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finissimo ingegno, e come sapeva fare il

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racco-glitore etraduttore dei canti popolari dellaGrecia moderna,egliva poirintracciandoicanti antichi nelle loropresunte alterazioni ancora vive, ene dà duebegliesempj di un cantodegli Orazj e d’unaltrod’Attila.Vienepoi colmetodo,el’acume di

Niebuhr

a trovare nelle favole dei nostri cro-nisti,specialmente intornoalleorigini delle loro città,la traduzione o l’intercalazione dei canti popolari.

Anche

tra le poesie popolari

pone

le Laudi, cantifunebri cheleconfraternite di peni-tenticantavano nell’accompagnarei morti,ache eranostale instiluite; le Leggendedivote,ecc.

E

suggella poi: «L’imaginazione popolare degli Italianidel secolo XIII, variòa lutto suo senno le tradizioni storiche dell’antichità, e impresse lorofortementeilsuggelloromanzescodeltempo.

Ella fece similmente a suo senno degli eventi realielocali;

ma

inquestiilsuovariare fualtutto diverso diquello ch’erastato nelle prime,efu in generale più discreto.»

Mi

parvebene citareinnanzitratto questi con-cettidel Faurielintornoallapoesiaindigena popo-lareitalianach’egli fa dilunga

mano

preesistere e poicoesistere con la poesia cavalleresca o im-portata, conla stessasua lingua, dallaProvenza, o provenzaleggiarne,poesia ch’egli attribuisce spe-cialmente all’aristocrazia.

Venendo

a questa poesia principalmente ari-stocratica,egli vi notadue periodi distinti: un

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XVIII PREFAZIONE

periodo puraraenleprovenzale,edun periodo pro-venzale-italiano,chesi riducono ciascunoin due epoche.Ilprimosidivide nel

tempo

chegliItaliani adottanolapoesiaprovenzale senzacoltivarla,e co-noscendola solo pei trovatoriprovenzaliche fre-quentanoilloropaese;eneltempo,d’alquantopiù tardo,incuigli Italianistessicoltivanol’idioma ela poesiadei trovatoriinsiemeeaconcorrenzadi

que-sti.Il secondo periodoprovenzale-italiano, ossia quelloincuigli Italianiapplicanolalorolingua na-zionale allacoltura d’una poesia derivata dalla poesia provenzale,siridivideinuna prima epoca siciliana,i cuisaggi sono rudi ed informi, ed inun’epoca bolognese e toscana,lecui

compo-sizionisielevanoad

un

puntopiùnotevoled’arte, di passionee d’inventiva.

Tutta questa parte,che raccontailfiorimento parallelodellaletteratura provenzale in Italia, e di una letteratura italiana provenzaleggiante, è degnissima d’esserletta. Già le relazioni e le leghe dellacittà d’Italiacon lecittà del mezzo-giorno dellaFranciaerano un acconcio veicolo alloscambiodelleinfluenze politicheeletterarie.

Senzachè i trovatori non fallivano alle discese degliimperatori in Italia,eda parecchie nostre cortierano accolti agrande onore, e con loro vifacevanonido lepovere,

ma

gaie

muse

diquel tempo.

Con

l’amorediquellapoesia sene diffon-deva l’imitazione, e parecchi Italiani trovarono inlinguaprovenzale.AnzimostrailFaurielche

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PREFAZIONE XIX

iltrovaredurò in Italia forse più oltre che in Provenza; imperocché quei poeti,ai suo detto, cominciaronoa venire tranoidal 1165 e conti-nuarono quasi fino al 1265, un secolo circa;

mentregli Italiani cominciarono a trovare allo scorcio del 1200, e con quell’abbrivo’corsero fino al130Òcirca. Alla rovina politica e civile dellaProvenza, causatasingolarmentedalla cro-ciatadegli Albigesi, sicongiunselarovinadella poesia. Certonegli ultimi treni’anni del secolo decimoterzo continuò anchein Provenzail poe-tare d’abitudine o di mestiere:

ma

l’arte era morta.InItalia, ove sorgevae fioriva la nuova arte,anchelasuanutricen’eraavvivata.La poesia provenzalesi connaturavaall’Italia

come

la caval-leria; imperocché, siccome nota il Fauriel, la storiadi queitempi è inmolte cose una specie di poesia cavalleresca in azione,onde la poesia scritta nonè enon

può

essere che una specie di traduzione più o

meno

fedele, più o

meno

idealizzata. Lacavalleriaaveva

come

due supremi principi: la religioneel’amore; principi evo-cali earmati controlabarbarie,cheaveva

messo

in fondo ogni

germe

d’umanità, ogni lume di bene. Oral’Italia avevaaltriprincipi d’ incivili-mento, edaccettò lacavalleria piùad

ornamento

cheafondamento di civiltà. Lapoesia cavallere-scanonfu tranoi tuttadessa quella dellaProvenza;

sibbenevarialaed accomodata al nostro essere edal nostrocostume.

Ma

l’influsso della

caval-DigìtizedbyGoogte

XX

PREFAZIONE

leria,di cuila poesiaprovenzale fuin Italiala prima espressione,e questa poesia,modificarono dal cantoloroicostumiel’incivilimentoitaliano.

È

da vederenel Fauriel lapropagazione tranoi dei costumi cavallereschi.

Come

altresì è da ve-derel’effetto dellavitaitaliananei trovatori; de’

qualivifuchiusòeziandio ne’ suoi versilalingua italianao alcunnostro dialetto; alcuno, rara e forse unicaeccezione, lasciò di trovare per le alte classi,epoetòalpopolo;alcuno, Pietro Yidal, fuquasi patriota; tutti quasi ghibellini;

ma

il

ghibellinismo non era alloraunpartilostraniero, sebbene fosseimperiale. Dellescuole italiane il Faurielmette i veri principi della sicilianaalla corte di Federigo II, quando questo principe, natoedallevato in Italiaeitalianopermadre,si miseadimorare stabilmenteinItalia(nel 1220), onde

non

usci più;ela fadurarefino al 1265, all’anno della battagliadiCeperanoe della

morte

diManfredi. La scuola di Bologna la fa fiorire dal 1250al 1270, eparla assaiconvenevolmente di GuidoGuinicelli.Tocca poi della scuola to-scana, e principalmentedellafiorentina, di cuifa capo BrunettoLatini.

Non

vuolechelacreazione dellapoesia italianafosseinSicilia;

ma

soloche quivi acquistasse lustro e fama.Tocca anche del-l’introduzione e dell’influenza tranoidei

poemi

o romanzi cavallereschi, specialmente del ciclo d’Arturo edi Carlomagno; ne trova gl’indizjfin v

nei

nomi

romanticidivenuticomuni,nelle

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PREFAZIONE XXI

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