Santo Filippo B ignone, B ib lio te c a rio C a p o d e l l a B i b l i o t e c a C i
vica Berio, spentosi serenam ente la s e r a d e l 1° m a g g io u . s . i n G e nova ove era n ato il 4 a p rile 1875, fece p a r te d e l C o n s i g l i o D i r e t t i v o della Società L igure di S to ria P a t r i a e p o i fu S o c io d e l l a R . D e p u tazione di Storia P a tr ia per la L ig u r ia .
Fu anche Membro della R. C o m m issio n e A r a l d i c a L i g u r e e A c c a demico di merito d ell’A ccadem ia L ig u s tic a d i B e lle A r t i .
Della sua r a ra competenza e d e lla s u a p r o f o n d a d o t t r i n a p o c o appare perchè la sua soddisfazione p e r s o n a le d i s t u d i o s o , c h e s i f a conoscere nel mondo in te lle ttu a le c o lle p ro p r ie p u b b l i c a z i o n i , s a c r i ficò agli altri, consacrandosi t u t t o a f a c i lit a r e in o g n i m o d o c o l l ’a g giornamento e il m iglioram ento c o n tin u o d ei c a t a l o g h i d e l l ’i s t i t u zione affidata alle sue cure la c o n s u lta z io n e d e lla s u p p e l l e t t i l e l i b r a ria da essa posseduta.
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D i r e t t o r e r e s p o n s a b il e : A R T U R O C O D I G N O L A Stabilimento T ipogr af ic o L. C A P P E L L I - R o c c a S. C a s c i a n o , 19 4 0 - X V I I I
A n n o X V I - 1 0 4 0 - X I X F a s c ic o lo I V - O t t o b r e - D i c e m b r e
GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA
D i r e t t o r e : A R T U R O C O D I G N O L A
C o m i t a t o d i r e d a z i o n e : CARLO BORNATE - PIETRO NURRA - VITO A. VITALE
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FIERE DI CAMBIO
E CERIMONIALE SECENTESCO
( C o n ti n u a z io n e n u m e r o p r e c e d e n t e )
Q ueste ultim e notizie ricaviamo dallo Spotorno; e senza segna
lare qui le diverse opere da lui ancora citate sù ll’argom ento, alle quali a ltr e non poche potremmo aggiungerne, osserveremo p iu tto sto d ie Paccenno sopra, riferito al card. Spinola, non risu lta esatto, dal momento che arcivescovo di Genova fra il 1616 e il 1635 fu p recisa- m ente Domenico De M arini (33).
A Genova, fra coloro che in qüesti anni scrissero a difesa dei con
t r a t t i leciti dei cambi, abbiamo già ricordato il Veronese, il P e ri e Raffaele D ella Torre, il cui tr a tta to De Cambiis, uscito nel 1641, nel- l ’anno stesso cioè in cui si svolge l ’episodio del quale ci occuperemo nel presente sc ritto , venne assai apprezzato. Papa Innocenzo X q u al
che anno dopo ne parlava a lui stesso, am basciatore stra o rd in a rio alla C orte pontificia, con vivo interesse, chiedendogliene anche una copia per p ro p rio uso (34j).
(33) Il De M arini ebbe come predecessore nell’arcivescovato il card. Orazio Spinola, m orto nel 1616, di cui il Sansalvatore ricorda l’interessam ento circa la questione dei cambi, per la quale aveva fatto una congregazione; gli suc
cedette poi (1635) Stefano Durazzo, cardinale dal ’33, che si occupava verso il 1623 delle Fiere di Piacenza, scrivendone al card. Odoardo Farnese in P arm a (Umberto Ben a ssi, Per la storia delle fiere dei cambi, in « Boll. stor.
piacentino », 1915, 1, II).
L’opera del Giustiniano ebbe « spedizione grande », sì che si dovette farne altra edizione nel 1621, dedicata a l Duca di Tursi Carlo Doria, e pubblicata a Mondovì insiem e con 1’« Apologia » del Capellone, vivacemente polemica, che pone in rilievo come fossero stati i penitenti del Sansalvatore a richie
derlo del suo parere in m ateria di ricerca e continuazione dei cambi (pg. 10).
(31) A. S. G.y Lettere Ministri, Roma, 14/2355, 6 agosto 1645. — Polem izzava pure con Leotardi, ecc., in Redargutiones, vindicationes ad tract, de Cambiis.
1 6 4 O N O R A T O P A S T I N E
Non pochi vi erano che afferm a v an o a.ver i r ic c h i b a n c h i e r i li g u r i accumulato i loro enorm i c a p ita li in g ra z ia del c a m b io ; m a c iò n o n risponde del tu tto a v erità , perchè, se il co m m e rc io (lei d e n a r o d o p o il sec. XV costituì, per le rag io n i ben n o te e g ià a c c e n n a t e , la p r i n cipale forma di a ttiv ità econom ica p e r le C ase e p e r le C om x>agnie di negozio genovesi, è p u r vero che il f o n d a m e n to d e l l a ric c h e z z a cittadina era dovuto essenzialm ente a lla n a v ig a z io n e e a i t r a f f i c i d e l la mercanzia in a ltr i tem pi fio re n tissim i. Q u e sto n o ta v a , a n c h e E . F errari con vivace sp unto polem ico, che d im o s tr a c o m e s c o t t a n t e fosse la questione, là dove, c ita n d o il p a s s o d i G i o v a n n i V i l l a n i in cui si afferma che i genovesi e ra n o i p iù ric c h i e i p i ù p o t e n t i c i t t a dini così fra i c ris tia n i come f r a i s a r a c e n i, a g g iu n g e c h e t a l e t e s t i monianza « la fa ls ità dimostra, di scio cc a fa in a , d a p i ù i g n o r a n t i abbracciata, che siano n a te le g r a n d i ricch ezze d ’o g g i de* g e n o v e s i da gl’impieghi d e’ cam bi, e dalle flo tte d e ll’In d ie . N o n e r a n o q u e s ti cambi in stitu iti, e cento c in q u a n ta n n i s te t te r o l ’i n d i a d i s c o p r i r s i ,
quando» il Villani espresse il g iu d iz io s o p r a c i t a t o (35).
Si poteva anzi tro v a re persin o c h i, p u r essen d o r i c c h i s s i m o , n o n praticava affatto il cambio, come q u e l p a tr iz io G io. B a t t i s t a G r i m a l di, a cui il P. Ilario n e sopra r ic o r d a to d ed icò il s u o l i b r o , e c h e n o n volle mai saperne di im pegnare i su o i in g e n ti c a p i t a l i in o p e r a z io n i del genere.
VITI.
Ma tutte queste critiche o d is c u s s io n i non p o te v a n o a r r e s t a r e lo sviluppo delle nostre F iere di cam b io , che il S e n a to g e n o v e s e c e r c a v a di restituire alla loro antica fre q u e n z a , fa v o re n d o — m e n t r e o r a si riunivano in Novi — il concorso d e lle d iv e rse n a z i o n i , c o n 1 a s s i c u rare ogni comodità e facilità di s o g g io rn o e di n e g o z io a i T r a t t a n t i , e col riordinare anche il M a g is tra to che ne g a r a n t i v a il r e g o l a r e funzionamento.
Secondo il decim ottavo cap ito lo d eg li « O r d in i » p iù s o p r a r i c o r dati, detto M agistrato, in carica p e r q u a t tr o fiere o s s i a p e r u n a n n o , doveva essere co stitu ito da un C o nsole e d a d u e C o n s i g l i e r i d i c u i uno genovése ed uno milanese, e le tto q u e s t’u ltim o d a i b a n c h i è r i d i quella città e conferm ato dal S e n a to d ella R e p u b b lic a .
Ora, il 14 febbraio 1636 il S e n a to s te s s o , a m e g lio r a g g i u n g e r e il suo intento, decretava che il c o n sig lie re f o re s tie re f o s s e o m i la n e s e o fiorentino o veneziano, un an n o p e r c ia sc u n a d e lle t r e n a z i o n i .
Oltre il predetto M agistrato, che g iu d ic a v a co n a u t o r i t à t a n t o l3i) Ferrari Ep i f a n i o, Liguria trionfante delle p rin c ip a li n a z i o n i d e l m o n do, Genova, P. G. Galenzani, 1693. Anche nel Barro di Pa o l o Fo g l i e t t a (1583 c.) Afranio afferma con evidente esagerazione che « tu tte le r i c c h e z z e g r a n d i ch’ora si trovano in questa città, sono m o d e rn e e non a n t i c h e », f a c e n d o le derivare dai cambi (atto II, scena 12a).
F I E R E D I C A M B I O E C C . 1 6 5
civile che crim inale in controversie fra banchieri o fra T r a tta n ti e sensali, a ltr o ve n ’era in Genova, form ato di tr e c itta d in i ed eletto dal S enato per i giudizi in appello dalle sentenze del M ag istrato di F ie ra (36). Orbene, contemporaneamente al citato decreto del 14 febbraio 1636 un secondo ne veniva prom ulgato, m ediante il quale si stab iliv a che il d iritto di appello si continuasse ad esercitare per i L ig u ri come per il passato, m entre per i T ra tta n ti di a ltre nazioni fosse devoluta la competenza a cinque giudici, tre genovesi e due fo restieri, e le tti a m aggioranza di voti nelle Fiere stesse dal Con
sole, d ai C onsiglieri e da tu tti quelli che fossero in terv en u ti a « m et
tere conto » cioè a fissare il prezzo dello scudo di m arche.
Ma q u an to alla convenuta riconvocazione delle F iere in P ia c e n za, la cosa non fu facile ad a ttu a rsi con la voluta, prontezza. Se dap prim a la lo tta di Genova con i franco-piemontesi nel 1625 e gli u lte rio ri pericolosi co n trasti con il D uca di Savoia, che non ebbero tr e gua se non con il p a tto del 1633, avevano costretto i banchieri lig u ri a svolgere la loro più lim itata a ttiv ità in m ercati te n u ti en tro il Dominio della Repubblica ; la guerra della lega di Rivoli (1635) a cui il D uca Odoardo, inesperto, impulsivo, ambizioso di gloria m ili
ta re e di ing rand im en ti, partecipò con il consueto im peto ma con poca fo rtu n a , impediva il rip ristin arsi delle antiche F iere genovesi in P iacenza.
Q uelle is titu ite dal F arnese nel 1622 vi persistettero in vero per m olti an n i, ma dovettero impegnare un giro sempre meno largo di affari e fu ron o comunque impedite più volte da vicende in tern e ed esterne.
Così leggiam o che nel maggio 1631, al term ine della ben nota epidem ia, vennero fa tti raschiare dalle case degli a p p e sta ti gli
« Jesu s » postivi come contrassegno, « per non a tte rrire li fo restie
ri, e specialm ente li Banchieri, li quali di novo rito rn o ro n o a fa re le sue F ie re ».
Così p u re nel 1637 il Duca Odoardo, liberato il paese, con la firma della pace, dalle milizie nemiche ed amiche, volendo rio rd in are il suo S ta to , fra l ’a ltro « invitò i B anchieri alle solite F iere di cambio, i quali in f a tti convennero di quest'anno stesso a Piacenza, e vi te n nero sul p rin cip io di novembre la F ie ra detta di S. C arlo ». A que
ste notizie il P oggiali aggiunge sotto il 1639 che u n a messa solenne in rin g raziam en to del felice arrivo a destinazione della fiotta spa- gnuola, venne fa tta can tare da banchieri e m ercanti, m entre in
(36) Ressero questo « Magistrato dei cambi » i più autorevoli patrizi, fra cui quas^. tu tti coloro che furono elevati al Dogato. Di questi, Pietro Durazzo, particolarm ente attivo negli affari, fra il 1661 e il 1669 fu due volte anche
« consul feriarum », e così pure Francesco Invrea nel 1670: e certo si tra tta delle Fiere di cambio, diversamente da quanto scrive il P . Levati in Dogi biennali, 11. Detto Mag.to, prim a temporaneo, divenne perpetuo nel 1645.
166 ON O RA TO p a s t i n e
F I E R E D I C A M B I O ECO 1 6 7
qui ^ in tr a tte r r e m o riguarda appunto un nuovo e definitivo ab b an dono della c ittà farne,siana da parte di queste istituzioni genovesi, avvenuto nel 1641. Ed il curioso si è che ciò non accadde per un a ragione di c a ra tte re economico o di serio interesse politico, bensì per un m otivo inerente a quella form alistica su scettib ilità secente
sca, di cui ta n ti esempi si hanno nella vita di questa età (38).
IX.
P rim a però di esporre l ’episodio a cui ci riferiam o è bene rico r
dare che le F iere genovesi o « di Besanzone » — come del resto a n che le a ltre del tempo modellate su di esse — si celebravano q u a t
tro volte al r a n n o ed erano denominate, la prima, « di A pparizione » (convocata il 1° febbraio e così detta dall’apparizione deila stella ai Re Magi n e ll’Epifania ) ; la seconda, « di P asq u a» perchè si r iu niva il 2 m aggio cioè poco dopo la solennità pasquale; la terza, « di agosto » d al tem po della sua celebrazione, che s’iniziava il 1° di detto mese, e la q u a rta , « dei Santi » in quanto cadeva al 2 di novembre.
Tali denom inazioni erano le stesse delle Fiere di Lione.
T u tta la « Contrattaizione », nel giorno e a ll’ora fissati si riu n i va in u n a v a sta sala, per lo più nella casa dello stesso Console, che Fiere funzionanti contemporaneamente in Piacenza viene proposta dai Ge
novesi m a resp in ta perchè temuta da Firenze; se il Duca m ostra di deside
rare vivam ente il ritorno dei Genovesi e l’amico Fonseca si interessa con calore p er vincere le difficoltà incontrate in questo negozio che « preme mu- cho y que le es de utilidad grande a sa Casa y a Plasencia »; se fui dal 1G23 i d an n i si fanno sentire assai gravi nelle Fiere piacentine e gli stessi Fiorentini debbono cominciare a « riportarsi a casa grossa somma di con
tanti non potuti investire »; se il governo ducale sostiene le Fiere nuove « or
mai anche per punto d’onore »; se Genova può tener duro finché i banchieri si .vedranno costretti a portarsi a Novi, sia pure con la prom essa di nuova generale riconvocazione a Piacenza in tempi migliori; se nel maggio del 1041 tutti, M ilanesi e Fiorentini compresi, debbono ubbidire ai decreti dei Senato della Repubblica e ancora seguire il Magistrato di Fiera ligure a Novi.
Notiamo in fine che, posta e precisata la predetta distinzione, non rien
trerà nel nostro lavoro quanto non' si riferisce direttamente alle Fiere ge
novesi « di Besanzone » da noi prese in esame.
(38) Alessandro Lattes (Genova nella storia del diritto cambiario italiano, in « Rivista, del diritto commerciale », 191:5) accennando molto fugacemente al nuovo abbandono di Piacenza da .parte della Fiera genovese, aggiunse che
« per la continuazione della prevalenza fiorentina, fu nuovamente trasportata a Novi »; dal presente scritto risulta invece che ben altra ne fu la cagione.
Anche il precedente trasferimento a Novi nel 1G22* lo stesso Autore spiega soltanto come effetto della ripresa autorità dei Fiorentini a Piacenza, e ciò con poco fondam ento, come si vede da tutta la nostra esposizione, sebbene, secondo è stato d a noi detto, parecchi banchieri tpscani tardassero effettiva
mente più degli altri a riunirsi di nuovo con i Genovesi.
Ancor più scarso valore ha la rivalità fra banchieri genovesi e fiorentini an no verata p ure fra i moventi del passaggio da Lione a Besançon nel 1537.
ON O RA TO P A S T I N E
ivi sedeva con i C onsiglieri e il C a n c e llie re in lu o g o d i s t i n t o , p r e s i e dendo ai lavori che d u rav an o n o rm a lm e n te o tto g i o r n i , d e d i c a t i c i a scuno alle diverse operazioni del c a m b io .
Nelle prime tr e g io rn ate d e tte o p e ra z io n i a v e v a n o c a r a t t e r e p u b blico. 11 primo giorno il b anchiere a n z i t u t t o , r a c c o l t i g l i « s p a c c i » ricevuti di tra tte o rim esse, seg n a v a nel su o li b r o d e t t o « S c a r t a faccio » le diverse p a rtite e a n n o ta v a a p a r t e q u e lle s o s p e s e , a v e n d o cura di regolarle. P o rta v a si qu in d i n e l lu o g o d i r i u n i o n e d e l la C o n trattazione, dove il M agistrato o rd in a v a ch e si p r o c e d e s s e a l l e a c c e t tazioni delle p a rtite e che nessuno se ne p a r tis s e s e n z a a v e r o p e r a t o i riscontri necessari con t u t t i i d e b ito r i e c r e d i to r i.
Nel secondo giorno il neg o zian te fa c e v a il b i l a n c i o d e l l e a c c e t t a zioni segnando il nome dei d eb ito ri e c r e d i to r i e « p u n t a n d o » d e t t o bilancio con tu t ti i banchieri n o m i n a ti ; m a n d a v a p o s c i a a i r i c o r renti le opportune le ttere d'avviso e c o m p ila v a la n o t a d e l l e p a r t i t e che ancora gli restav an o sospese, p e rc h è il g io rn o d o p o il C a n c e l l i e r e le potesse « dom andare » p u b b licam e n te, sen za d i d i e n o n s i p o te v a levarne i[ protesto.
Il terzo giorno in fa tti il C an ce lliere p ro ced e v a p e r p r i m a c o s a a tale operazione. In d i il M a g istra to r a c c o m a n d a v a a l l a C o n t r a t t a zione — spesso su decreto del S e n a to — di v o le r s o c c o r r e r e c o n e le mosine persone bisognose, al fine d i p ro p iz ia r e il b u o n a n d a m e n t o della Fiera. A llo n tan ati quindi d a lla s a la i s e n s a li , s i p a s s a v a a
« mettere il conto » cioè a fissare d a p a r t e dei T r a t t a n t i i p r e z z i dello scudo di m arche in ra p p o rto a lla m o n e ta d i c i a s c u n a P i a z z a . Non tu tti i banchieri che davano b ila n c io in fine F i e r a , a v e v a n o f a coltà di (( mettere il conto » o di p a r te c ip a l e in g e n e r e c o n il v o to alle deliberazioni della C o n tra tta z io n e ; m a s o l t a n t o p o t e v a n o f a r l o coloro che erano s ta ti au to rizzati d a l M a g is tr a to d e i C a m b i d i G e nova, avendo versato u n a sic u rtà d i q u a t tr o m ila s c u d i e d o t t e n u t a l’approvazione del S enato e del M a g is tr a to di F i e r a . C o s t o r o e r a n o poi quei banchieri, che avendo n eg o zi in t u t t e le P i a z z e , p o te v a n o essere ben inform ati della loro s itu a z io n e .
Con la quarta gio rn ata si in iz ia v a n o le n e g o z ia z io n i p r i v a t e c o n la mediazione dei sensali, e nessuna a z io n e p u b b lic a v e n i v a p iù c o m piuta fino a quelle di chiusura d e lla F i e r a ; a m e n o c h e (c o m e a c cadde appunto nel caso del 1641 che c ’in te re s s a ) n o n s o r g e s s e r o a c c i denti imprevisti che inchiedessero la c o n v o ca zio n e d i t u t t i i T r a t t a n t i e loro deliberazioni.
In detto giorno si m andavano a i c o r r is p o n d e n ti t u t t e le n e c e s sarie informazioni sui prezzi fissati, gli a ffa ri c o m p i l i t i , le p a r t i t e sospese ecc. Veniva in ta n to co m p ilato d a l b a n c h ie re il « l i b r e t t o d e i cambi e degli avalli », in cui so tto o gn i P ia z z a eg li n o t a v a i c a m b i dati e presi e gli avalli f a tti: si facev an o in o ltr e b o ll a r e d a l P e s a t o r e
F i E R E D I C A M B I O ECC. 1 6 9
pubblico t u t t i i contanti, che erano ammessi soltanto in scudi delle cinque stam pe.
Nel q u in to giorno si proseguiva la scrittu ra del pred etto libro e si cu ra v a quella di un altro, detto il « Calculo », che e ra come la guida dello « scartafaccio » e da cui dovevano risu lta re le somme del cred ito e del debito che per ciascuna Piazza avevano i banchieri, e le persone su cui tra r r e e a cui rim ettere. Vi si registravano quindi tu tte le cedole che si davano fuori F iera e la nota dei cam bi presi e d a ti con il nome del sensale.
Le cose dovevano pertan to essere condotte a ta l p u n to che con il sesto giorno il banchiere potesse procedere alla operazione del « B i
lancio dei pagam enti ». Giunte tu tte le risposte alle lettere sc ritte fu ori con i reca p iti m ancanti, il banchiere provvedeva a regolare le ]/a rtite an co ra sospese, che, a F iera ultim ata, dovevano essere p ro te sta te , se non fossero risu ltate pagate.
Il M ag istrato im partiva le ultim e disposizioni e sollecitazioni per i lav o ri p rep ara to ri alla chiusura della F iera, e il giorno se
guente (settim o) ognuno pensava ad ultim are il bilancio, se ancora non era s ta to app ro n tato , e ad aggiustare ed ordinare le s c rittu re ed i re c a p iti d a u n ire alle risposte degli « spacci »,( le quali si datavano però d a ll’u ltim a giornata di Fiera.
Così si giungeva a questo giorno, che regolarmente doveva essere 1’ottavo, in cui tu tti i T ra tta n ti erano in obbligo di consegnare al Console i B ilan ci dei pagam enti, che venivano risc o n tra ti da q u a t
tro P u n ta to r i eletti dal M agistrato. F in ita la consegna di tu t ti i docum enti, il Console proclamava nel nome di Cristo chiusa la F iera e tu t ti, dopo i complimenti d ’uso, se ne partivano per to rn a re alle proprie sedi.
X.
Il M a g istra to di F iera nel primo giorno della celebrazione era te n u to a ren d ere visita di omaggio al Duca, che aveva concesso i privilegi necessari per la negoziazione. Senonchè nella F ie ra dei S a n ti del 1640 e in quella di Apparizione del 1641, il F arn ese aveva tra s c u ra to , n e ll’occasione di tale visita, di concedere il consueto onore di f a r coprire con il cappello il M agistrato stesso, suscitando l ’in dignazione del Console, il M.co Benedetto M ari, che ne fece le sue rim o stra n z e al proprio Governo.
Q uesto si e ra inalberato minacciando di rimuovere le F iere da Piacenza e dando precise istruzioni in proposito al nuovo M agi
s tra to per la F ie ra di Pasqua successiva. Erano allora Console e C onsigliere rispettivam ente i M.ci Bartolomeo F ereto e Lazzaro M aria D ’O ria. G iunti a Piacenza regolarmente il 2 maggio, anziché p re sen ta rsi al Duca, essi, secondo gli ordini avuti, inviarono al suo
1 7 0 O N O R A TO P A S T I N E
Segretario, il noto Giacomo G a u frid o (39), u n b i g l i e t t o , in c u i d i chiaravano che la servitù p ro fe ssa ta v erso S u a A l t e z z a S e r .m a li obbligava, con Γ occasione della lo ro elezio n e d a p a r t e d e l Sei*.m o Senato alla carica sup rem a d ella F iera., di r i v e r i r e d i p r e s e n z a il suo Signóre. P e rta n to noi godrem o — a g g iu n g e v a n o — « d i n o n r e star a dietro in ricevei- d a lP A .S . q u e lle g ra z ie , e t o n o r i , c li’e l la cortesemente suol co m p artire ad a l t r i c a v a lie ri d e l l a n o s tr a · n a z io n e , e con cui particolarm ente ha o n o r a to s e m p re f u o r i c h e le d u e u l t i me fiere questo m a g istra to . R ic o rria m o p e r t a n t o a l l a g e n t i l e z z a d i V. S. pregandola ad agevolarci la s t r a d a a l la c o n s e r v a z i o n e d i q u e sto onore, a ciò il mondo non s tim i che l a n o b iltà g e n o v e s e , o a l c u n di noi liabbia d em eritato presso S . A . ».
Di fatto, a d ette cariche non p o te v a n o esse re e l e t t i s e n o n c i t t a dini ammessi al Governo e alle m a g i s t r a t u r e d e lla R e p u b b l i c a . M a reiezione non era sem pre cosa fa c ile . I n o b ili che i m p e g n a v a n o i l o ro capitali nel cam bio, si facev an o d i s o lito r a p p r e s e n t a r e n e lle contrattazioni da p ro p ri c o rris p o n d e n ti o p r o c u r a t o r i . U n o d e i C a pitoli sopra rico rd a ti fissava p e r ta n to n o rm e p a r t i c o l a r e g g i a t e (ed anche le relative pene per gli in a d e m p ie n ti) in r i g u a r d o a l l ’e le z io n e del Magistrato di F ie ra , prevedendo p u r e l ’e s tr a z i o n e a s o r t e , s e m pre fra cittadini am m essi al G o verno , e a u to r i z z a n d o p e r s i n o la s o stituzione personale nelle cariche, q u a n d o q u e ste n o n s i f o s s e r i u scito a coprire ad eg uatam ente. P iù t a r d i v e n iv a s t a b i l i t o a n c o r a che il Senato dovesse desig n ar p e r o g n i F i e r a q u a t t r o c i t t a d i n i d e lla stessa qualità dei precedenti, con l ’ufficio (li a s s i s t e r e a l l ’i n t e r o s v o l
gimento delle c o n tra tta z io n i, s o tto p e n a d i c e n to s c u d i p e r c i a s c u n inosservante (40).
Tali disposizioni dim ostrano com e n o n d i ra d o c o t e s t i n o b i l i f o s sero restii o poco solleciti a so ste n e re le in c o m b e n z e l o r o a f f id a te . E certo il De Mari non doveva essere a c c o m p a g n a to d a g e n t i l u o m i n i quando si presentò per il dovuto o m a g g io a l D uca O d o a r d o n e l n o vembre 1040, dal m om ento che, com e av ev a d i c h i a r a t o il G a u f r i d o , il Farnese non lo aveva fa tto c o p rire , essen d o e n t r a t a c o n l u i « u n a mano di fachini ».
Ora, riguardo i M.ci F ereto e D ’O ria , il D u c a a v e v a a g g i u n t o che in altra occasione non avrebbe r ic u s a to , com e c a v a l i e r i p a r t i c o lari, di « onorarli del cappello », m a ch e al p r e s e n te , c o m e M a g i strato nei suoi S ta ti, essi dovevano s e n z ’a l t r o r e c a r s i a c o m p i e r e il loro obbligo, senza di che Sua A lte z z a n e a v re b b e f a t t o v iv o « r i sentimento ». Egli e ra ta n to più ferm o n el m a n te n e r e il s u o p u n t o in quanto il Governo genovese av ev a m in a c c ia to d i r i m u o v e r e le
(3e II Gaufrido, gentiluomo provenzale, fu p re cetto re d e l D u c a e p o s c ia suo Segretario di Stato e favorito.
10 Capitoli et O rdini delle Fiere d i D is c n z o n e , cap. 18 e a g g i u n t e d e g li anni 1508, 1G09, 1636.
F I E R E D I ' C A M B I O EC O . 1 7 1
Fiere da P iacenza ; e ciò sebbene non mancasse di o sten tare indiffe
renza al rig u ard o « non premendoli ponto ». 11 G aufrido aveva in o l
tre d ic h iarato sem brargli assai strano che si pretendesse di cap i
tolare visita con il Duca.
T u tto ciò era stato (letto al servo stesso latore del biglietto, per
T u tto ciò era stato (letto al servo stesso latore del biglietto, per