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Fig. II Numero di occupati per settore in alcuni paesi europei nel 2007

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trovano stabilimenti industriali di costruzione o assemblaggio degli aerogeneratori: si stima che, nel 2007, líeolico in Germania impiegasse circa 90 mila persone, in Danimarca 23.500 e in Spagna 45.000

(b)

.

In termini di sviluppo del settore industriale dei pannelli fotovoltaici, secondo i dati pubblicati recentemente dallíEurObserver, il fatturato generato da questo comparto in Europa Ë passato dai 5.700 milioni di euro del 2006 ai 9.200 milioni di euro del 2007, facendo salire il numero di occupati del 75% (da 40.000 a 70.000). La Germania si conferma la nazione pi˘ dinamica del settore, contando pi˘ di 10.000 aziende, un fatturato che passa dai 4.451 milioni di euro del 2006 ai 6.530 milioni di euro del 2007 e un numero di lavoratori cresciuto da 30.000 a 40.000.

Fig. I Fatturato per settore in alcuni paesi europei nel 2007 (Milioni di euro)

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Fig. II Numero di occupati per settore in alcuni paesi europei nel 2007

0 L’INDUSTRIA DELLE fONTI RINNOVABILI Box

1

30 relAzIone AnnuAle 2008

fatturato dei principali comparti delle nuove rinnovabili per produzione di energia elettrica in Italia (Milioni di euro)

Eolico fotovoltaico Biomasse e rifiuti Totale

2002 321 30 1.139 1.490

2003 353 40 1.384 1.777

2004 660 48 1.512 2.220

2005 926 61 1.216 2.203

2006 1.111 77 1.661 2.849

2007 1.528 339 1.721 3.588

2008 2.196 700 2.285 5.181

Fonte: nomisma energia

Occupazione diretta e indotto dei principali comparti delle nuove rinnovabili per produzione di energia elettrica in Italia (numero di addetti)

Eolico fotovoltaico Biomasse e rifiuti Totale

2002 886 200 4.281 5.367

2003 1.109 221 5.166 6.496

2004 3.174 226 5.988 9.388

2005 5.076 368 5.065 10.509

2006 6.210 758 5.646 12.614

2007 7.076 1.598 6.452 15.126

2008 10.379 2.229 8.233 20.841

Fonte: nomisma energia

Secondo un’analisi finanziata dalla commissione europea(c) per l’Italia viene stimata, al 2010, una crescita potenziale netta dell’occupazione nelle industrie rinnovabili e nell’agricoltura (legata alla filiera della biomassa e del biogas) pari a 73 mila unità nello scenario Current Policies e pari a 124 mila nello scenario Advanced Renewable Strategy (pari, rispet-tivamente, allo 0,5% e allo 0,75% del totale della forza lavoro nazionale).

entrambi questi risultati si collocano sotto la media dell’ue15, pur se risultano comunque significativi, in quanto rappre-sentano una crescita compresa tra il 56 e il 66% a livello nazionale e potrebbero portare alla creazione di piccoli distretti locali altamente specializzati. Buone prospettive sono previste anche per l’agricoltura, in relazione allo sviluppo delle cosiddette colture energetiche, destinate ai mercati delle biomasse e dei biocombustibili, mentre non sembrano esistere margini per accrescere le esportazioni di beni o servizi energetici in altri paesi dell’unione europea.

Infine, secondo un più recente studio sviluppato dall’Anev e dalla uil nel 2008, sulla base del dato relativo al potenziale nazionale di 16.200 mW di potenza eolica installabile a tecnologia attuale, il numero di addetti impiegati nel settore al 2020, potrebbe arrivare a 66.000 unità, di cui oltre due terzi impiegati nell’indotto.

note Box 1

(a) ren21 (2008), renewables global Status report 2007.

(b) eurobserver (2009), 8th eurobserv’er report.

(c) Progetto mItre, monitoring & modelling Initiative on the targets for renewable energy, finanziato dalla commissione europea, al fine di valutare la possibilità di raggiungere i target del pacchetto 20-20-20, sottolineando i benefici economici, in termini di impiego, di una strategia pro-attiva. I risultati del progetto tengono in considerazione gli impatti occupazionali diretti e indiretti nel settore delle rinnovabili e nella sua catena di fornitura, come anche i potenziali effetti negativi sui posti di lavoro nell’industria energetica di tipo convenzionale.

L’INDUSTRIA DELLE fONTI RINNOVABILI

1

Box

tab. I

tab. II

A. I mercAtI dell’energIA 31 2. IL SETTORE ENERGETICO ITALIANO

2.1 Il bilancio energetico nazionale

nel 2007, per il secondo anno consecutivo, si è verificato uno scostamento tra l’andamento dell’attività economica e quello dei consumi energetici primari. A fronte di un incremento del PIl dell’1,5%, che comunque già mostrava l’emer-gere di fragilità, legate all’eccessiva dipendenza dalle esportazioni del nostro sistema produttivo, si è associata una con-trazione dei consumi di energia pari all’1%. di fatto, secondo i dati del Bilancio energetico nazionale (Ben) del ministero dello sviluppo economico (mSe), il consumo interno lordo nel 2007 è stato pari a 194,2 mtep; tale calo è imputabile, prevalentemente, alle condizioni climatiche piuttosto miti, all’incremento dei prezzi del petrolio, intensificatosi dalla se-conda metà del 2007, e, in parte, potrebbe essere il risultato delle politiche di efficienza energetica realizzate negli ultimi anni. Il contributo della produzione nazionale al soddisfacimento della domanda globale di energia primaria è risultato pari a 28 mtep, registrando un ulteriore decremento rispetto all’anno precedente (-2,6%), legato alla forte flessione del gas naturale (-11,6%), che ha vanificato l’aumento della produzione nazionale delle altre fonti primarie. Infatti, la produzione di petrolio ha registrato, se si esclude il picco del 2005 (6,08 milioni di tonnellate), il valore maggiore degli ultimi 20 anni, con 5,84 milioni di tonnellate (+1,6%), quella del carbone è aumentata del 5,9% e le fonti rinnovabili sono cresciute dell’1,3%, grazie allo sviluppo della produzione eolica (+41%) che ha più che bilanciato il consistente calo dell’idroelettrico (-10%). nonostante il calo dei consumi e delle importazioni complessive, non è mutato quindi il grado di dipendenza energetica del paese, che nel 2007 è stato dell’86%. Analizzando in maniera puntuale i singoli combustibili fossili si osserva che nel periodo 2000-2007 si sono verificate dinamiche diverse con riferimento al livello di dipendenza dalle importazioni. Si conferma una forte crescita di tale indicatore per il gas naturale rispetto al petrolio, sintomo, sia di un maggior utilizzo che del rapido declino della produzione nazionale. Il problema della mancata ricostituzione delle riserve di gas1 è riconducibile essenzialmente al lungo iter amministrativo previsto per ottenere le autorizzazioni neces-sarie al loro sfruttamento, complicato dall’esistenza del principio delle “competenze concorrenti”2 e dalle forti resistenze presenti a livello locale. In Italia, le procedure richiedono un tempo doppio rispetto alla media dei paesi appartenenti all’ocSe: 7-8 anni per ottenere un permesso di ricerca cui se ne aggiungono altri 6-8 per ottenere la concessione per l’estrazione di idrocarburi. tutto ciò rappresenta un costo molto elevato che scoraggia gli investitori.

La dipendenza energetica nazionale per fonte e totale

Fonte: elaborazioni gme su dati mse (Bilancio energetico nazionale)

1 talIrIservesonoubIcateperIl 68% Inmare, InpartIcolarenellazona “a” dell’adrIatIco, dovesIproducecIrcaIl 53% delgas. suquestaareaIncombeperòlapreoccupazIonedIeffettIdIsubsIdenzaIndottIdalleattIvItàestrattIve. IldecretosullosvIluppovaratoagennaIo 2009 hacancellatolaclausoladIrevIsIonechebloccavaleattIvItàdIproduzIoneInquestaarea, concedendoaIsetteconcessIonarI (dIcuI enI, edIsone shellsonoIprIncIpalI) dIrIprendere

lattIvItàqualoradImostrasserochelestrazIonenonprovocasubsIdenza.

2 larIformadel tItolo v della costItuzIoneelestensIonedelpoteredecIsIonalealleregIonIIntemadIenergIafapartedelprocessodIdecentralIzzazIoneInatto, chetuttavIanecessItadIuncompletamentoIngradodIIdentIfIcare InmanIerachIaraepuntualeIlruolodellostatoedelleregIonI.

Fig. 2.1

8. SEZ A CAP2 last_REV/ Pagina 2 di 2

per ottenere la concessione per l'estrazione di idrocarburi. Tutto ciÚ rappresenta un costo molto elevato che scoraggia gli investitori.

Fig. 2.1 La dipendenza energetica nazionale per fonte e totale

70%

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Carbone Gas naturale Petrolio Totale

Fonte: elaborazioni GME su dati Mse (Bilancio Energetico Nazionale)

In tal modo non si riescono a sfruttare in maniera soddisfacente le risorse esistenti, visto che secondo le stime dell'Ufficio minerario del MSE, le riserve accertate di petrolio ammontano a 840 milioni di barili, a cui si aggiunge un potenziale addizionale valutabile tra i 400 e i 1.000 milioni di barili per un valore, in euro, compreso tra i 90 e i 130 miliardi. Per quanto riguarda il gas, le riserve equivalgono a 130 miliardi di metri cubi, con un potenziale aggiuntivo fra 120 e 200 miliardi di metri cubi, per un valore stimato tra i 75 e i 100 miliardi di euro. A fronte di tali dati emerge in modo evidente come lo scarso utilizzo delle riserve di petrolio e gas naturale sia dovuto, pi˘ che allíesaurimento delle risorse, alla pluriennale carenza di investimenti in esplorazione e sviluppo, principalmente in relazione al gas naturale. Mentre infatti ci si attende un significativo incremento della produzione di petrolio con l'avvio del progetto di sviluppo del giacimento di Tempa Rossa, in Basilicata, si conferma l'andamento di progressivo declino delle riserve recuperabili di gas in quanto, nonostante la contrazione della produzione, si osserva che anche la vita residua3 delle stesse Ë a sua volta in continua diminuzione, essendo passata dai 21 anni del 1991 agli attuali 14.

Il consumo finale delle fonti di energia, nel 2007, Ë stato caratterizzato da una diminuzione della richiesta di petrolio (-3,4%), che continua a rimanere la fonte pi˘

utilizzata, coprendo il 43% della domanda complessiva (nel 2000 la sua quota era al 49%). Tale calo non Ë stato compensato dalla modesta crescita dei consumi finali delle altre fonti di energia.

3La vita residua Ë pari al rapporto tra le riserve recuperabili e la produzione annuale.

32 relAzIone AnnuAle 2008

In tal modo non si riescono a sfruttare in maniera soddisfacente le risorse esistenti, visto che secondo le stime dell’ufficio minerario del mSe, le riserve accertate di petrolio ammontano a 840 milioni di barili, a cui si aggiunge un potenziale addizionale valutabile tra i 400 e i 1.000 milioni di barili per un valore, in euro, compreso tra i 90 e i 130 miliardi. Per quanto riguarda il gas, le riserve equivalgono a 130 miliardi di metri cubi, con un potenziale aggiuntivo fra 120 e 200 miliardi di metri cubi, per un valore stimato tra i 75 e i 100 miliardi di euro.

A fronte di tali dati emerge in modo evidente come lo scarso utilizzo delle riserve di petrolio e gas naturale sia do-vuto, più che all’esaurimento delle risorse, alla pluriennale carenza di investimenti in esplorazione e sviluppo, prin-cipalmente in relazione al gas naturale. mentre infatti ci si attende un significativo incremento della produzione di petrolio con l’avvio del progetto di sviluppo del giacimento di tempa rossa, in Basilicata, si conferma l’andamento di progressivo declino delle riserve recuperabili di gas in quanto, nonostante la contrazione della produzione, si osserva che anche la vita residua3 delle stesse è a sua volta in continua diminuzione, essendo passata dai 21 anni del 1991 agli attuali 14.

Il consumo finale delle fonti di energia, nel 2007, è stato caratterizzato da una diminuzione della richiesta di pe-trolio (-3,4%), che continua a rimanere la fonte più utilizzata, coprendo il 43% della domanda complessiva (nel 2000 la sua quota era al 49%). tale calo non è stato compensato dalla modesta crescita dei consumi finali delle altre fonti di energia.

Andamento degli impieghi delle fonti primarie

Fonte: Bilancio energetico nazionale, mSe

A livello settoriale, nel 2007, si conferma, per il secondo anno consecutivo, una riduzione pari al 4% della domanda di energia in quello civile, da attribuirsi principalmente a effetti legati a fattori climatici che hanno comportato una minore domanda di gas naturale e di climatizzazione ambientale. ciò ha anche contribuito al forte rallentamento del trend di crescita dei consumi di elettricità, che si è fermato allo 0,7%, rispetto al 2,1% del 2006. tale andamento risulta ancor più significativo se confrontato con quanto avvenuto nel periodo 2000-2005, durante il quale il settore aveva mostrato un tasso di crescita medio annuo del 3,5%.

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