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INDUSTRIES 3.1 L’azienda

4) METODOLOGIA DI LAVORO

4.2 Finance Director: Roberto Mora

Conosceva già la metodologia del coaching prima di questo percorso in azienda?

No, la conoscevo come la può conoscere una persona che è nel mondo del lavoro e che entra in contatto con questi argomenti ma personalmente non avevo mai avuto la possibilità di sperimentarla sul campo.

Qual era la sua opinione verso la metodologia del coaching all’inizio del percorso? Se vedeva delle perplessità quali pensava potessero essere?

Devo essere sincero inizialmente c’era un po’ di scetticismo su come una persona esterna potesse riuscire a cambiare comportamenti di persone presenti in azienda da tanti anni. In qualche modo avevo la presunzione di conoscere meglio le persone e di poter risolvere i problemi senza ricorrere ad un aiuto esterno. Successivamente c’è stata una mia apertura quando mi sono reso conto che il mio

scetticismo non era basato su nessun dato concreto e oggettivo: di fronte alla realtà, al confronto tra situazione pre coaching e post coaching, mi sono accorto di aver sbagliato ad avere certe idee. Riconosco che si trattava di un pregiudizio, ora credo che ognuno debba occuparsi della parte di cui è specialista.

E adesso che siamo quasi al termine del percorso, cosa pensa del coaching? Ora descrivo il coaching come un’attività fondamentale. Le problematiche che abbiamo visto nel nostro team credo siano comuni a tante aziende. Non posso pensare che ci siano aziende dove tutto funziona perfettamente, dove non ci sia bisogno di investire sulle persone. Il coaching è un’attività che ha un forte valore aggiunto perché riesce a far emergere dalle persone i loro talenti e a sbloccare i circoli viziosi, le situazioni di malessere generale che magari non hanno particolari motivi di esistere.

In azienda siamo abituati ad avere consulenti che ci aiutano a risparmiare sui consumi di energia elettrica e sulle materie prime, ma mancano quelli che ci aiutano a far funzionare le menti delle persone, manca la cultura di chiedere l’aiuto di questi specialisti. Al di là dei macchinari l’azienda è fatta dalle persone. Normalmente quando una persona non funziona in azienda si allontana, invece il tentativo è investirvi per cercare di allinearla con la filosofia aziendale.

Erano state provate altre strade prima del coaching?

Roberta aveva tentato, autonomamente, di motivare le collaboratrici e redarguire loro comportamenti scorretti ma evidentemente non era bastato. Riconosco a posteriori che è necessario l’intervento di uno specialista per ottenere risultati qualitativamente migliori.

Quali erano le sue attese e quali benefici pensava che questo percorso avrebbe apportato?

Le attese erano quelle di abbattere le barriere presenti all’interno dell’ufficio e di creare un ambiente e un’atmosfera favorevoli allo sviluppo delle persone e di conseguenza allo svolgimento degli obiettivi lavorativi specifici, declinati su tre punti essenziali: fare quello che serve, farlo bene e nei tempi richiesti.

Quanto da 1 a 10 sono stati effettivamente soddisfatti? (Se non 10 per quale motivo?)

Ad oggi penso che siano soddisfatti 8. Il risultato è sicuramente positivo, siamo sulla strada giusta ma c’è ancora margine per migliorarsi. Al 10 manca la stabilizzazione dei risultati, per essere certi che non siano frutto dell’entusiasmo del momento e che poi si torni alla situazione pregressa.

Che cambiamenti ha percepito durante il percorso nel team? Hanno per caso influito nel clima aziendale? Per quale motivo?

Siamo ancora in pieno svolgimento del percorso ma si vedono già i segni di primi cambiamenti: vedo una maggior disponibilità e coinvolgimento delle persone nel lavoro. E’ un piccolo segnale del fatto che mentalmente la persona si è resa conto dell’obiettivo del team ed focalizzata nel suo raggiungimento. Questi cambiamenti si ripercuotono anche nei confronti nei nostri clienti, principalmente i colleghi delle altre funzioni. Perché se migliora l’atmosfera all’interno del team ne migliora l’efficienza e l’efficacia a livello lavorativo, migliora la percezione della qualità di queste persone, di questo ufficio e si crea una stima che mette in moto un meccanismo virtuoso all’interno dell’azienda.

Quali sono i risultati raggiunti ad oggi?

Il percorso non è ancora terminato ma vedo che si sono abbattute un po’ delle barriere psicologiche e caratteriali che impedivano al team di collaborare. Adesso si respira un’altra aria nel team. Per me già questi primi risultati sono importanti perché mi sono reso conto sul campo che dietro alle parole ci sono dei fatti. La mia opinione sul coaching è cambiata rispetto a prima.

Alla luce di questa esperienza quanto ritiene che il coaching sia utile in azienda e per quali tipologie di obiettivi? Quali sono i maggiori benefici che apporta?

Penso che il coaching sia molto utile in azienda perché lavora sul suo capitale più importante: le persone. Il coaching si inserisce nell’ambito delle attività volte alla cura e sviluppo del personale che sono fondamentali per l’azienda: è la capacità di

sviluppare il capitale umano che fa la differenza tra le azienda vincenti e quelle che galleggiano. Si tratta sicuramente di attività complesse per le quali è necessario rivolgersi a specialisti e che rischiano di non funzionare se non c’è terreno fertile in azienda per cui è importante che ci siano pieno supporto e sponsorship da parte del management.

Credo che il coaching sia utile principalmente per aumentare l’autoconsapevolezza delle persone, abbattere pregiudizi che fanno vedere la realtà in modo distorto e aprire la mente. Un esempio di problematica può essere la perdita di autostima, che è invece fondamentale per il successo della persona e dell’azienda. Il coaching aiuta a tirar fuori il meglio di sé: capire i propri punti forti da sviluppare e le debolezze da correggere.

Nella realtà quotidiana dedichiamo pochissimo tempo a guardarci dentro, a conoscerci, perché siamo presi dai nostri impegni per cui l’azienda stessa deve dare del tempo alla persona per dedicarsi a sé.