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X.XIII La notte apre i miei occhi – A noite abre os meus olhos

X.XIII.I La fiera del libro di Torino

Nel comunicato stampa del Ministero per i Beni e le Attività Culturali riguardante la XIX Fiera Internazionale del Libro, svoltasi al Lingotto di Torino dal 4 al 8 maggio 2006, il Portogallo è annunciato come paese ospite della rassegna303. Il tema centrale della fiera ruotatava attorno all’idea di avventura, raccontata alla presneza di oltre milleduecento espositori attraverso oltre duemilacinquecento incontri tematici sulle letterature, le scienze, il cinema e il giornalismo.

Lo scrittore João de Melo - la cui opera Gente Feliz com Lágrimas era stata in allora recentemente pubblicata in Italia dalla casa editrice luso-italiana Cavallo di Ferro – si trovò a sostituire José Saramago, assente per malattia, nel discorso inaugurale, alla presenza del Ministro della Cultura portoghese Isabel Pires de Lima e del suo omologo italiano, Rocco Buttiglione.

Com um stand especial mesmo à entrada do público, dois concertos do fadista Camané, dez escritores lusófonos incluídos no programa e 30 novas traduções para lançar em Turim, ao abrigo de um programa especial montado pelo Instituto Português do Livro e das Bibliotecas (IPLB) e pelo Instituto Camões (IC), a feira começa hoje a falar português - e a falar sobre o mar.

A edição é, de resto, o eixo central da programação preparada em parceria pelo IPLB e pelo IC. Os dez autores que compõem a comitiva foram justamente escolhidos por terem obras a lançar na feira ou por terem sido recentemente editados em Itália. "O objetivo fundamental da presença portuguesa é potenciar o conhecimento dos autores e da literatura portuguesa contemporânea em Itália e, simultaneamente, a sua afirmação no mercado editorial daquele país. Foi por isso que, a montante desta presença, lançámos, em conjunto com o IC, um programa de apoio destinado a incentivar os editores italianos a traduzirem autores portugueses e africanos de expressão lusófona a tempo da Feira de Turim", disse ao PÚBLICO José Manuel Cortês, diretor de serviços do livro do IPLB.

rendiamo conto, in rotture inaspettate, nel paesaggio, nelle emozioni, nel pensiero, o quando un non-so-cosa completamente ci arrende per così legarci (o ri-legarci) a quello che il visibile enuncia, è a questa mancanza che diventiamo esposti. Queste immagini di Ilda David’ costituiscono il suo minuzioso rapporto, prendendo montagne e cammini di montagna, nell’isola di Madeira, come meditata esemplarità, non come diffuso fondo. Il sentiero dell’Achada do Teixeira. I pendii di S. Roque do Faial. L’argine basaltico sui fiumi della Fajã da Nogueira e del Cidrão. La piattaforma del Ninho da Manta. Il luogo detto del Homem-em-pé. Il Pico do Gato. Il Pico Grande. Il Pico das Torres. E, poco dopo questo, il Pico Ruivo. Le tavole di pietra contengono una testimonianza precedente alle tavole della legge. Riflettono il punto più recondito, la mancanza.» Ibidem, p.15.

303 «Dopo la preview del 2005, il Portogallo torna al Lingotto come Paese ospite d'onore. Accanto a narratori, poeti e

saggisti, non mancheranno rassegne cinematografiche (presso il Museo del cinema) e momenti di spettacolo, che vedranno a Torino la sera uno dei grandi interpreti del Fado, Camané, che si è affermato come una delle voci più rappresentative di una nuova generazione. Camané sarà di scena giovedì 4 maggio. Hanno già assicurato la loro partecipazione il Premio Nobel José Saramago, Mia Couto, Miguel Sousa Tavares, autore del best-seller Equatore, la mozambicana Paulina Chiziane, João de Melo, Goncalo M. Tavares, Ruy Vieira Nery (autore di una apprezzata Storia del Fado ora tradotta dia Donzelli), José Eduardo Agualusa, il saggista Eduardo Lourenço, il poeta José Tolentino Mendonça.» in http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-

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Os resultados dessa operação são satisfatórios: cerca de 30 novas traduções, propostas por 20 editoras italianas. "As nossas expectativas são sempre as mais exigentes, mas estes números não são de facto maus", considera o enviado especial do IPLB a Turim.

As obras traduzidas ao abrigo do programa incluem géneros como o romance (A Casa do Pó, de Fernando Campos; Fanny Owen, de Agustina Bessa-Luís; e Jaime Bunda, Agente Secreto, de Pepetela), a poesia (Lunário, de Al Berto; Dal Mare o da Altra Stella, uma antologia de Eugénio de Andrade; e Ou o Poema Contínuo, de Herberto Helder), o conto (com diversas antologias, incluindo Lusitania Express: 20 Storie per un Film Portoghese, organizada por António Fournier) e o ensaio (representado pelo díptico O Labirinto da Saudade e Portugal

como Destino, de Eduardo Lourenço, Il Fado. Storia e Cultura della Canzone Portoghese, de

Ruy Vieira Nery, e Storia della Língua Portoghese, do linguista Ivo Castro).304

Oltre le sessioni per la presentazione degli autori invitati, il programma includeva dibattiti - sulla traduzione e sulla lettura in Portogallo e nel Brasile - un ciclo di cinema portoghese programmato da João Bénard da Costa nel Museo Nazionale del Cinema di Torino, omaggi a José Saramago e a Fernando Pessoa - con l'uscita della edizione di Quartine a cura di Luciana Stegagno Picchio (Firenze, Passigli, 2005) tra altre manifestazioni. Il mercato libraio italiano rispose con due pubblicazioni a tema portoghese: Morfologia del Viaggio - L"Avventura Marittima Portoghese, di Giulia Lanciani, e

Librai e Stampatori tra Piemonte e Portogallo nel Settecento, del Centro Studi i Ricerche ONLUS,

di Torino.305

304 «Con uno stand speciale all’ingresso del pubblico, due concerti del fadista Camané, dieci scrittori lusofoni inclusi nel

programma e 30 nuove traduzioni da presentare a Torino, in un programma speciale concepito dall’Istituto Portoghese del Libro e delle Biblioteche (IPLB) e dal Istituto Camões (IC), la fiera comincia oggi a parlare portoghese - e a parlare di mare. L’edizione è, del resto, l’asse centrale della programmazione preparata in collaborazione tra l’IPLB e l’IC. I dieci autori che fanno parte del comitato sono stati scelti apposta perché avevano opere da presentare nella fiera o perché erano stati di recenti pubblicati in Italia. “L’obiettivo fondamentale della presenza portoghese è aumentare la visibilità degli autori e della letteratura portoghese contemporanea in Italia e, in simultanea, la sua affermazione nel mercato editoriale di questo paese. È stato per questo che, insieme a questa partecipazione, abbiamo iniziato insieme all’IC un programma di sostegno destinato ad incentivare gli editori italiani a tradurre autori portoghesi e africani di espressione lusofona in tempo per la Fiera di Torino”, ha detto al PÚBLICO José Manuel Cortês, direttore dei servizi del libro dell’IPLB. I risultati di questa operazione sono soddisfacenti: circa 30 nuove traduzioni, proposte da 20 case editrici italiane. “Le nostre aspettative sono sempre le più esigenti, ma questi numeri non sono male, in effetti”, considera l’inviato speciale dell’IPLB a Torino. Le opere tradotte dentro al programma includono generi come il romanzo (A Casa do Pó, di Fernando Campos; Fanny Owen, di Agustina Bessa-Luís; e Jaime Bunda, Agente Secreto, di Pepetela), la poesia (Lunário, de Al Berto; Dal Mare o da Altra Stella, un’antologia di Eugénio de Andrade; e Ou o Poema Contínuo, di Herberto Helder), il racconto (con varie antologie, inclusa Lusitania Express: 20 Storie per un Film Portoghese, organizzata da António Fournier) e il saggio (rappresentato dal dittico O Labirinto da Saudade e Portugal como Destino, di Eduardo Lourenço,

Il Fado. Storia e Cultura della Canzone Portoghese, di Ruy Vieira Nery, e Storia della Língua Portoghese, del linguista

Ivo Castro).» I. Nadais, Portugal no epicentro da Feira Internacional do Livro de Turim, “Público”, 4 maggio 2006.

305Cf. Portugal é o convidado de honra da Feira do Livro de Turim, “Lusa”, 28 aprile 2006 in

161 I.XIII.II Antologia italiana

In piena presentazione e celebrazione della cultura portoghese in Italia, il 5 maggio 2006 fu presentata alla presenza dell'autore, del Consigliere Culturale dell'Ambasciata del Portogallo presso lo Stato italiano, Dottore João Nuno Alçada e del curatore e traduttore italiano Manuele Masini306,

La notte apre i miei occhi, la prima antologia italiana di Tolentino Mendonça. Ecco parte

dell’intervento di Masini:

Questo libro è nato proprio a Madeira, in quel "principio" in cui era la parola, e l'isola, come nella poesia di Tolentino che apre l'antologia e, anche, la sua produzione poetica, con una sorprendente maturità. È continuato a esistere prima della sua materializzazione a Madrid, dove traducevo Tolentino accompagnato dalle note di Maria João Pires e dalle sue indimenticabili interpretazioni di Chopin, e si è concluso fra Italia e Lisbona, dove ho finalmente potuto collaborare con l'autore.

Questa collaborazione si è trasformata in un'amicizia di cui professo tutto il mio orgoglio. Ma, credo, l'incontro con Tolentino si era già dato prima, in quella "pura poesia" (parafrasando la "pura lingua" di Benjamin) da cui Tolentino ha tratto le sue cristalline armonie di parole e in cui devo averlo scorto anch'io, prima di poterlo conoscere. Quest'amicizia successiva è stata la conferma di quell'incontro, sempre con una forte componente emozionale. Così l'incontro e il nuovo incontro si sono poi prodotti in una successione di scoperte in verticale discesa alle profondità più recondite di quel corpo poetico.

Il primo livello di lettura di questa poesia è quello di un'emozione folgorante, la sensazione di aver sfiorato verità essenziali, una bellezza. L'idea che qualcosa di sublime, ancora non identificato, soggiace alla poesia di Tolentino è l'invito a un continuo ritorno e confronto che ci apre nuovi percorsi di significato. L'uso del linguaggio colloquiale, anche se spesso cristallino e depurato, è soltanto la traccia di infiniti tesori che esso racchiude. Non ho il coraggio di sciogliere l'incanto della poesia, di svuotarlo con le mie parole, sarebbe come disfarla. Un rischio analogo a quello della traduzione che ho superato grazie alla collaborazione di Tolentino, e alle discussioni che si producevano tra di noi, a margine del testo. A volte la discussione è arrivata a soffermarsi meticolosamente sui singoli vocaboli, finché l'italiano sembrava finalmente offrire a suo modo un nuovo cammino verso quella poesia che stava in principio, prima della sua stessa forma.

Nella mia postfazione ho poi cercato soltanto di accompagnare questa poesia, senza mai penetrarla, e di metterla in dialogo con una serie di fonti comuni. L'elemento intertestuale, anche sottile e difficile da evidenziare, è una costante della poesia di Tolentino, fin dal primo testo del suo primo volume: le sacre scritture affiancate a Flannery O' Connor. Molti altri sono i riferimenti della poesia di Tolentino: da Eliot a Campana, da Baudelaire a Pasolini, a cui l'autore dedica anche una poesia.

Il legame di Tolentino con l'Italia, con i suoi autori, con i suoi luoghi, è molto forte. Proprio facendo riferimento a Pasolini, di cui Tolentino cita un brano indimenticabile da "La religione del mio tempo", l'autore si esprime riguardo la sua poetica, in un brano significativamente intitolato "O Poema". Impossibile rendere in Italiano la differenza tra "poema" (il testo, la sua matericità) e "poesia", distinzione invece possibile in molte lingue. Ma è significativo che di "poema" si tratti: "La poesia [o poema] restituisce l'inesprimibile. La poesia non consegue quella purezza che affascina il mondo. La poesia abbraccia precisamente l'impurità che il mondo ripudia". Ma questo accogliere l'impurità e le macerie su cui si potrà danzare in un

306O. Carmo, Tolentino Mendonça na Feira do Livro de Turim, “Ecclesia”, 05 maggio 2006 in

http://www.agencia.ecclesia.pt/noticias/nacional/tolentino-mendonca-na-feira-do-livro-de-turim/ (ultima visualizzazione 25.03.2015).

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finale corteo, credo che in Tolentino non si concretizzi, come in Pasolini e in altri autori di riferimento (Campana, la O' Connor…), nel linguaggio: non si tratta mai di un linguaggio "comico" alla maniera di Dante. L'eventuale espressionismo è solo sfiorato.

Questa impurità rivendicata da Tolentino, è in qualche modo nobilitata in un percorso che implicitamente si dà all'interno della materia (della gravità) per approdare a uno stato di grazia (parafrasando Simone Weil). La poesia di Tolentino ha già conquistato un suo stato di grazia, anche quando si tratta del linguaggio quotidiano, sempre scelto, misurato, collocato nel testo poetico quasi con affetto, fino a raggiungere una delicatezza commovente. Non so se questa tensione proviene dalla personalità di José Tolentino, se ha a che vedere con specifici percorsi della poesia portoghese della seconda metà del '900 in cui si contano in questo senso eccellenti predecessori, ma credo si tratti di un tema di interesse per questa nostra discussione di oggi.307

Dopo aver espresso l’orgoglio per “un progetto autonomo dietro il quale non si nasconde quel narcisismo che ha talvolta tentato la monopolizzazione della letteratura portoghese in Italia”, Masini colse l’occasione di ringraziare: la collaborazione di António Fournier, che per la prima volta lo aveva messo in contatto con Tolentino; Alessandro Agostinelli, direttore della collana; le autorità portoghesi in Italia; l’editrice Assírio & Alvim “che ha concesso i diritti di edizione a titolo gratuito in un momento particolarmente difficile del progetto” e Ilda David’, autrice della copertina originale. In conclusione:

Molto di più che un ringraziamento devo a José Tolentino, che mi ha aiutato a capire il peso reale della parola poetica e a migliorare moltissimo il mio lavoro di traduttore. Un'esperienza indimenticabile della quale spero di fare tesoro.308

19. Ilda David’, copertina di La notte apre i miei occhi.

Pur nella costrizione dell’impianto grafico che assicura uniformità alla collana pisana, Ilda David’ ha graficamente costruito una banda centrale, che attraversa il fronte e il retro della copertina,

307 In http://www.alleo.it/content/la-notte-apre-i-miei-occhi (ultima visualizzazione 25.03.2015). 308 Ibidem.

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sui toni di uno scenario nuvoloso, incerto e aereo, che non offre risposte definite: consuonante pertanto con la poesia di Tolentino, dove chiaro e scuro, notte e alba si disputano lo spazio; ma anche interlocutorio, aperto a ogni possibile ulteriore interpretazione.

L’antologia tolentiniana è un piccolo volume di un centinaio di pagine, di 12 cm per 19 cm, finito di stampare nell’aprile del 2006, che riunisce trentasette poesie dei primi sei libri di Tolentino. Ma non solo.

La notte apre i miei occhi anticipa, in effetti, la presentazione di A noite abre meus olhos, [poesia reunida] avvenuta a Lisbona nel luglio dello stesso anno presso la casa editrice Assírio &

Alvim. Può risultare interessante annotare le differenze rilevate tra le due edizioni: rispetto alla compilazione portoghese, che ripropone quasi integralmente tutti i testi dei sette volumi pubblicati da Tolentino sino a quella data309, il volume italiano, curato da Manuele Masini, include un numero ristretto di componimenti, che rappresentano una scelta, non illustrata o giustificata: persumiamo si tratti di una selezione operata dal traduttore e curatore in maniera autonoma, benché la postazione alluda in senso generale a un lavoro editoriale strettamente accompagnato dallo stesso autore dei testi. La lunga postfazione, divisa in sei parti, con cui Masini chiude l’antologia italiana, è un’interessante e valida visione d’insieme dell’opera tolentiniana: una sorta di presentazione sistematica al pubblico italiano che muove con una dichiarazione di affetto al poeta, che il traduttore conobbe in occasione della traduzione:

Qualcosa che mi ricordò anche l’umanità semplice e l’urgenza, l’intensità e l’impegno del verbo neotestamentario, e, attraverso quei filtri culturali cui non so sfuggire, la centralità della parola poetica, sconfinante nel cinema, che Pasolini reclamava nel «Vangelo Secondo Matteo”, restituendomi peraltro una lettura a suo tempo troppo superficiale di quel testo: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del Mondo» (Mt 28, 20).310

Dopo aver collocato Tolentino tra i primi, più brillanti autori della poesia portoghese contemporanea e dopo aver elogiato la di lui vastissima erudizione di cui è costituito il corpo e la materia dei suoi versi311, Masini riflette su alcune tematiche fondamentali e ricorrenti nell’universo

309 Di Os dias contados, tutti i 22 componimenti; di Longe não sabia, tutti i 34 componimenti; di A que distância deixaste

o coração, tutti i 10 componimenti; di Baldios, 40 componimenti, mancando soltanto uno rispetto alla prima

pubblicazione; di De igual para igual, 28 componimenti, mancandone sei rispetto alla prima pubblicazione e con presenza di alcuni testi rimaneggiati; di Estrada Branca tutti i 29 componimenti e di Tábuas de pedra tutti i 5 componimenti.

310 In J.T. Mendonça, La notte cit., p. 97.

311 «Non temo l’esagerazione se dico che la poesia di José Tolentino Mendonça è oggi in Portogallo uno dei risultati

migliori della sua generazione. E non si tratta poi di generazioni: questa poesia riesce a dialogare in completa maturità con tutto quello che c’è stato prima, inserendosi con una sua assoluta originalità nell’ambito della migliore poesia portoghese contemporanea. Tolentino è poi uomo di vastissime e varie letture, e di grande cultura, anche se la presenza di questa «enciclopedia» nel testo poetico è raramente esplicita, e, il più delle volte, tanto sottile da non farsi scorgere immediatamente.» Ibidem, p. 98.

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tolentiniano, quali la luce e l’oscurità, i luoghi e i non-luoghi, la materia residuale di cui si serve per esprimere le grandi cose che i residui ricordano:

(...) l’unica vera luce che ci illumina è quella che incontriamo nel cuore delle tenebre. (...) Silenzio, oscurità, luoghi ineffabili e di nessuno nella cui sconcertante verità cerchiamo precaria dimora, terre desolate, forse, ma anche «baldios» che ho preferito tradurre «ermi», con una forse impropria sostantivizzazione dell’aggettivo, per non conferire, col termine desolazione, una nota di negatività assoluta: è in questi luoghi che la poesia di Tolentino riscopre una umanissima teofania (another one walking beside you [?]), quella stessa che Giorgio Agamben nega alla poesia moderna, introducendoci alla lettura di San Juan de la Cruz312 (...)

La desolazione delle macerie, dei frammenti che sono l’unica traccia che riusciamo a salvare di un mondo divino che non ci appartiene più (...) Questa è anche una poesia di detriti, ma sono le macerie su cui danzerà un corteo in cui «immagini, rumori, spuri sedimenti» ritroveranno il loro luogo. Una poesia che «restituisce l’inesprimibile abbracciando l’impurità che il mondo ripudia», frase che suggella anche questo volume. 313

La poesia di Tolentino è percorsa da ogni cosa minuta che segna una presenza provvisoria, e nel recupero della fragilità (e frammentarietà successiva) di quelle immagini che partono, come «frammenti rapidi, passaggi, segreti che si spengono» e che sembrano il volo di stormi di uccelli allo sbaraglio, risiede forse la possibilità di una temporalità altra, di un tempo interiore, della misura umana dell’eternità.314

Secondo Masini, il poeta Tolentino, traduttore del Cantico dei Cantici, ha assimilato perfettamente quella lezione - così come quella di Santa Teresa d’Avila e San Giovanni della Croce, autori che predilige e opportunamente cita; e tanto li riflettuti e maturati da aver varcato – quando si tratti e si dispieghino versi dedicati all’amore315 - il limite imposto dalla trita e annosa dialettica corpo

e spirito: “È il corporeo che ci conduce fino all’incorporeo, o al niente, ancora una volta.” 316

Riconosce, invece, nel poeta, uno stile evocativo “che talvolta conquista una solennità

312 Ibidem, p. 99. 313 Ibidem, p. 100. 314 Ibidem, p. 101.

315 «(...) un amore custodito nella sua essenza di corpo leggerissimo che il vento trascina disordinatamente, capace tuttavia

di smuovere montagne e sciogliere ghiacciai.» Ibidem, p. 102.

316 E continua: «Il desiderio è una domanda la cui risposta non esiste, diceva Cernuda, e non ci rimane che una discreta

contemplazione, quasi pudica, di tutto quel che resta, il dono di uno sguardo senza parole, la perdita di ogni volontà di possesso e di ogni presunzione virile. L’Amore e la Fede camminano ad occhi ben chiusi, come in una poesia di Antonio Botto evocatrice della Bellezza come unico atto di verità umanamente possibile (qualcosa che Sant’Agostino ci insegna).»

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veterotestamentaria”317 e un costante ritorno del passato, che il traduttore attribuisce alla paura del

vuoto318. Per poi concludere:

La poesia di Tolentino, apparentemente caratterizzata da una semplicità e leggibilità del verso, è segnata da un lacerante compromesso con la vita che si nasconde dietro la fragilità delle parole, spesso legate ad una vivenza comune ma anche evocatrici di un mondo di sentimenti puri, e sempre capaci di conferire un tono elevato e simbolico agli oggetti intessuti nelle trame di un corpo testuale che ci parla di un senso quasi atavico della tristezza. Poesia che rivendica un imprescindibile attaccamento all’essenzialità dei gesti, alla delicata ragione di un costante inno all’amore, di un’urgenza di vita condivisa, anche quando tutto sembra veramente perduto, quando i conti tra i sentimenti estremi e gli orizzonti di attesa non collimano, lasciando scorrere un filo di pudica disperazione. Un linguaggio sempre relazionato alla matericità dell’esistenza, ai suoi luoghi, ai compagni di viaggio e agli sconosciuti intravisti. Qualche

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