virtuoso della domanda nel momento in cui si uscir‡ dalla grave crisi congiunturale in corso, dallíaltro pone ulteriori problemi agli investimenti in nuova capacit‡ produttiva, che, peraltro, sono gi‡ penalizzati dalla stretta creditizia.
Fig. 1.10 Variazione dellíofferta di petrolio nel mondo su base trimestrale rispetto allíanno precedente (Milioni di barili/giorno)
2004 2005 2006 2007 2008 2009
Offerta OCSE Offerta non OCSE Offerta OPEC
N.B. Per il 2009 le stime sono della Energy Information Administration (EIA) Fonte: EIA, Annual Statistical Supplement, 2006 e Oil Market Report, gennaio 2009
23Il 24 ottobre i paesi Opec hanno deciso un taglio pari a 1,5 milioni di barili/giorno mentre un secondo taglio di 2,2 milioni di barili/giorno a partire dal 1∞ gennaio 2009, cui dovrebbero contribuire anche i paesi non Opec, Ë stato concordato in occasione del vertice di Orano.
16 relAzIone AnnuAle 2008
Il crollo dei prezzi del petrolio, se da un lato appare come un vantaggio per i consumatori e per l’economia globale, in quanto potrà favorire un percorso di crescita virtuoso della domanda nel momento in cui si uscirà dalla grave crisi con-giunturale in corso, dall’altro pone ulteriori problemi agli investimenti in nuova capacità produttiva, che, peraltro, sono già penalizzati dalla stretta creditizia.
Variazione dell’offerta di petrolio nel mondo su base trimestrale rispetto all’anno precedente (Milioni di barili/giorno)
n.B. Per il 2009 le stime sono della energy Information Administration (eIA) Fonte: eIA, Annual Statistical Supplement, 2006 e oil market report, gennaio 2009
un prezzo del greggio adeguato, infatti, si dovrebbe collocare, secondo diverse analisi, tra i 70-80 $/bbl, livello che da una parte garantisce gli approvvigionamenti futuri, dall’altra invia i giusti segnali ai consumatori, nella direzione di mo-dificare i propri comportamenti, e al contempo spinge i governi ad accelerare lo sviluppo di fonti energetiche alternative, nonché a implementare politiche di efficienza energetica sempre più severe. con quotazioni intorno ai 50 $/bbl invece molti paesi opec non sono in grado di investire dal momento che, per non incorrere in perdite, hanno bisogno che i corsi si collochino in un range che va dai 55 $/bbl per l’Arabia Saudita, agli 80 $/bbl necessari per l’Iran, raggiungendo i 100 $/bbl per l’Iraq. Il protrarsi di un basso prezzo del petrolio quindi sottende il pericolo di una ulteriore paralisi degli investimenti nel settore, in ragione del venir meno della convenienza economica di quelli programmati o avviati.
Appare chiaro che i fondamentali, da soli, non sono in grado di spiegare i repentini movimenti e l’estrema volatilità dei prezzi del petrolio. ciò ha spinto molti osservatori a parlare di bolla speculativa che sarebbe esplosa con l’aggravamento della crisi finanziaria che ha coinvolto i mercati internazionali.
e’ un dato di fatto che in pochi anni i mercati finanziari delle commodities, in particolare energetiche, si siano sviluppati in maniera imprevedibile attirando flussi di capitali estremamente elevati, investiti in strumenti derivati e prodotti strut-turati spesso negoziati otc (Over the counter). con riferimento al petrolio, il contratto future avente come sottostante il WtI negoziato al nYmeX, da solo registra ormai volumi giornalieri pari a circa 530 milioni di barili, un livello di oltre 6 volte superiore al consumo mondiale giornaliero di greggio.
le ragioni sottostanti tale evoluzione possono essere così riassunte:
gli investitori, in risposta ai bassi rendimenti ottenuti nei settori tradizionali dell’azionario e dei tassi di interesse
•
sono stati spinti ad aumentare l’esposizione dei loro portafogli verso nuove tipologie di attività finanziarie per cer-care di ottenere performance più soddisfacenti;
la forte espansione economica della cina e successivamente dell’India con il conseguente aumento della loro
richie-•
sta di materie prime per sostenerla, ha fatto diffondere il timore che potessero insorgere tensioni inflazionistiche.
come conseguenza in molti hanno investito nelle commodities, in particolare materie prime, da sempre considerate un bene rifugio e un ottimo strumento per coprirsi contro i rischi inflazionistici;
in un’ottica di
• asset allocation l’investimento in materie prime, una volta che i relativi mercati hanno raggiunto livelli di liquidità soddisfacenti, è stato visto come un potente strumento per aumentare il grado di diversificazione dei portafogli finanziari, vista la scarsa correlazione delle quotazioni con quelle dei settori tradizionali.
Fig. 1.10
7 SEZ A CAP1 last_REV/ Pagina 18 di 18
tendenza ribassista che ha caratterizzato i mercati internazionali del petrolio nella seconda parte del 2008. Neanche i diversi tagli alla produzione
23adottati dai paesi OPEC sembrano essere stati in grado di sostenere le quotazioni.
Fig. 1.9 Variazione della domanda di petrolio nel mondo su base trimestrale rispetto allíanno precedente (Milioni di barili/giorno)
2004 2005 2006 2007 2008 2009
Domanda OCSE Domanda non-OCSE
N.B. Per il 2009 le stime sono della Energy Information Administration (EIA) Fonte: EIA, Annual Statistical Supplement, 2006 e Oil Market Report, gennaio 2009
Il crollo dei prezzi del petrolio, se da un lato appare come un vantaggio per i consumatori e per líeconomia globale, in quanto potr‡ favorire un percorso di crescita virtuoso della domanda nel momento in cui si uscir‡ dalla grave crisi congiunturale in corso, dallíaltro pone ulteriori problemi agli investimenti in nuova capacit‡ produttiva, che, peraltro, sono gi‡ penalizzati dalla stretta creditizia.
Fig. 1.10 Variazione dellíofferta di petrolio nel mondo su base trimestrale rispetto allíanno precedente (Milioni di barili/giorno)
2004 2005 2006 2007 2008 2009
Offerta OCSE Offerta non OCSE Offerta OPEC
N.B. Per il 2009 le stime sono della Energy Information Administration (EIA) Fonte: EIA, Annual Statistical Supplement, 2006 e Oil Market Report, gennaio 2009
23Il 24 ottobre i paesi Opec hanno deciso un taglio pari a 1,5 milioni di barili/giorno mentre un secondo taglio di 2,2 milioni di barili/giorno a partire dal 1∞ gennaio 2009, cui dovrebbero contribuire anche i paesi non Opec, Ë stato concordato in occasione del vertice di Orano.
A. I mercAtI dell’energIA 17 Il forte sviluppo dei mercati finanziari delle commodities ha rappresentato sicuramente un’opportunità per gli operatori commerciali, in particolare quelli che operano nel settore dell’energia, in quanto ha fornito loro la possibilità di accedere a costi contenuti (vista la maggiore liquidità dei mercati finanziari) a strumenti sempre più efficienti e sofisticati per coprirsi contro il rischio di mercato. tale sviluppo presenta però anche delle controindicazioni che sono particolarmente evidenti per i combustibili (in particolare petrolio e suoi derivati), in quanto l’afflusso (e deflusso) di capitali dal settore finanziario può avere dimensioni ben maggiori rispetto a quelle che i mercati sottostanti (in particolare quelli a pronti) sono in grado di sostenere. In concreto vi è la possibilità di una consistente crescita della volatilità delle quotazioni, non dettata dai fondamentali, ma solo dalla velocità con cui è possibile muovere ingenti capitali in tutto il mondo, spostan-doli tra le diverse commodities e attività finanziarie quotate.
Vi è evidenza empirica che durante la fase fortemente ribassista delle quotazioni del greggio, verificatasi nel secondo semestre del 2008, sia avvenuto un consistente disinvestimento, attribuibile in buona parte ad operatori finanziari, in risposta al peggioramento della crisi che tuttora attanaglia i mercati internazionali. A ciò si aggiunga che l’attrattività delle materie prime come “bene rifugio” e soprattutto strumento di diversificazione è scemata in quanto, come spesso avviene nei periodi di crollo dei mercati, la correlazione delle quotazioni delle materie prime rispetto a quelle di altre classi di investimenti è sensibilmente aumentata.
In relazione al 2009 infine, secondo le ultime stime diffuse dallo IeA, a livello globale si prevede una contrazione della domanda nell’ordine di 0,5 milioni di barili al giorno (-0,6%), come conseguenza del protrarsi delle difficoltà economi-che, contro un incremento medio di 1,3 milioni barili/giorno che si era verificato nel periodo compreso tra il 2000 e il 2007. tale diminuzione corrisponde a un calo della domanda da parte dei paesi ocSe (-1,2 milioni di barili/giorno) e a un rallentamento di quella proveniente dai paesi non-ocSe, per i quali si considera un incremento pari a 0,7 milioni di barili/giorno. In tale contesto la spare capacity dell’opec dovrebbe essere in grado di crescere sino a 10 milioni di barili/
giorno.
le analisi elaborate appaiono convergere verso uno scenario di prezzi, per il 2009, compresi tra i 40 e i 60 $/bbl, anche se l’andamento futuro sarà comunque fortemente condizionato dagli sviluppi dell’economia reale.
1.4 Prodotti petroliferi e margini di raffinazione
l’anno 2008 è stato caratterizzato da una variabilità senza precedenti anche del prezzo internazionale dei prodotti petroliferi, quali benzina e gasolio, con quest’ultimo che ha fatto registrare un andamento migliore, in termini re-lativi, rispetto al greggio in risposta alla forte crescita della domanda rispetto alla capacità di raffinazione globale.
come conseguenza, i margini di raffinazione per il gasolio sono risultati molto più alti che per la benzina, salvo a settembre, quando a seguito della chiusura di alcuni importanti impianti di raffinazione in nord America, a causa di un uragano, si è assistito all’incremento dei margini dei processi di cracking della benzina.
Anche nel mercato del mediterraneo, nel corso del 2008, i prodotti petroliferi, dopo una prima parte dell’anno carat-terizzata da quotazioni in rapida ascesa, si sono avviati lungo un percorso di ribassi. In particolare, in un contesto di domanda in rapido ridimensionamento, quale quella che si è verificata nel quarto trimestre, si è accentuato il trend ribassista.In relazione ai singoli prodotti, la benzina ha registrato una quotazione media annuale di 833 $/t (+21%
rispetto al 2007), con una punta massima di 1.207 $/t, mentre l’incremento tendenziale del gasolio è stato ben più accentuato (+42%), essendo il prezzo medio passato da 661 a 935 $/t. ciò è il risultato di un mercato, quale quello europeo, che presenta un persistente eccesso di benzina mentre è corto di gasolio, dal momento che la domanda è raddoppiata negli ultimi dieci anni e il sistema di raffinazione non è stato in grado di rispondere in modo adeguato, pur in presenza di investimenti non trascurabili effettuati in europa, e in particolare in Italia, in impianti più com-plessi e quindi più flessibili.
comunque, secondo consuetudine del funzionamento del mercato, l’allargarsi della forbice tra questi due prodotti rappresenta un incentivo economico per i raffinatori a investire in nuova capacità, come sta accadendo nel mercato usa.
18 relAzIone AnnuAle 2008
Prezzo dei prodotti della raffinazione sul mercato mediterraneo ($/t)
Fonte: elaborazioni gme su dati Platts
l’andamento dei prezzi relativi dei prodotti derivati e del greggio è stato variabile, influenzando in maniera determinan-te l’evoluzione dei margini di raffinazione, che sono risultati maggiormendeterminan-te compressi nella fasi di rialzo più accentuadeterminan-te, a causa della difficoltà di traslare per intero gli aumenti sui consumatori.
In particolare, nell’ultimo trimestre dell’anno, nonostante il crollo del prezzo del greggio e dei prodotti, i margini sono riusciti a mantenere le posizioni, anche se hanno mostrato livelli molto differenziati. I margini più elevati hanno riguar-dato le lavorazioni trc24, sia in riferimento ai greggi leggeri, come il Brent, che hanno registrato un incremento annuo del 44%, che a quelli medi, come l’ural (+33%) e pesanti, come l’Iranian Heavy (+38%). le vicende del 2008 hanno comunque dimostrato una ottima capacità di adattamento del sistema di raffinazione ai diversi livelli del prezzo del petrolio.
Margini di raffinazione trimestrali mediterraneo ($/t)
Fonte: osservatorio energia AIee su dati Platts Fig. 1.11
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