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FOCUS

legio venne ricostituito (1791), ma senza il carattere di unicità che lo distingueva: ogni città, infatti, aveva la facoltà di poter-ne costituirpoter-ne uno proprio.

La situazione subì poi un’ulteriore modifica. Qual-che anno dopo infatti, nel 1797, Napoleone giunse a Milano dopo la sconfitta degli austriaci e per la creazione delle carte del territorio venne interpellato il Collegio il quale, preoccu-pato di un’eventuale nuova soppressione delle sue attività e dei suoi poteri da parte dei nuovi conquistatori, chiese subito un incontro con il generale Bonaparte che si svolse il 4 giu-gno dello stesso anno. La riunione ebbe esito positivo e venne esposto un Piano di nuovo Regolamento del Collegio.

La felicità, però, duro relativamente poco. Nel lu-glio del 1797, infatti, il Collegio venne sciolto. Tutte le atti-vità, compreso il rilascio del diploma, passarono allo Stato, ma ormai con l’istituzione di diverse facoltà specialistiche anche questo documento cessò di avere la sua importanza:

una legge della Repubblica Italiana, promulgata a Milano nel settembre del 1802, dichiarò che per l’esercizio della profes-sione di ingegnere, idraulico e agrimensore e architetto civile era necessaria la laurea rilasciata dall’Università dello Stato.

Una volta conseguita la laurea, secondo il Regola-mento per il libero esercizio della professione d’Architetto civile, Perito agrimensore e Ingegnere civile (1805) era pre-visto un periodo di praticantato di due anni presso un noto professionista approvato che permetteva l’accesso all’esame davanti ad una Commissione scelta presieduta dal Prefetto39. Al momento del superamento dell’esame, il diploma per l’e-sercizio della professione veniva definitivamente rilasciato.

Gli anni di inattività del Collegio furono comunque anni molto importanti per Milano, specialmente per il setto-re industriale. Infatti, l’industria si stava sviluppando sem-pre di più e man mano stava diventando parte fondamentale e consistente dello sviluppo economico lombardo. Questo cambiamento fu sicuramente collegato all’intuizione, degli anni precedenti, della necessità di una formazione tecnica più qualificata. Fu da questo presupposto che nel 1838

ven-39 GIORGIO BIGATTI, MARIA CANELLA (a cura di), Il Collegio degli ingegneri e architetti di Milano cit., p.25

ne proposta l’istituzione di un istituto volto all’insegnamento tecnico milanese: la Società d’Incoraggiamento d’Arti e Me-stieri (SIAM), che iniziò la sua attività tre anni dopo.

Nel 1868, l’antico Collegio degli ingegneri e archi-tetti finalmente venne ricostituito. Lo stesso anno fu fondato anche l’Istituto Tecnico Superiore volto ad accogliere gli stu-denti che avevano frequentato i primi tre anni in una scuola tecnica del Regno d’Italia. Il diploma che veniva rilasciato era di ingegnere civile o meccanico.

La riapertura del Collegio non era solo pura forma-lità. L’idea di base era quella di riprendere le attività originali del 1563, in modo da essere un luogo di confronto e discus-sione per gli ingegneri, gli architetti e gli industriali di ogni età del territorio.

Dopo anni di proposte, il nuovo Statuto venne ap-provato definitivamente il 9 febbraio 1868 e pochi giorni dopo fu eletto il Consiglio di Direzione.

Una novità rispetto all’antico Collegio soppresso alla fine del XVIII secolo, fu sicuramente l’abbandono della funzione di difesa corporativa della professione e dell’inte-resse verso l’attività agricola, per focalizzarsi sulla sempre più fiorente industria.

Il 1868 fu anche l’anno di inizio della pubblicazione degli Atti del Collegio degli ingegneri e architetti di Milano.

Gli atti venivano pubblicati sotto forma di memorie e relazio-ni tecrelazio-niche e scientifiche.

Ovviamente, come tutte le associazioni, anche in questo caso il periodo fascista assestò un duro colpo al colle-gio milanese. Nonostante esso avesse deciso di mantenere le sue attività e i suoi obiettivi, dopo la proposta di confluire nei sindacati fascisti, nel 1926 con lo scioglimento dell’A.N.I.A.I.

e di tutte le sue sezioni, anche il Collegio cessò di esistere.

Per potersi ricostituire, il Collegio di Milano dovette infatti aspettare la caduta del regime fascista. Dal 1945 ebbe quindi inizio la fase moderna del collegio, dove le funzioni risultarono ormai chiaramente distinte da quelle degli Ordi-ni professionali e dei sindacati40.

40 BIGATTI, CANELLA (a cura di), Il Collegio degli ingegneri e architetti di Milano: gli archivi e la storia cit., pp. 135-136

La denominazione attuale del Collegio, secondo il primo articolo dello Statuto del 201741, versione più aggior-nata della regolamentazione dell’associazione, è Collegio degli Ingegneri e degli Architetti della provincia di Milano ed è definito come “continuatore delle tradizioni dell’antico Collegio fondato a Milano nel 1563”.

La titolazione, infatti, è sempre rimasta pressoché invariata nel corso degli anni; già con l’approvazione dello Statuto del 9 febbraio 1868, l’associazione era denominata Collegio degli Ingegneri e degli Architetti di Milano (art. 1)42.

Attualmente, come previsto dall’art. 1443, il Collegio si compone di tre organi deliberanti:

• L’Assemblea dei Soci, rappresentata da tutti i soci che hanno diritto di voto nelle deliberazioni del collegio;

• Il Consiglio Direttivo, di cui fanno parte un Presidente, due Vice-Presidenti, un Segretario ed un Tesoriere;

• Il Collegio dei Revisori dei Conti, che riferisce all’As-semblea sui bilanci consuntivi o sui rendiconti econo-mici e finanziari presentati dal Consiglio Direttivo.

41 COLLEGIO DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVIN-CIA DI MILANO, Statuto del Collegio degli Ingegneri e degli Architetti della Provincia di Milano, versione del 29 Giugno 2017

42 COLLEGIO DEGLI INGEGNERI ED ARCHITETTI IN MILANO, Atti del Col-legio degli ingegneri ed architetti in Milano, Anno VI, Fascicolo II, Milano 1868

43 COLLEGIO DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVIN-CIA DI MILANO, Statuto 2017, cit.