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Team di Controllo di Gestione: Roberta Visentin, Manuela Lissoni, Stefania Dent

INDUSTRIES 3.1 L’azienda

4) METODOLOGIA DI LAVORO

4.4 Team di Controllo di Gestione: Roberta Visentin, Manuela Lissoni, Stefania Dent

Conoscevate già la metodologia del coaching? Se sì, l’avevate usata?

Manuela: conoscevo il coaching a livello motivazionale, ad esempio nell’ambito dello sport, non a livello aziendale, lavorativo ma non l’avevo mai usato.

Stefania: ho avuto un’esperienza in passato di un corso di qualità totale che però non aveva portato a buoni risultati. All’inizio perciò non ci credevo, ero restia all’idea di fare questo percorso.

Roberta: sì, avevo già provato l’esperienza del coaching a livello individuale. Il percorso di team coaching è stata un’altra cosa ma ha portato gli stessi effetti, come dico io, magici.

Come immaginavate fosse il coach e il coaching prima di iniziare il percorso? E adesso come li descrivereste?

Manuela: prima pensavo che il coach fosse una persona che ti dà quello che ti manca. Adesso confermo quello che pensavo, il coach dà quel qualcosa che manca per arrivare a un livello superiore di consapevolezza. Per me il coaching è dar fiducia alle persone delle proprie potenzialità: ti aiuta a tirar fuori quello che hai dentro, a fare cose che prima non facevi per tanti motivi.

Stefania: il coach è la persona che con determinate conoscenze ti fa vedere qualcosa che puoi applicare alla tua vita quotidiana lavorativa e che ti può aiutare. Roberta: prima immaginavo la figura del coach come un “semplice” motivatore: una persona che ti affianca nella vita e nelle tue attività e ti suggerisce stimoli continui per spronarti al raggiungimento dell’obiettivo. Mentre vivevo il percorso invece ho visto che il coach è molto di più: è una figura professionale che, applicando diverse tecniche in base alle diverse situazioni, ti guida in modo che tu possa trovare dentro te stesso gli stimoli, la motivazione, il coraggio, l’autostima e tutto quello che stai cercando che è nascosto in te. La visione che avevo all’inizio era molto riduttiva in quanto se il “motivatore” smettesse di incentivarti e spronarti saresti perso e senza appoggio. Invece, le potenzialità che il coach fa accrescere in te, diventano una forza interiore concreta e solida su cui puoi appoggiarti sempre; i risultati ottenuti sono espressione di quello che sei e diventano punti di partenza per nuove sfide. Ritengo che il coaching sia una metodologia forte perché va molto in profondità ma utile per tirar fuori il meglio da se stessi individualmente e anche dal gruppo. Se non ci fosse stato questo percorso certe cose che loro mi hanno detto e mi hanno aiutata a crescere magari non me le avrebbero mai dette. Effettivamente è stato molto utile.

Manuela: sì, perché nella quotidianità è molto difficile fare una critica costruttiva perché, almeno io, ho paura di andare a offendere una persona o farmi capire male. Invece negli incontri eravamo proprio a nudo e Nicoletta è stata molto brava a capire che avevamo qualcosa dentro che non riuscivamo a esprimere e ci faceva del male e a trovare il modo di farcelo dire.

Cosa avete pensato quando vi è stata comunicata la decisione di intraprendere un percorso di team coaching?

Manuela: all’inizio ho preso il percorso come una cosa in più da fare ma non ero fiduciosa che si potesse risolvere qualcosa. Mi chiedevo perché non fossimo riuscite noi a risolvere i problemi che c’erano nel team e mi sembrava che una persona esterna non potesse aiutarci. Alla fine quando hai un problema pensi che non si risolverà mai.

Stefania: inizialmente ho pensato che non sarebbe servito a niente e l’ho detto chiaramente a Roberta.

Per quale motivo secondo voi è stato deciso di intraprendere un percorso di team coaching? Quali erano le criticità all’interno del team? Quali obiettivi vi siete dati?

Manuela: era palese che non c’era complicità tra di noi. Per me il lavoro era diventato pesante. L’obiettivo che mi sono posta all’inizio del percorso era poter venire e uscire da lavoro serena, non volevo che fosse un peso. Adesso sono riuscita a realizzare il mio obiettivo e sono soddisfatta del percorso che abbiamo fatto.

Stefania: stavo in ufficio, facevo quello che dovevo fare e la sera venivo via. Non c’era complicità, empatia, dialogo, la battuta che alleggerisce l’atmosfera. Era diventato pesante essere lì solo per lavorare, senza avere un minimo di scambio di idee. Anche dall’esterno si percepiva la tensione, il disagio.

Roberta: inizialmente avevamo degli obiettivi aziendali: essere più unite e coese per creare una squadra per aumentare la capacità di gestione del lavoro. Poi, durante il percorso, ci siamo date degli obiettivi nostri: essere interscambiabili tra noi, diventare un punto di riferimento per l’azienda.

Che cambiamenti avete intrapreso attraverso questo percorso a livello personale e di gruppo?

Manuela: sono più serena, sapere che vado in un ufficio dove posso scambiare una battuta, essere più tranquilla mentre sto lavorando mi fa stare meglio. A livello di gruppo sapere che siamo interscambiabili mi dà più tranquillità perché

so che se non riesco a fare un lavoro lo fanno loro e viceversa. Nel rapporto tra noi ho imparato a capire che siamo tutte e tre diverse, ognuna ha comportamenti diversi. Se io non farei mai una cosa non vuol dire che se la fa un’altra è sbagliata. Adesso sono più comprensiva nei comportamenti delle altre.

Roberta: vedo una crescita a livello individuale perché ho avuto da loro feedback importanti che mi hanno aiutata a aprire gli occhi su alcuni miei comportamenti limitanti. Adesso sono tranquilla, se non ci sono so che ci sono loro in ufficio e portano avanti il lavoro. Le mie collaboratrici continuano a crescere a livello di professionalità e responsabilità e sono per me un appoggio importante. Nel gruppo vedo una crescita in progress, già adesso nel team c’è maggior accoglienza, comprensione delle altre nell’ottica del “siamo diverse, cosa possiamo fare per realizzarci individualmente e raggiungere insieme gli obiettivi comuni”. Abbiamo un rapporto più fluido tra di noi e questo è stato possibile conoscendoci approfonditamente, toccando anche aspetti personali.

Stefania: è dalle piccole cose che si impara a diventare grandi, durante questo percorso abbiamo avuto piccoli spunti che adesso dobbiamo coltivare per diventare qualcosa di grande. Prima vedevo le cose dal mio punto di vista, agivo secondo il mio pensiero, pensavo che fosse normale così. Adesso vedo le cose in modo diverso. Ad esempio se Roberta ha una riunione con il board e non è ancora arrivata io intanto preparo il materiale così se non arriva in tempo vado io, sennò va lei.

Che approccio avete avuto durante le sessioni: che cosa avete imparato, per cosa avete provato eventuali resistenze? Come sono state affrontate e risolte? Manuela: durante il primo incontro si sono smosse tante cose, la notte ho fatto fatica a dormire, non stavo bene. Avevo detto determinate cose che tenevo dentro da tanto però pensavo che ero finalmente riuscita a dirle. Se ti tieni tutto dentro non risolverai mai nulla. La volta successiva ho avuto un confronto individuale con Nicoletta che mi ha fatto capire che dovevo mettermi in gioco completamente se volevo vedere un cambiamento. Ho voluto provare ed è andata bene. Abbiamo imparato un metodo per crescere professionalmente e personalmente. Ad esempio mi piace l’idea dell’incontro intimo, un momento nostro senza una quarta persona

che ci guida, per sostenerci a vicenda perché durante il giorno non è facile, abbiamo molte cose da fare.

Roberta: porto via le tecniche che abbiamo creato per aiutarci nel quotidiano ad essere più serene e produttive e quindi a lavorare meglio. Gli incontri intimi ci permettono di guardarci in faccia e dire cosa va e cosa non va, con molta trasparenza e sincerità ci confrontiamo per cercare di avere sempre questa leggerezza nel rapporto ovviamente rimanendo sempre focalizzate sugli obiettivi professionali.

Stefania: durante il primo incontro ho trovato un ambiente che mi ha dato fiducia e mi sono sentita a mio agio. Mi è scattato qualcosa dentro e mi sono detta “Perché non provare?” Un momento importante per me è stato quando Nicoletta ci ha fatto costruire insieme un puzzle: quando ci siamo trovate a fare quella cosa insieme con empatia ho capito che questa poteva esserci anche sul lavoro, nelle attività che svolgiamo ogni giorno in ufficio. Questo percorso ci ha dato un metodo per capire le priorità e riuscire a essere serene, lavorare meglio e senza ansia sul lavoro.

Quali erano le vostre attese e quali benefici pensavate che questo percorso avrebbe apportato? Quanto da 1 a 10 sono stati effettivamente soddisfatti? (Se non 10 per quale motivo?)

Manuela: all’inizio non ero speranzosa, poi mi sono ricreduta e speravo che si creasse attraverso questo percorso un bell’ambiente lavorativo. Speravo di ottenere maggior tranquillità e serenità nel team che ci permettesse di dare qualcosa in più a livello lavorativo, perché se sei serena lavori meglio te e con gli altri e questo si risente anche sugli altri uffici. Attualmente sento che siamo ad 8, è un work in progress in cui ci manca di stabilizzare quello che abbiamo raggiunto. Sono fiduciosa che andremo avanti così e arriveremo al 10.

Stefania: Siamo ad un 8 coltivabile, non applichiamo ancora il metodo su alcune cose.

Alla luce di questa esperienza quanto ritenete che il coaching sia utile in azienda? Per quali tipologie di obiettivi?

Manuela e Stefania: dovrebbero farlo tutti! È un’attività utile soprattutto per capire il livello di responsabilità nel proprio lavoro e le esigenze dell’azienda. Dovrebbero farlo innanzitutto i responsabili di funzione e a seguire tutti i collaboratori.

Qual è un momento all’interno del percorso che ricordate con maggior emozione e per quale motivo?

Stefania: per me un momento significativo è stato quando Nicoletta ha dato a ciascuna alcuni pezzi di un puzzle e ci ha chiesto di costruirlo senza darci la figura finale. Lì ho capito che da sole non potevamo arrivare all’obiettivo finale, dovevamo collaborare. E’ stato uno spunto significativo per fare la stessa cosa in ufficio.

Manuela: durante i primi incontri Nicoletta ci ha chiesto di scegliere tra delle immagini che aveva messo sul tavolo una che rappresentasse come ci sentivamo in quel momento. La scelta dell’immagine ti fa capire come stai in quel momento: se sei serena, nervosa, ecc. Quando ognuna ha preso una figura diversa mi sono resa conto che effettivamente siamo tutte diverse e ci dobbiamo comprendere per quello che siamo. Non devo giudicare i comportamenti delle altre ma comprenderli e accettarli.

Di che cosa vi considerate fiere all’interno del percorso?

Manuela: sono fiera che siamo arrivate all’obiettivo. Personalmente è stato un grande stimolo considerare qualcosa impossibile e poi renderlo possibile e raggiungerlo. E’ una sfida vinta.

Roberta: sono fiera dell’accrescimento della responsabilità all’interno dell’ufficio. Fossero tutti gli uffici così! Vedo che a livello dell’organizzazione del lavoro di ciascuna e dell’ufficio la gestione delle attività è più fluida, semplice, funzionale. Prima c’erano dei momenti in cui arrivavano molte richieste e pensavo “non ce la facciamo, siamo incasinate, è troppo”. Adesso so che posso contare su

di loro, ci organizziamo, gestiamo le priorità e ce la possiamo fare. Penso che anche l’azienda veda gli effetti positivi di questo nostro percorso.

Stefania: per me è stato un mettermi in gioco forte quando sono arrivata in azienda due anni e mezzo fa dopo essere stata ventitré anni all’interno della stessa azienda. Ho dovuto imparare a capire cosa voleva l’azienda, ad affrontare esigenze diverse.

Come descrivereste questo percorso con una frase da creare insieme? Crescita individuale per costruire con semplicità insieme.

E come descrivereste con una frase o immagine il vostro team prima del percorso e oggi?

Prima eravamo tre individui soli nella nebbia, adesso siamo un girotondo sotto il sole.