1.3 Le tecniche di Money Management
1.3.2 Il Fixed Ratio Position Sizing
Tale indicatore ci permettere di accertare la dimensione della posizione attraverso un’e-
quazione matematica, caratterizzata da un unico parametro di misura, il Delta (∆), il quale
stabilisce la quantità di profitto da realizzare prima di aumentare o diminuire l’estensione
dell’ operazione.
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Tale tecnica è stata introdotta per la prima volta da Ryan Jones nel suo libro “Il
gioco d’azzardo”, la base di essa è quella di essere in gradi di identificare la grandezza della
posizione che si vuole assumere. Tale dimensione va proporzionata alla radice quadrata del
profitto, senza considerare né il rischio percentuale né il saldo del conto. In concomitanza
di tali assunzioni, anche in questo caso, la perdita massima corrisponde alla massima serie
storica negativa. La formula da utilizzare è la seguente :
Figura 1.15: La formula del Fixed Ratio Position Sizing.
Dove P è il profitto accumulato e ∆ è la quantità di profitto necessario ad aumentare la
dimensione della posizione. Anche in questo caso è utile riportare un esempio pratico in
cui si suppone di aprire un conto die5.000, decidiamo di aumentare la posizione ogni e15
di guadagno, ipotizziamo, dopo un periodo, di essere riusciti ad accumulare un profitto di
e250. Ci si chiede quanto dovremo investire nella prossima opzione:
Figura 1.16: Esempio: la formula del Fixed Ratio Position Sizing.
Se nel fixed fraction posizion sizing tutto si concentrava sulla esatta individuazione della
percentuale di rischio, ora, il parametro fondamentale diventa il Delta. Ryan Jones non
ci indica un metodo oggettivo per determinarne il valore, egli infatti consiglia di fare dei
tentativi su dati storici e prendere poi il valore che ci restituisce il rapporto tra gain e
drawdown maggiore tra tutti.
Il tallone d’Achille di tale tecnica è dato dal fatto che non esiste correlazione tra di-
mensione dell’operazione e trend del saldo, in altre parole l’aumento delle dimensioni della
posizione sarà costante.
Ciò implica che la formula non farà distinzioni qualunque sia il nostro conto: dae10 a e11
oppure dae1.000 a e1.001, ovviamente ciò può comportare dei problemi non indifferenti:
• Si corre il rischio, per i piccoli conti, di scegliere un ∆ eccessivo per il saldo effettivo.
• Insoddisfazione legata al fatto che si raggiungono sì velocemente dei risultati ma
necessitano, poi, di un’estenuante fatica per mantenerli o incrementarli.
• Un lato positivo del ∆ è evidenziato dal fatto che esso non è altro che un valore
proporzionale alle nostre aspettative e quindi funzionale alla nostra equity, in altre
parole, possiamo considerarlo come una percentuale del nostro conto.
Sulla base di questo presupposto possiamo ricollegarci a quanto detto nella prima a
proposito del fixed fractional position sizing; in particolare, possiamo usare il parametro
di Virgil per individuare in primo luogo percentuale corretta al nostro conto e, successiva-
mente, portare tale percentuale in valore monetario. Così facendo, non solo avremo una
base matematica su cui fondare il nostro Delta, ma al contempo si terrà presente del trend
del nostro conto eliminando i problemi sopra elencati.
Come nel precedente caso, si è voluto riportare un esempio pratico per rendere la
situazione più chiara; in particolar modo si è deciso di riprendere l’esempio fatto nella
tecnica precedente con l’aggiunta però di alcuni parametri, così da poter poi riportare
anche un confronto.
Figura 1.17:
Il Fixed Fractional Position Sizing:simulazione su 20 opzioni.
(Fonte:
Finecobank)
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Effettuando gli stessi passaggi, ma applicando la tecnica del Fixed Ratio otteniamo la
tabella riportata in figura 1.19.
Figura 1.19: Il Fixed Ratio Position Sizing:simulazione su 20 opzioni. (Fonte: Finecobank)
La prima inevitabile differenza che si nota è il guadagno finale: si ottiene una discre-
panza di circa
e40, che non solo altro che il 3% di plusvalenza. Mettendo a confronto i
grafici, invece, notiamo come le due equity line si assomiglino molto. La leggera differenza
tra le due è data dal vantaggio che la Fixed Ratio ha nell’assorbimento delle perdite; tale
evidenza la si ha in particolar modo all’operazione 9. Inizialmente avevamo stabilito come
la Fixed Fractional risultasse aggressiva nella parte negativa di una serie, soprattutto se
questa proveniva da una parte positiva della stessa. Negli esempi riportati qui sopra l’im-
patto delle Loss è pressoché lo stesso; ci si aspettava che i risultati si presentassero uno
inferiore all’altro, in realtà così non è avvenuto:
Andando a mettere a confronto, invece, due operatività con probabilità di successo pari
al 70% otteniamo il grafico in figura 1.21 e notiamo come attraverso la Fixed Fractional si
otterrà un rendimento maggiore a fronte, però, di una Equity Line molto meno lineare.
Figura 1.21: Confronto Equity Line del Fixed Fractional e del Fixed Ratio.
(Fonte:
rielaborazione personale)
È ormai risaputo che la regolarità dell’ equity è uno degli aspetti migliori di questa
strategia insieme alla capacità di incassare qualche colpo negativo ogni tanto. Particolare
da non prendere alla leggera è legato al fatto che gli eventi negativi devono comunque essere
sporadici, poiché, di fronte a una serie continuativa di perdite l’effetto sarà ugualmente
straziante.
Volendo trarre delle conclusioni anche per questa tecnica, si può affermare come la fixed
ratio position sizing sia un’evoluzione della fixed fractional, migliore o peggiore è soggettivo,
con principi alla base di esse che si assomigliano molto. Sia la fase inziale di attacco che la
speculazione di fatto presentano caratteristiche comuni, la differenza minimale è data dalla
percentuale dei risultati delle operazioni risultanti dal rapporto di successi su insuccessi.
In altre parole, si può sostenere come la Fixed Ratio sia una tecnica meno violenta, con un
tocco di ragionamento e ponderazione in più rispetto alla Fixed Fractional.
Nel documento
La Formula di Kelly: dal gioco d'azzardo al money management, un'applicazione empirica
(pagine 36-40)