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sentazioni epiche che si facevano in alcune nostre

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città; nerivilical’influenzaanchenegli usie nel-l’organizzazione militare degli Stali,e in certe tradizioni cavalleresche penetrate nel popolo

,

come

la credenzadei Sicilianiche Arturoil Bret-tonesoggiornasse nel

monte

Etna,edeiToscani che mettevano Carlomagno, Arturo e Malagigi alla

Buca

delleFateaFiesole.

Ma

veniamoacolui chedovea cacciar tulli dinido,all’Allighieri.

Nell’ingegno diDante visono,secondoil Fau-riel,duelatidistinti,illatodellascienza, equello dellapoesia; questa suoletenero il

campo, ma

sente talora alcundanno daquella.

E

questaspecie di lotta tralefacoltà diverse delsuoingegnoè ciò checaratterizzaparticolarissimamente Dante tratutti igrandi poeti. La suavita intellettuale si parte in tre periodidistinti.Dal1283al1292, ela produzionecaratteristicaè la Vita

Nuova

,

scritta il 1291o 1292. Dal 1292 al 1307, e la produzionecaratteristica è il Convivio,al quale

si può aggiungere il trattalo De vulgarieloquio.

Dal 1307al 1321, anno dellamorte di Dante,e l’opera caratteristica e culminante è la Divina Commedia. Quanto alla FifaNtiova,essa contie-ne già tutti i germi, i lineamenti, i caratteri dell'ingegno dantesco. Allatoalla passione più te-nera epiù viva, allevisioni di un’imaginazione fervidissima,sitrovanole speculazioni piùsottili epiù strane, le astrazioni piùstillatedella filo-sofia; ilprimosalutodi Beatrice, per esempio,

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XXII PREFAZIONE

ed i fantasticamenli sul

numero

nove, ondela Triade erala radice, e Beatrice la perfezione.

Senza dubbio,dice l’autore, l’elemento poetico con unaspiccata tendenza almisticismo

domina

nellamescolanza,

ma

vi

domina

lasciando trape-laread ogniistanteaccantoa sè un affetto ap-passionatodell’erudizione,dellascienza e dell’a-strazionefilosofica. Il contrastod’un’altaeforte intelligenza,cheaspirava a svolgersi e ad esten-dersipertutti iversi con lapoesia, èquelche rendesingolare la Vita

Nuova:

Di poiDante col-tivaseparatamente lefacoltàdelsuo ingegno,e trattaapartela scienza e la poesia senza mai distinguerle abbastanza. Quanto al trattalo

De

vulgati eloquio,ilFauriel

non

èconDante intorno allaquestione deidialetti. Eglinon

ammette

una lingua

comune,

illustre,aulica; eglitienecheil dialetto deipoetiitaliani del secolodecimoterzo

non

siaaltro cheil dialettostesso di Firenzee deiluoghi circonvicini, più o

meno

modificato daU’infiusso dei dialetti locali negli scrittori.

Quantoai tentatividi poetica chevisi leggono esposti, conchiude cosi: «Quello che v’ha di particolaree disignificativoincodestirudimenti di poetica,sièla sottigliezza ch’egli ha posto arannetterliallafilosofiad’Aristotile,eda dimo-strareper questa viail suo sapereinquella filo-sofia.* Qualchecosadi ancora piùcaratteristico inquesto abbozzodi teoria letterariasièla ma-nieradiretta e positiva

onde

l’autore mette la

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PREFAZIONE XXIII scienza tra le condizioni fondamentali di ogni poesiavolgare,oalmenodelgenerepiùeminente diquestapoesia, valea diredella canzone.

Lo

stiledel Convivio,scritto dal 1305al1306, pare alFaurielassainotevolediprecisione,didecoro, di gravità,

mentre

quello della Vita

Nuova

gli

sembra

tuttodi convenzionee tulio poetico.

Ma

giàquesto era un comenlario

puramente

o sem-plicementestorico de’ suoi concettiedaffetti;ed

il Convitoèun comenlarioscientificoefilosofico, che dee per conseguente indicare alcune delle relazioniche Dante vedevatra lapoesia elascienza.

Se non chela scienzafu chiamata

dopo

a spie-gare lapassione, econdotta retroattivamente a informarnee governarne icanti.Il Fauriel

non

crede atali allegorie. Dante, egli dice, tolse letteralmentedaSan

Tommaso

quelsuosi-sterna d’interpretazione allegorica;

ma

in cambiodi la-sciarloove dovevaopoteva stare,nel

campo

cioè dellateologia o dellafilosofia,eglilotrasportòalle teoriche della letteratura, ed all’interpretazione dellapoesia.

È

evidente efuordidubbioch’egli nel

comporre

le sue poesie amorose, e quelle canzoni, che spone nel Convivio, non pensava punto alle fantasticheriechevi andòpoi trapun-gendo.Egli èevidentecheleimaginò

dopo

scritte lepoesie,perfarmostradiscienza e d’erudizione, edare

un

esempio sfolgorante dellasottigliezza delsuo spirito, erendersi cosi più rispettabile nelsuo esilio.

Non

v’è via di supporre una

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XXIV PREFAZIONE

relazione vera econtinuatra leidee filosofiche o scientifiche diDante, e le

donne

celebrate ne’

suoi versi,

come

obbiettidel suo

amore

edelle suo fantasie poetiche. Della Monarchia e del suo concetto fondamentaletoccaappenailFauriel a proposito diun

germe

che ne vede nel

Con

vivio. Egli però racconta assai benela storia deiconvincimenti politici di Dante,e dalsuo ul-timo fanatismo imperiale gli traluceTallo con-cettodi una unionedell’uraangenerenellapace enell’ordinediun

supremo

arbitratomonarchico.

Ildisegno dellaDivina

Commedia

sarebbe stato fatto daDante aventiquattr’anni nel1289, anno memorabile,eche dovettefaregrande impressione su lui, essendovisi riscontrati gli eventi della battagliadi Campaldino,elemortidiFrancesca, diUgolinoediBeatrice. L’intelaiatura del

poema,

adircosi,olavisione,nonfuoriginale, anziera

comune;

eve n’è vestigio in tutte le vecchie letterature di Europa. Il

medio

evofuTetà clas-sica diqueste visioni. Al

medio

evo, dice gen-tilmente ilFauriel, vifurono

sempre

uomini che per fare colalisogni

non

avevano bisognodi dor-mire. La più anticadiquestevisioni eglilatrova nelquartodelle storie di Gregorio Turonense, riferitada luisottoall’anno 751, edèlavisione diSanniulfo, prima

monaco

e poiabatedel

mo-nasterodi

Randan

inAlvernia.Allega poiilviaggio di uncavaliergallese,Oen, al purgatoriodiSan Patrizio nel 1152,riportaloda MathieuParis;ed

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PREFAZIONE

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