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I riflessi della riforma sul bilancio delle società a partecipazione pubblica

FONTI/IMPIEGH

Aziende di CONSUMO Imprese di PRODU-ZIONE Aziende

Pubbliche (Istituzioni)

Aziende

non profit Imprese cooperative Imprese a) Fonti di accumulazione del capitale:

1a) Capitale sociale/fondo

di dotazione NO SI5 SI6 SI7

2a) Ricavi di mercato NO NO8 SI SI

3a) Tributi da potere impo-

sitivo SI NO NO NO

4a) Contributi da terzi senza

corrispettivo SI SI SI SI

5a) Disinvestimenti patri-

moniali SI SI SI SI

6a) Debiti SI SI SI SI

b) Impieghi del capitale:

1b) Costi di gestione SI SI SI SI9

2b) Investimenti patrimoniali SI SI SI SI

3b) Rimborso debiti SI SI SI SI

4b) Remunerazione, rimbor- so del capitale sociale/fondo

di dotazione NO NO SI SI

10

Fonte: Puddu, 2010, ns. rielaborazione.

5Fondo di dotazione da utilizzare per gli scopi dell’ente.

6Capitale sociale da mantenere integro attraverso l’accumulazione del reddito. 7Con limite massimo per socio e con voto capitario.

8Con eccezione per le imprese sociali. 9Con limiti e riserve indivisibili. 10Con ristorni ai soci.

1.2. La classificazione delle unità organizzative secondo il Sistema Euro-

peo dei Conti nazionali

Secondo il Sistema Europeo dei Conti Nazionali11, nella sua versione del

2010 (SEC2010), le unità organizzative presenti nel contesto economico euro- peo possono essere ricondotte a cinque tipologie fondamentali12:

• Organizzazioni non finanziarie (§S.11), composte dalle società ed enti as- similabili (“quasi-corporations”) aventi accesso al mercato e produttrici di be- ni e servizi non finanziari, ivi comprese le società pubbliche non finanziarie (§S.11001), cioè «tutte le società non finanziarie, enti assimilabili e istituzioni

non profit, costituenti soggetti legali indipendenti, aventi accesso al mercato e sottoposte al controllo di un’unità governativa».

• Organizzazioni finanziarie (§S.12), società ed enti assimilabili aventi ac- cesso al mercato ed erogatrici di servizi di natura finanziaria, ivi comprese le banche centrali (§S.121) e le società finanziarie pubbliche.

• Organizzazioni governative (§ S.13), o Pubblica Amministrazione, ossia «quelle unità istituzionali i cui beni o servizi non sono destinati alla vendita ben-

sì erogati per il consumo, sia individuale sia collettivo, e sono finanziate tramite pagamenti coattivi (tributi) effettuati da unità istituzionali appartenenti ad altri settori, nonché quelle unità istituzionali coinvolte nella redistribuzione della ric- chezza nazionale», ivi compresi gli enti previdenziali e assistenziali (§S.1314).

• Famiglie (§S.14), composte dagli individui o loro gruppi, che consumano i beni e servizi prodotti dalle altre unità istituzionali ovvero producono in maniera limitata per l’autoconsumo o per il mercato senza avere un’identità separata.

• Le istituzioni non-profit al servizio delle famiglie (§S.15), che producono beni e servizi non destinati alla vendita per la soddisfazione di bisogni privati.

• Il “resto del mondo” (§S.2), cioè tutte le unità istituzionali che non rien- trano tra le precedenti categorie.

Il criterio di determinazione della “destinazione alla vendita/al mercato” di un bene o servizio fa riferimento al prezzo di vendita e al suo rapporto con i costi di produzione. Il prezzo di vendita individua la destinazione al mercato nei casi in cui risulti essere “economicamente significativo”, ossia «quando esercitano un

effetto sostanziale sui volumi di offerta da parte del produttore e sui volumi di domanda da parte degli acquirenti. (…) Un prezzo economicamente non signifi- cativo è generalmente proposto al fine di ottenere un minimo corrispettivo o una

11Secondo la dizione inglese, European System of Accounts (ESA2010).

riduzione dell’eccesso di domanda che si avrebbe tramite l’erogazione gratui- ta». Un prezzo è, di conseguenza, economicamente significativo quando applica-

to su beni o servizi prodotti da un’entità finanziaria o non finanziaria o da un’im- presa famigliare. Per le altre categorie, la significatività economica è assunta nel momento in cui i ricavi derivanti dalla vendita coprono i costi di produzione in misura superiore al cinquanta per cento (su un periodo anche pluriennale).

Questa classificazione è coerente con il modello economico-aziendale enunciato nel precedente paragrafo.

1.3. Il settore pubblico allargato

Secondo la classificazione sopra riportata, si possono di conseguenza indivi- duare due sottosettori, afferenti alle amministrazioni pubbliche e alle organizza- zioni non aventi caratteristiche di Pubblica Amministrazione (Extra PA). Come si evince dalla Tabella 2, le Amministrazioni pubbliche comprendono le aziende pubbliche delle amministrazioni centrali (es. Stato) e locali (es. Comuni). Le aziende Extra PA comprendono, tra le altre, le società pubbliche partecipate.

Tabella 2 – il settore pubblico allargato

Setto re pu bb lico allarg ato Ammi nistrazioni pubb lich e

Amministrazioni centrali Enti dell’Amministrazione centrale Stato

Amministrazioni locali Regioni, città metropolitane, comuni, aziende sanitarie, università, camere di commercio, ecc…

Extra PA

Imprese pubbliche

nazionali Enel, ENI, Poste Italiane, ecc..

Imprese pubbliche locali Consorzi, Fondazioni Società partecipate,

Fonte: ns. elaborazione.

Attualmente, le società partecipate da un ente pubblico, a qualsiasi titolo e per qualsiasi percentuale, ammontano a circa 8.000 unità (rilevazione su Ban-

ca Dati delle Amministrazioni Pubbliche13, su un totale di aziende pubbliche

(settore pubblico allargato) di circa 25.500 unità complessive.

2. Il sistema di bilancio nel settore pubblico allargato 2.1. Amministrazione razionale fondata sul bilancio

Nella dottrina economico-aziendale, il Bilancio è un documento che sinte- tizza e sublima un processo metodologico di gestione che coinvolge tutti gli aspetti dimensionali delle aziende. In questo senso, secondo l’aspetto dimen- sionale “nello spazio”, le aziende monitorano la propria attività sotto:

1. il profilo finanziario, del procacciamento e impiego di risorse finanziarie aventi diverso grado di liquidità;

2. il profilo economico, dell’acquisizione e utilizzo di fattori produttivi nel- la propria attività;

3. il profilo patrimoniale, dell’accumulo e dissipazione della ricchezza ge- nerata con la propria gestione.

Al fine di monitorare contemporaneamente tutti e tre gli aspetti è posto in essere un processo ciclico, su base annuale, ricorrente e continuo in cui le de- cisioni manageriali sono prese sulla base di dati raccolti in tre fasi (Figura 1), nelle quali sono prodotti documenti di bilancio e contabili tesi alla quantifica- zione e al controllo dei tre profili sopra delineati.

Figura 1 – l’Amministrazione Razionale fondata sul bilancio

PROGRAMMAZIONE