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UN NUOVO INIZIO

2.2. Irene’s Closet

«Irene’s Closet» è il blog redatto da Irene Colzi, fashion blogger fiorentina che dal 2009 ha aperto il suo sito web per esprimere e raccontare la sua passione per la moda. Da quel momento è riuscita a collezionare collaborazioni prestigiose (Dior, Salvatore Ferragamo, Yves Saint Laurent, Gucci, ma anche Windows Phone e Nokia) e riconoscimenti importanti (nomination agli Stylight European Fashion Blogger Awards

201452 per la categoria Best Style; nomination per i Macchianera Awards 201453). Il

motivo per cui Irene’s Closet è diventato così famoso e apprezzato in Italia, oltre al fatto di essersi inserito in un movimento appena nato, è l’aver trovato la chiave giusta. Se infatti Chiara Ferragni è una sorta di ideale lontano e irraggiungibile e rappresenta la vita che tutti vorrebbero avere e in cui tutti vorrebbero identificarsi, Irene Colzi invece rappresenta l’altro versante della moda, quello della ragazza alla mano pronta a dare consigli di stile. A trovare soluzioni a ogni dubbio e problematica fashion così come alle insicurezze di tutte le donne in fatto di stile. Così Irene si pone sullo stesso piano delle lettrici e i suoi articoli sono spesso elenchi puntati di cose da fare ed errori da non

52 È un riconoscimento internazionale indetto nel 2014 da Stylight, piattaforma tedesca di shopping online, e prevede quattro categorie di nomination: Fashion blog più influente, Fashion blog più promettente, Fashion blog con il miglior stile, Fashion blog più creativo.

53 Macchianera è uno dei primissimi blog nati in Italia, precisamente nel 2001. Gestito da Gianluca Neri e oggi multiautore è noto anche per i Macchianera Italian Awards, ovvero il riconoscimento dato a blogger, siti e account social più influenti o apprezzati. Le nomination e le premiazioni mantengono quel carattere democratico tipico della rete. Sul regolamento infatti si legge: “Per ogni categoria riceveranno la nomination i 10 siti che riceveranno il maggior numero di candidature. Una volta scelti i 10 nominati tutti potranno votare il proprio preferito; il voto degli utenti (al netto degli immancabili brogli) peserà il 100% sull’esito finale: il voto non sarà in alcun modo influenzato da giurie e rispecchierà la scelta dei soli utenti”.

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commettere, stili da copiare e look da lei indossati da imitare, pur mantenendo sempre un tono di voce che non esclude e non impone, ma spiega e accoglie. Una strategia comunicativa intelligente che – oltre a far sentire le lettrici a proprio agio e a dar loro la possibilità di trovare sempre ciò che si desidera – è anche quella più in voga al momento. Molti pezzi online infatti presentano la stessa struttura che riscontreremo nel post di Irene: dato un problema si offre un numero limitato di soluzioni dirette e non fraintendibili, ma soprattutto le uniche possibili.

(«Irene’s Closet» – 03 luglio 2014)

Crop Top: Come si indossa la pancia scoperta Crop top

Crop Top. Il crop top ha cominciato a fare le sue prime apparizioni la scorsa

estate, ma dopo un inverno in cui, per ovvie necessità, il crop top si è nascosto sotto giacche pesanti, l’estate 2014 è sicuramente l’estate del crop top. I crop top, le mini canotte o t shirt tagliate per scoprire la pancia (Letteralmente top tagliati), sono dedicati non solo alle ragazze giovani che, con questo trend si possono sbizzarrire, ma anche per le donne che possono e vogliono mostrare una strisciolina di stomaco, basta seguire qualche piccolo accorgimento. Crop Top: come si indossa la pancia scoperta

CROP TOP + VITA ALTA Per le donne o per chi semplicemente non si sente a suo agio a mostrare la pancia, il crop top questa estate nasce e vive per dare il meglio di se abbinato alla vita alta. Una gonna longuette a vita alta oppure una gonna anni 50 a ruota, a vita alta e sotto al ginocchio. L’effetto è retrò ma molto moderno, sensuale e chic.

CROP TOP MOLTO CROPPED E VITA ALTA Di gran moda da questa estate, i micro top che lasciano tutta la pancia scoperta. Generalmente over size proprio ad effetto “cropped”, si indossano sempre con la vita alta. Un paio di short a vita alta o un paio di Levi’s di jeans vintage.

COPRITI UN PO’ E se ti piace ma ancora con questi accorgimenti non ti senti a tuo agio.. copriti un po’. Osa il micro top si, ma abbinaci un blazer leggero, una giacca leggera oppure un gilet in denim o in tessuto impalpabile.

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2.2.1. Analisi giornalistica

Se dovessimo elencare le caratteristiche ricorrenti e più importanti di questo articolo, esse si ridurrebbero in una manciata di esempi: un elenco puntato, la ripetizione continua della parola chiave “crop top”, l’utilizzo di colore e dimensione del carattere tipografico differenti nel testo, collegamenti attraverso link tra diverse pagine del blog che creano una straordinaria coesione a livello ipertestuale creando anche un meccanismo di continuo ricircolo dei contenuti originali presenti nel blog finalizzato come sempre all’ottimizzazione per i motori di ricerca. Così, se da un punto di vista prettamente giornalistico, il testo appare ripetitivo e abbastanza elementare, c’è da dire che la struttura e il titolo clickbait rispecchiano tendenze diffuse sul web. In questo articolo inoltre emerge evidente quella strategia comunicativa di cui si è già detto: Irene si rivolge alle ragazze che vogliono e possono osare, invogliandole a indossare i micro top magari con un paio di shorts, ma anche alle donne più mature che – invaghite di questa nuova tendenza – vorrebbero farla propria. Così come un suggerimento è rivolto anche a chi – a prescindere dall’età e dalla forma fisica – semplicemente desidera sentirsi sempre a proprio agio pur seguendo gli ultimi trend: Irene sembra avere davvero una risposta per ogni esigenza.

2.2.2. Analisi testuale

Due macroperiodi che spiegano la tendenza, tre titoletti a introdurre tre modalità differenti di indossare il famoso crop top (di cui due nominali) e che si adattano perfettamente a ogni esigenza, periodi brevi, diretti, immediati e spesso costituiti da proposizioni nominali: è così che si presenta la struttura paratestuale del post di «Irene’s Closet» che strizza l’occhio a dinamiche SEO e ai motori di ricerca. Primeggiano le proposizioni nominali separate da punti fermi che spesso spezzano anche la coesione del testo come in “Generalmente over size proprio ad effetto “cropped”, si indossano sempre con la vita alta. Un paio di short a vita alta o un paio di Levi’s di jeans vintage” e costruzioni poco chiare da un uso scorretto della punteggiatura come nel caso di “I crop top, le mini canotte o t shirt tagliate per scoprire la pancia (Letteralmente top tagliati), sono dedicati non solo alle ragazze giovani che, con questo trend si possono sbizzarrire, ma anche per le donne che possono e vogliono mostrare una strisciolina di stomaco,

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basta seguire qualche piccolo accorgimento”. Tra le subordinate spiccano le relative e le finali soprattutto se costruite con “per + infinito”. Un’anafora con sostituzione lessicale si verifica nel momento in cui “crop top” è rimpiazzato dall’iponimo “micro top” e dagli iperonimi “mini canotte” e “t-shirt tagliate”. Da notare il periodo “L’effetto è retrò ma molto moderno, sensuale e chic” in cui si crea una contrapposizione che logicamente contrapposizione non è, dimostrando (come si è detto a proposito del titolo Old New

Style del pezzo su «La Repubblica») quanto nella moda non esista il principio di non

contraddizione.

2.2.3. Lessico

Crop top, t-shirt, rétro, longuette: i forestierismi del post di Irene Colzi sono quelli

comuni della moda, che segue le tendenze anche nella lingua. E così l’estate 2014 e quella 2015 (ma anche quelle precedenti, come dimostra l’articolo della Zaccagnini su «marieclaire.it») sono diventate le stagioni del crop top, dell’effetto cropped (qui trascritto correttamente tra virgolette dal momento che è coniugato nella lingua inglese) e come sempre degli shorts (che qui invece troviamo al singolare). Fondamentale dunque notare due aspetti: la spiegazione del concetto ripetuto più e più volte di crop top (tant’è che si legge in un inciso: letteralmente top tagliati) proprio per rispondere alle esigenze di chi legge e non conosce il significato tecnico del termine o di chi naviga online alla ricerca della spiegazione di un termine tanto di moda; ma anche l’ortografia non corretta di alcuni termini stranieri come rétro che invece è scritto retrò, seguendo dunque l’accentazione italiana.

2.2.4. Leggibilità

Un testo semplice, sì, ma non come quello redatto da Chiara Ferragni. E qui ciò che complica le cose è l’aspetto lessicale, dal momento che –per quanto comuni e già incontrati più e più volte in altri articoli- i forestierismi sono tanti. Così il Dylan BASE presenta una percentuale di difficoltà del 22,2%, il Dylan LESSICALE una del 91,3%, il Dylan SINTATTICO del 52,4% e infine il Dylan GLOBALE del 37%. Il livello di semplicità suggerito dal Gulpease è invece del 59,3. Il testo è diviso in 15 periodi, la cui lunghezza media è di 20,7 token, e in 311 parole, la cui lunghezza media è di 4,2 caratteri. Per

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quanto riguarda il profilo lessicale, che come si è detto è anche l’aspetto più complesso, il 58,1% dei termini presenti nel testo appartiene al Vocabolario di Base (contro l’87,2% del pezzo di Chiara Ferragni), di cui l’84,9% appartengono al Nucleo fondamentale, l’11,6% al livello delle parole ad Alto uso e il 3,5% a quello dei termini ad alta disponibilità. Il rapporto tipo/unità (calcolato in base alle prime cento parole del testo) è pari allo 0,730. La densità lessicale è invece pari allo 0,593. Dal punto di vista sintattico, i sostantivi costituiscono il 22,8% delle categorie morfosintattiche presenti nel testo, i nomi propri il 4,8%, gli aggettivi il 7,7%, i verbi il 10,6%, le congiunzioni il 6,1% di cui l’89,5% sono coordinanti e il 10,5% sono subordinanti. Inoltre il numero medio di proposizioni per periodo è di 1,867 e il 46,2% di esse sono principali mentre il 53,8% sono subordinate (contro il 60% di principali e il 40% di subordinate del pezzo di The Blonde Salad). Il numero di parole per proposizione corrisponde a 11,107 e il numero medio di dipendenti per testa verbale è 2,214. Per quanto riguarda la “misura” della profondità dell’albero sintattico, la media delle altezze massime è pari a 5,433, la profondità media di strutture nominali complesse è 1,087 mentre la profondità media di “catene” di subordinazione è pari a 0. Infine, per quanto riguarda la “misura” della lunghezza delle relazioni di dipendenza (calcolata come distanza in parole tra testa e dipendente), la lunghezza media è 2,649 e la media delle lunghezze massime è 8,933.

Per quanto riguarda la proiezione della leggibilità sul testo, vi è un unico periodo estremamente complesso tanto da raggiungere il 100% della difficoltà dal punto di vista del Dylan GLOBALE e questo è “I crop top, le mini canotte o t shirt tagliate per scoprire la pancia (Letteralmente top tagliati), sono dedicati non solo alle ragazze giovani che, con questo trend si possono sbizzarrire, ma anche per le donne che possono e vogliono mostrare una strisciolina di stomaco, basta seguire qualche piccolo accorgimento”, complesso anche da un punto di vista del Dylan BASE la cui percentuale di difficoltà arriva al 94,1%. Sotto questo aspetto, citiamo anche il periodo “CROP TOP + VITA ALTA Per le donne o per chi semplicemente non si sente a suo agio a mostrare la pancia, il crop top questa estate nasce e vive per dare il meglio di se abbinato alla vita alta”, il cui Dylan GLOBALE scende al di sotto del 90% (precisamente all’86,7%), ma la complessità è data tutta dal Dylan BASE (91,5%) e dal Dylan SINTATTICO (89,1%).

150 2.3. Purses&I

Sofisticato, elegante, ma pur sempre dal look fresco e vivace è il blog Purses&I di Laura Comolli, diventato famoso tra i fashion blog proprio per quel modo elegante di trattare argomenti di moda e di lifestyle, per le fotografie curate e un’interfaccia grafica che rispecchia l’eleganza dello stile proposto dall’autrice e fondatrice di «Purses&I». Nato nel 2010, il blog di Laura è riuscito a ottenere il successo attuale anche grazie a quello stesso seppur diverso motivo che si nasconde dietro il successo di «The Blonde Salad» e «Irene’s Closet»: l’essere riuscito a incanalarsi in un mondo dinamico e a trovare in esso un vuoto, una lacuna da colmare. Così, Chiara Ferragni ha portato in Italia il fenomeno del fashion blog diventando un’icona di vita e di stile, Irene Colzi ha sfruttato le nuove strategie comunicative del web creando un rapporto quasi alla pari con le lettrici e Laura Comolli, in un periodo in cui la moda raccontata, vissuta e indossata dalle fashion blogger è eccesso, esagerazione e spesso cattivo gusto, ha riportato in auge l’eleganza, gli accostamenti più chic e il bon ton per niente anacronistico. Anche la strategia comunicativa è molto diversa da quella usata dagli altri due blog analizzati. «The Blonde Salad» si pone come un ideale lontano – come si è detto – anche se fa credere di essere raggiungibile con tanto sacrificio e passione; «Irene’s Closet» è una raccolta di idee, spunti, suggerimenti e ispirazioni adatti a tutti: dagli appassionati di moda a chi cerca nell’abbigliamento e nel beauty un modo per sentirsi a proprio agio. Laura Comolli invece mantiene quel modo di comunicare tipico dei primi tempi dei fashion blog: «Purses&I» infatti è una sorta di diario di eventi, nuovi acquisti, viaggi, outfit e ispirazioni; Laura si rivolge alle sue lettrici, invitandole a seguirla sui social network e propone a mo’ di narrazione tendenze, abbinamenti e look che mostra anche attraverso foto di sé e del suo stile. Grazie al tono pacato e diretto, ma mai sfrontato, Laura mostra il suo stile come un’opportunità che si può seguire o meno, emulare o reinterpretare: una strategia comunicativa di successo che l’ha portata a diventare testimonial e ambassador di importanti brand internazionali.

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(«Purses&I» – 13 maggio 2015)

Come abbinare il giubbotto di jeans

Il giubbotto di jeans è un capo che non è mai mancato all’interno del mio guardaroba. E’ il mio must have di ogni primavera, da quando sono teenager e non potrei immaginare di non indossarlo in questa stagione. Mi piace perchè è un capo strutturato ma fresco, che si abbina facilmente a tantissime variazioni di outfit differenti. Per me deve essere rigorosamente denim chiaro, anche se, la scorsa settimana mi è capitato di vedere, nella vetrina di un negozio, un bellissimo giubotto di jeans in denim scuro: dovrò forse ricredermi?

Oggi voglio condividere con voi alcuni personali consigli su come indossare il giubbotto di jeans: in primo luogo, assolutamente sì alle gonne lunghe e agli abiti lunghi fino ai piedi, per uno stile gipsy anni ’80. Molto di moda è anche il denim on denim, quindi uno stile anni ’70, dove giubbotto di jeans viene abbinato a un paio di pantaloni a zampa. In questo caso vi consiglio di non cercare di mixare insieme due denim dello stesso colore: è troppo difficile trovarli della stessa tonalità e anche se ci doveste riuscire il risultato sarebbe troppo scontato.

Come inserire nell’outfit il giubotto di jeans

Nel look che vedete in queste foto ho deciso di abbinare il giubbotto di jeans con una t-shirt bianca basica ed una gonna stampata lunga fino ai piedi. Ho raccolto i capelli in uno chignon e ai piedi ho abbinato un paio di semplici loafers. Il risultato è un outfit che ben si adatta ad essere indossato sia di giorno che di sera, senza cambiare nessun particolare: di giorno è perfetto per l’ufficio o per un meeting di lavoro informale, la sera è perfetto per un un cinema, un aperitivo o una pizza con gli amici.

Ho una super notizia da condividere con voi: domani partirò per Istanbul per un progetto a cui tengo molto e non vedo davvero l’ora! Seguitemi sui miei canali social per tutti gli aggiornamenti in tempo reale: in particolare sulla mia profilo Facebook personale (link diretto QUI), sul mio profilo Instagram (@lauracomolli o nel footer del blog oppure QUI) e sul mio nuovissimo profilo

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Snapchat (@lauracomolli) per tutti i video in tempo reale. Vi aspetto! Vi auguro uno splendido mercoledì!

2.3.1. Analisi giornalistica

Carattere e dimensioni tipografiche diversi, link diretti alle pagine social, divisione del testo in blocchi di contenuto differente rendono la lettura del blog facile e agevole. I post di Laura – e nello specifico quello analizzato in questa sede – presentano una struttura che ricordano certi articoli della carta stampata e dei periodici: un attacco che è soprattutto uno spunto, la descrizione e la spiegazione di un capo di moda, un aneddoto per introdurre l’argomento principale; il nucleo centrale si concentra sull’indumento del momento, sulla tendenza da seguire o su uno stile particolare e vengono offerti consigli e suggerimenti su come intepretare quel trend o abbinare quel dato capo; la conclusione invece è finalizzata agli aggiornamenti sulla vita personale e lavorativa di Laura e sulla possibilità di seguire i suoi spostamenti e le novità che la riguardano attraverso i profili social, che ad oggi rappresentano un incredibile strumento per raggiungere o facilitare la popolarità online. Il tono di voce è, come si è detto, pacato e diretto: Laura si rivolge alle lettrici con un modo di fare elegante, ma pur sempre colloquiale. Non impone, ma propone “Oggi voglio condividere con voi alcuni personali consigli” e quando esclude lo fa in modo discreto fornendo delle motivazioni: “In questo caso vi consiglio di non cercare di mixare insieme due denim dello stesso colore: è troppo difficile trovarli della stessa tonalità e anche se ci doveste riuscire il risultato sarebbe troppo scontato”. Rappresenta dunque il punto di vista della moda più delicato, che segue le tendenze con consapevolezza, si lascia guidare più dal buon gusto che non dagli ultimi trend e si propone come una valida alternativa alla moda urlante, sfacciata ed esagerata. Segue insomma delle regole, ma che sono più principi di bon ton (mostrati sempre come opportunità e non come imposizioni) che non diktat senza né arte né parte.

2.3.2. Analisi testuale

Periodi brevi con sviluppo piano e orizzontale, ovvero una predilezione per una struttura sintattica coordinativa piuttosto che subordinativa: queste sono le caratteristiche

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principali del testo redatto da Laura Comolli per il suo blog «Purses&I». Frasi più strutturate, certo, rispetto a quelle lette e analizzate in «Irene’s Closet» (la cui strategia comunicativa, bisogna sottolinearlo, è completamente diversa), ma pur sempre caratterizzate da una semplicità di fondo. Tant’è che le subordinate sono in numero ridotto e queste sono, come spesso accade, perlopiù relative. Citiamo alcune ellissi del soggetto presenti nel testo: “è il mio must have”, “perché è un capo strutturato, ma fresco”; “per me deve essere rigorosamente denim chiaro”; “di giorno è perfetto per l’ufficio”; “la sera è perfetto per un cinema”. Si tratta di frasi il cui soggetto sottinteso è il famoso giubbotto di jeans nominato poche volte nel testo specialmente se messo a confronto al numero di volte in cui Irene Colzi nomina “crop top” nel suo pezzo. Le ellissi rendono la lettura più fluida, ma d’altro canto – e Irene lo sa bene – limitano l’ottimizzazione per i motori di ricerca (anche se c’è da dire che anche una ripetizione esasperata di uno stesso termine non è ben vista da certi sistemi, proprio come il riciclo di contenuto e la diffusione e l’utilizzo di testi non originali).

Tornando al testo, notiamo la presenza di alcune anafore con sostituzione pronominale e lessicale: tra le prime citiamo “non potrei immaginare di non indossarlo”, riferito chiaramente al giubbotto di jeans; invece tra le anafore con sostituzione lessicale riscontriamo nel testo “questa stagione” che rimpiazza “primavera” così come “stessa tonalità” che prende il posto di “stesso colore”. Riscontriamo anche un caso di incapsulatore anaforico quando l’autrice del testo sintetizza l’outfit appena descritto in due periodi (“Nel look che vedete in queste foto ho deciso di abbinare il giubbotto di jeans con una t-shirt bianca basica ed una gonna stampata lunga fino ai piedi. Ho raccolto i capelli in uno chignon e ai piedi ho abbinato un paio di semplici loafers”) in un unico termine, ovvero “il risultato”. Importante poi è notare anche i refusi: “giubotto”, “la sera è perfetto per un un cinema”, “in particolare sulla mia profilo Facebook personale” che cozzano con una struttura sintattica chiara e ideale per un pezzo online, con un lessico specializzato ma non così tanto da escludere fette intere di lettori e con un utilizzo della punteggiatura magistrale eccetto qualche virgola di troppo. Sei volte vengono infatti utilizzati i due punti e non per dare incisività ed enfasi a ciò che si vuole comunicare, ma proprio per spiegare meglio ciò che si sta dicendo o per introdurre una

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