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La popolazione in Alto Adige

IMMIGRAZIONE FEMMINILE E MERCATO DEL LAVORO IN ALTO ADIGE

5. La popolazione in Alto Adige

Il contesto altoatesino è caratterizzato da una bassa densità demografica, da una accentuata differenziazione territoriale e culturale tra centri urbani (dove sono più numerose le donne di lingua italiana, hanno un più alto livello di istruzione, sono numerosi i matrimoni civili, sono numerose le nascite fuori dal matrimonio, ci sono più donne sole con figli minori, è più ampia la fascia del lavoro dipendente, è rilevante la presenza dell’amministrazione pubblica) e zone alpine-rurali (dove sono più numerose le donne di lingua tedesca, hanno un livello più basso di istruzione, i matrimoni sono prevalentemente di tipo religioso, le famiglie sono più ampie, sono poche le donne sole con figli

minori, è più alto il lavoro autonomo, è rilevante il lavoro stagionale nel settore agricolo o turistico-alberghiero)45.

In Alto Adige i redditi famigliari medi mensili e le spese famigliari medie sono nettamente più alte rispetto alla media italiana (di poco inferiori alla media di Milano). Il 70% della popolazione vive in case di proprietà e l’aumento di “connessioni” (internet, satellite) è stato fortissimo e rapido46, il pendolarismo è abbastanza limitato.

La popolazione è tutt’ora in crescita grazie al saldo naturale positivo (3,3) – tra i più alti d’Europa, e più alto anche del Sud Italia – e al saldo migratorio positivo (5,5)47. Quest’ultimo, che ha segnato una ripresa all’inizio degli anni ’90, è superiore alla media europea ed italiana, e vede un’immigrazione composta per metà da stranieri48. La popolazione è complessivamente più giovane rispetto all’Europa, all’Italia e ad una regione di riferimento come la Lombardia49.

In riferimento alla nuzialità la popolazione si sposa meno e più tardi50, l’incidenza di nubili e celibi tra i 30 e i 49 anni è più alta rispetto al resto del paese51. La maggioranza si sposa con rito civile e spesso avendo già avuto un figlio52. Anche a Bolzano il trend è quello di una netta riduzione dei matrimoni a partire dal ’75 ai primi anni ’80; poi il calo prosegue ma negli anni ’90 si stabilizza (attorno al 5 per mille).

Cresce molto, nel frattempo, la proporzione di matrimoni civili, la più alta d’Italia53, con una media al matrimonio che passa dai 25 anni negli anni ’80 ai 30 anni per le donne e ai 33 per i maschi ad oggi – un’età più alta rispetto al resto dell’Italia e all’Italia del Nord. Sono cresciute pertanto le nubili ed i celibi54.

45 Cfr. Astat, Manuale demografico della provincia di Bolzano, Provincia di Bolzano, Bolzano, 2002.

46 Cfr. Astat, Sicurezza e qualità della vita, Provincia di Bolzano, Bolzano, 2004; Id., I

consumi delle famiglie, Provincia di Bolzano, Bolzano, 2004.

47 Cfr. Astat, Manuale demografico della provincia di Bolzano, op. cit., p. 16.

48 Cfr. ivi, pp. 40-41.

49 Indici di vecchiaia: Europa, 97,2; Italia, 124; Lombardia, 132. Cfr. ivi, pp. 50, 56, 136 e nostre elaborazioni su p. 136.

50 Si separa e divorzia solo poco di più del resto dell’Italia, dell’Italia del Nord e della Lombardia.

51 Cfr. ivi, pp. 31-35, p. 136 e nostre elaborazioni su p. 136.

52 Cfr. ivi, p. 22.

53 Il 54% a Bolzano, il 34,8 nel Nord Italia e il 16% nel Sud Italia.

54 Il 41,4% di coloro nella fascia d’età 30-34; il 25,1% della fascia 35-39; il 17,8% nella fascia 40-44. Cfr. ivi, pp. 134-136 e nostre elaborazioni su pagg. 134-136.

Per quanto riguarda la fecondità la popolazione di Bolzano fa più figli rispetto al resto d’Italia, di cui una quota notevole al di fuori del matrimonio. La fecondità totale negli ultimi decenni è diminuita, portandosi da 3,3 figli per donna del ’65 ai 2,1 del ’75, fino alla relativa “stabilizzazione” attorno all’1,5 dall’86 ad oggi (1,41 nel 2002). Ciò nonostante la fecondità in Alto Adige è, come appena detto, superiore a quella italiana (1,26), a quella del Nord Italia (1,21) e a quella del Sud Italia (1,34), ed in linea con la media europea (1,47)55.

Siamo di fronte pertanto ad una genitorialità ridotta, differita e contratta nel tempo, nel senso che si fanno meno figli di un tempo, l’età modale per le donne si sposta dai 27 anni del ’90 ai 32 del 2002, la maggioranza dei bambini nasce entro i 40 anni della madre. Si tratta ovviamente di un trend generale comune a tutta l’Italia, ciò nonostante ci sono alcuni aspetti che caratterizzano l’Alto Adige rispetto al resto del paese, al Nord Italia e alla Lombardia56: prima di sposarsi c’è un periodo, più o meno lungo, di convivenza; si fanno figli prima di sposarsi57; si fanno più figli; il fenomeno della “famiglia lunga” assume caratteri diversi poiché i giovani della fascia d’età 18-34 che vivono in famiglia sono meno rispetto al resto dell’Italia e alla Lombardia, ma soprattutto perché sono in misura molto maggiore occupati e in misura minore studenti58; inoltre iniziano prima a lavorare59, più spesso convivono o vivono da soli60, più spesso fanno figli fuori del matrimonio e più spesso le donne fanno figli da sole61.

Questi aspetti si riflettono sui modelli famigliari. C’è infatti una maggiore laicità e de-istituzionalizzazione della coppia (soprattutto nelle aree urbane), così come un’autonomia economica dei giovani ed una fecondità tardiva ma vivace. Il tutto collegato a livelli di istruzione – sia tra le donne che tra i

55 Cfr. ivi, pp. 20-21.

56 I fenomeni elencati non sono certamente esclusiva dell’A.A., ma rispetto al resto dell’Italia questi sono più intensi.

57 I figli naturali passano dal 19% del ’90 ai più del 30% attuali. Cfr. ivi, p. 22.

58 Cfr. Osservatorio nazionale sulla famiglia, Statistiche, tav. 3.4.

59 Soprattutto i maschi grazie alle forme di apprendistato. Cfr. Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige, Rapporto sul mercato

del lavoro in provincia di Bolzano 2004, Provincia Autonoma di Bolzano, 2004, sui

tassi di attività, e le tavole pp. 73-74 sull’istruzione.

60 Cfr. Osservatorio nazionale sulla famiglia, Statistiche, tav. 1.1.

61 Sono giovani circa metà delle madri sole con figli minorenni, che in Alto Adige sono il 4,4% di tutte le famiglie mentre in Italia sono solo l’1,1%. Cfr. Astat, Manuale

maschi – un po’ più bassi e a tassi di partecipazione lavorativa giovanile molto più alti rispetto all’Italia62, all’Italia del Nord e alla Lombardia.