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La fotografia di Luca Bigazz

2.4.3 La parabola finale

3. L’arte nel cinema di Paolo Sorrentino

3.1 Arte e Film: la citazione artistica nel cinema

3.1.1 La fotografia di Luca Bigazz

“Non esiste una fotografia bella o non bella, esiste solo una fotografia adatta o non adatta alle esigenze del racconto”

Luca Bigazzi

Luca Bigazzi è uno dei più noti direttori della fotografia del cinema italiano, il più conosciuto, 10 prolifero e premiato di sempre.

Innamorato della sua Italia e dei film italiani, seppur numerose siano le offerte che arrivano dall’estero, egli decide di seguire esclusivamente le produzioni nazionali. A partire dalle prime esperienze da autodidatta assieme all’amico Silvio Soldini fino ad arrivare alle maggiori collaborazioni durature, con registi come Carlo Mazzacurati, Gianni Amelio, e primo tra tutti Paolo Sorrentino . Bigazzi è un direttore della fotografia molto prolifero che vanta 11 collaborazioni anche con registi come Paolo Virzì, Andrea Segre, Francesca Comencini, Michele Placido e molti altri.

Il noto direttore della fotografia lavora solo per il cinema nazionale, preferendo le produzioni piccole e i registi esordienti. A Bigazzi piace cimentarsi, ogni volta in lavori molto diversi tra loro che gli permettano così di sperimentare, cogliere nuovi spunti, cercando di adattarsi il più possibile allo stile del regista.

Bigazzi segue la filosofia della semplicità, considera che il suo tratto caratteristico non debba essere visto nei film, ma si dedica completamente allo stile del regista, utilizzando una fotografia basata sulla leggerezza. Egli adatta volta per volta il suo lavoro nel migliore dei modi in relazione al film che ha davanti e che sta andando a comporre. Difficilmente si può riconoscere la fotografia di Bigazzi, ma è proprio nella capacità di adattare il suo stile alle caratteristiche e alle volontà del regista che possiamo trovare il suo tratto caratteristico.

In quasi tutti i suoi lavori, Luca Bigazzi ricerca una fotografia naturale, che realizza fin dagli esordi, optando, ove possibile, per una riduzione al minimo delle luci artificiali. Egli è un sostenitore dell’illuminazione naturale, unica, centrale e costante per tutte le inquadrature, quando si ritrova a lavorare con Sorrentino, come lui stesso ammette , deve ricercare 12 soluzioni fantasiose per richieste estremamente difficili, che però donano alla fine risultati innovativi e rivoluzionari.

Luca Bigazzi utilizza le possibilità offerta dal digitale, anche se preferisce sviluppare una precisa impostazione della scena durante le riprese, per poter modificare o manipolare quanto meno possibile in un secondo momento.

Luca Bigazzi, nato nel 1958 a Milano e direttore della fotografia del cinema italiano. Vincitore di 7 David di

10

Donatello per la fotografia, è il professionista italiano che ne detiene di più. Luca Bigazzi, firma con Paolo Sorrentino sette delle sue otto regie.

11

De Sanctis P., Monetti D., Pallanch L.(a cura di), Divi e antidivi: il cinema di Paolo Sorrentino, cit., pp.

12

Trae ispirazione dalla realtà, dalle esperienze personali, da una grande ingegnosità e praticità che gli permettono di creare soluzioni geniali con i materiali più poveri e quotidiani.

Il fatto che Bigazzi sia anche operatore di macchina sicuramente ha facilitato il suo lavoro, permettendo di essere in diretto rapporto con il regista senza ulteriori intermediari.

Sorrentino (come anche gli altri registi con i quali il direttore della fotografia lavora) e Bigazzi parlano dunque sia di luci che di inquadrature, instaurando un rapporto molto più stretto, che nei tanti anni di lavoro si è trasformato in un gioco di sguardi e in suggerimenti telepatici. Ama accerchiarsi di personalità fidate, infatti da quasi trent’anni lavora con gli stessi collaboratori, perché è interessato a creare una ambiente di reciproca fiducia che gli permetta una lavoro semplice e perfetto.

La collaborazione con il regista Paolo Sorrentino, nasce con Le conseguenze dell’amore. Già durante i primi sopralluoghi i due ebbero una lite furiosa, tanto da pensare di non collaborare, per poi riuscire invece a trovare un intesa, talmente profonda da continuare la collaborazione in tutti successivi lavori del regista.

“(…)non comprendendo ancora quanto il funambolismo fotografico e compositivo fosse un tratto costituente della sua poetica (…)questa prima litigata mi fece capire che Paolo è un 13 regista che ha un’idea visiva molto chiara ed estremamente complessa(…) ”. 14

Le richieste di Paolo sono sempre strampalate, lo stesso Bigazzi racconta che egli affronta ogni volta un nuovo film di Sorrentino con un grandissimo entusiasmo e felicità ma allo stesso tempo è terrorizzato dalle richieste che il regista gli farà . 15

Richieste che paiono spesso assurde e impossibili, ma in realtà, con molta difficoltà esse sono sempre realizzabili, estremamente difficili ma possibili. Sorrentino ha un idea ben precisa di tutto ciò che vuole fare, ma ha anche la grande capacità di mettersi in gioco e dunque di trovarsi a discutere con i suoi collaboratori su come poter fare ciò che lui ha in mente.

Lavorare con Sorrentino, ammette Bigazzi è sempre una sfida, una sfida con se stessi con le proprie capacità con i limiti della fisica, e della gravità. E’ un misto di paura e terrore per quello che chiederà di fare ma anche la soddisfazione di aver superato i propri limiti una volta fatto.

“Paolo ti mette sempre di fronte a cose complesse, apparentemente irrisolvibili. Grazie a lui ho scoperto che si può fare tutto, sia per quanto riguarda la luce che per quanto riguarda la camera.” 16

L’incontro tra Paolo Sorrentino e Luca Bigazzi, sembra essere, film dopo film un perfetto connubio che ha permesso la sempre maggiore ricerca estetica e bellezza delle immagini nei film del regista.

Ivi., p. 186

13

Ivi., p. 187

14

Cfr., Spadafora A. (a cura di), La luce necessaria. Conversazione con Luca Bigazzi, Dublino, Artdigiland

15

Ltd, 2014, p.148

Ivi., p. 149

3.1.2

Le Immagini nel cinema di Sorrentino

Non ho le parole per spiegare la potenza, è una sensazione, un’emozione, è un po’ come spiegare il piacere fisico l’Immagine Potente è l’idea che dentro un’immagine,

una scena, un dialogo, un monologo, si crei qualcosa che sia sconvolgente… 17

Paolo Sorrentino

Il cinema di Paolo Sorrentino è caratterizzato da un profondo valore delle immagini, paragonabili per importanza alle parole e alla musica.

Le sue inquadrature sono create attraverso un’importante forma estetica che permette di unire, in modo significativo, presente e passato in figure enigmatiche e a tratti oniriche.

Nelle sue opere niente sembra mai essere lasciato al caso, la creazione di immagini avviene attraverso una profonda e minuziosa ricerca e progettazione. Ognuna di esse mostra chiaramente il significato che vuole esprimere il regista ed anche il preciso modo in cui lo vuole esprimere.

Sorrentino si presenta come una figura introspettiva, riflessiva per il quale l’osservazione è un elemento fondamentale. Egli ricrea nelle sue opere la vita quotidiana per mezzo di eventi, persone e cose tra le più semplici e generali. Immagini, eventi e situazioni che seppur monotoni vengono espressi attraverso una ricerca approfondita tanto da diventare delle icone, rappresentazioni tipo: figure caratterizzanti di tutta una società.

La critica, tende ad essere piuttosto divisa verso il regista napoletano, egli è un artista che viene amato o odiato, e mai semplicemente tollerato. Gli viene spesso criticata l’esasperazione grottesca nelle sue immagini, la poca verosimiglianza e la forte distorsione della realtà. Egli sembra infatti portare all’esasperazione la realtà per arrivare all’iperreale, un iperreale che non è altro che la sottolineatura dell’insensatezza di eventi, comportamenti o azioni. Non vi è alcun interesse, nelle intenzioni di Sorrentino, di rappresentare la realtà ma piuttosto di suscitare il sentimento attraverso l’esagerazione della stessa.

I film del regista sono metafilmici e citazionisti, parte integrante dell’immaginario cinematografico ma anche artistico, musicale e pittorico. Sorrentino sembra costruire i suoi lavori quadro dopo quadro, immagine dopo immagine come una sorta di stratificazione, di accumulo di opere artistiche di altissimo valore. Le sue immagini si mostrano come dei tableaux-vivants, spesso credibili, altre volte artificiali e volutamente artificiosi.

“Le ultime produzione in particolare sembrano opere che di colpo vengono interrotte da una mostra di quadri, come se fossimo davanti a carrellate statiche (ed estatiche) su composizioni visive perfettamente equilibrate ordinate e sinuose. La sua è una passione

De Sanctis P., Monetti D., Pallanch L. (a cura di), Divi e antidivi: il cinema di Paolo Sorrentino, cit., p. 145

conclamata per l’inquadratura simmetrica dove la figura umana è perfettamente al centro della ripresa” .18

Quello di Sorrentino è un cinema concepito come esperienza estetica, sviluppato attraverso il potere evocativo delle immagini. La narrazione viene mostrata attraverso inquadrature spesso come siparietti, scenette e figure geometricamente composte. Immagini rapide, perfettamente costruite che presentano una valenza iperrealistica composta per mezzo di analogie, associazioni o accostamenti dissonanti.

Nei film di Paolo Sorrentino tutto è perfettamente bilanciato, impostato e organizzato all’interno di una cornice che ne determina l’impostazione, come fosse un quadro. Una sorta di griglia visiva dettata da una forte simmetria centralizzata, una costruzione che viene volutamente messa in evidenza.

Sorrentino è caratterizzato da “uno stile (…) sempre altamente funzionale al racconto, tutto teso a rafforzare l’impatto drammaturgico e il coinvolgimento dello spettatore proprio attraverso la messa a punto di un palinsesto sensoriale in grado si produrre shock e di spiegare emozioni “ 19

La grande ricerca estetica, evidente in tutte le rappresentazioni del regista, sembra acquistare una marcia in più con la comparsa nel suo team di Bigazzi. Attento all’uso dei colori, alla struttura della messa in scena, il lavoro di Luca Bigazzi mostra “la ricerca per dare una forma estetica al piacere o alla sofferenza della vita, anche nella scelta di illuminazione fortemente contrastata.” 20

Paolo Sorrentino inizia la sua collaborazione con Luca Bigazzi nel film Le conseguenze

dell’amore. Osservando il film è evidente quella netta direzione verso una voluta impostazione

estetica, possiamo notare come l’arte visiva e la storia dell’arte, diventino componenti fondamentali nella sua produzione.

L’Arte diventa da qui in avanti un elemento costante in tutte le sue opere, un’arte che lui narra, critica, spiega, mostra e allo stesso tempo inserisce come sfondo delle sue narrazioni. L’Arte, sia essa letteraria, musicale o cinematografica, diventa inoltre il mezzo fondamentale dei suoi protagonisti per riuscire a creare qualcosa per la quale essere ricordati, personaggi immersi nella solitudine, attraverso l’egoistica paura di essere dimenticati.

Grossi G., Paolo Sorrentino: 10 elementi distintivi del suo cinema, cit., http://movieplayer.it/articoli/i-film-di-

18

paolo-sorrentino-la-sua-poetica-in-10-punti_14574/ (ultimo accesso dicembre 2016)

De Sanctis P., Monetti D., Pallanch L.(a cura di), Divi e antidivi: il cinema di Paolo Sorrentino, cit., p. 36

19

Ceretto L., Chiesi R., Una distanza estranea. Il cinema di Emanuele Crialese, Matteo Garrone e Paolo

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