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FRANCIA: SITUAZIONE ECONOMICA E PROSPETTIVE DI ESPORTAZIONE

Nel documento Cronache Economiche. N.003-004, Anno 1978 (pagine 65-69)

DALL'ITALIA

Giorgio Pellicelli

Con il presente studio continua la carrellata sull'andamento congiunturale dei principali partners economici del Piemonte curata dal Centro estero Camere commercio piemontesi per illustrare agli operatori intenzionati ad avviare o potenziare le proprie esportazioni, le possi-bilità concrete di proficui rapporti d'affari internazionali.

La nuova costituzione francese è stata approvata da un referendum nell'autun-no del 1958. Al Parlamento, che è com-posto dal Senato e dall'Assemblea na-zionale, furono dati minori poteri ri-spetto al passato. Il fulcro della scena politica divenne il presidente della Re-pubblica (allora il gen. De Gaulle). Nel-l'ottobre del 1962 un emendamento co-stituzionale rafforzò la posizione del Pre-sidente della Repubblica stabilendo che la sua elezione dovesse avvenire a suf-fragio diretto universale.

Nel giugno del 1969 Pompidou successe a De Gaulle, il quale aveva volontaria-mente lasciato la carica di Presidente in seguito alla sconfitta subita nel referen-rum nazionale dell'aprile 1969. Succes-sivamente la maggioranza gaullista ha subito ulteriori colpi dal risultato del re-ferendum dell'aprile 1972 che chiedeva un allargamento della Comunità econo-mica europea, dall'alleanza tra socialisti e comunisti firmata nel giugno del 1972 e dagli scandali che hanno coinvolto uo-mini politici del partito.

La morte di Pompidou, avvenuta nel-l'aprile del 1974, segna la fine del pe-riodo gaullista. Il suo successore alla Presidenza della Repubblica, Giscard d'Estaing, proveniva dal partito repub-blicano ed era stato eletto al secondo ballottaggio con uno stretto margine di voti rispetto al socialista Mitterand (50,66% contro 49,33%).

Per rafforzare la coalizione di maggio-ranza, Giscard, nominò Primo ministro Jacques Chirac, leader del partito gaul-lista. L'alleanza si è però spezzata nel luglio del 1976 quando Chirac ha pre-sentato le sue dimissioni a seguito di profonde divergenze di carattere poli-tico col presidente della Repubblica, di cui quelle sul programma di tassare gli incrementi di capitale delle imprese fu soltanto l'ultima in ordine di tempo. In precedenza Giscard aveva introdotto riforme nella legge sull'aborto, sul di-vorzio, sulla rappresentanza dei lavora-tori nelle imprese ed aveva abbassato l'età dei votanti a diciotto anni. Dopo

le dimissioni di Chirac, è stato nominato primo ministro Barre il quale ha assunto anche le funzioni di Ministro delle fi-nanze ed ha svolto in sostanza un ruolo di mediazione tra il partito repubblica-no e il partito gaullista.

La composizione dell'assemblea naziona-le nel marzo del 1977 era la seguente: comunisti 74 seggi, partito socialista e partiti di estrema sinistra 108, gaullisti 174, repubblicani indipendenti 67, cen-tro 49, altri 17, per un totale di 489 seggi.

Nel marzo del 1977 il partito socialista e il partito comunista hanno ottenuto una chiara vittoria nelle elezioni municipali, ponendo cosi una seria ipoteca sulle ele-zioni parlamentari che si svolgeranno nel marzo del 1978. È opinione comune che le elezioni parlamentari saranno ri-solte dai voti di due gruppi di francesi: da un lato i giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni, i quali votano in mag-gioranza per i partiti di sinistra, e dal-l'altro lato i « colletti bianchi », i quali votano prevalentemente per l'attuale maggioranza. Poiché questi due gruppi hanno verosimilmente votato nelle ele-zioni municipali per i « partiti dell'eco-logia » per esprimere la loro protesta contro i partiti di Governo, molto dipen-derà da quanto decideranno di fare nelle prossime elezioni.

Le dispute tra Mitterand e Marchais sulla realizzazione del programma co-mune (che prevede la nazionalizzazione delle banche e delle maggiori industrie francesi) ha indubbiamente indebolito la sinistra, come del resto dimostrano anche gli ultimi sondaggi di opinione che danno loro margini ridotti di vantag-gio sull'attuale magvantag-gioranza.

Indipendentemente dai risultati delle elezioni che si svolgono mentre questo rapporto viene pubblicato, è certo che la Francia si avvia ad un periodo di in-certezza politica ed economica. Occorre infatti tenere presente quanto segue. • L'avanzata dei partiti di sinistra non

riflette soltanto un cambiamento nelle

ideologie dei francesi ma anche un indebolimento dell'attuale maggioran-za che è al potere da circa vent'anni. Le promesse fatte da Giscard nel 1974 durante la campagna presiden-ziale per una serie di riforme miranti a fare della Francia una « società libe-rale avanzata » sono andate deluse. Queste riforme da un lato hanno scontentato l'elettorato di destra che ha visto in esse una minaccia all'eco-nomia di mercato e dall'altro lato non hanno ottenuto consensi dall'elet-torato di sinistra.

L'attuale maggioranza è ulteriormen-te indebolita dai contrasti tra Giscard d'Estaing e il precedente primo mini-stro Chirac. Quest'ultimo, dopo es-sere uscito dal Governo, ha riorganiz-zato il partito gaullista con l'intenzio-ne di farl'intenzio-ne un raggruppamento di cen-tro-destra ed ha posto la sua candida-tura alla Presidenza della Repubblica nelle prossime elezioni presidenziali del 1981. Attualmente è sindaco di Parigi.

LA S I T U A Z I O N E E C O N O M I C A

L a s t r u t t u r a d e l l ' e c o n o m i a f r a n c e s e e l e t e n d e n z e d i l u n g o t e r m i n e

La caratteristica principale dell'econo-mia francese negli ultimi trentanni è sta-to lo sviluppo rapido e continuo, inter-rotto soltanto da brevi periodi di rallen-tamento. Dal 1960 al 1973 il prodotto nazionale lordo in volume è aumentato in media del 5,8% ogni anno. Si tratta di un ritmo superiore a quello di tutti gli altri paesi occidentali fatta eccezione per il Giappone.

I cambiamenti più evidenti dell'econo-mia francese negli ultimi trent'anni si possono cosi riassumere.

• Forte aumento del livello medio dei

redditi. Nonostante siano ancora

pre-senti forti differenze tra i redditi più bassi e quelli più alti, si calcola che dopo la seconda guerra mondiale il reddito medio pro-capite dei francesi sia raddoppiato ogni dieci anni.

• La popolazione attiva è aumentata debolmente, mentre la produttività oraria del lavoro è cresciuta a ritmo sostenuto. In particolare, fatta ecce-zione per l'agricoltura, nell'insieme dei settori la produttività è aumentata del 4,7% in media ogni anno nel periodo 1960-65, del 5,1% nel perio-do 1965-70 ed ancora del 5,1% nel periodo 1970-74.

• Un elevato ritmo di aumento degli

in-vestimenti produttivi. Il tasso di

inve-stimento globale, che era dell'ordine del 21% nel 1959, ha superato negli ultimi anni il 29% del prodotto in-terno lordo. Il ritmo di crescita degli investimenti è stato in media ogni an-no dell'8,7% tra il 1960 e il 1965, dell'8,4% tra il 1965 e il 1970 e del 6,2% tra il 1970 e il 1974.

• La concentrazione delle imprese, sia in termini finanziari che in termini di unità produttive.

• Il crescente intervento dello Stato e del settore pubblico nella economia. • Una modesta dipendenza della

Fran-cia dallo scambio internazionale. In-fatti nel 1976 le esportazioni francesi rappresentavano il 21% del prodotto nazionale lordo, contro il 55% del-l'Olanda, il 47% del Belgio, il 29% della Germania e della Gran Bretagna e il 23% dell'Italia.

• È cambiata la struttura dell'industria. La quota delle materie prime e dei se-milavorati tradizionalmente alta nella produzione francese si è ridotta a vantaggio della produzione di beni strumentali e di automobili.

La tabella 1 indica come è cambiata la composizione del valore aggiunto fran-cese distribuito tra i principali rami di attività tra il 1960 e il 1974.

Si è ridotta dunque la quota di valore aggiunto proveniente dalla agricoltura, mentre è aumentata quella proveniente dall'industria e dal settore dell'energia. Anche i servizi e le costruzioni vi hanno contribuito ma in misura minore. Se si esaminano i dati riguardanti la di-stribuzione dell'occupazione tra gli stes-si settori indicati nella tabella 1 stes-si nota una drastica riduzione degli occupati nell'agricoltura (dal 21,3% nel 1960 al

Tabella 1. Struttura del valore aggiunto

di-stribuito per rami di attività

.Settore

Valore aggiunto ai prezzi del 1970

1960 1970 1974

Agricoltura 10,4 6,9 5,9

Industrie agricole e

ali-mentari 6,5 5,6 5,2 Energia 6,2 6,9 7,0 Industria 28,2 31,1 32,0 Trasporti e telecomuni- 32,0 cazioni 6,0 5,5 6,0 Servizi alberghieri 5,4 5,0 5,2

Costruzioni e lavori

pub-blici 9,3 10,8 10,5

Servizi 15,8 15,8 16,0

Distribuzione 12,2 12,4 12,2

Totale 100,0 100,0 100,0

Fonte: INSEE.

10,7% nel 1974), un andamento pres-soché costante dell'industria (24,3% nel

1960 e 24,9% nel 1974), una modesta crescita del settore dei trasporti (dal 4,9% al 5,4%), un aumento più sensi-bile nel settore della distribuzione (dal 9,8% all'I 1,9%) ed, infine, un aumento cospicuo nei settori dei servizi (dal 9,9% al 14,6%).

Per quanto riguarda la destinazione del prodotto nazionale lordo, la tabella 2 j mette in rilievo che il 1963 e il 1976 sono aumentati i consumi pubblici (dal ®

13% al 14,7%) e gli investimenti, sono i diminuite le scorte mentre la bilancia ' commerciale è passata in leggero deficit. Per completare l'esame della struttura economica francese è opportuno analiz- ' zare brevemente i principali settori.

Agricoltura

Sebbene il contributo dell'agricoltura francese al prodotto nazionale lordo e j all'occupazione sia gradualmente dimi-nuito negli ultimi venti anni, questo set-tore conserva un peso non trascurabile nella economia francese. Nel 1976 vi , erano occupati circa 2,1 milioni di per-sone pari al 10,3% della forza lavoro, ' contribuiva nella misura del 5,6% al prodotto nazionale lordo nel 1975 ed aveva una superficie coltivabile pari al 60% della superficie totale. La Francia è il maggior produttore agricolo della Comunità Economica Europea, è auto-sufficiente nelle coltivazioni tipiche della zona temperata ed esporta cereali. È in-vece un forte importatore di carne. Nonostante in alcune regioni l'agricol-tura sia fortemente meccanizzata e possa vantare un buon livello di efficienza, re-stano vari punti deboli. Infatti la produt-tività per addetto è inferiore a quella de-gli altri settori dell'economia; i redditi dei lavoratori agricoli sono al di sotto della media; la razionalizzazione dei pro-cessi produttivi è soltanto parziale. Dopo la siccità del 1976 che ha danneg-giato la produzione di cereali, le condi- j zioni climatiche sono tornate normali nel \ corso del 1977. Nel complesso il volume ! della produzione di vegetali è aumentate ; nettamente rispetto all'anno precedente ( + 8 , 6 % ) . Il settore animale ha in-vece segnato un'ulteriore diminuzione ( - 10%).

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Nel complesso l'aumento dei prezzi per i prodotti vegetali è stato del 4,6% nel corso del 1977 rispetto al 1976 segnan-do cosi una forte diminuzione rispetto all'anno precedente (anno durante il qua-le i prezzi erano aumentati del 18,4% rispetto al 1975). L'aumento dei prezzi dei prodotti animali è stato invece del-l'8,6% nel corso del 1977.

Industria manufatturiera

Nella struttura industriale francese pre-domina l'industria di produzione di beni intermedi (materie prime e semilavorati)

che rappresenta in media il 45% del valore aggiunto dell'industria in senso stretto (escludendo cioè l'agricoltura e l'industria alimentare). Seguono: l'indu-stria di produzione di beni strumentali con circa il 30% del totale e l'industria dei beni di consumo col 20%.

L'industria francese è stata caratterizza-ta per lungo tempo da un grande nume-ro di imprese di piccole dimensioni. A partire dal 1962 si è verificato però un movimento verso la concentrazione che si può cosi riassumere.

a) Nel 1970 le imprese con più di 2

mila dipendenti costituivano soltanto lo

0,5% del totale delle imprese ma occu-. pavano il 30,6% degli addetti, copri-vano il 45,1% del fatturato e fornicopri-vano il 61,6% degli investimenti totali. Le imprese con meno di 100 dipendenti costituivano invece l'85,5% del numero totale delle imprese stesse, davano lavo-ro a 21,6% degli occupati, fornivano il 17,7% del fatturato ed avevano realiz-zato l'I 1,3% degli investimenti totali. b) La concentrazione delle vendite è progredita ancora più rapidamente ed è stata molto forte nel settore del gas, del-l'elettricità, del petrolio, della siderurgia e dei minerali non ferrosi.

c) A partire dal 1964 si è sviluppata anche una tendenza verso la concentra-zione finanziaria. I settori più interessati sono stati quelli dell'industria meccanica ed elettrica, quelli dell'industria petroli-fera, le banche e le assicurazioni. Que-sto movimento verso la concentrazione è stato originato dalla necessità di raziona-lizzare l'industria ma soprattutto dalla necessità di raggiungere dimensioni che consentano di sfruttare economie di sca-la analoghe a quelle di cui godono le imprese concorrenti di Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania.

Anche lo Stato è intervenuto per favo-rire la ristrutturazione su larga scala di alcune industrie come quelle dell'acciaio, delle macchine utensili, dei prodotti far-maceutici, i cantieri navali e l'elettroni-ca. In particolare, di recente ha stanzia-to 800 milioni di franchi per una serie di interventi destinati a favorire la rior-ganizzazione e la concentrazione dell'in-dustria dei minicomputers.

I n t e r v e n t o d e l l o S t a t o n e l l ' e c o n o m i a

L'azione dello Stato per regolare l'eco-nomia francese si è realizzata sia attra-verso il controllo diretto delle imprese, sia attraverso altre forme come i finan-ziamenti agevolati, gli acquisti della pub-blica amministrazione, le agevolazioni fiscali e soprattutto attraverso la pianifi-cazione.

Le prime acquisizioni di imprese da par-te dello Stato nell'economia francese ri-salgono al 1938 e ai primi anni che han-no fatto seguito alla seconda guerra mondiale. Da allora, gradualmente, lo Stato ha aumentato il suo grado di inter-vento diretto e nel 1975 secondo i dati ufficiali aveva partecipazioni in 120 im-prese con circa 800 affiliate. Le imim-prese nelle quali lo Stato possedeva i capitali di maggioranza davano lavoro al 7% di tutti gli occupati e costituivano il 20% dei capitali investiti in Francia. Il gra-do di partecipazione dello Stato è na-turalmente diverso a seconda dei setto-ri: 40,2% nel settore dell'automobile, 95,5% nel settore minerario, il 50% dei depositi nel settore bancario, l'80,5% della produzione di energia idroelettrica, il 98,5% della produzione di sigarette;

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il 35% dei premi riscossi dalle compa-gnie di assicurazione e il 23% della raf-finazione di petrolio.

È da notare però che, contrariamente a quanto avviene in Italia e in Gran Bre-tagna, le imprese francesi sono raramen-te accusararamen-te di sprechi ed inefficienze. Esse sono invece considerate all'avan-guardia nelle relazioni industriali, nella qualificazione del personale e nello svi-luppo delle carriere.

Oltre al controllo diretto del capitale, lo Stato francese agisce sul comporta-mento delle imprese private attraverso le agevolazioni fiscali, la concessione di prestiti e indirizzando gli acquisti della pubblica amministrazione verso l'una o verso l'altra impresa a seconda degli obiettivi che intende raggiungere. Lo Stato ha il monopolio nella pro-duzione di tabacco, fiammiferi, energia elettrica. Ha il monopolio anche dei tra-sporti ferroviari e controlla la maggior parte delle altre forme di trasporto. È il maggior produttore di aerei e di auto-mobili ed ha una forte partecipazio-ne partecipazio-nella produziopartecipazio-ne di trattori e partecipazio-nella raffinazione di benzina. Controlla ad esempio il 100% del capitale della Re-nault, l'83,7% della SNECMA e il 70% della ELF-Aquitaine (petrolio). Control-la anche le tre maggiori banche (Banque

Nationale de Paris, Sociètè Gènèrale e Crédit Lyonnaise), la più grande agenzia di pubblicità e le tre principali compa-gnie di assicurazione.

L'ampliamento del settore pubblico è avvenuto dal 1946 in avanti senza im-porre nazionalizzazioni alle imprese. Dopo la crisi del 1974 l'atteggiamento dello Stato è però cambiato e vi è ora una maggiore propensione ad utilizzare questa politica come strumento di inter-vento economico. Ad esempio nel dicem-bre del 1974 in cambio dell'aiuto con-cesso dallo Stato francese nella concen-trazione tra Citroen e Peugeot, la prima è stata costretta a cedere la sua divisio-ne autocarri, Berliet, all'impresa di Stato Renault. È verosimile attendersi in fu-turo altre nazionalizzazioni se ciò sarà necessario nell'interesse dell'economia nazionale.

L'intervento dello Stato sarà verosimil-mente più ampio se le sinistre vince-ranno le prossime elezioni. Fin dal 1972 il programma comune delle sinistre po-neva come obiettivo prioritario l'imme-diata nazionalizzazione delle nove più grandi imprese industriali: Dassault, Rhòne-Poulenc, Thomson-Brandt, Péchi-ney, Ugine-Kuhlmann, C.ie Générale d'Electricité, Saint-Gobain-Pont-à-Mous-son, Roussel-Uclaf, ITT France e

Ho-neywell-Bull. La politica industriale del-la sinistra dovrebbe incoraggiare soprat-tutto lo sviluppo dei settori dei beni strumentali, che sono considerati i più vulnerabili alla competizione internazio-nale. L'intervento nel settore bancario dovrebbe offrire crediti agevolati soprat-tutto ai settori dei beni industriali e do-vrebbe essere oggetto di una parziale ri-strutturazione.

Per quanto riguarda l'atteggiamento del-lo Stato francese nei confronti degli in-vestimenti internazionali, diverse inizia-tive sono state prese per favorire l'inse-diamento di imprese straniere soprattut-to se sono in grado di trasferire tecnolo-gie d'avanguardia in Francia e se contri-buiscono positivamente alla bilancia dei pagamenti con le loro riesportazioni dal-la Francia. Anche il programma comune delle sinistre ha inteso rassicurare le im-prese straniere. In particolare Mitterand ha dichiarato che la presenza di investi-menti stranieri sarà gradita sotto un Go-verno da lui diretto. Occorre sottolinea-re però che lo Stato francese negli ulti-mi anni non ha mancato di intervenire nei settori « strategici » quando ha rite-nuto di dover garantire alle imprese francesi il controllo di tecnologie giudi-cate essenziali. Cosi ha indotto la West-inghouse a cedere ad un'impresa fran-cese la partecipazione azionaria di una joint-venture nel settore nucleare. Ha in-dotto anche la ITT e la Ericsson svede-se a cedere il controllo di maggioranza di una società francese specializzata nel-la produzione di attrezzature telefoniche. Anche l'accordo tra la Honeywell-Bull e la CII ha seguito le stesse linee.

La s i t u a z i o n e c o n g i u n t u r a l e n e l f e b b r a i o d e l 1 9 7 8

Mentre negli anni '60 l'economia fran-cese aveva realizzato uno sviluppo co-stante e sostenuto, negli ultimi anni si sono verificate fluttuazioni irregolari e il ritmo dello sviluppo è stato più basso ri-spetto al decennio precedente.

! Ai cambiamenti di struttura determinati ì dall'aumento dei prezzi del petrolio, dal

nuovo comportamento del consumatore di fronte all'inflazione e dalla recessione mondiale che ha maturato il quadro del-la domanda internazionale, si sono

ag-Fonte: OCDE.

1975

migliaia di franchi 85000 80000 75000 70000 65000 60000 55000 50000 130 125 120 115 110

1974

SCALA S E M I - L O G A R I T M I C A 85000 80000 75000 700130 65000 60000 55000 50000 130 125 120 115 110 100 95

1976 1977

Nel documento Cronache Economiche. N.003-004, Anno 1978 (pagine 65-69)