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La Formula di Kelly: dal gioco d'azzardo al money management, un'applicazione empirica

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Academic year: 2021

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(1)

Corso di Laurea magistrale

(ordinamento ex D.M. 270/2004)

in Economia e Finanza

Tesi di Laurea

La Formula di Kelly: dal gioco d’azzardo

al money management, un’applicazione

empirica

Relatore:

Ch. prof. SIMONE MAZZONETTO

Correlatore:

Ch. prof. ENRICO MARIA CERVELLATI

Laureando:

Giulia Ricci

Matricola 842124

Anno Accademico

2016-2017

Typeset by L

A

TEX2e

(2)
(3)

“Life is a lot like a game of blackjack,

you are going to get bad hands.

And, you are going to get good hands.

When you can, hold the bad hands

try to double up, when you have a good hand.

Be good to the persons that give you good cards

But, stay away from the sore loser.

Remember to guard you bank roll and

Most of all: try to enjoy the game!”

Lucy Pinon

(4)
(5)

Abstract

Chiunque voglia investire il proprio capitale sa bene di doversi cimentare in un campo in

cui l’incertezza regna sovrana. Il fine ultimo dell’investitore sarà l’accumulo di capitale e

per ottenere ciò dovrà valutare attentamente rischi e opportunità, nel breve e nel lungo

periodo, ovvero dovrà improntare una strategia d’investimento. Attraverso quest’ultima

produrrà un flusso di denaro dal quale si otterrà tanta ricchezza quanto più le decisioni

prese saranno coerenti con le basi della strategia stessa.

La finalità che si pone tale tesi è presentare un metodo, ancor troppo poco conosciuto, in

grado di massimizzare il logaritmo della ricchezza quale: "Il Criterio di Kelly". Esso si basa

su di una formula molto semplice, nata in primis per il gioco d’azzardo e successivamente

diventata una vera e propria tecnica di money management.

Il progetto di tesi parte dallo studio del funzionamento del money management e le

varie tipologie esistenti, con l’obiettivo di dimostrare l’importanza di possedere una corretta

gestione del denaro.

La seconda parte del lavoro si focalizza sull’analisi e l’applicazione pratica della formula

di Kelly, dapprima nel gioco del blackjack e in secondo luogo apportando esempi di money

management.

L’ultimo capitolo è dedicato ad un’analisi empirica sviluppata durante lo stage

curri-culare in cui, dopo aver realizzato differenti trading system sul FTSE MIB, si è presentata

la variante ottimale della formula di Kelly applicabile in campo finanziario.

(6)
(7)

Nota per il lettore

Typeset by L

A

TEX

La tesi è stata redatta con L

A

TEX

2

(

L

A

TEX home page

). Esso è un programma di

com-posizione tipografica open source e realizzato da Leslie Lamport, impiegando come motore

tipografico TEX che fu concepito da Donald Ervin Knuth e distribuito negli anni ’90. Al

giorno d’oggi, TEX è un marchio registrato dall’American Mathematical Society (AMS). Il

programma utilizza numerose estensioni per ampliare le sue potenzialità ed esse vengono

identificate con la simbologia AMS-L

A

TEX, che sta per "L

A

TEX with AMS’s extensions".

L’utilizzo di L

A

TEXè stato integrato con delle estensioni che hanno permesso di

inseri-re, all’interno della seguente tesi, riferimenti incrociati cliccabili. Attraverso il pacchetto,

inoltre, è stato possibile produrre un indice generale, una lista delle figure e una lista delle

tabelle con i relativi numeri di pagina. Con i pacchetti hyperref e url, si sono inseriti

riferi-menti ipertestuali come quelli utilizzati per rinviare alla homepage di L

A

TEX o alla pagina

delle funzionalità sviluppate dall’American Mathematical Society.

Il presente lavoro mi ha, quindi, permesso di conoscere e approfondire l’uso di questo

motore tipografico e far, così, comprendere al lettore le potenzialità, che qui sono solo

accennate, del programma e l’impegno ad esso riservato dall’autore.

(8)
(9)

Indice

Introduzione

1

1

Il Money Management

5

1.1

Definizione

. . . .

6

1.1.1

Il Risk Management . . . .

6

1.1.2

Il Position Sizing . . . .

7

1.1.3

La visione d’insieme del Money Management

. . . .

9

1.2

I primi studi ed il funzionamento del Money Management . . . .

11

1.2.1

Lo Stop Loss . . . .

15

1.2.2

Il Profit Target . . . .

15

1.2.3

Il Trailing Stop . . . .

17

1.3

Le tecniche di Money Management . . . .

17

1.3.1

Il Fixed Fractional position sizing . . . .

18

1.3.2

Il Fixed Ratio Position Sizing . . . .

20

1.3.3

Il metodo di Larry Williams . . . .

24

1.3.4

Il criterio di Kelly

. . . .

28

1.3.5

Il Fixed Fractional Virgil Version e Costant Risk . . . .

33

1.3.6

L’applicazione pratica delle tecniche . . . .

33

1.3.7

Introduzione alla simulazione Montecarlo

. . . .

36

1.4

Il Money Management: utile ad investitori e risparmiatori . . . .

39

1.4.1

L’applicazione pratica sulla gestione del denaro . . . .

39

1.4.2

Esempio pratico di massimizzazione dei profitti . . . .

40

2

La Formula di John Larry Kelly

43

2.1

La storia di J. L. Kelly e le origini della formula . . . .

43

2.2

Lo sviluppo della formula di Kelly e la sua applicazione nel gioco d’azzardo

45

2.2.1

Le tipologie di giochi e scommesse

. . . .

45

2.2.2

L’applicazione pratica nei giochi e nelle scommesse . . . .

47

2.3

L’edge del giocatore: il conteggio delle carte . . . .

47

2.3.1

I sistemi base per il Blackjack . . . .

48

(10)

2.3.2

I sistemi medi per il Blackjack

. . . .

60

2.3.3

I sistemi avanzati per il Blackjack . . . .

64

2.4

Il criterio di Kelly: entrare nel vivo della formula. . . .

69

2.4.1

La formula di Kelly applicata al money management . . . .

69

2.4.2

Le varianti della formula di Kelly: Capitale Frazionato . . . .

72

2.4.3

Le varianti della formula di Kelly: Average Ratio. . . .

74

2.4.4

Le varianti della formula di Kelly: Payoff non costante. . . .

77

2.5

Il criterio di Kelly: le prime conclusioni. . . .

78

3

Applicazione empirica:

la formula di Kelly inclusa nelle strategie di

trading

81

3.1

Analisi tecnica: le basi per lo sviluppo di una efficiente strategia

d’investi-mento. . . .

82

3.1.1

L’ipotesi di efficienza dei mercati . . . .

84

3.1.2

La media mobile semplice: indicatore per la strategia d’investimento

85

3.1.3

Breakout: filtro giornaliero sui prezzi.

. . . .

86

3.2

Analisi tecnica: sette diverse versioni di strategie con l’utilizzo della formula

di Kelly. . . .

87

3.2.1

Prima versione della strategia d’investimento. . . .

88

3.2.2

Seconda versione della strategia d’investimento. . . .

93

3.2.3

Terza versione della strategia d’investimento. . . .

95

3.2.4

Quarta versione della strategia d’investimento.

. . . .

96

3.2.5

Quinta versione della strategia d’investimento. . . .

98

3.2.6

Sesta versione della strategia d’investimento.

. . . .

104

3.2.7

Settima versione della strategia d’investimento. . . .

110

3.3

Analisi tecnica: scelta della migliore strategia e creazione di un fondo.

. . .

112

Conclusione

119

Appendice A

121

Appendice B

125

Appendice C

141

Appendice D

169

Bibliografia

197

Ringraziamenti

205

(11)

Elenco delle figure

1.1

Il Risk Management: le fasi della gestione del rischio. . . .

7

1.2

Il Position Sizing: l’edge nel money management. . . .

8

1.3

Il Risk Management e il Position Sizing: prima e dopo l’applicazione. . . . .

9

1.4

Il Money Management: visione d’insieme delle componenti.

. . . .

10

1.5

Massimizzazione del profitto.

. . . .

12

1.6

Il processo di sviluppo del Money Management. . . .

14

1.7

Lo Stop Loss: come agire per non conseguire perdite ingenti. . . .

15

1.8

Il Profit Target: gestione della posizione aperta. . . .

16

1.9

Il Trailing Stop: gestione e uscita dinamici.

. . . .

17

1.10 La formula del Fixed Fractional position sizing. . . .

18

1.11 Esempio: la formula del Fixed Fractional position sizing. . . .

18

1.12 Il Fixed Fractional position sizing:simulazione su 20 opzioni. . . .

19

1.13 Il Fixed Fractional Position Sizing: Gain Line . . . .

20

1.14 Il Fixed Fractional position sizing: Gain Line con 70% di probabilità di

successo . . . .

20

1.15 La formula del Fixed Ratio Position Sizing. . . .

21

1.16 Esempio: la formula del Fixed Ratio Position Sizing. . . .

21

1.17 Il Fixed Fractional Position sizing:simulazione su 20 opzioni. . . .

22

1.18 Il Fixed Fractional Position Sizing:Gain Line. . . .

22

1.19 Il Fixed Ratio Position Sizing:simulazione su 20 opzioni. . . .

23

1.20 Il Fixed Ratio Position Sizing: Equity Line. . . .

23

1.21 Confronto Equity Line del Fixed Fractional e del Fixed Ratio. . . .

24

1.22 La formula di Larry Williams. . . .

25

1.23 Esempio: la formula di Larry Williams. . . .

25

1.24 Larry Williams: il Max Drawdown. . . .

26

1.25 Larry Williams:simulazione su 20 opzioni. . . .

26

1.26 Larry Williams: Gain Line. . . .

27

1.27 Larry Williams: Equity Line con probabilità di successo al 70%. . . .

27

1.28 Confronto tra la tecnica del Fixed Fractional e Larry Williams . . . .

28

1.29 La formula di Kelly.

. . . .

28

(12)

1.30 Esempio: la formula di Kelly. . . .

29

1.31 La Formula di Kelly:simulazione su 20 opzioni.

. . . .

30

1.32 La Formula di Kelly: Kelly Line. . . .

30

1.33 La Formula di Kelly: Kelly Line con probabilità di successo al 70%. . . .

31

1.34 Confronto tra la tecnica del Fixed Fractional e la formula di Kelly. . . .

31

1.35 Rielaborazione della formula di Kelly. . . .

32

1.36 Le tecniche del Money Management: Equity Line . . . .

33

1.37 Le tecniche del Money Management: Equity Line . . . .

34

1.38 La Simulazione Montecarlo: grafico di due casi con risultati e percorsi

differenti. . . .

37

1.39 La Simulazione Montecarlo: grafico di due casi con risultati uguale derivanti

da percorsi differenti. . . .

38

1.40 Simulazione: La gestione del denaro con rischio al 2% e rischio al 10%. . . .

39

1.41 % da realizzare per ottenere un pareggio. . . .

40

1.42 Simulazione: La massimizzazione dei profitto. . . .

41

2.1

La Basic Strategy per i totali hard. . . .

49

2.2

La Basic Strategy per i totali soft.

. . . .

51

2.3

La Basic Strategy per i totali soft.

. . . .

51

2.4

Il Metodo della convenienza. . . .

54

2.5

I sistemi di giochi medi: il KO - formula conteggio iniziale. . . .

61

2.6

I sistemi di giochi medi: il KO - esempio formula conteggio iniziale. . . .

61

2.7

La formula di Kelly: variante con capitale frazionato. . . .

72

2.8

La formula di Kelly: capitale capitale frazionato. . . .

73

2.9

La formula di Kelly: variante con average ratio. . . .

74

2.10 Average Ration vs Fixed Fractional del capitale corrente. . . .

75

2.11 La formula di Kelly: calcolo della scommessa ottimale con l’Average Ratio. .

76

2.12 La formula di Kelly: calcolo del capitale atteso con l’Average Ratio. . . .

76

2.13 La formula di Kelly: esempio pratico di Average Ratio. . . .

76

2.14 La formula di Kelly: esempio pratico di Average Ratio dopo 300 puntate. . .

76

2.15 La formula di Kelly: Payoff non costante.

. . . .

77

2.16 La formula di Kelly: calcolo della scommessa ottimale con Payoff non costante.

77

2.17 La formula di Kelly: variante con avarege ratio e payoff non costante. . . . .

77

2.18 La formula di Kelly: esempio pratico di Average Ratio e payoff non costante.

77

2.19 La formula di Kelly: calcolo del capitale atteso con Payoff non costante. . .

78

3.1

La formula del Diaman Ratio. . . .

83

3.2

Medie mobili: Semplice, Ponderata ed Esponenziale. . . .

86

3.3

Breakout Filter: supporti e resistenze. . . .

87

(13)

ELENCO DELLE FIGURE

xiii

3.5

Serie storica FTSE MIB vs MA. . . .

88

3.6

Strategia d’investimento: versione 1. . . .

91

3.7

Strategia di Mean Reverting.

. . . .

93

3.8

Strategia d’investimento: versione 2. . . .

94

3.9

Strategia d’investimento: versione 3. . . .

96

3.10 Strategia d’investimento: versione 4. . . .

98

3.11 Strategia d’investimento: versione 5 - FTSE MIB. . . .

99

3.12 Strategia d’investimento: versione 5 - CSI 300.

. . . .

100

3.13 Strategia d’investimento: versione 5 - DAX 30.

. . . .

100

3.14 Strategia d’investimento: versione 5 - HSI. . . .

101

3.15 Strategia d’investimento: versione 5 - IBOV. . . .

101

3.16 Strategia d’investimento: versione 5 - INDU. . . .

102

3.17 Strategia d’investimento: versione 5 - SeP 500.

. . . .

102

3.18 Strategia d’investimento: versione 5 - SMI. . . .

103

3.19 Strategia d’investimento: versione 5 - UKX. . . .

103

3.20 Strategia d’investimento: versione 5 - SX5E. . . .

104

3.21 Strategia d’investimento: versione 6 - FTSE MIB. . . .

106

3.22 Strategia d’investimento: versione6 - CSI 300. . . .

106

3.23 Strategia d’investimento: versione 6 - DAX 30.

. . . .

106

3.24 Strategia d’investimento: versione 6 - HSI. . . .

107

3.25 Strategia d’investimento: versione 6 - IBOV. . . .

107

3.26 Strategia d’investimento: versione 5 - INDU. . . .

107

3.27 Strategia d’investimento: versione 6 - S and P 500. . . .

108

3.28 Strategia d’investimento: versione 6 - SMI. . . .

108

3.29 Strategia d’investimento: versione 6 - UKX. . . .

108

3.30 Strategia d’investimento: versione 6 - SX5E. . . .

109

3.31 Strategia d’investimento: versione 7. . . .

111

3.32 Fondo: Max Drawdown. . . .

113

3.33 Fondo: Diaman Ratio. . . .

113

3.34 Fondo: Volatilità. . . .

114

3.35 Fondo: Ulcer Index.

. . . .

114

(14)
(15)

Elenco delle tabelle

1.1

La Formula di Kelly: dati per il calcolo dei parametri. . . .

32

1.2

La Formula di Kelly: calcolo dei singoli parametri. . . .

33

1.3

Le tecniche del Money Management: Confronto . . . .

34

1.4

Le tecniche del Money Management: Risultato del confronto. . . .

34

1.5

La Simulazione Montecarlo: esempio di due casi con risultati e percorsi

differenti. . . .

37

1.6

La Simulazione Montecarlo: esempio di due casi con risultati uguale

deri-vanti da percorsi differenti. . . .

38

2.1

Il Montante Fibonacci: la somma di due elementi precedenti. (Fonte:

riela-borazione personale) . . . .

59

2.2

Sequenze realizzabili con 3 vittore e 2 perdite. . . .

73

2.3

Esempio 1: sequenza W W W L L . . . .

73

2.4

Esempio 2: sequenza L L W W W . . . .

74

2.5

Sviluppo grafico confronto fra Average Ratio e Fixed Fractional. . . .

75

3.1

Componenti della formula di Kelly nella versione 1. . . .

90

3.2

Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 1. . . .

90

3.3

Struttura iterativa Ciclo For nella versione 1. . . .

92

3.4

Componenti della struttura iterativa nella versione 1. . . .

92

3.5

Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 2. . . .

94

3.6

Componenti della formula di Kelly nella versione 3. . . .

95

3.7

Componenti della formula di Kelly nella versione 4. . . .

97

3.8

Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 4. . . .

97

3.9

Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 5. . . .

99

3.10 La formula di Kelly: decisione d’investimento nella versione 5. . . .

99

3.11 Componenti della formula di Kelly nella versione 6. . . .

105

3.12 Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 6. . . .

105

3.13 Confronto rendimento finale del portafoglio con la serie storica e del

porta-foglio con la formula di Kelly. . . .

109

3.14 Componenti della formula di Kelly nella versione 7. . . .

110

(16)

3.15 Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 7. . . .

110

3.16 La formula di Kelly: decisione d’investimento nella versione 7. . . .

111

3.17 Rendimento finale per ogni indice analizzato - serie storica.

. . . .

112

3.18 Rendimento finale per ogni indice analizzato - formula di Kelly. . . .

112

3.19 Condizioni per l’utilizzo della percentuale di Kelly nella versione 6. . . .

115

3.20 Risultati dell’analisi del fondo generato dai portafogli della serie storica. . .

115

3.21 Risultati dell’analisi del fondo generato dai portafogli a cui si è applicata la

formula di Kelly. . . .

115

3.22 Significato dei valori assunti dagli indici analizzati. . . .

116

3.23 Glossario: terminologia nel gioco del Blackjack. . . .

123

3.24 FTSE MIT: serie storia dal gennaio 2000 al febbraio 2017 . . . .

140

3.25 Fondo: portafoglio serie storiche di 10 Indici Mondiali con analisi della

Performance, del Rendimento, del Drawdown e del Max Drawdown . . . . .

167

3.26 Fondo: portafoglio con applicazione formula di Kelly di 10 Indici Mondiali

con analisi della Performance, del Rendimento, del Drawdown e del Max

Drawdown . . . .

195

(17)

Introduzione

Nella teoria economica, lo studio della crescita di un sistema e, in particolar modo,

del capitale, è un argomento molto dibattuto e di fondamentale importanza poiché da una

parte, a livello microeconomico, permette lo sviluppo delle attività produttive e dall’altra,

a livello macroeconomico, è la base fondamentale su cui si poggiamo i pilastri della crescita,

come il miglioramento delle tecnologie, l’efficienza nella gestione delle principali variabili

strutturali e la stabilità degli equilibri.

In questo senso, l’analisi dell’accumulazione della ricchezza può avvenire ad un livello

economicamente più elevato ovvero può riguardare l’acquisto e la vendita di strumenti

finanziari nel mercato dei capitali da parte dei singoli investitori, in cui l’individuo gestisce il

proprio denaro generando una traiettoria della ricchezza nel tempo (con pendenza positiva

o negativa) con l’ausilio dei tassi di rendimento.

Sotto la condizione di incertezza della crescita dei capitali, un investitore dovrà

deter-minare ex ante quanto capitale investire in strumenti privi di rischio e con rischio in ogni

momento, ponendo particolare attenzione alla traiettoria del capitale accumulato

nell’o-rizzonte pianificato. Inoltre, sebbene i prezzi non dipendano dagli investimenti individuali

bensì dagli investimenti aggregati, dovrà tenere conto della ovvia dipendenza che si registra

tra le decisioni degli agenti economici e le serie storiche dei prezzi e dei volumi scambiati

nel mercato dei capitali.

Questo lavoro tratterà quindi di gestione del denaro, meglio conosciuta come money

management, vista come un progetto per un trend di crescita e massimizzazione della

ricchezza nel tempo. Per certi versi, si tratta di un campo che collega la teoria dei giochi

d’azzardo a quella finanziaria o, in altri termini, di una disciplina che cerca di realizzare

l’intersezione tra la minimizzazione del rischio e la massimizzazione del profitto.

Facciamo riferimento a questa teoria, dunque, come una definizione parallela del

con-cetto di efficienza, poiché si pone particolare accento sugli effetti negativi di una perdita

sia nei termini che ne definiscono la sostanza ma anche, e soprattutto, nei termini di una

futura riduzione delle risorse da investire, realizzata come conseguenza del verificarsi della

stessa.

Nel primo capitolo saranno presentati i due macro blocchi in cui si è soliti suddividere

il money management. Il primo è il risk management, attraverso il quale si aspira non

(18)

solo a massimizzare il proprio capitale ma anche a minimizzare le perdite, potendo così

comprendere a priori quali siano le probabilità che dall’investimento scaturiscano situazioni

positive e negative. Il secondo macro blocco è il position sizing attraverso il quale si passa

alla parte di quantificazione dell’investimento, in altre parole stabilire quanto capitale verrà

utilizzato nell’investimento.

Attraverso la massimizzazione del capitale, minimizzazione delle perdite e la quantità di

denaro da investire si ha a disposizione una base per creare una strategia d’investimento.

Il tutto sarà possibile grazie all’utilizzo di metodologie studiate proprio per consentire

all’investitore, grande o piccolo, di gestire il suo investimento e parallelamente di governare

i punti critici che possono presentarsi durante tutto il periodo.

Una strategia d’investimento che ha generato notevole interesse è quella basata sulla

crescita ottimale, ovvero la strategia di Kelly. Il modello dimostra che, se applicato con

di-ligenza, è possibile raggiungere la massimizzazione della crescita prospettata della propria

ricchezza tenendo conto del rendimento atteso di un titolo e della sua volatilità. Durante

la trattazione del capitolo, però, vedremo che questo non è certamente il caso di un

mo-dello onnicomprensivo, data la complessità della gestione del rischio anche semplicemente

riferendosi alla scelta tra un portafoglio ad alto e basso rendimento (con relative variazioni

nella volatilità dello stesso).

Dopo aver presentato il criterio Kelly motivando ed evidenziando le assunzioni

para-metriche standard, verrà testato il criterio in uno studio di simulazione per esaminare

empiricamente la strategia nei mercati. Nel secondo capitolo si analizzeranno le differenze

economiche esistenti tra un giocatore d’azzardo ed un investitore, essendo entrambi dei

money manager.

La formula di Kelly nasce nel mondo del gioco d’azzardo attraverso il quale è possibile

intuire come essa funzioni solo e soltanto nel momento in cui si detenga un vantaggio

rispetto al banco e rispetto agli avversari. Avere un edge, rispetto ai terzi cui ci si trova

di fronte, non è di certo cosa immediata e semplice, poiché, di fatto si ottiene studiando

delle tecniche molto particolari. Stiamo parlando di una serie di sistemi di gioco che ci

consentano capire se continuare con le puntate oppure se è necessario fermarsi.

Vi sono altre, innumerevoli tecniche, alcune di facile ed immediata applicazione ed altre

con una più complessa struttura nonché realizzazione. La maggior parte di esse si attuano

attraverso sistemi di progressione, i quali consentono di migliorare le capacità nel conteggio

garantendo una minore possibilità di commettere errori.

Unendo le trattazioni scientifiche dei primi due capitoli, l’ultima parte di questo lavoro

mira a dimostrare, attraverso valutazioni di tipo empirico, le diverse applicazioni del criterio

di Kelly in strategie di trading intraday, basandosi sulle serie storiche dell’indice FTSE

MIT.

Saranno inoltre eseguite anche altre simulazioni in differenti mercati finanziari. In

questa tesi si permette di reinvestire i guadagni di capitale presentando, a differenza dei

(19)

Introduzione

3

casi precedenti semplificati, uno studio basato in modo più marcato sulla realtà, in cui è

possibile dimostrare attraverso i reinvestimenti il capitale cresce o si riduce ad una velocità

esponenziale.

La strategia commerciale che utilizziamo coinvolge due strumenti nell’analisi tecnica,

la media mobile semplice ed il breakout, ovvero il filtro giornaliero sui prezzi.

Lo scopo principale di questo elaborato è quello di studiare se è possibile ottimizzare

una strategia di trading giornaliera già redditizia applicando il criterio Kelly. Il documento

mira anche a dimostrare le conseguenze dell’essere troppo aggressivi o troppo avversi al

rischio, con particolare attenzione, quindi, alla scelta della dimensione dell’investimento.

(20)
(21)

Capitolo 1

Il Money Management

Fin dalla fine del XIV secolo, con la nascita del capitalismo, si è sentita la necessità di

mettere in pratica ciò che tale sistema economico prevedeva: gestire il denaro nel migliore

dei modi e al massimo delle possibilità del singolo individuo. Con la dicitura "Gestione

del denaro" si ricomprendono molteplici aspetti i quali possono variare in base al profilo

di rischio rendimento del singolo soggetto. Larry Williams lo definì come “La chiave della

cassaforte” volendo sottolineare la sua importanza poiché è la base per gli investimenti.

Partendo dal presupposto che, nella maggioranza dei casi, il denaro a nostra

dispo-sizione è limitato ed investirlo significa perciò dover affrontare delle decisioni in stato

d’incertezza il rischio in cui potremmo incappare è quello di realizzare, dopo un arco di

tempo, che il nostro denaro sia stato impiegato in maniera non ottimale.

La gestione del denaro è conosciuta più comunemente come money management, va

ben oltre ciò che si è soliti associare ovvero non si tratta unicamente di risparmio ma di

tecniche più complesse, sebbene molto intuitive, tali da consentire di realizzare gli obiettivi

prefissati in ambito finanziario.

Poter applicare un corretto Money Management presuppone l’utilizzo di criteri

scien-tifici, ben studiati e ragionati, che ci indirizzano su come impiegare il capitale nel migliore

dei modi, alla luce di tutte le informazioni disponibili quando si è nell’atto di prendere la

decisione di investimento. In altre parole, il money management è l’insieme delle

metodolo-gie che mirano a massimizzare il rendimento ponderato per il rischio, nonchè massimizzare

il profitto sul capitale disponibile.

L’argomento money management richiede una trattazione piuttosto lunga e articolata,

perciò, lo suddivideremo in diversi paragrafi. Di seguito verranno mostrati tutti gli aspetti

del money management, dai macro blocchi in cui si dirama fino agli utilizzi che si hanno

mediante esso. Verranno riprese alcune tematiche, ormai note ai lettori probabilmente, per

comprendere come massimizzare il proprio guadagno con l’uso di un’efficacie ed efficiente

gestione del denaro.

(22)

1.1

Definizione

Il Money Management, che letteralmente viene tradotto con “Gestione del denaro”,

indica un processo definito come corretta gestione delle finanze che coinvolge non solo gli

investimenti ma anche i bilanci, le tasse ed i servizi bancari. L’obiettivo di tale processo è

la massimizzazione del profitto parallelamente alla riduzione delle potenziali perdite e può

essere effettuato su di una qualsiasi tipologia d’investimento poiché il fine è comune a tutti:

gestire in maniera efficiente ed efficace il proprio denaro. Il Money Management, perciò,

è una strategia che in primo luogo, si concentra sugli investimenti e successivamente sulla

gestione del rischio del proprio capitale. Tale procedura racchiude al suo interno una serie di

tecniche strategiche che consentono di raggiungere il nostro scopo ovvero di massimizzare

i profitti. Indipendentemente dall’ammontare a disposizione, risulta utile suddividere il

money management in due macro blocchi:

• il Risk Management, ovvero la gestione del rischio riferendosi alla collettività di atti

volti a identificare, analizzare, quantificare, eliminare e monitorare i rischi collegati

ad uno specifico ambito o processo.

• il Position Sizing ovvero un insieme di principi che ci devono mostrare quanto denaro

investire in ogni operazione da effettuare.

1.1.1

Il Risk Management

Il Risk management, come già anticipato, non è altro se non la gestione del rischio

riferendosi alla collettività di atti volti a identificare, analizzare, quantificare, eliminare e

monitorare i rischi collegati ad uno specifico ambito o processo. Il fine primo del Risk

Management è sicuramente la minimizzazione delle perdite congiuntamente alla

massimiz-zazione di non solo efficienza ma anche efficacia dell’idea che si sta sviluppando. In altre

parole si tratta della valutazione ex ante sulla probabilità che una determinata

situazio-ne possa accadere con l’obiettivo di eluderla, diminuirsituazio-ne gli effetti, decentrarla su terzi

o, in alcuni casi, anche sobbarcarsi in parte o totalmente ciò che potrebbe scaturire

mi-nimizzandone gli impatti negativi. Un primo passo del processo di gestione del rischio è

sicuramente quello in cui ci si pone una serie di domande riguardanti quest’ultimo: ciò

prende il nome di valutazione del rischio. Perciò si intuisce che la difficoltà primaria legata

al risk management è connessa alla difficoltà di analisi e di valutazione del rischio.

Il Risk Management non è solo una pratica applicabile per le imprese o investitori,

poiché di fatto esso si presenta anche nella vita quotidiana si pensi ad esempio alle persone

quando già dal mattino, banalmente si scelgono cosa indossare per uscire di casa:

“rischia-mo” infatti di avere un abbigliamento non consono alle condizioni meteo e/o alle persone

che incontreremo. Perciò, il risk management è un insieme non solo di attività ma anche

di risorse e di metodologie che connesse fra di loro sono in grado di guidare e controllare

(23)

1.1 Definizione

7

i rischi di un’organizzazione. Con la parola "rischio", sappiamo bene tutti che si

inten-de l’insieme di possibilità di un inten-determinato evento di subire conseguenze negative e che

queste si ritorcano su quelli che sono gli obiettivi prefissati. Il ruolo di un Risk Manager

e di un sistema di Risk Management è quindi quello di massimizzare gli effetti positivi

(risparmio premi assicurativi, mantenimento clienti esistenti, aumento di fatturato . . . )

e minimizzare quelli negativi (coinvolgimenti legali, riduzione quota di mercato, perdita

di immagine, . . . ). Una chiara e sintetica esposizione di quanto accennato sopra la si può

trovare nella figura che segue:

Figura 1.1: Risk Management: le fasi della gestione del rischio.(Fonte: Borsa Italiana)

1.1.2

Il Position Sizing

Anche per il Position Sizing abbiamo già dato una definizione: esso corrisponde ad un

insieme di principi che ci devono mostrare quanto denaro investire in ogni operazione da

effettuare. Si tratta, in altre parole, di stabile il capitale da investire su ogni singola

posi-zione di allocamento sui vari asset. Una regola essenziale che verrà ripresa poi nel secondo

capitolo, sarà proprio quella di dover presentare un vantaggio rispetto alla controparte,

quale ad esempio il mercato o un altro giocatore. Di fatto anche nel gioco d’azzardo il

gambler, ovvero lo scommettitore, parte con uno svantaggio rispetto al banco perciò

l’o-biettivo del giocatore sarà proprio quello di rovesciare tale situazione. Ciò vale anche nel

trading, quindi nel settore di speculazione finanziaria, avendo come obiettivo il

raggiun-gimento di un vantaggio di tipo competitivo rispetto, non al banco questa volta, ma al

(24)

mercato.

Il fattore che si cercherà di evitare il più possibile sarà quello di non considerare metodi

basati sulla casualità pura o con svantaggi iniziali che, in gergo finanziari, vengono intesi

rispettivamente come edge = 0 e edge < 0. Il fine di un trader o di un giocare sarà

quel-lo di equilibrare il tutto a suo favore, portando perciò l’edge > 0, così facendo si potrà

guadagnare ovvero mantenere i profitti superiori alle perdite. In questi campi la formala

dell’edge viene sempre tenuta ben a mente e si presenta come di seguito:

Figura 1.2: Il Position Sizing: l’edge nel money management. (Fonte: Finecobank)

Tale formula si traduce sostenendo che, anche avendo guadagni e perdite dello stesso

am-montare, data una probabilità di realizzare un profitto maggiore a quello di ottenere una

perdita allora potremmo conseguire un edge > 0. Tutti i matematici, e non solo,

concor-dano sul fatto che di fronte ad una aspettativa, matematica o statistica che sia, negativa

non esiste alcun money management tale da poter far vincere; perciò risulta estremamente

inutile parlare di tecniche di position sizing se non si inizia con un vantaggio. Buona regola

sarà quindi quella di evitare atteggiamenti del tipico giocatore o trader che ad ogni perdita

aumenta, o peggio raddoppia, il denaro con l’obiettivo o forse meglio dire la speranza di

recuperare ciò che ha perduto. Inevitabile che tale procedura porterà ben presto alla rovina

del giocatore, per dimostrare ciò si è voluto riportare un esempio pratico di una situazione

come sopra descritta.

Supponiamo di disporre di un capitale iniziale di 10.000,00 euro e di raddoppiare la

pun-tata dopo ogni perdita. Ipotizziamo, inoltre, di realizzare una prima perdita di

e1.000,00

e poi altre tre perdite consecutive. Il risultato sarà: 10.000 – 1.000 – 2.000 – 3.000 - 4.000

=

e0, ovvero tutto il capitale è stato dissipato con solo tre operazioni! Perciò una regola

aurea da seguire è assolutamente quella di considerare ogni singolo esito

indipendentemen-te da quello precedenindipendentemen-te, se così non fosse la gestione del capitale perderebbe tutto il suo

valore.

In sostanza è possibile raggiungere un vantaggio, rispetto al mercato in due modi:

• Calcolando il guadagno medio in ogni operazione

• Conoscendo probabilità di successo da un punto di vista statistico.

L’unica condizione che ci consente di aumentare il valore massimo del nostro capitale da

investire, senza al contempo aumentare il rischio di perdita, è data da dal fatto che la

pro-babilità dovrà essere superiore al 50%. Ciò dovrà essere fatto man mano che si continua a

guadagnare cambiando direzione non appena si presenti la situazione contraria, ovvero si

(25)

1.1 Definizione

9

andrà diminuendo il valore del capitale da utilizzare se aumentano le perdite.

Riportiamo un esempio di come possa migliore la situazione utilizzando il money

manage-ment, inserendo quindi le due sue componenti: il risk management e il position sizing.

Figura 1.3: Il Position Sizing: prima e dopo l’applicazione. (Fonte: Quantitative Trading

Lab)

Si può notare fin da subito come tale aggiunta comporti un miglioramento notevole e come

i nostri rendimenti aumentino passando da sotto l’asse a sopra: ciò avviene proprio grazie

all’utilizzo di tecniche per la gestione del proprio denaro.

1.1.3

La visione d’insieme del Money Management

Sebbene il termine Money Management, di solito, sia utilizzato in riferimento a gestori

di fondi professionisti, in realtà ognuno esercita una qualche forma di gestione degli

in-vestimenti con le proprie finanze personali. Di fatto però, come si può ben immaginare,

l’uso predominante di tale dicitura la si ritrova nei mercati finanziari, dove si prendono

decisioni d’investimento per fondi di grande dimensioni: fondi pensione e fondi comuni

d’investimento.

Ci sono una vasta gamma di servizi di gestione del denaro: dal funzionamento dei

fondi comuni di investimento gestiti passivamente con basse commissioni fino ad una

approfondita pianificazione e consulenza.

Dietro al mondo della gestione del denaro, come ben si sa, esiste un mondo molto vasto

per il trader e l’investitore fatto di protezione da eventuali eventi inattesi e di

inconsape-volezza, di prudenza e attenta gestione del rischio.

(26)

Figura 1.4: Il Money Management: visione d’insieme delle componenti. (Fonte: Borsa

Italiana)

Ciò che è meno risaputo, invece, è che tali strategie non si fondano tanto sulla gestione del

trade quanto più sulla quantità di denaro da investire nel trade stesso.

Perciò, si sono fatti salti di qualità non indifferenti, primo fra tutti il cambio

dell’impo-stazione di un trader il quale, fino a quando non è stato introdotto il Money Management,

era abituato a non porsi domande riguardanti il rischio di collasso. Purtroppo, l’utilizzo

del Money Management è tutt’ora molto sottovalutato ciò accade poiché numerosi sono i

soggetti che ricollegano alla dicitura “Trading” unicamente il sostantivo di “Profitto”.

Quel-lo che ancora non è stato ben assodato in questo campo è il domandare a sé stessi, quanto

e come si è rischiato per ottenere una determinata performance. Espandendo la definizione

in tale contesto è chiaro che il semplice profitto citato precedentemente assume sembianze

ben più articolate; ci si comincia a chiedere, per esempio, se tale profitto sia stato fatto

con o senza leva, se si è utilizzato un capitale piccolo o grande.

Capiterà a qualsiasi trader e investitore di registrare una perdita per un posizionamento

sbagliato, proprio per questo motivo è importante avere una quanto più approfondita

conoscenza e consapevolezza riguardo un corretto Money Management. Un dato di fatto è

che il mercato non può essere controllato poiché è un’entità autonoma la quale si comporta

in maniera del tutto irrazionale, il più delle volte al di là delle aspettative e delle previsioni.

(27)

1.2 I primi studi ed il funzionamento del Money Management

11

La sola cosa che è possibile controllare è il rischio, aspetto non di poco conto poiché è

l’essenza del processo operativo degli investimenti nonché della speculazione finanziaria.

Nel ricercare il sistema di trading perfetto, i traders ovviamente non troveranno mai una

soluzione che permetta di guadagnare sempre e comunque ingenti somme di denaro sui

mercati finanziari; di fatto se mirassero a ciò non troverebbero nulla da poter utilizzare.

I trader più esperti, dopo attente analisi e esperimenti, hanno compreso che la

soluzio-ne ideale è concentrarsi sulla gestiosoluzio-ne del rischio della posiziosoluzio-ne che si intende assumere

mettendo, fin da subito, in preventivo sia una perdita massima sia la quantità di capitale

da investire. Assumere una posizione con una somma troppa elevata rispetto al capitale

posseduto può portare a danni di rilevante entità; ciò che avviene in questi contesti perciò

è che, a prescindere dal sistema di trading utilizzato, tutti punteranno a massimizzare i

profitti e al contempo a ridurre al minimo la possibilità di subire perdite il tutto attraverso

un denominatore comune: il Money Management.

1.2

I primi studi ed il funzionamento del Money Management

Abbiamo capito che gestire correttamente il proprio capitale comprende essenzialmente

4 aspetti:

• Massimizzare i profitti : processo che rende massima la differenza tra i ricavi totali

derivanti dalla vendita e i costi totali sostenuti per la sua produzione.

Nella teoria economica tale condizione dovrebbe risultare come obiettivo

fondamen-tale dell’impresa ma la logica suggerisce che questa ipotesi sia più semplice e intuitiva;

si basa di fatto su di un assunto elementare per cui ogni soggetto mira ad ottenere

un profitto. L’ipotesi di massimizzazione per di più è fortemente semplificatrice ed

in particolare presuppone che le scelte dei soggetti, o imprese che siano, risultino

l’espressione di un’unica volontà coerente; spesso, però, nella pratica le cose non

van-no sempre in questo modo. Un’altra visione, molto simile a quanto appena detto,

è data dal fatto che la massimizzazione dei profitti sia determinata dalla una

parti-colare combinazione ottimale del prezzo e delle quantità di produzione/vendita. In

altre parole è funzione con due variabili indipendenti: Max ( profitto ) = f ( q ,p )

Per capire al meglio ciò che caratterizza la massimizzazione del profitto è necessario

studiarne il profitto sotto tutte le sue componenti: di costo e ricavo economico.

Il profitto ( spesso identificato con Π) è definito come differenza tra il ricavo totale (

RT ) e il costo totale ( CT ).

Π=RT - CT

Nel seguente grafico vengono riportate le curve delle funzioni del costo totale ( CT )

e del ricavo totale ( RT ) in relazione alla quantità di produzione ( q ).

(28)

Figura 1.5: Massimizzazione del profitto. (Fonte: rielaborazione personale)

La massimizzazione del profitto la si ha nel punto in cui la curva del ricavo totale e

la curva del costo totale hanno la medesima pendenza. In termini matematici tale

condizione si verifica quando la derivata prima del costo totale ( costo marginale ) è

uguale alla derivata prima del ricavo totale ( ricavo marginale ) rispetto alla quantità

di produzione ( q ).

R

0

(q) = C

0

(q)

• Minimizzare le perdite: contrariamente a quanto avviene per i profitti, l’obiettivo

che si ha per ciò che riguarda le perdite è proprio la loro minimizzazione. Si tenta

perciò, attraverso lo studio e l’utilizzo di strumenti determinati, di ridurre al minimo

l’esposizione alle perdite cosicché si possa conseguire la massimizzazione del

profit-to. Diventa logico pensare che se non si verificasse la minimizzazione delle perdite,

conseguentemente non avremmo nemmeno la massimizzazione dei nostri profitti.

• Investire una quantità che si è in grado di perdere

• Rapportare l’investimento al capitale disponibile

La regola ad hoc per minimizzare le perdite e per massimizzare i profitti è data dal non

investire alla cieca, ovvero senza aver precedentemente definito un trading system quale un

piano d’azione per gli investimenti. Quando si fanno acquisizioni lo si deve fare secondo

un piano elaborato ex ante, potendo seguire uno schema teorizzato da sé stessi come anche

con l’ausilio di software, grafici, indicatori, strategie. Individuare un primo asset causale,

solo perché ci piace o perché ci passa per la testa, ed investire una somma è il primo

(29)

1.2 I primi studi ed il funzionamento del Money Management

13

passo per perdere tutto e subito. Perciò è chiaro come l’unica opportunità che si ha per

minimizzare una perdita quando si investe è effettuare tale operazione con piena coscienza

e razionalità. Le perdite fanno parte del gioco poiché non possono essere escluse del tutto;

di fatto anche il miglior trader subisce delle perdite con la differenza che, tale soggetto,

cercherà di limitarle il più possibile.

Di fronte a una perdita generata da un investimento “corretto”, un trader riesce ad

accettarla e tollerarla meglio; diversamente una perdita causata da un investimento random

senza alcuna motivazione razionale, come se si stesse scommettendo al gioco o ad una slot

machine, è difficile da assimilare oltre al fatto che porterebbe ad una lesione dello stesso

investitore. La prima regola del Money Management, perciò, la si identifica nella seguente

affermazione: “Agendo correttamente, si massimizzano i profitti”.

È stato accennato nel paragrafo precedente che non va sottovalutata la decisione, a dir

poco importante, di quanto e quale denaro va destinato al trading. Per far ciò è

necessa-rio porsi una domanda: “Quanto mi posso permettere di perdere senza che ciò pregiudichi

nessun aspetto?” Per gli investitori più piccoli di norma la risposta a questo quesito

de-riva dal fatto che se essi detengano una somma denaro che possono rischiare, quindi che

potenzialmente possono permettersi di perdere, allora quella è la somma massima a loro

disposizione per un investimento. Tutti i trader hanno come obiettivo primario il

salva-guardare i propri portafogli attraverso l’individuazione di strategie d’investimento: ognuno

avrà una differente strategia, le quali varieranno a seconda delle esigenze e degli obiettivi

che si intende conseguire.

Le statistiche sostengono che solo 3-5 trader su 100 riescono a uscire indenni dal primo

anno di attività, ciò significa che gli altri 97-95 non riusciranno a portarsi a casa nulla.

Proprio per questo motivo, anziché pensare fin da subito sul come arricchirsi con il trading,

si dovrebbe riflettere su come sopravvivere, ovvero come non dissipare il denaro destinato a

tale attività. Perciò il reale fine è: “Non perdere”. Per far in modo di uscire nel migliore dei

modi da questa prima fase ci si deve difendere realizzando un quanto più ferreo e corretto

Money Management, riuscire cioè a gestire bene il proprio denaro. Si è ormai compreso

come il Money Management aiuti il trader a non rischiare tutto e subito il proprio capitale,

ma a conservarlo nel tempo. Per creare la propria strategia vi sono dei fondamenti che non

vanno dimenticati, ovvero non sono altro che dei passaggi da rispettare affinché si ottenga

un Money Management ottimale .

Tali passaggi vengono presentati di seguito:

1. Si va a conformare una quantità di capitale in base al tipo di strumento finanziario

su cui si è deciso di investire

2. Onde evitare conseguenze indesiderate, per ogni singolo strumento non dovrebbero

essere investite più di determinate percentuali, che variano in base alla tipologia presa

in considerazione

(30)

3. Se si investe in azioni la percentuale del proprio portafoglio da utilizzare per tali

strumenti non dovrebbe superare il 2%-3%

4. A livello di portafoglio la percentuale che si consiglia di non superare nell’investimento

invece è del 20%-30%

5. In ottica di eliminazione delle perdite ciò che è opportuno adottare è il così detto

stop-loss, ovvero la chiusura automatica di una posizione in essere al superamento di

un livello di prezzo stabilito dal trader stesso

6. Del proprio portafoglio è necessario individuare e contenere il massimo rischio,

con-siderato come limite oltre il quale si subiscono perdite

Figura 1.6: Il processo di sviluppo del Money Management.

(Fonte: rielaborazione

personale)

Entrando a lavorare in un mercato con il fine di investire, va fatto presente come questo

debba essere analizzato e compreso in ogni minimo dettaglio.

Per di più, ultimo ma

non meno importante, ogni operazione va considerata singolarmente e non va relazionata

alle precedenti. Una volta realizzato un profitto, la posizione aperta deve essere chiusa;

proprio sulla base di quest’ultima affermazione, si può dedurre che vi siano degli strumenti

applicativi che ci permettono di ottenere un adeguato sistema di uscita dal mercato non

solo per limitare le potenziali perdite, ma anche per conseguire gli eventuali profitti. Queste

metodologie sono:

• Lo Stop Loss

• Il Profit Target

• Il Trailing Stop

(31)

1.2 I primi studi ed il funzionamento del Money Management

15

1.2.1

Lo Stop Loss

Lo strumento principale che aiuta il trader a non conseguire forti perdite in conto

capitale è lo “Stop loss” (letteralmente "Ferma la perdita"), cioè il valore massimo di

perdita raggiungibile, con conseguente chiusura di una determinata operazione speculativa.

Il tutto avviene attraverso un prestabilito livello di liquidazione potendo stabilire ex ante

un "massimale" alla perdita potenziale. Volendo fare un esempio di questa tecnica si può

supporre di aver acquistato un titolo a

e60 aspettandoci un rialzo fino a e65.

Figura 1.7:

Lo Stop Loss:

come agire per non conseguire perdite ingenti.

(Fonte:

rielaborazione personale)

Ciò che non possiamo fare però è prevedere l’andamento dei prezzi, poiché se invece di salire

questi scendessero è probabile che la direzione dell’investimento fatto in precedenza risulti

sbagliata. Se avessimo fissato ex ante uno stop loss a

e58, si sarebbero contenute le perdite

derivanti da un improvviso calo dei prezzi. Esistono varie tipologie di stop per proteggere i

propri capitali e questi variano a seconda della tecnica mediante la quale vengono calcolati.

In ogni caso, non esiste una metodologia universalmente valida per cui sarà compito del

trader stesso fissare lo stop loss in base alla propria avversione verso le perdite.

1.2.2

Il Profit Target

Il Profit Target viene introdotto dopo aver individuato l’ammontare dello stop loss

iniziale, procedendo con la gestione della propria posizione aperta. Tale operazione deve

avvenire in maniera molto accurata, perciò ci si avvale di strumenti che ci consentano di

controllare il rischio della posizione assunta; tali strumenti sono il trailing stop ed il profit

target. Una volta aperta la posizione sul mercato e, come già anticipato, fissato limite

(32)

massimo di perdita va individuato un target, cioè un punto d’arrivo in corrispondenza del

quale probabilmente otterremo un profitto.

Figura 1.8: Il Profit Target: gestione della posizione aperta. (Fonte: Federal Reserve

Economic Data)

Vi sono diversi metodi per individuare quello che abbiamo definito essere il nostro obiettivo:

• in base ad un rendimento atteso in percentuale

• in base ad un predefinito valore economico

• in termini di rendimento atteso

• in prossimità di supporti o resistenze.

I primi due presuppongono una vigilanza della posizione molto semplice ma non sempre

auspicabile, in quanto si rischia di non poter far fronte a prolungate e definite tendenze.

Un modo efficacie, invece, di proteggere almeno una parte dei profitti teorici

realiz-zati è quello di liquidare metà posizione in presenza di supporti e resistenze. Agendo in

questa direzione abbiamo la possibilità di mettere da parte un non indifferente guadagno,

nell’attesa che il mercato rompa o meno il livello critico con cui ci si sta confrontando.

Se si realizzasse questo scenario avremmo le armi adatte per approfittare della situazione

innescata, eventualmente, dal superamento di certi livelli di prezzo.

Volendo, anche in questo caso, riportare un esempio pratico: supponiamo di aver

ac-quistato 600 azioni YY a

e62 e di aver fissato lo stop loss a e61,40. Il nostro primo

target verrà raggiunto a

e62,60 [62 + (62 - 61,40)] dove venderemo 600 azioni. La miglior

risposta di fronte a queste situazioni, in un’ottica speculativa, è di liquidare interamente

la posizione in chiusura di giornata, o al massimo in apertura del giorno successivo così da

evitare il probabile blocco a cui potrebbero essere soggetti i prezzi.

(33)

1.3 Le tecniche di Money Management

17

1.2.3

Il Trailing Stop

Il Trailing Stop è la tecnica utilizzata per correggere il proprio status man mano che

questo prende forma, aumentando o abbassando lo stop loss. Ciò dipende, però, dalla

posizione presa ovvero l’acquisto o la vendita allo scoperto trattandosi quindi di livelli

d’uscita "dinamici".

Figura 1.9: Il Trailing Stop: gestione e uscita dinamici. (Fonte: tradingeconomics)

Anche in questo caso, ipotizzando di aver acquistato un titolo a

e60 e di aver fissato

uno stop loss iniziale a

e58. Il trailing stop verrà gonfiato, man mano, verso 60, 62, 65,

ecc. a partire dal momento in cui i prezzi andranno aumentando.

Come per le precedenti, non esiste una tecnica di trailing stop che ci assicuri ex ante il

risultato ottimale ma, è possibile identificare una soluzione ideale alle proprie esigenze.

Tale ultima strategia designata, può essere sfruttata posizionando lo stop loss sul

mini-mo più basso degli ultimi tre giorni: se il trend è a rialzo, oppure sul massimini-mo degli ultimi

tre giorni, se a ribasso. Ciò è reso possibile da una logica, sottostante la metodologia

descritta, basata sul fatto che quando un titolo è in forte trend difficilmente mostrerà gli

stessi risultati consecutivamente su più giorni.

1.3

Le tecniche di Money Management

Vi sono differenti tecniche di Money Management ma, nel presente paragrafo, verranno

presentate solo quelle che la teoria definisce migliori. In secondo luogo, verrà fatto un

confronto tra queste così da ottenere una visione d’ insieme con la quale saremo in grado

di effettuare una valutazione comparativa finale.

(34)

1.3.1

Il Fixed Fractional position sizing

Una volta stabilita la quantità complessiva della posizione che si vuole assumere,

si va a mantenere costante il rischio percentuale rispetto all’ andamento dell’equity; di

conseguenza, la perdita massima corrisponderà alla massima serie storica negativa.

Alla base di questa tecnica vi è la supposizione di mantenere costante la percentuale

di rischio rispetto al nostro capitale netto, variando il valore dei nostri investimenti; in

altre parole, fissata una percentuale dei nostri fondi da investire in ogni singola operazione,

andiamo a calcolare a quanto, in termini di denaro, corrisponda effettivamente.

Tale procedura viene ripetuta ogni qual volta, sia in caso di vincita sia di perdita, che

non esiste un livello prefissato a cui è consigliato fermarsi. Vige la regola, ovviamente,

che più volte consecutive si perde e più il nostro capitale diminuirà. La formula è davvero

semplice e viene riportata qui di seguito:

Figura 1.10: La formula del Fixed Fractional position sizing.

Dove f è il rischio percentuale.

Per chiarire al meglio questa tecnica è utile procedere con un esempio, supponendo di avere

un conto da

e5.000,00 (ovvero l’equity) e che si voglia rischiare il 3% (ovvero la nostra f

). Vogliamo sapere ora quanto dovremmo investire in ogni operazione.

Figura 1.11: Esempio: la formula del Fixed Fractional position sizing.

Ormai ci è chiaro come tutto il gioco consiste nel decidere la percentuale da rischiare in

ogni singola operazione e, ovviamente, questa andrà scelta in base ad una minima logica.

Vince Ralph, colui che introdusse tale tecnica, suggerì che per prendere tale decisione ci

si poteva avvalere di un aiuto esterno quale una formula introdotta da un suo caro amico:

John Larry Kelly.

La formula in questione, conosciuta non a caso come criterio di Kelly, verrà ripresa

successivamente descrivendola più nel dettaglio.

1

1

La formula di Kelly è utile per calcolare la percentuale del bankroll da destinare ad una scommessa;

per trovare ciò utilizziamo la formula generica:

(35)

1.3 Le tecniche di Money Management

19

Per chiarezza si vuole riportare un esempio, in cui si sono simulate le operatività per 20

opzioni.

Figura 1.12:

Il Fixed Fractional position sizing:simulazione su 20 opzioni.

(Fonte:

Finecobank)

Dove:

• W= aspettativa di successo

• w = win

• l = loss

• R= rapporto fra successi e insuccessi

Ciò che si evince dal grafico in figura 1.12, riportato qui sopra, è che 4 vincite consecutive

(per la precisione da 4 a 8) sollecitano la Gain Line verso l’alto, mentre, le 4 perdite

consecutive (precisamente da 11 a 15) spingono, con la stessa velocità, la Gain Line verso

il basso. Va fatto presente in tal caso come:

• L’inclinazione della parte che decresce è più ripida rispetto a quella che cresce e ciò va

tradotto, economicamente parlando, dicendo che si perde più rapidamente di quanto

si guadagna.

• Se riuscissimo, ad avere un rapporto vincite su perdite altamente positivo, ci viene

restituita una operatività con una probabilità di successo pari al 70%.

(36)

Figura 1.13:

Il Fixed Fractional Position Sizing:Gain Line.

(Fonte:

rielaborazione

personale)

Va ricordato, in ogni caso, che affinché si voglia ottenere una f attendibile, si necessita di

una serie storica con almeno 50 osservazioni; oltre tale numero il risultato verrà ottimizzato

sempre più.

Figura 1.14: Il Fixed Fractional position sizing:Gain Line con 70% di probabilità di

successo. (Fonte: rielaborazione personale)

Volendo tirare le somme è possibile affermare che, se si vuole un processo che conceda

una modesta probabilità di successi, allora il fixed fractional position sizing è la scelta

migliore. Se al contrario, non si è propensi al rischio o si preferisce una strategia meno

prospera, sotto l’aspetto probabilistico, allora si dovrà cambiare tecnica e essere incline a

quella che verrà descritta di seguito: Fixed Ratio Position Sizing.

1.3.2

Il Fixed Ratio Position Sizing

Tale indicatore ci permettere di accertare la dimensione della posizione attraverso

un’e-quazione matematica, caratterizzata da un unico parametro di misura, il Delta (∆), il quale

stabilisce la quantità di profitto da realizzare prima di aumentare o diminuire l’estensione

dell’ operazione.

(37)

1.3 Le tecniche di Money Management

21

Tale tecnica è stata introdotta per la prima volta da Ryan Jones nel suo libro “Il

gioco d’azzardo”, la base di essa è quella di essere in gradi di identificare la grandezza della

posizione che si vuole assumere. Tale dimensione va proporzionata alla radice quadrata del

profitto, senza considerare né il rischio percentuale né il saldo del conto. In concomitanza

di tali assunzioni, anche in questo caso, la perdita massima corrisponde alla massima serie

storica negativa. La formula da utilizzare è la seguente :

Figura 1.15: La formula del Fixed Ratio Position Sizing.

Dove P è il profitto accumulato e ∆ è la quantità di profitto necessario ad aumentare la

dimensione della posizione. Anche in questo caso è utile riportare un esempio pratico in

cui si suppone di aprire un conto di

e5.000, decidiamo di aumentare la posizione ogni e15

di guadagno, ipotizziamo, dopo un periodo, di essere riusciti ad accumulare un profitto di

e250. Ci si chiede quanto dovremo investire nella prossima opzione:

Figura 1.16: Esempio: la formula del Fixed Ratio Position Sizing.

Se nel fixed fraction posizion sizing tutto si concentrava sulla esatta individuazione della

percentuale di rischio, ora, il parametro fondamentale diventa il Delta. Ryan Jones non

ci indica un metodo oggettivo per determinarne il valore, egli infatti consiglia di fare dei

tentativi su dati storici e prendere poi il valore che ci restituisce il rapporto tra gain e

drawdown maggiore tra tutti.

Il tallone d’Achille di tale tecnica è dato dal fatto che non esiste correlazione tra

di-mensione dell’operazione e trend del saldo, in altre parole l’aumento delle dimensioni della

posizione sarà costante.

Ciò implica che la formula non farà distinzioni qualunque sia il nostro conto: da

e10 a e11

oppure da

e1.000 a e1.001, ovviamente ciò può comportare dei problemi non indifferenti:

• Si corre il rischio, per i piccoli conti, di scegliere un ∆ eccessivo per il saldo effettivo.

• Insoddisfazione legata al fatto che si raggiungono sì velocemente dei risultati ma

necessitano, poi, di un’estenuante fatica per mantenerli o incrementarli.

• Un lato positivo del ∆ è evidenziato dal fatto che esso non è altro che un valore

proporzionale alle nostre aspettative e quindi funzionale alla nostra equity, in altre

parole, possiamo considerarlo come una percentuale del nostro conto.

(38)

Sulla base di questo presupposto possiamo ricollegarci a quanto detto nella prima a

proposito del fixed fractional position sizing; in particolare, possiamo usare il parametro

di Virgil per individuare in primo luogo percentuale corretta al nostro conto e,

successiva-mente, portare tale percentuale in valore monetario. Così facendo, non solo avremo una

base matematica su cui fondare il nostro Delta, ma al contempo si terrà presente del trend

del nostro conto eliminando i problemi sopra elencati.

Come nel precedente caso, si è voluto riportare un esempio pratico per rendere la

situazione più chiara; in particolar modo si è deciso di riprendere l’esempio fatto nella

tecnica precedente con l’aggiunta però di alcuni parametri, così da poter poi riportare

anche un confronto.

Figura 1.17:

Il Fixed Fractional Position Sizing:simulazione su 20 opzioni.

(Fonte:

Finecobank)

(39)

1.3 Le tecniche di Money Management

23

Effettuando gli stessi passaggi, ma applicando la tecnica del Fixed Ratio otteniamo la

tabella riportata in figura 1.19.

Figura 1.19: Il Fixed Ratio Position Sizing:simulazione su 20 opzioni. (Fonte: Finecobank)

La prima inevitabile differenza che si nota è il guadagno finale: si ottiene una

discre-panza di circa

e40, che non solo altro che il 3% di plusvalenza. Mettendo a confronto i

grafici, invece, notiamo come le due equity line si assomiglino molto. La leggera differenza

tra le due è data dal vantaggio che la Fixed Ratio ha nell’assorbimento delle perdite; tale

evidenza la si ha in particolar modo all’operazione 9. Inizialmente avevamo stabilito come

la Fixed Fractional risultasse aggressiva nella parte negativa di una serie, soprattutto se

questa proveniva da una parte positiva della stessa. Negli esempi riportati qui sopra

l’im-patto delle Loss è pressoché lo stesso; ci si aspettava che i risultati si presentassero uno

inferiore all’altro, in realtà così non è avvenuto:

(40)

Andando a mettere a confronto, invece, due operatività con probabilità di successo pari

al 70% otteniamo il grafico in figura 1.21 e notiamo come attraverso la Fixed Fractional si

otterrà un rendimento maggiore a fronte, però, di una Equity Line molto meno lineare.

Figura 1.21: Confronto Equity Line del Fixed Fractional e del Fixed Ratio.

(Fonte:

rielaborazione personale)

È ormai risaputo che la regolarità dell’ equity è uno degli aspetti migliori di questa

strategia insieme alla capacità di incassare qualche colpo negativo ogni tanto. Particolare

da non prendere alla leggera è legato al fatto che gli eventi negativi devono comunque essere

sporadici, poiché, di fronte a una serie continuativa di perdite l’effetto sarà ugualmente

straziante.

Volendo trarre delle conclusioni anche per questa tecnica, si può affermare come la fixed

ratio position sizing sia un’evoluzione della fixed fractional, migliore o peggiore è soggettivo,

con principi alla base di esse che si assomigliano molto. Sia la fase inziale di attacco che la

speculazione di fatto presentano caratteristiche comuni, la differenza minimale è data dalla

percentuale dei risultati delle operazioni risultanti dal rapporto di successi su insuccessi.

In altre parole, si può sostenere come la Fixed Ratio sia una tecnica meno violenta, con un

tocco di ragionamento e ponderazione in più rispetto alla Fixed Fractional.

1.3.3

Il metodo di Larry Williams

Come nel precedente caso, anche tale metodo ha come obiettivo quello di identificare

la dimensione della posizione con l’utilizzo di un’equazione matematica. Diversamente da

quanto affermato in precedenza, tale operazione tiene conto del drawdown storico, ovvero

un indicatore di rischio dello strumento finanziario. Esso rappresenta la perdita massima

maturata, nel periodo di analisi, rispetto al valore di picco registrato. Ciò implica che

nel metodo di Larry sia necessario fissare un rischio percentuale; di fatto è intuitivo come

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