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2.4.2 In principio: il monologo

Il monologo, nello stile cinematografico di Paolo Sorrentino ricopre un ruolo per nulla secondario, ma di grandissima importanza. In alcune opere, il regista utilizza il monologo non solo come considerazione finale ma anche come incipit, una sorta di introduzione alla realtà filmica e alla storia dei personaggi.

Le conseguenze dell’amore si apre infatti, con un piccolo monologo, per mezzo della voce

fuoricampo del protagonista-narratore. In poco meno di due minuti Sorrentino, con semplici parole, svela le principali caratteristiche del personaggio e ci introduce a piccoli passi nella realtà filmica e nella sua storia.

Nella precisa Svizzera un uomo è seduto al bar di un albergo, vicino alla finestra, solo, e guarda l’uomo davanti a se accerchiato da giovani donne e dice:

La cosa peggiore che può capitare ad un uomo che trascorre molto tempo da solo, è quella di non avere immaginazione. La vita, già di per sé noiosa e ripetitiva, diventa in mancanza di fantasia uno spettacolo mortale. Prendete questo individuo con il papillon: molte persone nel guardarlo si divertirebbero a congetturare sulla sua professione, sul tipo di rapporti che intrattiene con queste donne. Io invece vedo davanti a me solo un uomo frivolo. Io non sono un uomo frivolo. L'unica cosa frivola che possiedo è il mio nome: Titta Di Girolamo. 80

Di assoluta maestria è l’introduzione a quello che è stato considerato per molti anni il capolavoro del regista: Il Divo. Un capolavoro, non tanto per il monologo quanto forse per l’ingegnosità tecnica del montaggio di questa sequenza.

Nel buio più totale si alza il volto di Giulio Andreotti, contornato da quegli aghi che sembrano essere la sua corona di spine, a metà tra la visione divina e diabolica, e dice:

‘Lei ha sei mesi di vita’ mi disse l’ufficiale medico alla visita di leva, anni dopo lo cercai,

volevo fargli sapere che ero sopravvissuto, ma era morto lui. E’ andata sempre così, mi pronosticavano la fine, io sopravvivevo, sono morti loro. In compenso per tutta la vita ho combattuto contro atroci mal di testa. Ora sto provando questo rimedio cinese, ma ho provato di tutto. A suo tempo l’Optalidon accese molte speranze, ne spedii un flacone pure ad un giornalista, Mino Pecorelli, anche lui è morto. 81

Si sente inizialmente narrare la voce omodiegetica di Andreotti nell’oscurità, che piano piano viene illuminato è coronato di aghi, l’immagine si fa evidente e la voce off entra in campo. Un monologo che introduce il successivo montaggio delle morti più note di quegli anni avvolti nell’oscurità. Una sorta di collegamento metaforico tra il mal di testa di Andreotti e le morti, mostrate, come se pesassero sulla coscienza del politico e fossero la causa della sua costante emicrania. Una carrellata di morti che si conclude con l’auto di Borsellino che in una rappresentazione opposta cade dopo lo scoppio, come l’aspirina cade nel bicchiere d’acqua.

Titta de Girolamo, in Le conseguenze dell’amore (00:02’:51’’)

80

Giulio Andreotti, in Il Divo (00:01’:35’’)

Allo stesso modo anche ne La grande bellezza nei primi minuti del film, nel frastuono della festa nel terrazzo, tra le note di Bob Sinclair, il suono viene ovattato, Gambardella guarda in camera e si presenta per mezzo di una voce fuoricampo:

A questa domanda, da ragazzi, i miei amici davano sempre la stessa risposta: "La fessa". Io, invece, rispondevo: "L'odore delle case dei vecchi".

La domanda era: "Che cosa ti piace di più veramente nella vita?" Ero destinato alla sensibilità.

Ero destinato a diventare uno scrittore. Ero destinato a diventare Jep Gambardella. 82

La contraddizione, la duplicità, il bene e il male, il buono e il cattivo, sono elementi attraverso cui Sorrentino gioca molto nei suoi film. Una alternanza tra sacro e profano che è protagonista ne La grande bellezza, fin da questi minuti iniziali. Una contraddizione che risulta evidente già in queste prime scene, in cui nel bel mezzo della festa, tra soubrette e ballerine, tra volgarità e bassezza morale, il protagonista si descrive come un uomo destinato alla

sensibilità.

Contraddizioni che Sorrentino sembra ampliare e portare alle massime potenzialità, fino a farle diventare soggetto principale della sua prima serie tv, The Young Pope.

The Young Pope, si apre infatti con una spettacolare scena iniziale. Papa PioXIII si alza, si

prepara, e facendo risplendere magicamente il sole in una giornata uggiosa parla alla folla: “Ciao Roma, ciao mondo. Cosa ci siamo dimenticati? Cosa, ci siamo dimenticati? Ci

siamo dimenticati di voi. Voglio essere molto chiaro. Io sono qui per una ragione molto semplice, per non dimenticare nessuno di voi. Dio non lascia mai indietro nessuno, è questo ciò che mi ha detto quando ho deciso di servirlo, ed è quello che io dico a voi adesso. Io servo Dio. Io servo voi.

Ci siamo dimenticati delle donne e dei bambini che cambiano questo mondo con il loro amore e la loro gentilezza e con la loro meravigliosa, divina inclinazione al gioco. Il gioco è la sola risorsa che abbiamo per poterci sentire in totale armonia con la vita. E per sentirci in armonia con Dio dobbiamo essere in armonia con la vita, non abbiamo altra scelta noi dobbiamo essere in armonia con Dio. E di cosa altro ci siamo dimenticati? Ci siamo dimenticati di masturbarci; di usare contraccettivi e di abortire; di celebrare matrimoni tra gay; di lasciare che i sacerdoti si amino tra loro e si sposino magari. Ci siamo dimenticati che la morte è la nostra scelta quando detestiamo vivere; ci siamo dimenticati di avere rapporti sessuali avendo scopi che vadano oltre la percezione senza sentirci in colpa; di divorziare; di lasciare che le suore dicano messa; di fare figli in tutti i modi che la scienza ha fino a oggi scoperto e continuerà ancora a scoprire, insomma miei carissimi figli, non solo ci siamo dimenticati di giocare ma anche di essere felici. Ed esiste una sola strada che conduce alla felicità, e quella strada di chiama libertà”. 83

Ma era un sogno, e una volta sveglio le vicende si evolvono in una situazione diametralmente opposta. Papa Pio XIII, non è un papa rivoluzionario ma anzi, il più tradizionalista che la chiesa abbia mai visto negli ultimi anni.

Un papa che durante la sua vera prima omelia, in una serata serena fa arrivare il temporale e dice:

Jep Gambardella, in La grande bellezza, (00:11’:24’’)

82

Papa Pio XIII, in The Young Pope, ep.1 (00:07’:02’’)

Cosa ci siamo dimenticati? Cosa, ci siamo dimenticati? Ci siamo dimenticati di Dio. Voi, voi vi siete dimenticati di Dio. Voglio essere molto chiaro con voi, bisogna essere più vicino a Dio che agli uomini. Io sono più vicino a Dio di quanto sia vicino a voi, io non vi sarò mai vicino, questo lo dovete sapere, perché tutti noi siamo soli davanti a Dio. Io non ho nulla da dire a quelli che hanno anche il minimo dubbio riguardo a Dio posso solo ricordare loro il mio disprezzo e la loro miseria. Io non devo provare l’esistenza di Dio, spetta invece a voi provare a me che non esiste. Siete in gradi di dimostrarmi che Dio non esiste? Se non siete in gradi di dimostrarmelo allora vuol dire che Dio esiste. Dio esiste e non si occupa di noi finché noi non ci occuperemo di lui (…) Io non vi aiuterò, non vi indicherò nessun strada, cercatela voi, trovatela, e quando avrete trovato Dio, forse vedrete anche me. 84

E’ interessante come Sorrentino inserisca nella sua prima serie televisiva, ben due monologhi di inizio, completamente contraddittori tra di loro, ma che rappresentano perfettamente le due anime del protagonista.

Papa Pio XIII, in The Young Pope, ep.2 (00:48’:41’’)