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A campana

Si definisce “a campana” un tipo di forma e di linea caratterizzata da una parte superiore più stretta, che scende larga e svasata fino a raggiungere la forma della campana. Negli anni Trenta “si assiste a una rivoluzione delle forme che continuerà nel decennio a seguire. La figura femminile rimane molto snella, ma acquista contorni simili a quelli delle statue greche. Il punto vita si assottiglia ed è evidenziato con delle cinture sottili, in pelle o con la stoffa dell’abito; le gonne diventano aderenti sui fianchi e svasate verso il fondo, a forma di campana; il seno è messo in risalto in linea con l’insieme; la stoffa viene tagliata di sbieco; i tessuti monocromatici e la stampa con motivi floreali sostituiscono i disegni geometrici”101.

Bordatura

Dal francese border, la bordatura è l’orlo con cui si confezionano i margini di un tessuto per evitare la sfilacciatura.

Cabochon

Derivato di caboche, è un tipo di taglio delle pietre preziose secondo una superficie curva limitata inferiormente da un piano, in uso per pietre opache e per pietre trasparenti. Corolle

Siamo nel 1947 quando Christian Dior, dopo il grande successo di una linea libera, sottile e asciutta come quella proposta e sostenuta da Paul Poiret, riporta in passerella una silhouette che tanto ricorda il secolo precedente. La collezione è quella del New Look e la linea, che prende il nome di corolle, “prevedeva una linea sottilissima contenuta in una minuti giacca-corpetto dalle maniche a tre quarti, con spalle morbide e arrotondate, petto alto, abbinata ad una gonna dalla lunghezza midi, svasata e vaporosa, rinforzata dal tulle, come un fiore in sboccio. Il look era poi completato da cappelli dalla forma a piatto, lunghi guanti e tacchi alti. L’innovazione risiedeva in un inaspettato ritorno al passato per linee e forme, abbinato ad una geometria sapiente che forgiava i tessuti”102.

Effetto gabbia

Si tratta di intrecci di strisce di tessuto che creano localmente o totalmente l’effetto di una gabbia.

101 Voguencyclo, s.v. Madame Vionnet 102 S. Pizzi, Christian Dior, in Voguencyclo,

190 Grafic

“Come in un’architettura bauhaus, domina la linea e le angolazioni nette disegnano contorni inattesi. La magia surreale di un look forte trascina in un mondo fatato dove i protagonisti sono i grafismi”103. Il termine deriva dal greco graphikos (< graphē), in

relazione alla scrittura e al disegno. Nell’articolo de «La Stampa» non è né graphic né grafico, ma grafic ed è riferito a un tipo particolare di taglio di grande tendenza, insieme a tutto ciò che concerne il concetto di “grafismo” (stampe, colori ed effetti optical) negli anni Cinquanta. Tra i pionieri di sicuro bisogna citare Emilio Pucci e il Mondrian Dress di Yves Saint Laurent.

Impuntura

Derivato di punto, sul modello di puntura. Il termine è utilizzato per indicare la cucitura che trapassa tessuti o, in maniera più specifica, strati di cuoio. Si utilizza per unire insieme le parti, per fermare l’imbottitura o anche solo come decorazione. Nel cucito, è il punto a due diritti, cioè uguale sia al diritto che al rovescio del tessuto: è usato per rifiniture su abiti e biancheria o come cucitura preparatoria. Nel ricamo su tela è il punto generalmente usato per formare i pieni, che può essere tanto fitto da ricoprire interamente la stoffa (punto di imbottitura) o più rado (punto sabbia).

Intarsio

Il termine originariamente si riferisce a un tipo di mosaico che si ottiene accostando sottili lastre lignee di forma diversa fino a creare disegni e figure geometriche. L’arte dell’intarsio, conosciuta fin dal XIV secolo, è detta “tarsia” (dall’arabo tarṣī῾, propriamente “incrostazione”). Nell’ambito della moda con intarsio intendiamo il tipo di ricamo e decorazione con cui diversi tessuti vengono inseriti l’uno nell’altro invece di essere sovrapposti.

Jacquard

Il termine deriva dal nome di J. M. Jacquard, l’inventore del telaio e del metodo di tessitura con cui, intrecciando fili di diverso colore, si ottengono disegni geometrici e figure. Nel 1806 il macchinario fu considerato di pubblica utilità e così, come tante altre innovazioni nel campo tessile, anche questa provocò una reazione degli operai e lo stesso Jacquard fu anche minacciato di morte. “Le lavorazioni multicolori ebbero origine, probabilmente, nel bacino medio-orientale, per poi essere importate prima del XII secolo in Europa. Il mondo anglofono è stato fondamentale per lo sviluppo di questa tecnica, come nel caso del prodotto delle donne artigiane nelle Fair Isles. I loro tessuti a maglia furono influenzati, sin dalle origini (1500 circa), dai pattern spagnoli e scandinavi, essendo le isole un punto di passaggio di molti mercantili. Un mix culturale che ha

103 Elisa Pervinca Bellini, Graphic Design, in Beauty, «Vogue.it», 1 Giugno 2010 vogue.it/beauty/beauty- in-vogue/2010/06/graphic-design

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prodotto jacquard riconoscibili per le loro geometrie colorate e ripetute, disposte in ranghi orizzontali o verticali. Motivi diventati, poi, tanto popolari da trasformarsi in classici”104.

Laserato

Si tratta di un neologismo, composto sulla base di una parola straniera quale è laser (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation), nata tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta. Il termine laserato si riferisce a ciò che presenta immagini stampate con tecnologia laser.

Linea ad A

Con il termine “linea” si indica il tipo di taglio scelto per un capo di abbigliamento. Le linee possono essere di diversi tipi (princesse, corolle, “a uovo” sono solo alcuni esempi) fino a quando negli anni Cinquanta alle varie linee furono associate le lettere dell’alfabeto che i tagli sostanzialmente riproducevano. La linea ad A, come nel nostro caso, è il taglio a trapezio: più stretto in cima, scende svasato fino al ginocchio proprio come gli abiti degli anni Sessanta, periodo in cui questo tipo di linea andò per la maggiore.

Longuette

Deriva dall’aggettivo francese longuet, ovvero “piuttosto lungo” e fa riferimento a qualsiasi indumento femminile la cui lunghezza arriva al polpaccio. Il termine longuette era in voga negli anni Sessanta, poi fu sostituito da midi, attualmente caduto in disuso nonostante ancora qualcuno continui a usarlo. Longuette usato come sostantivo fa spesso riferimento al tipo di gonna lunga fino al polpaccio.

Modello palazzo

Larghi, ampi e voluminosi: i pantaloni palazzo scendono dritti dalla vita fino a ricoprire anche le scarpe. Li indossavano Katherine Hepburn, Marlene Dietrich e Greta Garbo come simbolo del loro stile.

Patchwork

Indica un lavoro di cucito in cui piccoli pezzi di abbigliamento di diverso tessuto, disegno e colore sono cuciti insieme e per questo motivo sta al confine tra forestierismo e tecnicismo. Il termine è una parola composta da patch e work. Nel mondo della moda, secondo Giulia Calligaro105, le parole inglesi sono in numero inferiore rispetto alle più

104 Barbara LG Sordi, La maglieria Jacquard, in Voguencyclo, «Vogue.it», http://www.vogue.it/encyclo/moda/m/la-maglieria-jacquard

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prestigiose parole francesi e spesso si riferiscono a mode attuali e contemporanee, all’abbigliamento sportivo, a tessuti tecnici. L’inglese è anche la lingua prediletta per quei “termini-esca”, che racchiudono novità e innovazione. Il luogo testuale in cui è più facile ritrovare termini anglofoni è chiaramente il titolo. Il francese invece è considerato la lingua da cui si ricavano prestiti di lusso: spesso nei sommari e nelle didascalie si ricorre a termini d’Oltralpe proprio per indicare un tecnicismo non tanto legato all’oggetto in sé e per sé quanto –spesso – all’ambiente e all’atmosfera che si vuole ricreare e per il fascino che suscita il suono di una parola francese.

Plissé

Reso celebre dal couturier Mariano Fortuny, il termine deriva dal participio passato del verbo francese plisser, ovvero pieghettare. L’effetto plissé infatti è quello di un tessuto a pieghe strette e sottili.

Profilato

In sartoria, si riferisce ad abiti e indumenti ornati con profili. Sangallo

Dal nome del cantone svizzero di San Gallo, è un tipo di ricamo che presenta piccoli trafori, fiorellini e foglioline. Eseguito in maniera estremamente precisa, dà l’effetto di un merletto.

Smock

Propriamente camicia, blusa, dal verbo to smock, ovvero “ornare con ricamo pieghettato”, che era il tipico ricamo delle camicie indossate dalle donne sassoni. In Italia, il termine è conosciuto per la locuzione “punto smock”, che indica quel punto di ricamo che serve per fissare e ornare piccole arricciature ed è usato specialmente per l’abbigliamento dei bambini. Il punto smock si realizza attraverso qualunque punto base (o una combinazione di più punti base) come il “punto erba”, il “nido d’ape” o il “punto piatto”, prendendo con l’ago più pieghe del tessuto per volta. Deriva dall’inglese smoc, col significato di indumento femminile dalla larga vestibilità.

Taglio a vivo

Il taglio a vivo crea un particolare effetto sugli abiti, “come se il capo fosse stato ritoccato all’ultimo minuto, appena prima di salire in passerella, oppure per dare quell’idea di non definito che tanto piace ai nuovi fashion designer”106. È sostanzialmente “la volontà di

106 Selene Oliva, Taglio vivo, in Trends, «Vogue.it», http://www.vogue.it/trends/il-trend-del- giorno/2012/10/taglio-vivo

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lasciare ‘non finiti’ gli orli, maniche e bordi dei vestiti. Con l’effetto di sfilacciature, strappi e contorni un po’ irregolari.”107

Taglio laser

Spesso lo abbiamo trovato anche nella forma “taglio al laser” o “taglio a laser”. Il laser può tagliare i materiale in base a tre principi: vaporizzazione, fusione o combustione. Ad ogni modo, il risultato è precisissimo.

Voluta

Dal latino volvĕre, ovvero “volgere”. La voluta è un movimento, un avvolgimento a forma di spirale che nel mondo dell’architettura assume la definizione di riccio.

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