Corso di Laurea magistrale
(ordinamento ex D.M. 270/2004)
in Economia e Finanza
Tesi di Laurea
La Formula di Kelly: dal gioco d’azzardo
al money management, un’applicazione
empirica
Relatore:
Ch. prof. SIMONE MAZZONETTO
Correlatore:
Ch. prof. ENRICO MARIA CERVELLATI
Laureando:
Giulia Ricci
Matricola 842124
Anno Accademico
2016-2017
Typeset by L
A
TEX2e
“Life is a lot like a game of blackjack,
you are going to get bad hands.
And, you are going to get good hands.
When you can, hold the bad hands
try to double up, when you have a good hand.
Be good to the persons that give you good cards
But, stay away from the sore loser.
Remember to guard you bank roll and
Most of all: try to enjoy the game!”
Lucy Pinon
Abstract
Chiunque voglia investire il proprio capitale sa bene di doversi cimentare in un campo in
cui l’incertezza regna sovrana. Il fine ultimo dell’investitore sarà l’accumulo di capitale e
per ottenere ciò dovrà valutare attentamente rischi e opportunità, nel breve e nel lungo
periodo, ovvero dovrà improntare una strategia d’investimento. Attraverso quest’ultima
produrrà un flusso di denaro dal quale si otterrà tanta ricchezza quanto più le decisioni
prese saranno coerenti con le basi della strategia stessa.
La finalità che si pone tale tesi è presentare un metodo, ancor troppo poco conosciuto, in
grado di massimizzare il logaritmo della ricchezza quale: "Il Criterio di Kelly". Esso si basa
su di una formula molto semplice, nata in primis per il gioco d’azzardo e successivamente
diventata una vera e propria tecnica di money management.
Il progetto di tesi parte dallo studio del funzionamento del money management e le
varie tipologie esistenti, con l’obiettivo di dimostrare l’importanza di possedere una corretta
gestione del denaro.
La seconda parte del lavoro si focalizza sull’analisi e l’applicazione pratica della formula
di Kelly, dapprima nel gioco del blackjack e in secondo luogo apportando esempi di money
management.
L’ultimo capitolo è dedicato ad un’analisi empirica sviluppata durante lo stage
curri-culare in cui, dopo aver realizzato differenti trading system sul FTSE MIB, si è presentata
la variante ottimale della formula di Kelly applicabile in campo finanziario.
Nota per il lettore
Typeset by L
A
TEX
La tesi è stata redatta con L
A
TEX
2
(
L
A
TEX home page
). Esso è un programma di
com-posizione tipografica open source e realizzato da Leslie Lamport, impiegando come motore
tipografico TEX che fu concepito da Donald Ervin Knuth e distribuito negli anni ’90. Al
giorno d’oggi, TEX è un marchio registrato dall’American Mathematical Society (AMS). Il
programma utilizza numerose estensioni per ampliare le sue potenzialità ed esse vengono
identificate con la simbologia AMS-L
A
TEX, che sta per "L
A
TEX with AMS’s extensions".
L’utilizzo di L
A
TEXè stato integrato con delle estensioni che hanno permesso di
inseri-re, all’interno della seguente tesi, riferimenti incrociati cliccabili. Attraverso il pacchetto,
inoltre, è stato possibile produrre un indice generale, una lista delle figure e una lista delle
tabelle con i relativi numeri di pagina. Con i pacchetti hyperref e url, si sono inseriti
riferi-menti ipertestuali come quelli utilizzati per rinviare alla homepage di L
A
TEX o alla pagina
delle funzionalità sviluppate dall’American Mathematical Society.
Il presente lavoro mi ha, quindi, permesso di conoscere e approfondire l’uso di questo
motore tipografico e far, così, comprendere al lettore le potenzialità, che qui sono solo
accennate, del programma e l’impegno ad esso riservato dall’autore.
Indice
Introduzione
1
1
Il Money Management
5
1.1
Definizione
. . . .
6
1.1.1
Il Risk Management . . . .
6
1.1.2
Il Position Sizing . . . .
7
1.1.3
La visione d’insieme del Money Management
. . . .
9
1.2
I primi studi ed il funzionamento del Money Management . . . .
11
1.2.1
Lo Stop Loss . . . .
15
1.2.2
Il Profit Target . . . .
15
1.2.3
Il Trailing Stop . . . .
17
1.3
Le tecniche di Money Management . . . .
17
1.3.1
Il Fixed Fractional position sizing . . . .
18
1.3.2
Il Fixed Ratio Position Sizing . . . .
20
1.3.3
Il metodo di Larry Williams . . . .
24
1.3.4
Il criterio di Kelly
. . . .
28
1.3.5
Il Fixed Fractional Virgil Version e Costant Risk . . . .
33
1.3.6
L’applicazione pratica delle tecniche . . . .
33
1.3.7
Introduzione alla simulazione Montecarlo
. . . .
36
1.4
Il Money Management: utile ad investitori e risparmiatori . . . .
39
1.4.1
L’applicazione pratica sulla gestione del denaro . . . .
39
1.4.2
Esempio pratico di massimizzazione dei profitti . . . .
40
2
La Formula di John Larry Kelly
43
2.1
La storia di J. L. Kelly e le origini della formula . . . .
43
2.2
Lo sviluppo della formula di Kelly e la sua applicazione nel gioco d’azzardo
45
2.2.1
Le tipologie di giochi e scommesse
. . . .
45
2.2.2
L’applicazione pratica nei giochi e nelle scommesse . . . .
47
2.3
L’edge del giocatore: il conteggio delle carte . . . .
47
2.3.1
I sistemi base per il Blackjack . . . .
48
2.3.2
I sistemi medi per il Blackjack
. . . .
60
2.3.3
I sistemi avanzati per il Blackjack . . . .
64
2.4
Il criterio di Kelly: entrare nel vivo della formula. . . .
69
2.4.1
La formula di Kelly applicata al money management . . . .
69
2.4.2
Le varianti della formula di Kelly: Capitale Frazionato . . . .
72
2.4.3
Le varianti della formula di Kelly: Average Ratio. . . .
74
2.4.4
Le varianti della formula di Kelly: Payoff non costante. . . .
77
2.5
Il criterio di Kelly: le prime conclusioni. . . .
78
3
Applicazione empirica:
la formula di Kelly inclusa nelle strategie di
trading
81
3.1
Analisi tecnica: le basi per lo sviluppo di una efficiente strategia
d’investi-mento. . . .
82
3.1.1
L’ipotesi di efficienza dei mercati . . . .
84
3.1.2
La media mobile semplice: indicatore per la strategia d’investimento
85
3.1.3
Breakout: filtro giornaliero sui prezzi.
. . . .
86
3.2
Analisi tecnica: sette diverse versioni di strategie con l’utilizzo della formula
di Kelly. . . .
87
3.2.1
Prima versione della strategia d’investimento. . . .
88
3.2.2
Seconda versione della strategia d’investimento. . . .
93
3.2.3
Terza versione della strategia d’investimento. . . .
95
3.2.4
Quarta versione della strategia d’investimento.
. . . .
96
3.2.5
Quinta versione della strategia d’investimento. . . .
98
3.2.6
Sesta versione della strategia d’investimento.
. . . .
104
3.2.7
Settima versione della strategia d’investimento. . . .
110
3.3
Analisi tecnica: scelta della migliore strategia e creazione di un fondo.
. . .
112
Conclusione
119
Appendice A
121
Appendice B
125
Appendice C
141
Appendice D
169
Bibliografia
197
Ringraziamenti
205
Elenco delle figure
1.1
Il Risk Management: le fasi della gestione del rischio. . . .
7
1.2
Il Position Sizing: l’edge nel money management. . . .
8
1.3
Il Risk Management e il Position Sizing: prima e dopo l’applicazione. . . . .
9
1.4
Il Money Management: visione d’insieme delle componenti.
. . . .
10
1.5
Massimizzazione del profitto.
. . . .
12
1.6
Il processo di sviluppo del Money Management. . . .
14
1.7
Lo Stop Loss: come agire per non conseguire perdite ingenti. . . .
15
1.8
Il Profit Target: gestione della posizione aperta. . . .
16
1.9
Il Trailing Stop: gestione e uscita dinamici.
. . . .
17
1.10 La formula del Fixed Fractional position sizing. . . .
18
1.11 Esempio: la formula del Fixed Fractional position sizing. . . .
18
1.12 Il Fixed Fractional position sizing:simulazione su 20 opzioni. . . .
19
1.13 Il Fixed Fractional Position Sizing: Gain Line . . . .
20
1.14 Il Fixed Fractional position sizing: Gain Line con 70% di probabilità di
successo . . . .
20
1.15 La formula del Fixed Ratio Position Sizing. . . .
21
1.16 Esempio: la formula del Fixed Ratio Position Sizing. . . .
21
1.17 Il Fixed Fractional Position sizing:simulazione su 20 opzioni. . . .
22
1.18 Il Fixed Fractional Position Sizing:Gain Line. . . .
22
1.19 Il Fixed Ratio Position Sizing:simulazione su 20 opzioni. . . .
23
1.20 Il Fixed Ratio Position Sizing: Equity Line. . . .
23
1.21 Confronto Equity Line del Fixed Fractional e del Fixed Ratio. . . .
24
1.22 La formula di Larry Williams. . . .
25
1.23 Esempio: la formula di Larry Williams. . . .
25
1.24 Larry Williams: il Max Drawdown. . . .
26
1.25 Larry Williams:simulazione su 20 opzioni. . . .
26
1.26 Larry Williams: Gain Line. . . .
27
1.27 Larry Williams: Equity Line con probabilità di successo al 70%. . . .
27
1.28 Confronto tra la tecnica del Fixed Fractional e Larry Williams . . . .
28
1.29 La formula di Kelly.
. . . .
28
1.30 Esempio: la formula di Kelly. . . .
29
1.31 La Formula di Kelly:simulazione su 20 opzioni.
. . . .
30
1.32 La Formula di Kelly: Kelly Line. . . .
30
1.33 La Formula di Kelly: Kelly Line con probabilità di successo al 70%. . . .
31
1.34 Confronto tra la tecnica del Fixed Fractional e la formula di Kelly. . . .
31
1.35 Rielaborazione della formula di Kelly. . . .
32
1.36 Le tecniche del Money Management: Equity Line . . . .
33
1.37 Le tecniche del Money Management: Equity Line . . . .
34
1.38 La Simulazione Montecarlo: grafico di due casi con risultati e percorsi
differenti. . . .
37
1.39 La Simulazione Montecarlo: grafico di due casi con risultati uguale derivanti
da percorsi differenti. . . .
38
1.40 Simulazione: La gestione del denaro con rischio al 2% e rischio al 10%. . . .
39
1.41 % da realizzare per ottenere un pareggio. . . .
40
1.42 Simulazione: La massimizzazione dei profitto. . . .
41
2.1
La Basic Strategy per i totali hard. . . .
49
2.2
La Basic Strategy per i totali soft.
. . . .
51
2.3
La Basic Strategy per i totali soft.
. . . .
51
2.4
Il Metodo della convenienza. . . .
54
2.5
I sistemi di giochi medi: il KO - formula conteggio iniziale. . . .
61
2.6
I sistemi di giochi medi: il KO - esempio formula conteggio iniziale. . . .
61
2.7
La formula di Kelly: variante con capitale frazionato. . . .
72
2.8
La formula di Kelly: capitale capitale frazionato. . . .
73
2.9
La formula di Kelly: variante con average ratio. . . .
74
2.10 Average Ration vs Fixed Fractional del capitale corrente. . . .
75
2.11 La formula di Kelly: calcolo della scommessa ottimale con l’Average Ratio. .
76
2.12 La formula di Kelly: calcolo del capitale atteso con l’Average Ratio. . . .
76
2.13 La formula di Kelly: esempio pratico di Average Ratio. . . .
76
2.14 La formula di Kelly: esempio pratico di Average Ratio dopo 300 puntate. . .
76
2.15 La formula di Kelly: Payoff non costante.
. . . .
77
2.16 La formula di Kelly: calcolo della scommessa ottimale con Payoff non costante.
77
2.17 La formula di Kelly: variante con avarege ratio e payoff non costante. . . . .
77
2.18 La formula di Kelly: esempio pratico di Average Ratio e payoff non costante.
77
2.19 La formula di Kelly: calcolo del capitale atteso con Payoff non costante. . .
78
3.1
La formula del Diaman Ratio. . . .
83
3.2
Medie mobili: Semplice, Ponderata ed Esponenziale. . . .
86
3.3
Breakout Filter: supporti e resistenze. . . .
87
ELENCO DELLE FIGURE
xiii
3.5
Serie storica FTSE MIB vs MA. . . .
88
3.6
Strategia d’investimento: versione 1. . . .
91
3.7
Strategia di Mean Reverting.
. . . .
93
3.8
Strategia d’investimento: versione 2. . . .
94
3.9
Strategia d’investimento: versione 3. . . .
96
3.10 Strategia d’investimento: versione 4. . . .
98
3.11 Strategia d’investimento: versione 5 - FTSE MIB. . . .
99
3.12 Strategia d’investimento: versione 5 - CSI 300.
. . . .
100
3.13 Strategia d’investimento: versione 5 - DAX 30.
. . . .
100
3.14 Strategia d’investimento: versione 5 - HSI. . . .
101
3.15 Strategia d’investimento: versione 5 - IBOV. . . .
101
3.16 Strategia d’investimento: versione 5 - INDU. . . .
102
3.17 Strategia d’investimento: versione 5 - SeP 500.
. . . .
102
3.18 Strategia d’investimento: versione 5 - SMI. . . .
103
3.19 Strategia d’investimento: versione 5 - UKX. . . .
103
3.20 Strategia d’investimento: versione 5 - SX5E. . . .
104
3.21 Strategia d’investimento: versione 6 - FTSE MIB. . . .
106
3.22 Strategia d’investimento: versione6 - CSI 300. . . .
106
3.23 Strategia d’investimento: versione 6 - DAX 30.
. . . .
106
3.24 Strategia d’investimento: versione 6 - HSI. . . .
107
3.25 Strategia d’investimento: versione 6 - IBOV. . . .
107
3.26 Strategia d’investimento: versione 5 - INDU. . . .
107
3.27 Strategia d’investimento: versione 6 - S and P 500. . . .
108
3.28 Strategia d’investimento: versione 6 - SMI. . . .
108
3.29 Strategia d’investimento: versione 6 - UKX. . . .
108
3.30 Strategia d’investimento: versione 6 - SX5E. . . .
109
3.31 Strategia d’investimento: versione 7. . . .
111
3.32 Fondo: Max Drawdown. . . .
113
3.33 Fondo: Diaman Ratio. . . .
113
3.34 Fondo: Volatilità. . . .
114
3.35 Fondo: Ulcer Index.
. . . .
114
Elenco delle tabelle
1.1
La Formula di Kelly: dati per il calcolo dei parametri. . . .
32
1.2
La Formula di Kelly: calcolo dei singoli parametri. . . .
33
1.3
Le tecniche del Money Management: Confronto . . . .
34
1.4
Le tecniche del Money Management: Risultato del confronto. . . .
34
1.5
La Simulazione Montecarlo: esempio di due casi con risultati e percorsi
differenti. . . .
37
1.6
La Simulazione Montecarlo: esempio di due casi con risultati uguale
deri-vanti da percorsi differenti. . . .
38
2.1
Il Montante Fibonacci: la somma di due elementi precedenti. (Fonte:
riela-borazione personale) . . . .
59
2.2
Sequenze realizzabili con 3 vittore e 2 perdite. . . .
73
2.3
Esempio 1: sequenza W W W L L . . . .
73
2.4
Esempio 2: sequenza L L W W W . . . .
74
2.5
Sviluppo grafico confronto fra Average Ratio e Fixed Fractional. . . .
75
3.1
Componenti della formula di Kelly nella versione 1. . . .
90
3.2
Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 1. . . .
90
3.3
Struttura iterativa Ciclo For nella versione 1. . . .
92
3.4
Componenti della struttura iterativa nella versione 1. . . .
92
3.5
Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 2. . . .
94
3.6
Componenti della formula di Kelly nella versione 3. . . .
95
3.7
Componenti della formula di Kelly nella versione 4. . . .
97
3.8
Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 4. . . .
97
3.9
Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 5. . . .
99
3.10 La formula di Kelly: decisione d’investimento nella versione 5. . . .
99
3.11 Componenti della formula di Kelly nella versione 6. . . .
105
3.12 Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 6. . . .
105
3.13 Confronto rendimento finale del portafoglio con la serie storica e del
porta-foglio con la formula di Kelly. . . .
109
3.14 Componenti della formula di Kelly nella versione 7. . . .
110
3.15 Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 7. . . .
110
3.16 La formula di Kelly: decisione d’investimento nella versione 7. . . .
111
3.17 Rendimento finale per ogni indice analizzato - serie storica.
. . . .
112
3.18 Rendimento finale per ogni indice analizzato - formula di Kelly. . . .
112
3.19 Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 6. . . .
115
3.20 Risultati dell’analisi del fondo generato dai portafogli della serie storica. . .
115
3.21 Risultati dell’analisi del fondo generato dai portafogli a cui si è applicata la
formula di Kelly. . . .
115
3.22 Significato dei valori assunti dagli indici analizzati. . . .
116
3.23 Glossario: terminologia nel gioco del Blackjack. . . .
123
3.24 FTSE MIT: serie storia dal gennaio 2000 al febbraio 2017 . . . .
140
3.25 Fondo: portafoglio serie storiche di 10 Indici Mondiali con analisi della
Performance, del Rendimento, del Drawdown e del Max Drawdown . . . . .
167
3.26 Fondo: portafoglio con applicazione formula di Kelly di 10 Indici Mondiali
con analisi della Performance, del Rendimento, del Drawdown e del Max
Drawdown . . . .
195
Introduzione
Nella teoria economica, lo studio della crescita di un sistema e, in particolar modo,
del capitale, è un argomento molto dibattuto e di fondamentale importanza poiché da una
parte, a livello microeconomico, permette lo sviluppo delle attività produttive e dall’altra,
a livello macroeconomico, è la base fondamentale su cui si poggiamo i pilastri della crescita,
come il miglioramento delle tecnologie, l’efficienza nella gestione delle principali variabili
strutturali e la stabilità degli equilibri.
In questo senso, l’analisi dell’accumulazione della ricchezza può avvenire ad un livello
economicamente più elevato ovvero può riguardare l’acquisto e la vendita di strumenti
finanziari nel mercato dei capitali da parte dei singoli investitori, in cui l’individuo gestisce il
proprio denaro generando una traiettoria della ricchezza nel tempo (con pendenza positiva
o negativa) con l’ausilio dei tassi di rendimento.
Sotto la condizione di incertezza della crescita dei capitali, un investitore dovrà
deter-minare ex ante quanto capitale investire in strumenti privi di rischio e con rischio in ogni
momento, ponendo particolare attenzione alla traiettoria del capitale accumulato
nell’o-rizzonte pianificato. Inoltre, sebbene i prezzi non dipendano dagli investimenti individuali
bensì dagli investimenti aggregati, dovrà tenere conto della ovvia dipendenza che si registra
tra le decisioni degli agenti economici e le serie storiche dei prezzi e dei volumi scambiati
nel mercato dei capitali.
Questo lavoro tratterà quindi di gestione del denaro, meglio conosciuta come money
management, vista come un progetto per un trend di crescita e massimizzazione della
ricchezza nel tempo. Per certi versi, si tratta di un campo che collega la teoria dei giochi
d’azzardo a quella finanziaria o, in altri termini, di una disciplina che cerca di realizzare
l’intersezione tra la minimizzazione del rischio e la massimizzazione del profitto.
Facciamo riferimento a questa teoria, dunque, come una definizione parallela del
con-cetto di efficienza, poiché si pone particolare accento sugli effetti negativi di una perdita
sia nei termini che ne definiscono la sostanza ma anche, e soprattutto, nei termini di una
futura riduzione delle risorse da investire, realizzata come conseguenza del verificarsi della
stessa.
Nel primo capitolo saranno presentati i due macro blocchi in cui si è soliti suddividere
il money management. Il primo è il risk management, attraverso il quale si aspira non
solo a massimizzare il proprio capitale ma anche a minimizzare le perdite, potendo così
comprendere a priori quali siano le probabilità che dall’investimento scaturiscano situazioni
positive e negative. Il secondo macro blocco è il position sizing attraverso il quale si passa
alla parte di quantificazione dell’investimento, in altre parole stabilire quanto capitale verrà
utilizzato nell’investimento.
Attraverso la massimizzazione del capitale, minimizzazione delle perdite e la quantità di
denaro da investire si ha a disposizione una base per creare una strategia d’investimento.
Il tutto sarà possibile grazie all’utilizzo di metodologie studiate proprio per consentire
all’investitore, grande o piccolo, di gestire il suo investimento e parallelamente di governare
i punti critici che possono presentarsi durante tutto il periodo.
Una strategia d’investimento che ha generato notevole interesse è quella basata sulla
crescita ottimale, ovvero la strategia di Kelly. Il modello dimostra che, se applicato con
di-ligenza, è possibile raggiungere la massimizzazione della crescita prospettata della propria
ricchezza tenendo conto del rendimento atteso di un titolo e della sua volatilità. Durante
la trattazione del capitolo, però, vedremo che questo non è certamente il caso di un
mo-dello onnicomprensivo, data la complessità della gestione del rischio anche semplicemente
riferendosi alla scelta tra un portafoglio ad alto e basso rendimento (con relative variazioni
nella volatilità dello stesso).
Dopo aver presentato il criterio Kelly motivando ed evidenziando le assunzioni
para-metriche standard, verrà testato il criterio in uno studio di simulazione per esaminare
empiricamente la strategia nei mercati. Nel secondo capitolo si analizzeranno le differenze
economiche esistenti tra un giocatore d’azzardo ed un investitore, essendo entrambi dei
money manager.
La formula di Kelly nasce nel mondo del gioco d’azzardo attraverso il quale è possibile
intuire come essa funzioni solo e soltanto nel momento in cui si detenga un vantaggio
rispetto al banco e rispetto agli avversari. Avere un edge, rispetto ai terzi cui ci si trova
di fronte, non è di certo cosa immediata e semplice, poiché, di fatto si ottiene studiando
delle tecniche molto particolari. Stiamo parlando di una serie di sistemi di gioco che ci
consentano capire se continuare con le puntate oppure se è necessario fermarsi.
Vi sono altre, innumerevoli tecniche, alcune di facile ed immediata applicazione ed altre
con una più complessa struttura nonché realizzazione. La maggior parte di esse si attuano
attraverso sistemi di progressione, i quali consentono di migliorare le capacità nel conteggio
garantendo una minore possibilità di commettere errori.
Unendo le trattazioni scientifiche dei primi due capitoli, l’ultima parte di questo lavoro
mira a dimostrare, attraverso valutazioni di tipo empirico, le diverse applicazioni del criterio
di Kelly in strategie di trading intraday, basandosi sulle serie storiche dell’indice FTSE
MIT.
Saranno inoltre eseguite anche altre simulazioni in differenti mercati finanziari. In
questa tesi si permette di reinvestire i guadagni di capitale presentando, a differenza dei
Introduzione
3
casi precedenti semplificati, uno studio basato in modo più marcato sulla realtà, in cui è
possibile dimostrare attraverso i reinvestimenti il capitale cresce o si riduce ad una velocità
esponenziale.
La strategia commerciale che utilizziamo coinvolge due strumenti nell’analisi tecnica,
la media mobile semplice ed il breakout, ovvero il filtro giornaliero sui prezzi.
Lo scopo principale di questo elaborato è quello di studiare se è possibile ottimizzare
una strategia di trading giornaliera già redditizia applicando il criterio Kelly. Il documento
mira anche a dimostrare le conseguenze dell’essere troppo aggressivi o troppo avversi al
rischio, con particolare attenzione, quindi, alla scelta della dimensione dell’investimento.
Capitolo 1
Il Money Management
Fin dalla fine del XIV secolo, con la nascita del capitalismo, si è sentita la necessità di
mettere in pratica ciò che tale sistema economico prevedeva: gestire il denaro nel migliore
dei modi e al massimo delle possibilità del singolo individuo. Con la dicitura "Gestione
del denaro" si ricomprendono molteplici aspetti i quali possono variare in base al profilo
di rischio rendimento del singolo soggetto. Larry Williams lo definì come “La chiave della
cassaforte” volendo sottolineare la sua importanza poiché è la base per gli investimenti.
Partendo dal presupposto che, nella maggioranza dei casi, il denaro a nostra
dispo-sizione è limitato ed investirlo significa perciò dover affrontare delle decisioni in stato
d’incertezza il rischio in cui potremmo incappare è quello di realizzare, dopo un arco di
tempo, che il nostro denaro sia stato impiegato in maniera non ottimale.
La gestione del denaro è conosciuta più comunemente come money management, va
ben oltre ciò che si è soliti associare ovvero non si tratta unicamente di risparmio ma di
tecniche più complesse, sebbene molto intuitive, tali da consentire di realizzare gli obiettivi
prefissati in ambito finanziario.
Poter applicare un corretto Money Management presuppone l’utilizzo di criteri
scien-tifici, ben studiati e ragionati, che ci indirizzano su come impiegare il capitale nel migliore
dei modi, alla luce di tutte le informazioni disponibili quando si è nell’atto di prendere la
decisione di investimento. In altre parole, il money management è l’insieme delle
metodolo-gie che mirano a massimizzare il rendimento ponderato per il rischio, nonchè massimizzare
il profitto sul capitale disponibile.
L’argomento money management richiede una trattazione piuttosto lunga e articolata,
perciò, lo suddivideremo in diversi paragrafi. Di seguito verranno mostrati tutti gli aspetti
del money management, dai macro blocchi in cui si dirama fino agli utilizzi che si hanno
mediante esso. Verranno riprese alcune tematiche, ormai note ai lettori probabilmente, per
comprendere come massimizzare il proprio guadagno con l’uso di un’efficacie ed efficiente
gestione del denaro.
1.1
Definizione
Il Money Management, che letteralmente viene tradotto con “Gestione del denaro”,
indica un processo definito come corretta gestione delle finanze che coinvolge non solo gli
investimenti ma anche i bilanci, le tasse ed i servizi bancari. L’obiettivo di tale processo è
la massimizzazione del profitto parallelamente alla riduzione delle potenziali perdite e può
essere effettuato su di una qualsiasi tipologia d’investimento poiché il fine è comune a tutti:
gestire in maniera efficiente ed efficace il proprio denaro. Il Money Management, perciò,
è una strategia che in primo luogo, si concentra sugli investimenti e successivamente sulla
gestione del rischio del proprio capitale. Tale procedura racchiude al suo interno una serie di
tecniche strategiche che consentono di raggiungere il nostro scopo ovvero di massimizzare
i profitti. Indipendentemente dall’ammontare a disposizione, risulta utile suddividere il
money management in due macro blocchi:
• il Risk Management, ovvero la gestione del rischio riferendosi alla collettività di atti
volti a identificare, analizzare, quantificare, eliminare e monitorare i rischi collegati
ad uno specifico ambito o processo.
• il Position Sizing ovvero un insieme di principi che ci devono mostrare quanto denaro
investire in ogni operazione da effettuare.
1.1.1
Il Risk Management
Il Risk management, come già anticipato, non è altro se non la gestione del rischio
riferendosi alla collettività di atti volti a identificare, analizzare, quantificare, eliminare e
monitorare i rischi collegati ad uno specifico ambito o processo. Il fine primo del Risk
Management è sicuramente la minimizzazione delle perdite congiuntamente alla
massimiz-zazione di non solo efficienza ma anche efficacia dell’idea che si sta sviluppando. In altre
parole si tratta della valutazione ex ante sulla probabilità che una determinata
situazio-ne possa accadere con l’obiettivo di eluderla, diminuirsituazio-ne gli effetti, decentrarla su terzi
o, in alcuni casi, anche sobbarcarsi in parte o totalmente ciò che potrebbe scaturire
mi-nimizzandone gli impatti negativi. Un primo passo del processo di gestione del rischio è
sicuramente quello in cui ci si pone una serie di domande riguardanti quest’ultimo: ciò
prende il nome di valutazione del rischio. Perciò si intuisce che la difficoltà primaria legata
al risk management è connessa alla difficoltà di analisi e di valutazione del rischio.
Il Risk Management non è solo una pratica applicabile per le imprese o investitori,
poiché di fatto esso si presenta anche nella vita quotidiana si pensi ad esempio alle persone
quando già dal mattino, banalmente si scelgono cosa indossare per uscire di casa:
“rischia-mo” infatti di avere un abbigliamento non consono alle condizioni meteo e/o alle persone
che incontreremo. Perciò, il risk management è un insieme non solo di attività ma anche
di risorse e di metodologie che connesse fra di loro sono in grado di guidare e controllare
1.1 Definizione
7
i rischi di un’organizzazione. Con la parola "rischio", sappiamo bene tutti che si
inten-de l’insieme di possibilità di un inten-determinato evento di subire conseguenze negative e che
queste si ritorcano su quelli che sono gli obiettivi prefissati. Il ruolo di un Risk Manager
e di un sistema di Risk Management è quindi quello di massimizzare gli effetti positivi
(risparmio premi assicurativi, mantenimento clienti esistenti, aumento di fatturato . . . )
e minimizzare quelli negativi (coinvolgimenti legali, riduzione quota di mercato, perdita
di immagine, . . . ). Una chiara e sintetica esposizione di quanto accennato sopra la si può
trovare nella figura che segue:
Figura 1.1: Risk Management: le fasi della gestione del rischio.(Fonte: Borsa Italiana)
1.1.2
Il Position Sizing
Anche per il Position Sizing abbiamo già dato una definizione: esso corrisponde ad un
insieme di principi che ci devono mostrare quanto denaro investire in ogni operazione da
effettuare. Si tratta, in altre parole, di stabile il capitale da investire su ogni singola
posi-zione di allocamento sui vari asset. Una regola essenziale che verrà ripresa poi nel secondo
capitolo, sarà proprio quella di dover presentare un vantaggio rispetto alla controparte,
quale ad esempio il mercato o un altro giocatore. Di fatto anche nel gioco d’azzardo il
gambler, ovvero lo scommettitore, parte con uno svantaggio rispetto al banco perciò
l’o-biettivo del giocatore sarà proprio quello di rovesciare tale situazione. Ciò vale anche nel
trading, quindi nel settore di speculazione finanziaria, avendo come obiettivo il
raggiun-gimento di un vantaggio di tipo competitivo rispetto, non al banco questa volta, ma al
mercato.
Il fattore che si cercherà di evitare il più possibile sarà quello di non considerare metodi
basati sulla casualità pura o con svantaggi iniziali che, in gergo finanziari, vengono intesi
rispettivamente come edge = 0 e edge < 0. Il fine di un trader o di un giocare sarà
quel-lo di equilibrare il tutto a suo favore, portando perciò l’edge > 0, così facendo si potrà
guadagnare ovvero mantenere i profitti superiori alle perdite. In questi campi la formala
dell’edge viene sempre tenuta ben a mente e si presenta come di seguito:
Figura 1.2: Il Position Sizing: l’edge nel money management. (Fonte: Finecobank)
Tale formula si traduce sostenendo che, anche avendo guadagni e perdite dello stesso
am-montare, data una probabilità di realizzare un profitto maggiore a quello di ottenere una
perdita allora potremmo conseguire un edge > 0. Tutti i matematici, e non solo,
concor-dano sul fatto che di fronte ad una aspettativa, matematica o statistica che sia, negativa
non esiste alcun money management tale da poter far vincere; perciò risulta estremamente
inutile parlare di tecniche di position sizing se non si inizia con un vantaggio. Buona regola
sarà quindi quella di evitare atteggiamenti del tipico giocatore o trader che ad ogni perdita
aumenta, o peggio raddoppia, il denaro con l’obiettivo o forse meglio dire la speranza di
recuperare ciò che ha perduto. Inevitabile che tale procedura porterà ben presto alla rovina
del giocatore, per dimostrare ciò si è voluto riportare un esempio pratico di una situazione
come sopra descritta.
Supponiamo di disporre di un capitale iniziale di 10.000,00 euro e di raddoppiare la
pun-tata dopo ogni perdita. Ipotizziamo, inoltre, di realizzare una prima perdita di
e1.000,00
e poi altre tre perdite consecutive. Il risultato sarà: 10.000 – 1.000 – 2.000 – 3.000 - 4.000
=
e0, ovvero tutto il capitale è stato dissipato con solo tre operazioni! Perciò una regola
aurea da seguire è assolutamente quella di considerare ogni singolo esito
indipendentemen-te da quello precedenindipendentemen-te, se così non fosse la gestione del capitale perderebbe tutto il suo
valore.
In sostanza è possibile raggiungere un vantaggio, rispetto al mercato in due modi:
• Calcolando il guadagno medio in ogni operazione
• Conoscendo probabilità di successo da un punto di vista statistico.
L’unica condizione che ci consente di aumentare il valore massimo del nostro capitale da
investire, senza al contempo aumentare il rischio di perdita, è data da dal fatto che la
pro-babilità dovrà essere superiore al 50%. Ciò dovrà essere fatto man mano che si continua a
guadagnare cambiando direzione non appena si presenti la situazione contraria, ovvero si
1.1 Definizione
9
andrà diminuendo il valore del capitale da utilizzare se aumentano le perdite.
Riportiamo un esempio di come possa migliore la situazione utilizzando il money
manage-ment, inserendo quindi le due sue componenti: il risk management e il position sizing.
Figura 1.3: Il Position Sizing: prima e dopo l’applicazione. (Fonte: Quantitative Trading
Lab)
Si può notare fin da subito come tale aggiunta comporti un miglioramento notevole e come
i nostri rendimenti aumentino passando da sotto l’asse a sopra: ciò avviene proprio grazie
all’utilizzo di tecniche per la gestione del proprio denaro.
1.1.3
La visione d’insieme del Money Management
Sebbene il termine Money Management, di solito, sia utilizzato in riferimento a gestori
di fondi professionisti, in realtà ognuno esercita una qualche forma di gestione degli
in-vestimenti con le proprie finanze personali. Di fatto però, come si può ben immaginare,
l’uso predominante di tale dicitura la si ritrova nei mercati finanziari, dove si prendono
decisioni d’investimento per fondi di grande dimensioni: fondi pensione e fondi comuni
d’investimento.
Ci sono una vasta gamma di servizi di gestione del denaro: dal funzionamento dei
fondi comuni di investimento gestiti passivamente con basse commissioni fino ad una
approfondita pianificazione e consulenza.
Dietro al mondo della gestione del denaro, come ben si sa, esiste un mondo molto vasto
per il trader e l’investitore fatto di protezione da eventuali eventi inattesi e di
inconsape-volezza, di prudenza e attenta gestione del rischio.
Figura 1.4: Il Money Management: visione d’insieme delle componenti. (Fonte: Borsa
Italiana)
Ciò che è meno risaputo, invece, è che tali strategie non si fondano tanto sulla gestione del
trade quanto più sulla quantità di denaro da investire nel trade stesso.
Perciò, si sono fatti salti di qualità non indifferenti, primo fra tutti il cambio
dell’impo-stazione di un trader il quale, fino a quando non è stato introdotto il Money Management,
era abituato a non porsi domande riguardanti il rischio di collasso. Purtroppo, l’utilizzo
del Money Management è tutt’ora molto sottovalutato ciò accade poiché numerosi sono i
soggetti che ricollegano alla dicitura “Trading” unicamente il sostantivo di “Profitto”.
Quel-lo che ancora non è stato ben assodato in questo campo è il domandare a sé stessi, quanto
e come si è rischiato per ottenere una determinata performance. Espandendo la definizione
in tale contesto è chiaro che il semplice profitto citato precedentemente assume sembianze
ben più articolate; ci si comincia a chiedere, per esempio, se tale profitto sia stato fatto
con o senza leva, se si è utilizzato un capitale piccolo o grande.
Capiterà a qualsiasi trader e investitore di registrare una perdita per un posizionamento
sbagliato, proprio per questo motivo è importante avere una quanto più approfondita
conoscenza e consapevolezza riguardo un corretto Money Management. Un dato di fatto è
che il mercato non può essere controllato poiché è un’entità autonoma la quale si comporta
in maniera del tutto irrazionale, il più delle volte al di là delle aspettative e delle previsioni.
1.2 I primi studi ed il funzionamento del Money Management
11
La sola cosa che è possibile controllare è il rischio, aspetto non di poco conto poiché è
l’essenza del processo operativo degli investimenti nonché della speculazione finanziaria.
Nel ricercare il sistema di trading perfetto, i traders ovviamente non troveranno mai una
soluzione che permetta di guadagnare sempre e comunque ingenti somme di denaro sui
mercati finanziari; di fatto se mirassero a ciò non troverebbero nulla da poter utilizzare.
I trader più esperti, dopo attente analisi e esperimenti, hanno compreso che la
soluzio-ne ideale è concentrarsi sulla gestiosoluzio-ne del rischio della posiziosoluzio-ne che si intende assumere
mettendo, fin da subito, in preventivo sia una perdita massima sia la quantità di capitale
da investire. Assumere una posizione con una somma troppa elevata rispetto al capitale
posseduto può portare a danni di rilevante entità; ciò che avviene in questi contesti perciò
è che, a prescindere dal sistema di trading utilizzato, tutti punteranno a massimizzare i
profitti e al contempo a ridurre al minimo la possibilità di subire perdite il tutto attraverso
un denominatore comune: il Money Management.
1.2
I primi studi ed il funzionamento del Money Management
Abbiamo capito che gestire correttamente il proprio capitale comprende essenzialmente
4 aspetti:
• Massimizzare i profitti : processo che rende massima la differenza tra i ricavi totali
derivanti dalla vendita e i costi totali sostenuti per la sua produzione.
Nella teoria economica tale condizione dovrebbe risultare come obiettivo
fondamen-tale dell’impresa ma la logica suggerisce che questa ipotesi sia più semplice e intuitiva;
si basa di fatto su di un assunto elementare per cui ogni soggetto mira ad ottenere
un profitto. L’ipotesi di massimizzazione per di più è fortemente semplificatrice ed
in particolare presuppone che le scelte dei soggetti, o imprese che siano, risultino
l’espressione di un’unica volontà coerente; spesso, però, nella pratica le cose non
van-no sempre in questo modo. Un’altra visione, molto simile a quanto appena detto,
è data dal fatto che la massimizzazione dei profitti sia determinata dalla una
parti-colare combinazione ottimale del prezzo e delle quantità di produzione/vendita. In
altre parole è funzione con due variabili indipendenti: Max ( profitto ) = f ( q ,p )
Per capire al meglio ciò che caratterizza la massimizzazione del profitto è necessario
studiarne il profitto sotto tutte le sue componenti: di costo e ricavo economico.
Il profitto ( spesso identificato con Π) è definito come differenza tra il ricavo totale (
RT ) e il costo totale ( CT ).
Π=RT - CT
Nel seguente grafico vengono riportate le curve delle funzioni del costo totale ( CT )
e del ricavo totale ( RT ) in relazione alla quantità di produzione ( q ).
Figura 1.5: Massimizzazione del profitto. (Fonte: rielaborazione personale)
La massimizzazione del profitto la si ha nel punto in cui la curva del ricavo totale e
la curva del costo totale hanno la medesima pendenza. In termini matematici tale
condizione si verifica quando la derivata prima del costo totale ( costo marginale ) è
uguale alla derivata prima del ricavo totale ( ricavo marginale ) rispetto alla quantità
di produzione ( q ).
R
0
(q) = C
0
(q)
• Minimizzare le perdite: contrariamente a quanto avviene per i profitti, l’obiettivo
che si ha per ciò che riguarda le perdite è proprio la loro minimizzazione. Si tenta
perciò, attraverso lo studio e l’utilizzo di strumenti determinati, di ridurre al minimo
l’esposizione alle perdite cosicché si possa conseguire la massimizzazione del
profit-to. Diventa logico pensare che se non si verificasse la minimizzazione delle perdite,
conseguentemente non avremmo nemmeno la massimizzazione dei nostri profitti.
• Investire una quantità che si è in grado di perdere
• Rapportare l’investimento al capitale disponibile
La regola ad hoc per minimizzare le perdite e per massimizzare i profitti è data dal non
investire alla cieca, ovvero senza aver precedentemente definito un trading system quale un
piano d’azione per gli investimenti. Quando si fanno acquisizioni lo si deve fare secondo
un piano elaborato ex ante, potendo seguire uno schema teorizzato da sé stessi come anche
con l’ausilio di software, grafici, indicatori, strategie. Individuare un primo asset causale,
solo perché ci piace o perché ci passa per la testa, ed investire una somma è il primo
1.2 I primi studi ed il funzionamento del Money Management
13
passo per perdere tutto e subito. Perciò è chiaro come l’unica opportunità che si ha per
minimizzare una perdita quando si investe è effettuare tale operazione con piena coscienza
e razionalità. Le perdite fanno parte del gioco poiché non possono essere escluse del tutto;
di fatto anche il miglior trader subisce delle perdite con la differenza che, tale soggetto,
cercherà di limitarle il più possibile.
Di fronte a una perdita generata da un investimento “corretto”, un trader riesce ad
accettarla e tollerarla meglio; diversamente una perdita causata da un investimento random
senza alcuna motivazione razionale, come se si stesse scommettendo al gioco o ad una slot
machine, è difficile da assimilare oltre al fatto che porterebbe ad una lesione dello stesso
investitore. La prima regola del Money Management, perciò, la si identifica nella seguente
affermazione: “Agendo correttamente, si massimizzano i profitti”.
È stato accennato nel paragrafo precedente che non va sottovalutata la decisione, a dir
poco importante, di quanto e quale denaro va destinato al trading. Per far ciò è
necessa-rio porsi una domanda: “Quanto mi posso permettere di perdere senza che ciò pregiudichi
nessun aspetto?” Per gli investitori più piccoli di norma la risposta a questo quesito
de-riva dal fatto che se essi detengano una somma denaro che possono rischiare, quindi che
potenzialmente possono permettersi di perdere, allora quella è la somma massima a loro
disposizione per un investimento. Tutti i trader hanno come obiettivo primario il
salva-guardare i propri portafogli attraverso l’individuazione di strategie d’investimento: ognuno
avrà una differente strategia, le quali varieranno a seconda delle esigenze e degli obiettivi
che si intende conseguire.
Le statistiche sostengono che solo 3-5 trader su 100 riescono a uscire indenni dal primo
anno di attività, ciò significa che gli altri 97-95 non riusciranno a portarsi a casa nulla.
Proprio per questo motivo, anziché pensare fin da subito sul come arricchirsi con il trading,
si dovrebbe riflettere su come sopravvivere, ovvero come non dissipare il denaro destinato a
tale attività. Perciò il reale fine è: “Non perdere”. Per far in modo di uscire nel migliore dei
modi da questa prima fase ci si deve difendere realizzando un quanto più ferreo e corretto
Money Management, riuscire cioè a gestire bene il proprio denaro. Si è ormai compreso
come il Money Management aiuti il trader a non rischiare tutto e subito il proprio capitale,
ma a conservarlo nel tempo. Per creare la propria strategia vi sono dei fondamenti che non
vanno dimenticati, ovvero non sono altro che dei passaggi da rispettare affinché si ottenga
un Money Management ottimale .
Tali passaggi vengono presentati di seguito:
1. Si va a conformare una quantità di capitale in base al tipo di strumento finanziario
su cui si è deciso di investire
2. Onde evitare conseguenze indesiderate, per ogni singolo strumento non dovrebbero
essere investite più di determinate percentuali, che variano in base alla tipologia presa
in considerazione
3. Se si investe in azioni la percentuale del proprio portafoglio da utilizzare per tali
strumenti non dovrebbe superare il 2%-3%
4. A livello di portafoglio la percentuale che si consiglia di non superare nell’investimento
invece è del 20%-30%
5. In ottica di eliminazione delle perdite ciò che è opportuno adottare è il così detto
stop-loss, ovvero la chiusura automatica di una posizione in essere al superamento di
un livello di prezzo stabilito dal trader stesso
6. Del proprio portafoglio è necessario individuare e contenere il massimo rischio,
con-siderato come limite oltre il quale si subiscono perdite
Figura 1.6: Il processo di sviluppo del Money Management.
(Fonte: rielaborazione
personale)
Entrando a lavorare in un mercato con il fine di investire, va fatto presente come questo
debba essere analizzato e compreso in ogni minimo dettaglio.
Per di più, ultimo ma
non meno importante, ogni operazione va considerata singolarmente e non va relazionata
alle precedenti. Una volta realizzato un profitto, la posizione aperta deve essere chiusa;
proprio sulla base di quest’ultima affermazione, si può dedurre che vi siano degli strumenti
applicativi che ci permettono di ottenere un adeguato sistema di uscita dal mercato non
solo per limitare le potenziali perdite, ma anche per conseguire gli eventuali profitti. Queste
metodologie sono:
• Lo Stop Loss
• Il Profit Target
• Il Trailing Stop
1.2 I primi studi ed il funzionamento del Money Management
15
1.2.1
Lo Stop Loss
Lo strumento principale che aiuta il trader a non conseguire forti perdite in conto
capitale è lo “Stop loss” (letteralmente "Ferma la perdita"), cioè il valore massimo di
perdita raggiungibile, con conseguente chiusura di una determinata operazione speculativa.
Il tutto avviene attraverso un prestabilito livello di liquidazione potendo stabilire ex ante
un "massimale" alla perdita potenziale. Volendo fare un esempio di questa tecnica si può
supporre di aver acquistato un titolo a
e60 aspettandoci un rialzo fino a e65.
Figura 1.7:
Lo Stop Loss:
come agire per non conseguire perdite ingenti.
(Fonte:
rielaborazione personale)
Ciò che non possiamo fare però è prevedere l’andamento dei prezzi, poiché se invece di salire
questi scendessero è probabile che la direzione dell’investimento fatto in precedenza risulti
sbagliata. Se avessimo fissato ex ante uno stop loss a
e58, si sarebbero contenute le perdite
derivanti da un improvviso calo dei prezzi. Esistono varie tipologie di stop per proteggere i
propri capitali e questi variano a seconda della tecnica mediante la quale vengono calcolati.
In ogni caso, non esiste una metodologia universalmente valida per cui sarà compito del
trader stesso fissare lo stop loss in base alla propria avversione verso le perdite.
1.2.2
Il Profit Target
Il Profit Target viene introdotto dopo aver individuato l’ammontare dello stop loss
iniziale, procedendo con la gestione della propria posizione aperta. Tale operazione deve
avvenire in maniera molto accurata, perciò ci si avvale di strumenti che ci consentano di
controllare il rischio della posizione assunta; tali strumenti sono il trailing stop ed il profit
target. Una volta aperta la posizione sul mercato e, come già anticipato, fissato limite
massimo di perdita va individuato un target, cioè un punto d’arrivo in corrispondenza del
quale probabilmente otterremo un profitto.
Figura 1.8: Il Profit Target: gestione della posizione aperta. (Fonte: Federal Reserve
Economic Data)
Vi sono diversi metodi per individuare quello che abbiamo definito essere il nostro obiettivo:
• in base ad un rendimento atteso in percentuale
• in base ad un predefinito valore economico
• in termini di rendimento atteso
• in prossimità di supporti o resistenze.
I primi due presuppongono una vigilanza della posizione molto semplice ma non sempre
auspicabile, in quanto si rischia di non poter far fronte a prolungate e definite tendenze.
Un modo efficacie, invece, di proteggere almeno una parte dei profitti teorici
realiz-zati è quello di liquidare metà posizione in presenza di supporti e resistenze. Agendo in
questa direzione abbiamo la possibilità di mettere da parte un non indifferente guadagno,
nell’attesa che il mercato rompa o meno il livello critico con cui ci si sta confrontando.
Se si realizzasse questo scenario avremmo le armi adatte per approfittare della situazione
innescata, eventualmente, dal superamento di certi livelli di prezzo.
Volendo, anche in questo caso, riportare un esempio pratico: supponiamo di aver
ac-quistato 600 azioni YY a
e62 e di aver fissato lo stop loss a e61,40. Il nostro primo
target verrà raggiunto a
e62,60 [62 + (62 - 61,40)] dove venderemo 600 azioni. La miglior
risposta di fronte a queste situazioni, in un’ottica speculativa, è di liquidare interamente
la posizione in chiusura di giornata, o al massimo in apertura del giorno successivo così da
evitare il probabile blocco a cui potrebbero essere soggetti i prezzi.
1.3 Le tecniche di Money Management
17
1.2.3
Il Trailing Stop
Il Trailing Stop è la tecnica utilizzata per correggere il proprio status man mano che
questo prende forma, aumentando o abbassando lo stop loss. Ciò dipende, però, dalla
posizione presa ovvero l’acquisto o la vendita allo scoperto trattandosi quindi di livelli
d’uscita "dinamici".
Figura 1.9: Il Trailing Stop: gestione e uscita dinamici. (Fonte: tradingeconomics)
Anche in questo caso, ipotizzando di aver acquistato un titolo a
e60 e di aver fissato
uno stop loss iniziale a
e58. Il trailing stop verrà gonfiato, man mano, verso 60, 62, 65,
ecc. a partire dal momento in cui i prezzi andranno aumentando.
Come per le precedenti, non esiste una tecnica di trailing stop che ci assicuri ex ante il
risultato ottimale ma, è possibile identificare una soluzione ideale alle proprie esigenze.
Tale ultima strategia designata, può essere sfruttata posizionando lo stop loss sul
mini-mo più basso degli ultimi tre giorni: se il trend è a rialzo, oppure sul massimini-mo degli ultimi
tre giorni, se a ribasso. Ciò è reso possibile da una logica, sottostante la metodologia
descritta, basata sul fatto che quando un titolo è in forte trend difficilmente mostrerà gli
stessi risultati consecutivamente su più giorni.
1.3
Le tecniche di Money Management
Vi sono differenti tecniche di Money Management ma, nel presente paragrafo, verranno
presentate solo quelle che la teoria definisce migliori. In secondo luogo, verrà fatto un
confronto tra queste così da ottenere una visione d’ insieme con la quale saremo in grado
di effettuare una valutazione comparativa finale.
1.3.1
Il Fixed Fractional position sizing
Una volta stabilita la quantità complessiva della posizione che si vuole assumere,
si va a mantenere costante il rischio percentuale rispetto all’ andamento dell’equity; di
conseguenza, la perdita massima corrisponderà alla massima serie storica negativa.
Alla base di questa tecnica vi è la supposizione di mantenere costante la percentuale
di rischio rispetto al nostro capitale netto, variando il valore dei nostri investimenti; in
altre parole, fissata una percentuale dei nostri fondi da investire in ogni singola operazione,
andiamo a calcolare a quanto, in termini di denaro, corrisponda effettivamente.
Tale procedura viene ripetuta ogni qual volta, sia in caso di vincita sia di perdita, che
non esiste un livello prefissato a cui è consigliato fermarsi. Vige la regola, ovviamente,
che più volte consecutive si perde e più il nostro capitale diminuirà. La formula è davvero
semplice e viene riportata qui di seguito:
Figura 1.10: La formula del Fixed Fractional position sizing.
Dove f è il rischio percentuale.
Per chiarire al meglio questa tecnica è utile procedere con un esempio, supponendo di avere
un conto da
e5.000,00 (ovvero l’equity) e che si voglia rischiare il 3% (ovvero la nostra f
). Vogliamo sapere ora quanto dovremmo investire in ogni operazione.
Figura 1.11: Esempio: la formula del Fixed Fractional position sizing.
Ormai ci è chiaro come tutto il gioco consiste nel decidere la percentuale da rischiare in
ogni singola operazione e, ovviamente, questa andrà scelta in base ad una minima logica.
Vince Ralph, colui che introdusse tale tecnica, suggerì che per prendere tale decisione ci
si poteva avvalere di un aiuto esterno quale una formula introdotta da un suo caro amico:
John Larry Kelly.
La formula in questione, conosciuta non a caso come criterio di Kelly, verrà ripresa
successivamente descrivendola più nel dettaglio.
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