L’anno successivo a Rio de Janeiro, Tolentino cura la riedizione di O pobre tolo: prosa e
poesia168, un testo scritto nel 1923 e rimaneggiato sette anni più tardi da Teixeira de Pascoaes (1877- 1952), uno dei massimi rappresentanti di un movimento letterario portoghese conosciuto come “Saudosismo” - e che diventerà un riferimento importante nell’universo del poeta. Sono sue queste parole nella presentazione del volume:
Talvez a maior grandeza desta obra esteja na soberana solidão com que nos olha. Indiferente às convenções, escandalosamente distante daquilo que no seu tempo (e no nosso) era a civilização e a literatura. O Pobre Tolo é uma figura de fronteira na paisagem mental do século português. Uma figura seminal, nocturna, uma negríssima substância insone, (“íntimo incêndio de escuras flamas”, como algures se diz), uma conversa de mortos, arbitrária, irónica, fragmentária. Raras vezes se viu texto assim na nossa tradição literária. (...)
Este texto sonâmbulo, uma espécie de meditação sobre que palavra poderia ser dita depois do fim das palavras, é ainda um “quase ver”. Mas, como atesta Pascoaes, “o quase é o bastante para inundar de trevas a paisagem”. Que trevas tão luminosas, quero dizer.169
La pubblicazione di questo libro, fatta dalla casa editrice Assírio & Alvim, anticipa di due anni le varie edizioni che lo stesso editore farà per ricordare il cinquantenario della scomparsa di
167 «La “Lacerda Editores” lancia nella Biennale di Rio l’antologia Panorama da Moderna Poesia Portuguesa, con
organizzazione di Alberto da Costa e Silva e Alexei Bueno, riunendo 72 poeti, dai consacrati Jorge de Sena e Nuno Júdice, fino ai più giovani, come Fernando Pinto do Amaral e José Tolentino Mendonça. Prendendo ciò che dicono i giovani poeti su se stessi, il concetto di post-moderno, già oggi così sussurrato, continua ad incantare parte importante della letteratura in Portogallo. La nuova poesia è, con qualche eccezione, una reazione alla radicalità degli sperimentalismi moderni, in nome di una più grande intelligibilità e lirismo. Quello che, dall’esterno, ai più scettici, può sembrare un “revival” del neoclassicismo. (...) Per questa nuova generazione, il “post-modernismo” diventa, così, meno una rottura col passato dei modernisti, che una possibilità di incorporare tutte le tradizioni.» B. Carvalho, Antologia reúne poetas
jovens e consagrados, “Folha de São Paulo”, 19 aprile 1999.
168 Teixeira de Pascoaes, O pobre tolo cit.
169 «Forse la maggiore grandezza di questa opera risiede nella sovrana solitudine con cui ci guarda. Indifferente alle
convenzioni, scandalosamente distante di ciò che al suo tempo (e nel nostro) era la civiltà e la letteratura. O Pobre Tolo è una figura di frontiera nel paesaggio mentale del secolo portoghese. Una figura seminale, notturna, una nerissima sostanza insonne, (“intimo incendio di scure fiamme”, come si dice da qualche parte), una conversazione di morti, arbitraria, ironica, frammentaria. Rare volte si è visto un testo così nella nostra tradizione letteraria. (...) Questo testo sonnambulo, una specie di meditazione su quali parole avrebbero potuto essere dette dopo la fine delle parole, è ancora un “quasi vedere”. Ma, come attesta Pascoaes, “il quasi è l’abbastanza per inondare di tenebre il paesaggio”. Che tenebre luminose, voglio dire.» J.T. Mendonça, prefazione, Ibidem.
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Teixeira de Pascoais - un libro di disegni dello scrittore con uno studio dello storico dell’arte Bernardo Pinto de Almeida, un saggio di António Mega Ferreira sui personaggi e l’immaginario di Pascoaes,
Anjos e Fantasmas e i volumi Londres, Cânticos Indecisos e São Paulo. Proprio sulla visione che
Pascoaes ha della figura del santo di Tarso, Tolentino scriverà più tardi:
O mais interessante para Pascoaes era o «espectro», o «fantasma», o «floco de neve e labareda», o «vulto mal delineado na penumbra», o «animal apaixonado», o «anjo», o «faminto de Deus». Era verificar, ao modo de Jerónimo que não tirava os olhos da caveira, como «o esqueleto emagrecido» de um Homem «é transtornado, de súbito, por íntimas energias imprevistas». Era explorar num indivíduo, suficientemente batido por ventos contraditórios, tombado do cavalo do seu próprio destino, cego pela revelação da Graça depois da cegueira de um crime, as grandes e únicas fronteiras simbólicas do Ser Humano. Não digo que Paulo de Tarso tenha constituído um simples pretexto, ainda que sublime, para este ensaio fulgurante sobre a condição humana. Digo que Pascoaes perseguiu no apóstolo dos gentios aquilo que nele poderia ser universal: retirou-o desse lugar de exclusão onde o mundo moderno fixou o fenómeno religioso, chamou a São Paulo, não apóstolo, mas poeta («o maior poeta»), mediu- o com Homero e com os sacros poetas da Hélade, colocou-o como «trágico intérprete da Vida» , à maneira de Lucrécio ou Virgílio, Dante ou Shakespeare, quis ler tudo, mesmo os seus achaques, como um dispositivo criador que se manifestou também em Dostoievski e, doutra maneira, em Byron. Mas sem que este impulso analógico vise entronizar Paulo numa academia literária. Pascoaes não aborda literariamente nem a sua figura, nem os seus escritos, que avizinhou, primeiro, ao «livro dos que não sabem ler» e, depois, a essa obra escatológica, a obra universal por excelência, que é «o livro da Vida». Recolhe uma certa unanimidade a observação que mais do que vidas de santos, mais do que a biografia de São Paulo, Pascoaes foi escrevendo a biografia de si mesmo.170
Nello stesso articolo, Tolentino non soltanto colloca Pascoaes nel posto che merita nella storia della letteratura portoghese, ma soprattutto, parlando della riscoperta dell’irrazionale e del suo riportarlo nella cultura del suo tempo, fatta dal Pascoaes, l’autore di Baldios svela, probabilmente senza volerlo fare, i punti di contatto tra le loro opere. Sembra scrivere di sé, quando scrive sul poeta del Saudosismo:
170 J.T. Mendonça, A dança divina da poesia, “Ecclesia”, 05 gennaio 2007 in
http://www.agencia.ecclesia.pt/noticias/nacional/a-danca-divina-da-poesia/ (ultima visualizzazione 26.05.2014) : «Il più interessante per Pascoaes era lo «spettro», il «fantasma», il» «fiocco di neve e fiamma», il «volto impreciso nella penombra», «l’animale appassionato», «l’angelo», il «famelico di Dio». Era verificare, come Girolamo che non toglieva gli occhi dal teschio, come lo «scheletro dimagrito» di un Uomo «è frastornato, da subito, da intime energie impreviste». Era esplorare, in un individuo, sufficientemente fustigato da venti contradditori, caduto dal cavallo del suo stesso destino, ceco per la rivelazione della Grazia dopo la cecità di un crimine, le grandi e uniche frontiere simboliche dell’Essere Umano. Non dico che Paolo di Tarso abbia costituito un semplice pretesto, anche se sublime, per questo saggio folgorante sulla condizione umana. Dico che Pascoaes ha perseguito nell’apostolo dei gentili quello che in lui potrebbe essere universale: l’ha ritirato da quel luogo di esclusione dove il mondo moderno ha fissato il fenomeno religioso, chiamò San Paolo non apostolo, ma poeta («il più grande poeta»), l’ha misurato con Omero e con i sacri poeti della Grecia, l’ha collocato come «tragico interprete della vita», alla maniera di Lucrezio o Virgilio, Dante o Shakespeare, ha voluto leggere tutto, anche i suoi acciacchi, come un dispositivo creatore che si manifestò anche in Dostoievski e, in altro modo, in Byron. Ma senza che tale impulso analogico voglia intronare Paolo in un’accademia letteraria. Pascoais non giunge letterariamente né la sua figura, né i suoi scritti, che avvicinò, prima, al «libro di chi non sapeva leggere» e, dopo, a quell’opera escatologica, l’opera universale per eccellenza, che è «il libro della Vita». Raccoglie una certa unanimità l’osservazione che più che le vite dei santi, più che la biografia di San Paolo, Pascoaes ha scritto la biografia di se stesso.»
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Pascoaes apontara, com a sua obra poética, um tremeluzente norte à poesia portuguesa, que fora, no século anterior, substancialmente clássica e com ele entrou, «com passo decidido, na pura linha romântica do irracional». E o irracional é a paisagem onde o sagrado reflorescerá como categoria necessária. O conhecimento mítico-poético e o conhecimento religioso que a Modernidade colocou sob suspeita, considerando-os sombras da razão, regressam como uma arte inexplorada. Entre sentimento e mistério, entre nítido e indeterminado alumiam-se afinidades («Deus é, em nós, como uma lembrança», há de escrever Pascoaes. «A atitude divina é anti-racional»). Busca-se numa experiência originária aquilo que as estratégias do pensar deixam em silêncio e que vem guardado na linguagem densa dos símbolos.171
I.VII.III 2001
Il tanto atteso anno 2001, il primo anno del III millennio e del XXI secolo dell'Era cristiana, è stato per Tolentino un anno importante, come poeta ma anche come traduttore. Come poeta ha pubblicato il suo quinto libro di versi172 e ha visto alcune delle sue poesie pubblicate nel Poemário Assírio & Alvim. Sempre in collaborazione con la stessa casa editrice ha partecipato ad un grande progetto editoriale, l’ultimo della vita di Manuel Hermínio Monteiro (1951- 2001), il direttore, dal 1983, della Assírio & Alvim.
Il grande progetto è l’antologia Rosa do Mundo. 2001 Poemas para o Futuro, che riunisce in circa di 2000 pagine, 2001 poesie di tutto il mondo e di tutte le epoche. Tolentino è uno dei principali collaboratori173 responsabile per la traduzione dei testi biblici:
Deriva de um vasto trabalho coletivo de mais de uma centena de intervenientes que, ultrapassando um ano de trabalho, conseguiram reunir muita da mais bela poesia do mundo.
Rosa do Mundo — 2001 Poemas para o Futuro mostra-nos que em todos os tempos e por toda
171 Ibidem: «Pascoaes ha indicato, con la sua opera poetica, un tremolante nord per la poesia portoghese, che era stata, nel
secolo precedente, sostanzialmente classica e grazie a lui è entrata, «con passo deciso, nella pura linea romantica dell’irrazionale». E l’irrazionale è il paesaggio dove il sacro rifiorirà come categoria necessaria. La conoscenza mitico- poetica e la conoscenza religiosa che la Modernità ha collocato sotto sospetto, considerandole ombre della ragione, sono tornate come un’arte inesplorata. Tra sentimento e mistero, tra nitido e indeterminato si fa luce sulle affinità («Dio è, in noi, come un ricordo» scriverà Pascoaes. «L’atteggiamento divino è anti-razionale»). Si cerca in una esperienza originaria quello che le strategie del pensare lasciano in silenzio e che è conservato nel linguaggio denso dei simboli.»
172 J.T. Mendonça, De igual para igual, Lisboa, Assírio & Alvim, 2001.
173 Tra le principali collaborazioni: Adalberto Alves (poesia araba contemporanea), Ana Paula Guimarães (poesia
portoghese di tradizione orale), Cecília Rego Pinheiro (poesia inglese) Doina Zugravescu (poesia araba pre-classica e classica, rumena e turca), Ernesto Rodrigues (poesia ungherese), Ernesto Sampaio (poesia italiana), Filipe Jarro (poesia francese), Gil de Carvalho (poesia cinese), Halima Naimova (poesia persiana), Irene Freire Nunes (poesia provenzale), João Barrento (poesia di lingua tedesca), Jorge Henrique Bastos (poesia brasiliana e latino-americana), José Alberto Oliveira (poesia nord-americana), José Bento (poesia di lingua spagnola), José Domingos Morais (poesia della cultura celtica), Manuel Hermínio Monteiro (poesia portoghese), Manuel João Magalhães (cosmogonie), Maria Aliete Galhoz (Canzioniere e Romanziere portoghese), Maria Helena da Rocha Pereira (classici greci e latini), Nina Guerra e Filipe Guerra (poesia russa), Stephen Reckert (poesia giapponese), Teresa Amado (poesia galaico-portoghese.)
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a parte sempre palpitou a energia poderosa da mais pura emoção humana que hoje podemos experimentar nestas duas mil e uma pétalas que formam esta Rosa do Mundo.174
Uscita nel maggio del 2001 per i tipi della Assírio & Alvim, Rosa do Mundo — 2001 Poemas
para o Futuro è un progetto realizzato con il contributo del Comune della città di Porto, in quell’anno
capitale europea della cultura insieme a Rotterdam. Col nome di Porto 2001, l’iniziativa che stimolò questa pubblicazione comprendeva anche una ricca programmazione di teatro, musica, danza, arti figurative e architettura, circo, teatro di burattini, opera, scienza e anche un forte investimento nel recupero dello spazio pubblico della città, come la costruzione dell’emblematica “Casa da Música” dell’architetto Rem Koolhaas.
In questo stesso anno, sempre per la casa editrice Assírio & Alvim, Tolentino è invitato a scrivere la prefazione per il libro Três Vezes Deus, una raccolta di poesia che riunisce gli autori Ana Marques Gastão175 (n.1962) - prima parte, dal titolo “Silêncio de Deus” - António Rego Chaves (n.1939)- autore di “A morte de Deus” - e Armando Silva Carvalho176 (n. 1938) - che, in contrapposizione alla prima raccolta, offre il “Barulho de Deus” (“il rumore di Dio”). Ecco quanto scrive Manuel António Ribeiro a riguardo di questa edizione:
Prefaciado por José Tolentino Mendonça, Três Vezes Deus é um pequeno livro que reúne composições de três poetas. São vozes distantes que transportam para o interior dos versos o problema de Deus, não com formulações categóricas mas como quem balbucia procuras, sem se esquivar aos incómodos inerentes à equação deste insondável mistério. Cada autor preenche uma parte do livro com uma selecção de poemas, tantos quantos as letras do alfabeto. Essa contagem, cujo arrumo artificial não será inocente, sugere o ressumar dos versículos do Apocalipse que nos apresentam Cristo como o “alfa” e o “ómega”.177
174 In http://assirioealvim.blogspot.it/2008/06/feira-do-livro-livros-do-dia_04.html (ultima visualizzazione 30.03.2015):
«Deriva da un vasto lavoro collettivo di più di un centinaio di intervenenti che, vincendo un anno di lavoro, sono riuscita a riunire gran parte della più bella poesia del mondo. Rosa do Mundo — 2001 Poemas para o Futuro ci fa vedere che in tutti i tempi e dappertutto ha sempre pulsato la potente energia della più pura emozione umana, che oggi possiamo provare in questi duemila e un petali che formano questa “rosa del mondo”».
175 Nel 2005 Ana Marques Gastão e José Tolentino Mendonça saranno entrambi distinti con il premio P.E.N. Clube
Português con l’appoggio dell’Istituto Portoghese del Libro e delle Biblioteche: Lei nella categoria “poesia” con l’opera
Nós/Nudos e Tolentino nella categoria “saggio” con A construção de Jesus.
176 Armando Silva Carvalho è - insieme a Vitorino Nemésio, Ruy Cinatti, Jorge de Sena, Sophia de Mello Breyner
Andresen, Fernando Echevarría, José Bento, Ruy Belo, Cristovam Pavia, Pedro Tamen, Carlos Poças Falcão, Adília Lopes e Daniel Faria - presente nella recentissima antologia poetica curata da José Tolentino Mendonça e Pedro Mexia,
Verbo. Deus como interrogação na poesia portuguesa (Assírio & Alvim, 2014). È stato, inoltre, con il suo Anthero, Areia & Água, finalista Assírio & Alvim del Prémio Literário Casino da Póvoa/ Correntes d’Escritas nel 2011, inisieme a
Tolentino - con O Viajante Sem Sono.
177 «Prefazionato da José Tolentino Mendonça, Três Vezes Deus è un piccolo libro che riunisce composizioni di tre poeti.
Sono voci distanti che trasportano verso l’interiore dei versi il problema di Dio, non con formulazioni categoriche, ma come chi bisbiglia domande, senza evitare i problemi inerenti all’equazione di questo insondabile mistero. Ogni autore riempie una parte del libro con una selezione di poemi, tanti quanti le lettere dell’alfabeto. Tale conteggio, la cui artificiale sistemazione non sarà innocente, suggerisce il trapelare dei versetti dell’Apocalisse che ci presentano Cristo come l’alfa e l’omega.» M.A. Ribeiro, Leitura: Três vezes Deus, “Viragem”, nº 58, gennaio-aprile 2008.
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Le parole che Tolentino dedica ai tre poeti sembrano considerazioni alla sua poetica:
«Abrimos o livro Três vezes Deus, de Ana Marques Gastão, António Rego Chaves e Armando Silva Carvalho. É um corpo estranho e fascinante que chega à poesia portuguesa. Um contrabando de silêncio exercido à sombra dos nomes. Uma ardência voraz. Uma deflagração que nos deixa em perigo. Este Três vezes Deus, se a alguma família espiritual se liga, é à do inconformado Job, que de solidão em solidão enfrenta o Inominável, e à de Jacob quando, na travessia de uma nocturna fronteira, é ferido em luta mortal com o Anjo ou à de Cristo que, no silêncio insuportável do horto, sua o sangue do abandono de que não estão isentos nem os filhos de Deus.»178
8. Copertina di Três vezes Deus.
178 J.T. Mendonça, Prefácio in Três vezes Deus / Ana Marques Gastão, António Rego Chaves, Armando Silva Carvalho,
Lisboa, Assírio & Alvim, 2001: «Apriamo il libro Três vezes Deus, di Ana Marques Gastão, António Rego Chaves e Armando Silva Carvalho. È un corpo strano e affascinante che arriva alla poesia portoghese. Un contrabbando di silenzio esercitato all’ombra dei nomi. Un ardore vorace. Una deflagrazione che ci lascia in pericolo. Questo Três vezes Deus, si è collegato a qualche famiglia spirituale, lo è a quella del anticonformista Giobbe, che di solitudine in solitudine affronta l’Innominabile, e a quella di Giacobbe quando, nella traversata di una notturna frontiera, è ferito in lotta mortale con l’Angelo o a quella di Cristo che, nel silenzio insopportabile dell’orto, suda il sangue dell’abbandono di cui non sono dispensati nemmeno i figli di Dio.»
97 I.VIII De igual para igual
9. Ilda David’, copertina di De igual para igual; parallelo con la copertina di A Papoila e o Monge.
Ad aprire la quinta raccolta pubblicata da José Tolentino Mendonça179, di nuovo una polaroid di Ilda David’. L’artista della «imensidão flagrante dos contrastes»180 sembra, in effetti, avanzare nel
territorio di questa tecnica fotografica dalla particolarissima flessibilità espressiva, che per quasi settant’anni ha rappresentato per milioni di persone un modo istantaneo per documentare la realtà e i ricordi, e le cui possibilità artistiche sono state sfruttate da artisti e fotografi diversi tra loro come Andy Warhol, Ansel Adams e Robert Mapplethorpe.
La scelta della tecnica della polaroid colloca, comunque, Ilda David’ in un interessante spazio di comunicazione tra le avanguardie artistiche del XX secolo, tra pop art e arte povera, che mantiene una nostalgica dimensione onirica della fotografia ancora passibile di errori nel suo carattere artigianale, in questa epoca di produzione e postproduzione digitale. Un linguaggio, dunque, che trova una totale armonia con la poesia di Tolentino - nella sua già più volte riferita ricerca di Dio nell’incompiuto, nelle macerie, nella sua valorizzazione dello scarto del mondo.
Il “contrasto” è evidente in questa copertina: un profilo facilmente identificabile con quello del monte Fuji - interessante affiancarlo a quella che più tardi sarà la scelta di Tolentino per illustrare
A Papoila e o Monge (Assírio & Alvim, 2013) - vulcano di 3776 metri e montagna più alta del paese,
uno dei simboli del Giappone e ritenuto luogo sacro dagli shintoisti. Un profilo, si diceva, scuro, ritagliato verticalmente, in chiara lettura ascensionale, nella parte superiore del suo cono, contro un orizzonte luminoso, giallastro. Un soggetto, sia per la sua valenza simbolica e religiosa, sia per il
179 J.T. Mendonça, De igual cit.
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modo scelto da Ilda David’ di rappresentarlo, carico di un simbolismo da mettere sicuramente in relazione con i contenuti poetici della scrittura di Tolentino, e di questa opera in particolare.
Occorre aggiungere che la copertina è senz’altro da mettersi in stretto rapporto con quella di
Baldios, il volume pubblicato da Tolentino immediatamente prima a De igual para igual. Sia per il
fatto che l’artista e la tecnica da lei scelta sono le stesse, sia per il fatto che le due polaroid s’identificano nella grande mole scura - che, nel secondo volume, si apre ad una macchia luminosa nella sua parte superiore, di chiara interpretazione simbolica - si tratta di una “evoluzione” e le due immagini ricordano i primi versetti della Genesi: «In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E luce fu.»
10. Ilda David’, copertina di De igual para igual; parallelo con la copertina di Baldios, della stessa artista.
L’artista di Benavente sarà di nuovo chiamata in causa all’interno del volume, nella dedica che il poeta le fa del componimento “Uma floresta pintada por Ilda David’”È importante una lettura comparata tra questa poesia e quella dedicata anteriormente a Ilda David’. A cominciare dal titolo - “Para um desenho de Ilda David’” e “Uma floresta pintada por Ilda David’” - entriamo in un gioco di specchi che ci permette di vedere con più chiarezza quello che nell’arte figurativa di Ilda incide più fortemente nell’arte poetica di Tolentino. Spazio, tempo e rivelazione.
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De instante para instante
identificam-se lacunas, espaços irremediáveis distâncias:
é apenas uma parte a experiência que fazemos do que seja o tempo
Nesse descoberto que separa um instante de outro
estendes o teu próprio corpo nenhuma outra maneira guardou o perfume da neve sobre os muros
como se não fosse181
Però, innanzi tutto, da notare il parallelo andamento ritmico dei componimenti, entrambi costituiti da due strofe leggermente diverse, che iniziano con l’evocazione del tempo («De instante para instante» e «Por muito tempo») e si concludono con la visione dello spazio («à volta de lugares