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La femminilizzazione dell’immigrazione

IMMIGRAZIONE FEMMINILE E MERCATO DEL LAVORO IN ALTO ADIGE

6. La femminilizzazione dell’immigrazione

La crescita della presenza femminile tra la popolazione immigrata in provincia di Bolzano ha portato a un progressivo bilanciamento della struttura per genere. Questo processo si è svolto ricalcando le dinamiche di stabilizzazione dell’immigrazione che hanno interessato l’intera penisola italiana. All’analisi dei dati sull’immigrazione femminile in Alto Adige è quindi doveroso far precedere un inquadramento sulle dinamiche del fenomeno migratorio femminile a livello nazionale, tenendo conto che gli studi sulla presenza femminile tra la popolazione immigrata sono uno strumento prezioso che, se opportunamente adoperato, può dire molto non solo sulle dinamiche migratorie e sulle trasformazioni strutturali che esse portano con sé, ma anche dei mutamenti e delle trasformazioni che stanno investendo più in generale la società.

L’Italia, pur essendo stata interessata dai grandi movimenti migratori internazionali solo a partire dagli anni Settanta63, è stata fin da subito meta di un’immigrazione femminile che è andata via via aumentando: se nel 1991 le donne costituivano il 42% del totale dei soggiornanti, con 361.000 presenze, nel 2003 rappresentavano quasi la metà della popolazione soggiornante. È stata la regolarizzazione legata alla Legge Bossi-Fini che ha accelerato questo processo di femminilizzazione dell’immigrazione. Nel 2001 le presenze femminili avevano un’incidenza del 46,7% sul totale dei soggiornanti (635.821 donne su un totale di 1.360.049 presenze), mentre nel 2002 l’incidenza è salita al 48% (726.192 donne su un totale di 1.512.234 presenze) per giungere al 48,4% del 2003 (1.061.718 donne su un totale di 2.193.999 presenze regolari)64.

62 Più che doppi tra i 15-24 anni. Cfr. Osservatorio nazionale sulla famiglia, Statistiche, tav. 2.7.

63 Il saldo migratorio dell’Italia è divenuto positivo nel 1973.

64 Se invece si calcola l’incidenza femminile sul totale delle presenze stimate per il 31.12.2004 dal Dossier Caritas, essa è del 48,2% (1.344.000 presenze femminili su 2.786.340 presenze totali). Cfr. Caritas/Migrantes, Immigrazione. Dossier statistico

Il passaggio da un’immigrazione in buona parte maschile a un’immigrazione dove si tende a raggiungere il bilanciamento nella struttura per genere è avvenuto attraverso due processi:

o l’aumento del ricorso ai ricongiungimenti familiari che, sotto il segno di una maggiore stabilizzazione delle popolazioni immigrate, ha contribuito all’aumento della presenza femminile tra alcune nazionalità che inizialmente si erano contraddistinte per un’emigrazione prevalentemente al maschile, come nel caso dell’immigrazione dal Marocco o dall’Albania (anche se una parte non trascurabile delle presenze femminili provenienti da questi due paesi arriva in Italia con permessi per lavoro);

o la stessa differenziazione delle provenienze nazionali che ha contribuito a equilibrare le presenze grazie alla crescita dell’immigrazione da paesi in cui sono soprattutto le donne le protagoniste, e questo anche per precise necessità del mercato del lavoro italiano. È il caso dell’immigrazione dalla Moldavia e dall’Ucraina, in cui è stata la componente femminile ad avviare il ciclo migratorio per rispondere alla crescente richiesta di care workers – in Italia, ma non solo – dovuta alla combinazione tra tagli allo stato sociale, crescente femminilizzazione del mercato del lavoro e progressivo invecchiamento della popolazione autoctona, che ha dato esito a una nuova divisione internazionale del lavoro di cura65.

La stessa dinamicità del fenomeno migratorio ha dato esito a una distribuzione delle presenze femminili sul territorio italiano non omogenea. Prendendo in esame le macroaree regionali risulta subito lampante come i movimenti migratori internazionali privilegino il Centro e il Settentrione, piuttosto che il Meridione e questo in virtù delle maggiori opportunità di inserimento lavorativo66. In base ai dati sui soggiornanti relativi al 31.12.2003,

65 Sull’immigrazione femminile e il mercato del lavoro di cura in Veneto, cfr. Chiaretti G. (a cura di), Inclusione sociale. Prospettive esperienze, ricerche sul campo, Equal - Università di Venezia, Venezia, 2005. Per una visione più generale dei fenomeni di femminilizzazione del mercato del lavoro, della crisi dello stato sociale, della divisione internazionale del lavoro di cura, del protagonismo femminile nelle nuove migrazioni, cfr. Ehrenreich B. - Russel Hochschild A., Donne globali. Tate, colf e badanti, Feltrinelli, Milano, 2004.

66 Si deve tener presente che il fenomeno delle migrazioni internazionali verso l’Italia è affiancato dal fenomeno delle migrazioni interne di popolazione di cittadinanza italiana e di cittadinanza straniera, dal Meridione verso il Centro e il Settentrione. Infatti, «il movimento migratorio interregionale, in calo nella prima parte degli anni Novanta, ha poi ripreso a crescere. Il numero complessivo dei trasferimenti di residenza tra regioni diverse è cresciuto di circa il 30% tra il 1994 e il 2000. Anche la geografia del fenomeno risulta mutata, grazie al notevole incremento delle migrazioni verso le

nel Settentrione si registrava ben il 55,1% delle presenze femminili totali (Nord Ovest: 31,8%; Nord Est: 23,3%), mentre al Centro il 30% e nel Meridione appena il 14,9% (Sud: 11,3%; Isole: 3,6%). Più in specifico, è stato rilevato che quasi la metà delle donne immigrate soggiornanti erano concentrate nelle regioni che vantano una presenza migratoria consolidata e di più lunga data, ossia Lombardia (21,2%), Lazio (16,7%) ed Emilia Romagna (9,6%)67.

Se invece si considera il dato dell’incidenza della presenza femminile sul totale dei soggiornanti, esso era superiore alla media nazionale nelle regioni del Centro (51,9%) e del Meridione (52,1%)68. Quindi le aree che registrano minori presenze, rispetto alla distribuzione sul territorio nazionale, sono quelle che, per converso, rilevano un’incidenza delle presenze femminili sul totale dei soggiornanti più alta rispetto alla media nazionale69. A determinare una maggiore incidenza delle presenze femminili in queste aree ha contribuito sicuramente la sanatoria seguita alla Legge Bossi-Fini: si trovano infatti proprio nel centro-sud le regioni in cui la maggior parte delle regolarizzazioni sono state emesse per lavoro subordinato in ambito domestico o assistenziale. Tuttavia vi si può vedere anche un esito della combinazione tra la femminilizzazione del fenomeno migratorio che si è avuta in quest’ultimo regioni del Nord Est e, in modo più contenuto, del Centro. […] I nuovi flussi migratori non si sono diretti genericamente verso le province con i più alti tassi di crescita occupazionale, ma verso quelle in cui alti tassi di crescita si combinano con bassi livelli di disoccupazione», cfr. Istat, Sintesi. Progettare nella prospettive europea:

nuove opportunità di sviluppo”, in Rapporto Istat 2003,

http://www.istat.it/Prodotti-e/rapp2003/sintesi.pdf, 20.1.2006). Al terzo trimestre 2005 il tasso di disoccupazione destagionalizzato era del 7,7% a livello nazionale, mentre si attestava sul 4,1% al Nord, 6,2% al Centro e 14,5% al Sud; cfr. Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro. III

trimestre 2005, Comunicato stampa, 20.12.2005.

67 Ben un quarto del totale della popolazione femminile immigrata presente in Italia al 31.12.2003 era registrata alle Questure della provincia di Roma (14,2%) e di quella di Milano (11,0%). Le sole presenze della provincia di Milano eguagliavano le presenze totali registrate in tutte le regioni del Sud, che raccoglievano una percentuale di donne immigrate pari all’11,3% delle presenze femminili nazionali. Cfr. Caritas/Migrantes,

Immigrazione. Dossier statistico 2005, op. cit., p. 135.

68 Al 31.12.2003 l’incidenza della popolazione femminile tra i soggiornanti più alta è stata registrata in Campania (57,9%) e in Molise (57,3%), mentre quella più bassa in Puglia (42,8%), Lombardia (44,7%) e Veneto (44,9%). Cfr. ivi, 135.

69 «Laddove è più contenuta la presenza, maggiore è la probabilità che l’incidenza femminile sia superiore a quella maschile, a dimostrazione di come ancora oggi le donne immigrate, per taluni gruppi nazionali, svolgano una funzione “pioniera” di apripista dei flussi migratori», cfr. ivi, p. 135.

decennio e un modello di insediamento che – rispetto a una fase iniziale durante la quale si è privilegiato il contesto urbano – è più diffuso sul territorio. La dinamicità manifestata dall’immigrazione femminile sta quindi cambiando i caratteri stessi del fenomeno migratorio, al punto che, come viene ipotizzato nel XV Dossier Caritas, «non è escluso che le donne immigrate in Italia presto uguaglino o superino, in forza del ritmo di crescita evidenziato, la componente maschile»70.

Passiamo ora alla provincia di Bolzano. In base ai dati della Questura aggiornati al 17.11.2005, su 27.263 soggiornanti 12.176 erano donne e 15.087 erano uomini. Si registra perciò un’incidenza delle presenze femminili sul totale dei soggiornanti pari al 44,6%. Tuttavia, anche se si può ravvisare una crescita in termini relativi delle presenze femminili di quasi quattro punti percentuali negli ultimi quattro anni (incidenza delle presenze femminili tra i soggiornanti al 31.12.2001: 41%; al 31.12.2003: 42,9%)71, l’Alto Adige si colloca leggermente al di sotto della media nazionale, che secondo le rilevazioni più recenti si attesta al 48,4% (31.12.2003) e si allinea piuttosto alla situazione rilevata nelle regioni limitrofe, dove l’incidenza delle presenze femminili era rispettivamente del 44,7% in Lombardia e del 44,9% in Veneto (31.12.2003)72.

Questa minore incidenza delle presenze femminili tra i soggiornanti rispetto alla media nazionale va inquadrata nel processo di radicamento della popolazione immigrata in Alto Adige che, come vedremo, è stato caratterizzato da una fase iniziale, limitata alla prima metà degli anni Novanta, in cui è prevalsa l’immigrazione maschile e da una fase successiva in cui si è avuta una progressiva “normalizzazione” demografica anche sotto l’aspetto del bilanciamento della struttura per genere.

Questo processo, come già è stato riscontrato a livello nazionale e come si può desumere dai dati sui soggiornanti appena presentati, ha subìto un’accelerazione a seguito della regolarizzazione disposta dalla legge 189/2002 e dal decreto legge 195/2002. Sugli effetti di questa regolarizzazione l’Osservatorio Provinciale sulle Immigrazioni della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige ha messo in luce che, rispetto all’evoluzione nazionale – dove tra il 31.12.2002 e il 31.12.2003 si è registrato un incremento del 45,07% della popolazione immigrata titolare di permesso di soggiorno – l’incremento

70 Cfr. ivi, p. 132.

71 Al 31.12.2001 l’incidenza delle presenze femminili tra i soggiornanti rilevata a livello nazionale era del 46%. Cfr. Caritas, Immigrazione. Dossier statistico 2002, op. cit., p. 376; Caritas/Migrantes, Immigrazione. Dossier statistico 2005, op. cit., p. 135.

locale è stato più contenuto. Sono stati emessi infatti 1.981 nuovi permessi di soggiorno73, con un incremento dei soggiornanti rispetto al 31.12.2002 inferiore al 10%74. Di questi permessi ben 654 sono stati emessi per la regolarizzazione di lavoratrici immigrate nell’ambito del lavoro subordinato domestico e assistenziale75. Quindi, come si è visto per il contesto nazionale, la femminilizzazione del fenomeno migratorio che sta interessando anche l’Alto Adige risponde a precise necessità del mercato del lavoro locale, analizzate in seguito.

7. La presenza femminile tra i residenti di origine straniera: verso una