani; “un colore”, per definire il bluette; “gamma d’offerta” e cioè la collezione più volte citata; “la proposta più giovane ed easy”, ovvero la linea Emporio Armani. Ancora si noti l’ellissi del soggetto in “Hanno sbagliato – ha detto al «Corriere della Sera»”. Come il lancio di una notizia, eccetto per quelle valutazioni come “Per la verità è stato lui […]”, l’articolo in questione – così come tanti altri pezzi pubblicati su Fashion Magazine – è stringato, ricco di dati e informazioni esclusive. Ed è questo che rende la testata online un punto di riferimento nel fashion system.

1.3.3. Lessico

Non sono presenti molti tecnicismi o forestierismi, eccetto quelli ormai dell’uso comune della moda come PVC, short (qui al singolare, altrove – come si è visto – al plurale), griffe. Soffermiamoci su easy e the last day: il primo, già trovato nell’articolo di «Vogue» sulla collaborazione tra Alexander Wang e la catena di abbigliamento svedese H&M, si

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riferisce a una prospettiva più semplice, giovane e fresca; la seconda espressione invece indica appunto l’ultimo giorno secondo calendario delle sfilate milanesi, spesso carico di aspettative, tante volte invece destinato a brand “minori” dal momento che i giornalisti più celebri, conosciuti e temuti sono già in viaggio per la fashion week successiva. Ancora una volta poi la specializzazione di una testata è affidata al modo in cui vengono denominati i colori: qui ad esempio si parla di “bianco ottico” per indicare un bianco acceso, totale e assoluto. E poi c’è il tecnicismo “cotone carta”, materiale spesso, elegante e come definito nell’articolo “tonico e croccante”. Evidentemente si fa riferimento alla carta tessile, “fibra ottenuta dalla cellulosa il cui filo trattato chimicamente ha una mano inamidata e cartacea”40.

1.3.4. Leggibilità

Il tool Read-It ci offre un’immagine chiara del livello di complessità dell’articolo: il Dylan BASE presenta un livello di complessità del 68,1%, il Dylan LESSICALE del 98,7% e il Dylan SINTATTICO del 96,9%. Infine la percentuale di difficoltà espressa dal Dylan GLOBALE è addirittura del 100%. Il livello di semplicità espresso dal Gulpease è invece pari al 50,6. Per quanto riguarda il profilo di base, l’articolo è suddiviso in 14 periodi, la cui lunghezza media è 26 token, e in 364 parole, la cui lunghezza media è 5,1 caratteri. Dal punto di vista lessicale, il 66,5% delle parole presenti nel testo appartiene al Vocabolario di Base e di queste il 75,6% fanno parte del nucleo fondamentale, il 18,7% di quelle ad alto uso e il 5,7% di quelle ad alta disponibilità. Il rapporto tipo/unità calcolato rispetto alle prime cento parole è pari allo 0,770. Infine la densità lessicale è pari allo 0,585. Da un punto di vista sintattico, il 21,2% delle categorie morfo-sintattiche presenti nel testo è composto da sostantivi, il 6% da nomi propri, il 5,8% da aggettivi, il 12,9% da verbi e il 4,9% da congiunzioni, di cui l’83,3% sono coordinanti e il 16,7% sono subordinanti. Inoltre, il numero medio di proposizioni per periodo è 2,714 e il 66,7% delle proposizioni presente nel testo è costituito da principali mentre il 33,3% da subordinate. Il numero medio di parole per proposizione è 9,579 e il numero medio di dipendenti per testa verbale è 2,105. Per quanto riguarda la misura della profondità dell’albero sintattico, il tool Read- it ha calcolato che la media delle altezze massime è pari a 6,786, la profondità media di

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strutture nominali complesse è di 1,371 e la profondità media di “catene” di subordinazione è di 1,5. Per quanto riguarda invece la “misura” della lunghezza delle relazioni di dipendenza (calcolata come distanza in parole tra testa e dipendente), sappiamo che la lunghezza media è 2,413 e la media delle lunghezze massime è 10,5.

Per quanto riguarda invece la proiezione della leggibilità sul testo, si nota che nell’articolo sono presenti due periodi la cui complessità è pari al 100%: “Per la verità, è stato lui, spostandosi dalla giornata di chiusura (in cui solitamente sfilava) a sabato 20 settembre con la prima linea Giorgio Armani, a determinare questo “accorciamento” del calendario, perché, senza un grande nome di richiamo, “the last day” si è di fatto svuotato di contenuti e significato” (complesso non solo secondo il Dylan GLOBALE ma anche quello base) e “Un colore intenso e vibrante, che, abbinato al bianco ottico o al bianco che sfuma nel grigio, dà vita a giochi divertenti, imprimendo femminilità, dimanismo e sportività alla proposta più giovane ed easy dello stilista”. E poi si susseguono periodi la cui complessità per quanto non massima resta pur sempre elevata: “Lo stilista si è schierato contro il programma «compresso» delle sfilate milanesi, da mercoledì 17 a lunedì 22 settembre, molto più breve e affollato di quello di New York e Parigi” (96,6%), “Ma erano anni che Armani si “concedeva” per l’ultimo giorno di Milano Moda Donna e si sarebbe aspettato che qualche altra importante griffe facesse lo stesso” (98%) e “Fatto sta che questo non è avvenuto e la “bocciatura” dello stilista-imprenditore al calendario stilato dalla Camera è netta” (98,4%) e infine “Profili, righe e maxi righe scandiscono geometrie variabili, dagli short ai pantaloni molto larghi, passando per le gonnelline arricciate” (96,8%) e “Contrasti inaspettati di materiali accentuano la leggerezza e il movimento: come il cotone carta, tonico e croccante, accostato al pvc semitrasparente” (92,1%).

1.4. «Vogue.it»

Avanguardia, esclusività e competenze estreme: sono queste le peculiarità che stanno alla base di un successo come quello che «Vogue» ha costruito negli anni. Ci si aspetterebbe, dunque, da un certo punto di vista un’incredibile velocità nel cavalcare l’onda del cambiamento da una testata come «Vogue» che vive e respira moda e

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volubilità, eppure è solo nel 2010 che «Vogue.com» (e di conseguenza «Vogue.it») approda in rete. Prima infatti c’era «Style.com», la testata online della casa editrice Condé Nast e nel frattempo molti brand di moda e alta moda si sono ritrovati a dovere (e poi anche a volere, visto il riscontro) imporre una propria presenza online tramite social network, siti affascinanti, eleganti e intuitivi, video e fotografie e chiaramente l’e- Commerce, ovvero il negozio online. Per quanto riguarda nello specifico «Vogue.it», nonostante il ritardo ha comunque raggiunto facilmente il successo sperato grazie alla fama costruita negli anni, alla maggiore accessibilità che Internet mette a disposizione, alla scelta strategica di costituire una redazione completamente dedicata alla testata online. Inoltre il sito, per quanto l’interfaccia presenta qualche problematica che rende la navigazione poco agevole (come il menu a scomparsa), è diviso in sezioni e sottosezioni costantemente aggiornate e riporta notizie spesso in tempo reale corredandole di immagini e fotografie esclusive. La presenza di «Vogue» online è sinonimo di come la moda si stia avvicinando sempre di più in qualche modo alla cosiddetta massa, pur restandone distante. Si fa vivere per un brevissimo tratto di tempo un ideale, un sogno, si concede un frammento di una realtà ovattata attraverso i social network, gli articoli online, le sfilate in streaming, ma concretamente venire a conoscenza della moda non vuol dire viverla davvero. Tant’è che gli articoli di «Vogue.it» riescono a mantenere quella parvenza di lusso e prestigio che tanto ricorda la carta stampata.

(vogue.it – 09 giugno 2014)

Must-Have PE 2014: Crop top

Dalle passerelle delle collezioni primavera/estate 2014 gli imperdibili must- have selezionati da «Vogue.it»

Fuori la pancia! Ma scoprendo solo pochissimi centimetri. Perché se le collezioni primavera/estate 2014 riportano in passerella il top corto, lo abbinano a gonne, pantaloni e shorts a vita alta, che coprono l'addome.Giambattista Valli lo propone in versione bon ton e lo abbina a una pencil skirt e a un paio di sandali con zeppa. Stampe colorate e orli irregolari

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per l’outfit di Kenzo. Volumi rigidi per Balenciaga che abbina il crop top a una mini e a dei sandali alti. Sportivo il look Chanel, con tanto di zainetto.

Laura Tortora

1.4.1. Analisi giornalistica

Spesso brevi, stringati e concisi, gli articoli di «Vogue.it» spiegano e raccontano ciò che si può vedere nella galleria fotografica: immagini delle sfilate, dettagli di collezioni, foto esclusive del backstage. Qui sono stati raccolti i crop top (top corti che scoprono la pancia) più belli presentati durante i défilé di settembre 2013. In pochissime battute si spiega la tendenza presentandola come un vero e proprio must have, la sua declinabilità, il modo in cui ogni designer e dunque ogni stile l’ha modulata e infine gli abbinamenti possibili. Un articolo che, come sulla carta stampata, non suggerisce ma dà per scontato. Spiega come hanno fatto i grandi stilisti e la mostra come unica via possibile da seguire. Emulare per fare bene. Come nel caso di “Fuori la pancia! Ma scoprendo solo pochissimi centimetri”: un dettaglio non da poco e che sembra voler segnare il confine tra chi segue la moda con consapevolezza e chi si lascia andare a reinterpretazioni di poco gusto.

Si noti la scelta del grassetto per le parole chiave del testo: escamotage finalizzato all’ottimizzazione per i motori di ricerca, ma soprattutto a rendere la lettura ancora più agevole. Come si è detto infatti chi legge online molto spesso scorre l’articolo più che leggerlo davvero (lettura a scansione e non più lineare, dunque). Così è importante trovare dei sistemi e dei trucchi che già a prima vista non scoraggino l’utente, come può farlo un lungo blocco unico di testo. Anche se l’articolo di «Vogue.it» è davvero molto breve, la scelta del grassetto non è azzardata perché facilita comunque la lettura e il movimento dell’occhio del lettore.

1.4.2. Analisi testuale

Schematico, conciso, diretto: l’articolo di «Vogue.it» sulla tendenza del crop top è immediato e senza fronzoli, va dritto al punto offrendo le poche e uniche alternative possibili in fatto di top corti. Si noti l’imposizione e la sua restrizione che aprono l’articolo e l’utilizzo di un indicativo che non lascia scampo. I periodi sono brevi e composti al

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massimo da due proposizioni. Sono presenti anche alcune nominali che esprimono il messaggio in maniera ancora più diretta. Inoltre citiamo l’ellissi al secondo periodo che presenta solo una subordinata, in un rapporto di continuità informativa con il primo periodo esortativo, monoproposizionale e ad effetto che apre l’articolo, anche attraverso l’utilizzo del connettivo “ma”. E la frase nominale che chiude l’articolo: “Sportivo il look Chanel, con tanto di zainetto” e che ha valore stilistico ed enfatico ovvero essere incisivo e presentare l’unica alternativa possibile. Ancora, si notino le anafore con sostituzione lessicale (“top corto” per il più tecnico ed esotico crop top e

look per outfit) e l’anafora con sostituzione pronominale (“Giambattista Valli lo propone

in versione bon ton e lo abbina a una pencil skirt […]”).

1.4.3. Lessico

Per quanto riguarda il lessico, l’articolo in questione è tra i pezzi più poveri di termini tecnici e forestierismi. Come se l’esclusività tipica di «Vogue» venisse affidata più alla sintassi e al tono di voce utilizzato che non ai termini inseriti nell’articolo. Aldilà di shorts,

bon ton, outfit, mini e look – parole che abbiamo già incontrato più e più volte – le

espressioni pencil skirt e crop top necessitano una riflessione ulteriore. Pencil skirt è la gonna a tubo che

stringe con un po’ di malizia la vita e scende vertiginosamente lungo la silhouette femminile. Casta nella sua lunghezza, perché l’orlo è quasi sempre sotto al ginocchio. Trova il suo lato più sensuale in una taglia aderente, accompagnando così la donna passo dopo passo in movimenti sinuosi. La gonna a tubo è femmina 41.

Crop top è il nome che ha assunto ai giorni nostri il top corto, quello che dagli anni

Ottanta è ritornato con prepotenza a invadere le città di tutto il mondo. Scopriva l’ombelico all’epoca mentre da quando è tornato di moda negli ultimi tempi, come sottolinea «Vogue.it», si predilige il modello che mette in mostra solo qualche centimetro di pelle, ben bilanciato da una gonna, un pantalone o un paio di shorts a vita alta. Ovvero come declinare in versione più adulta, bon ton e chic un capo giovane, fresco e sfrontato.

41 S. Oliva, Gonne a tubo, in Trends, «Vogue.it» 21 Novembre 2013 http://www.vogue.it/trends/il-trend- del-giorno/2013/11/gonne-tubo

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1.4.4. Leggibilità

Un testo complessivamente semplice, come suggerisce il tool Read-It, tant’è che il Dylan BASE presenta una percentuale di difficoltà del 10,7%. Si complicano le cose da un punto di vista lessicale la cui percentuale di difficoltà è invece pari al 96,1%. Il Dylan SINTATTICO ha un livello di complessità del 60,6% e invece quello del Dylan GLOBALE è pari a 87,9%. Il Gulpease presenta un livello di semplicità del 63,3. Il testo è suddiviso in soli 8 periodi, la cui lunghezza media è 14,4 token, e in 115 parole, la cui lunghezza media è 5 caratteri. Dal punto di vista lessicale il tool Read-It ci suggerisce che il 56,5% delle parole presenti nel testo appartengono al Vocabolario di Base e di queste il 71,8% fa parte del nucleo fondamentale, il 23,1% di quelle ad alto uso e il 5,1% ad alta disponibilità. Il rapporto tipo/unità (calcolato rispetto alle prime cento parole) è pari a 0,660. La densità lessicale è pari a 0,558. Dal punto di vista sintattico il 26,1% delle categorie morfosintattiche presenti nel testo sono sostantivi, il 5,2% nomi propri, il 7% aggettivi, il 7% verbi e un altro 7% è costituito da congiunzioni di cui il 75% sono coordinanti e il 25% sono subordinanti. Il numero medio di proposizione per periodo è pari a 1 e il 66,7% delle proposizioni presenti nel testo sono principali mentre il restante 33,3% sono subordinate. Il numero medio di parole per proposizione è 14,375 e il numero medio di dipendenti per testa verbale è 2,125. La “misura” della profondità dell’albero sintattico, la media delle altezze massime è 4,875 e la profondità media di strutture nominali complesse è pari a 1,154 e la profondità media di “catene” di subordinazione è pari a 0. Per quanto riguarda la “misura” della lunghezza delle relazioni di dipendenza (calcolata come distanza in parole tra testa e dipendente), la lunghezza media è 2,115 e la media delle lunghezze massime è 5,5. Dal punto di vista della proiezione della leggibilità, i periodi più complessi raggiungono entrambi il 96,1%: “Dalle passerelle delle collezioni primavera/estate 2014 gli imperdibili must-have selezionati da Vogue.it” e “Perché se le collezioni primavera/estate 2014 riportano in passerella il top corto, lo abbinano a gonne, pantaloni e shorts a vita alta, che coprono l'addome”.

1.5. « Marie Claire »

Da oltre venticinque anni «Marie Claire» arricchisce l’offerta delle riviste femminili grazie al suo tocco raffinato, elegante e mai trasandato. Fondato nel 1937 in Francia da

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Jean Prouvost, «Marie Claire» nasce come alternativa fresca, bon ton e accessibile.

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