IMMIGRAZIONE FEMMINILE E MERCATO DEL LAVORO IN ALTO ADIGE
5. Flessibili e segregate: le lavoratrici immigrate nel mercato del lavoro altoatesino
Le lavoratrici immigrate sono maggiormente presenti nel settore alberghiero (con una presenza totale che arriva a coprire il 28,34% delle occupate), nel settore agricolo (con il 26,26%) e in quello dei servizi (con il 12,67%)123. Negli altri settori – edilizia, industria, commercio e settore pubblico – le percentuali sono molto basse (tra l’1,5% e il 3,5% circa) e comunque, come vedremo in seguito per il settore pubblico, interessano solo alcune specifiche nazionalità.
122 Cfr. Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige, Disoccupazione: la provincia di Bolzano tra le migliori in Europa, op. cit. Anche nel settore delle costruzioni si rileva una sovrarappresentazione di lavoratori provenienti in particolare dall’Albania e dal Marocco. Cfr. Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige, Gli effetti della
“Bossi-Fini” sulle statistiche dell’occupazione, “Mercato del lavoro flash”, n. 2, 2004.
123 I dati qui presentati sono stati gentilmente forniti dall’Osservatorio sul mercato del lavoro e sono relativi al 2004. La nostra elaborazione ha preso in considerazione le nazionalità maggiormente rappresentate nei vari settori.
Tab. 15 – Occupazione femminile in provincia di Bolzano: tasso di presenza delle aree di provenienza in ogni singolo settore – Media annua 2004. Agricoltura Edilizia Industria Commercio ristorazione Alberghi e servizi Altri pubblico Settore Totale
Italia 1.576 71,26 1.066 94,75 6.054 94,57 9.951 96,24 7.072 69,25 12.225 85,81 29.194 97,54 67.141 90,16 Unione Europea (15) 54 2,45 24 2,14 131 2,18 164 1,59 241 2,36 214 1,51 290 0,97 1.124 1,51 Nuovi paesi comunitari 397 17,97 2 0,22 39 0,65 59 0,57 1.837 17,99 196 1,38 96 0,32 2.630 3,53 Paesi non Ue 183 8,29 32 2,86 176 2,92 164 1,58 1.058 10,35 1.608 11,29 348 1,16 3.571 4,79 Tutte le cittadinanze 2.211 100 1.125 100 6.402 100 10.339 100 10.212 100 14.245 100 29.930 100 74.467 100
Il settore alberghiero
Il settore alberghiero occupa il 13,71% di tutte le lavoratrici della provincia di Bolzano (tab. 16, in appendice). Esso vede al suo interno una presenza molto forte di donne provenienti da paesi neocomunitari (17,99%) e da paesi non appartenenti all’Ue (10,35%). Più specificamente, le nazionalità maggiormente rappresentate sono quelle dell’area dell’Est Europa: Slovacchia (10%), Ungheria (4,23%), Serbia Montenegro (2,23%), Polonia (2,22%)124.
Come si è già evidenziato, questo settore risente della stagionalità e dei flussi turistici. Se si comparano i mesi di agosto e di novembre, rispettivamente di maggiore e minore affluenza turistica, si nota che l’occupazione femminile totale passa da 13.699 a 6.083 occupate, riducendosi quindi, nell’arco di tre mesi, del 55,6%. Il calo occupazionale, però, incide in modo totalmente differente sulle lavoratrici italiane e sulle lavoratrici immigrate. Mentre le occupate italiane subiscono una diminuzione percentuale del 49%, per le lavoratrici immigrate si registrano valori decisamente superiori: per esempio, per le lavoratrici provenienti dalla Serbia Montenegro si registra un calo pari a circa il 76%, mentre quelle provenienti dalla Polonia subiscono una diminuzione del 71%. Possiamo immaginare due cerchi concentrici: il primo cerchio, più interno, raccoglie le lavoratrici autoctone, nucleo stabile scarsamente soggetto alla rotazione (ma in ogni caso segregato nel quadro complessivo del mercato del lavoro); il secondo, e più esterno, interessa le lavoratrici immigrate, soggette ad un meccanismo a polmone che le assume nei picchi di lavoro e le rilascia nella bassa stagione.
124 Considerando le singole nazionalità, trovano lavoro nel settore alberghiero il 78,48% del totale delle occupate di nazionalità slovacca, l’88,61% delle occupate di nazionalità ungherese, il 65,85% delle occupate di nazionalità serba e il 38,77% delle occupate di nazionalità polacca (cfr. tab. 16).
Grafico 1 – La stagionalità dell’occupazione femminile nel settore alberghiero (2004). 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 233 Polonia 252 Repubblica Ceca 253 Repubblica Slovacca 244 Ungheria
Fonte: Nostre elaborazioni su dati provvisori dell’Osservatorio del mercato del lavoro.
Il calo occupazionale registrato fra le lavoratrici immigrate non è riassorbito dagli altri settori. Sul totale delle occupate polacche in tutti i settori, tra i mesi di agosto e novembre, si ha una diminuzione del 41%, mentre per le lavoratrici serbe del 52%. In ultima analisi la perdita di posti di lavoro riguarda per la quasi totalità i settori alberghiero ed agricolo, l’altro settore dove la variabile stagionale ha un forte impatto125. Si può ipotizzare perciò che, in seno al mercato del lavoro locale, le fluttuazioni occupazionali, dovute alla stagionalità del settore, vengano assorbite principalmente dalla forza lavoro immigrata. Esse anzi costituiscono una vera e propria riserva di forza-lavoro da cui attingere liberamente, con l’ausilio anche degli strumenti messi a disposizione dalla legislazione nazionale in materia di permessi di soggiorno e di contratti di lavoro.
125 La variazione del numero dei posti di lavoro nel settore agricolo è più discontinua. Il mese di novembre resta comunque fra i mesi con il più basso numero di lavoratrici occupate regolarmente. Il mese in cui si registrano il maggior numero di occupate è invece quello di ottobre.
Il settore agricolo
L’agricoltura impiega appena il 2,97% del totale delle lavoratrici della provincia di Bolzano (cfr. tab. 16). Le lavoratrici di nazionalità italiana costituiscono il 71,26% delle occupate, a fronte del 17,97% di lavoratrici provenienti da paesi neocomunitari e l’8,29% provenienti da paesi non appartenenti all’Ue. Fra le lavoratrici immigrate, le nazionalità maggiormente rappresentate sono quella slovacca (7,89%) e quella polacca (7,20%).
Anche questo settore risente della stagionalità, seppur in maniera meno marcata rispetto al settore alberghiero: il calo delle lavoratrici italiane rispetto al periodo di maggiore occupazione dell’anno di riferimento è del 33,41%, mentre per le lavoratrici polacche è del 59,71% e per le lavoratrici slovacche del 56,96%.
Il settore dei servizi
Nel settore dei servizi trova impiego il 19,13% delle donne occupate della Provincia di Bolzano (cfr. tab. 16). L’85,81% è rappresentato da lavoratrici italiane, l’1,38% da lavoratrici provenienti da paesi neocomunitari e l’11,29% da non appartenenti all’Ue. In questo settore si rileva una presenza più ampia di nazionalità, fra cui alcune che non compaiono negli altri settori (es. Pakistan, Filippine, Ghana, Nigeria). Le nazionalità maggiormente rappresentate, sono le seguenti: Ucraina (1,96%), Marocco (1,59%), Albania (1,51%), Moldavia (0,92%).
Il numero delle occupate in questo settore, sia totale che delle singole nazionalità, subisce variazioni di entità trascurabile. Si tratta quindi di un inserimento stabile, ma sostanzialmente segregato in alcune nicchie economiche; è di tipo subordinato e sostanzialmente senza prospettiva di mobilità verticale ed orizzontale. Mentre le lavoratrici ucraine e moldave trovano impiego soprattutto nell’ambito dei servizi alla persona (assistenza domiciliare agli anziani, lavoro domestico subordinato, ecc.)126, le lavoratrici albanesi e marocchine – come abbiamo rilevato anche durante la ricerca sul campo – trovano impiego nei servizi di pulizie per le imprese (aziende e cooperative di pulizie). Per le lavoratrici immigrate che trovano impiego in
126 Occorre ricordare che la regolarizzazione seguita alla legge Bossi Fini ha portato all’emersione di un’importante fetta di forza lavoro immigrata occupata in maniera irregolare (senza permesso di soggiorno e/o senza contratto di lavoro). Per quel che riguarda l’emersione del lavoro nero femminile in ambito domestico e assistenziale, è da segnalare che sono state regolarizzate 121 lavoratrici moldave e 249 lavoratrici ucraine (dati del 2002). Cfr. Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige, Gli effetti della “Bossi-Fini” sulle statistiche
questo settore esiste una situazione di segregazione lavorativa, che viene confermata anche dai dati sulla distribuzione nei vari settori delle quattro nazionalità maggiormente presenti nel ramo dei servizi. Sono infatti impiegate nei servizi l’81,61% delle lavoratrici ucraine, il 68,41% delle lavoratrici marocchine, il 52,18% delle lavoratrici albanesi e il 64,22% delle lavoratrici moldave (cfr. tab. 16), contro il 18,2% delle lavoratrici italiane. Questo ambito, quindi, non risente tanto degli effetti derivanti dalla stagionalità, quanto della segregazione derivante dalle dinamiche specializzanti del mercato del lavoro che nel momento in cui assicurano un impiego in alcuni nicchie queste diventano una gabbia, un destino. Questa situazione a sua volta produce ulteriori effetti deleteri, quali l’etnicizzazione di settori del mercato del lavoro e quindi la naturalizzazione di situazioni inferiorizzanti127.
Il settore pubblico
Il settore pubblico raccoglie la più alta percentuale di donne lavoratrici: in esso trovano impiego il 40,19% delle occupate della provincia di Bolzano (cfr. tab. 16). Di queste il 97,54% sono italiane, solo lo 0,32% proviene da paesi neocomunitari e l’1,16% da paesi non appartenenti all’Ue.
Le nazionalità maggiormente rappresentate sono quella rumena, polacca, peruviana e colombiana. La loro presenza in questo settore è legata all’esternalizzazione del lavoro infermieristico a cooperative che reclutano lavoratrici immigrate da impiegare nelle strutture sanitarie pubbliche o private.
L’inserimento nel mercato del lavoro delle donne immigrate raggiunge a volte anche dei buoni livelli, ma avviene per la maggior parte dei casi in occupazioni dequalificate e dequalificanti, caratterizzati da una forte precarietà e mobilità (come il settore alberghiero e quello agricolo, con la loro stagionalità), dove spesso vige un trattamento diverso rispetto alle colleghe di nazionalità italiana (è il caso delle infermiere assunte nel settore pubblico tramite cooperative)128. Questo dato trova conferma nella scarsa rilevanza della presenza di donne immigrate nei settori industriale e commerciale, e nella
127 Non è una situazione che riguarda solo l’Alto Adige ma tutta l’Italia. Cfr. Università Ca’ Foscari Venezia, Lavoro e discriminazione razziale in Italia. Rapporto
2004, Venezia, 2004, Cospe-Raxen Project of European Monitoring Center on Racism
and Xenophobia; Università Ca’ Foscari Venezia, Lavoro e discriminazione razziale in
Italia. Rapporto 2005, Venezia, 2005, Cospe/Raxen Project of European Monitoring
Center on Racism and Xenophobia.
128 Università Ca’ Foscari Venezia – Laboratorio Immigrazione, Racism and trade
unions in the health sector (Belgium, France, Italy, the United Kingdom) and in the tobacco sector (Bulgaria), Project Ritu, D.G. Research – European Commission,
tipologia dei contratti129. Contratti a tempo determinato sono stati rilevati infatti nel 57,35% dei casi (il 29,64% del totale dei contratti era di tipo stagionale nei settori agricolo e alberghiero), mentre quelli a tempo indeterminato coprono appena il 42,62% delle occupate immigrate130.
In conclusione possiamo dire che l’azione combinata del mercato del lavoro (locale e internazionale) e della legislazione in materia di immigrazione hanno portato a una redistribuzione stratificata del lavoro e delle opportunità di lavoro tra le donne immigrate e le donne autoctone, e fra le stesse donne immigrate, operando secondo un processo selettivo e segregante.
129 Il part-time riguarda il 10,6% del totale dei contratti. Ricordiamo che tra le lavoratrici italiane il 16,9% ha un contratto di lavoro a tempo determinato (cfr. tab. 13).
130 Durante la ricerca sul campo abbiamo potuto appurare che in molti casi il part-time è imposto più che voluto e spesso impedisce di raggiungere i requisiti minimi di reddito per poter avviare il ricongiungimento famigliare.