3.2 Ulteriori propriet` a delle funzioni armoniche in R n
3.2.2 Le funzioni armoniche definite in aperti di R n sono C ∞ ed analitiche
Z
Ω
G
n(x, y)∆
yg(y)d
ny = 0 ,
per ogni x ∈ Ω ed in particolare x ∈ A. 2
3.2.2 Le funzioni armoniche definite in aperti di R
n sono C
∞ ed analitiche.
Per enunciare e dimostrare (parzialmente) il prossimo teorema, ricordiamo che una funzione di
pi`u variabili complesse f : Ω
C 3 z 7→ C, con Ω
C ⊂ C
n aperto non vuoto, `e detta funzione
olomorfa di pi`u variabili complesse [ST84] se `e olomorfa in ciscuna variabile z
k di z =
(z
1, . . . , z
n) separatamente, quando le altre sono fissate arbitrariamente. Si osservi che queste
funzioni di una variabile complessa sono definite su insiemi aperti di C, la prova `e elementare
3.
L’importante Teorema di Hartogs dimostra che se f : Ω
C → C `e una funzione olomorfa di
pi`u variabili complesse, allora `e continua congiuntamente in tutte le variabili complesse ed `e
ulteriormente una funzione analitica di pi`u variabili complesse. Cio`e, per ogni z
0 ∈ Ω
C,
essa `e sviluppabile in serie di Taylor centrata in z
0 in un intorno aperto di z
0 incluso in Ω
C.
Ovviamente ci stiamo riferendo allo sviluppo di Taylor in pi`u variabili complesse:
f (z) =
+∞
X
N =0
X
α1+···+αn=N
1
α
1! · · · α
n!
∂
α1+···+αnf
∂z
1α1· · · ∂z
nαn
z0
(z
1− z
01)
α1· · · (z
n− z
n0)
αn. (3.18)
(Il fatto che le funzioni analitiche di pi`u variabili complesse siano anche olomorfe nel senso della
definizione data, si prova subito, tenendo conto che le due nozioni coincidono nel caso di funzioni
di una variabile complessa.) Si osservi che, posto z = x + iy, se f (x) assume valori reali per
ogni x ∈ R
n∩ Ω
C, lo sviluppo sopra scritto calcolato attorno a z
0 = x
0 con x
0∈ R
n e calcolato
per x ∈ R si riduce al solito sviluppo di Taylor reale:
f (x) =
+∞
X
N =0
X
α1+···+αn=N
1
α
1! · · · α
n!
∂
α1+···+αnf
∂x
1α1· · · ∂x
nαn
x0
(x
1− x
10)
α1· · · (x
n− x
n0)
αn , (3.19)
3
Fissiamo z
20, . . . , z
n0 ∈ C
n−1
e studiamo il dominio, se non `e vuoto, Ω(1)(z2
0,...,zn
0)⊂ C di z17→ f (z1
, z02, . . . , z0n)
do-ve Ω(1)
(z2
0,...,zn
0):= {z1
∈ C | (z1, z2
0. . . , zn
0) ∈ ΩC}. Vale Ω(1)(z2
0,...,zn
0)= ΩC∩ Σz2
0,...,zn
0, dove Σz2
0,...,zn
0 = {(z1, . . . , zn) ∈
Cn| z1
∈ C , zk
= z0k, k = 2, . . . , n}. Se (z1, z20. . . , zn0) ∈ Ω(1)
(z2
0,...,zn
0) allora (z1, z20, . . . , zn0) ∈ ΩC che `e aperto e
quindi c’`e una palla aperta B ⊂ Cn di raggio finito centrata in (z1, z02, . . . , z0n) tale che B ⊂ ΩC. L’intersezione
B ∩ Σz2
0,...,zn
0 `e una palla aperta di C, pertanto (z1, z02. . . , z0n) `e contenuto in una palla aperta di C inclusa in
Ω(1)(z2
0,...,zn
dove abbiamo calcolato tutte le derivate parziali eseguendo i limiti sull’asse reale. In questo
caso, dato che Ω := R
n∩ Ω
C `e aperto in R
n, la restrizione di f a tale dominio definisce una
funzione analitica reale, cio`e una funzione definita su un aperto di R
n a valori in R che `e
sviluppabile in serie di Taylor (di pi`u variabili reali) nell’intorno di ogni punto del dominio.
Si prova facilmente che se f, g : Ω → R sono funzioni analitiche reali sull’aperto Ω ⊂ R
n allora
lo `e ogni loro combinazione lineare af + bg con a, b ∈ R, definendo (af + bg) := af (x) + bg(x)
per ogni x ∈ Ω. Vale l’analogo risultato nel caso complesso.
Teorema 3.3. (Infinita regolarit`a ed analiticit`a delle funzioni armoniche). Se
ϕ : Ω → R, con Ω ⊂ R
n aperto non vuoto, `e armonica su Ω, allora ϕ ∈ C
∞(Ω) e pi`u fortemente
ϕ `e analitica reale su Ω.♦
Traccia della dimostrazione. Sia x
0 ∈ Ω, consideriamo una palla B aperta di raggio finito e
con B ⊂ Ω centrata in x
0 e applichiamo la formula (3.17) su B, tenendo conto che ∆ϕ = 0:
ϕ(x) = −
I
+∂B
G
n(x, s)∇
sϕ(s) · ndS(s) +
I
+∂B
(∇
sG
n(x, s))ϕ(s) · ndS(s) ,
dove, in particolare, x ∈ B
0, con B
0 palla aperta centrata in x
0 di raggio strettamente inferiore
a quello di B. I due integrandi sono funzioni continue nelle variabili (x, s) e quindi limitate su
(x, s) ∈ B
0× ∂B (che `e un insieme compatto in R
n× R
n). La stessa cosa accade alle derivate
in x, di ogni ordine, degli integrandi. Notare le divergenze di G
n(x, s) (e delle sue derivate)
appaiono solamente quando x = s, cosa impossibile se (x, s) ∈ B
0 × ∂B. Per ogni derivata di
ogni fissato ordine α (incluse derivate miste) nelle componenti di x, D
x(α)esiste una costante M
α
per cui |D
x(α)G
n(x, s)n · ∇
sϕ(s)| ≤ M
α per ogni s ∈ ∂B ed uniformemente in x ∈ B
0. Dato che,
per ogni α, ogni funzione costante ∂B 3 s 7→ M
α ≥ 0 `e sicuramente assolutamente integrabile
su ∂B (che ha misura finita!), concludiamo dal Teorema B.5 in Appendice che possiamo passare
la derivata D
(α)x fuori dal segno di integrale in
−
I
+∂B
D
x(α)G
n(x, s)∇
sϕ(s) · ndS(s)
derivando per x = x
0. Lo stesso ragionamento si pu`o fare per il secondo integrale nella
decomposizione integrale di ϕ:
ϕ(x) = −
I
+∂B
G
n(x, s)∇
sϕ(s) · ndS(s) +
I
+∂B
(∇
sG
n(x, s))ϕ(s) · ndS(s) .
In altre parole, possiamo dunque derivare ϕ ad ogni ordine α, scaricando le derivate sulle funzioni
G
n(x, s) e n · ∇
sG
n(x, s), sotto il segno di integrale. In tal modo abbiamo verificato che ϕ `e
infinitamente differenziabile in x
0 e quindi, dato che ci`o vale per ogni punto x
0 ∈ Ω, abbiamo
provato che ϕ ∈ C
∞(Ω). Diamo ora una dimostrazione del fatto che, localmente, ϕ pu`o essere
estesa ad una funzione analitica di pi`u variabile complesse z 7→ ϕ
0(z) con z ∈ Ω
C ⊂ C
n un
aperto che include Ω ⊂ R
n. Per prima cosa notiamo che, dalla loro definizione, le funzioni
B
0 3 x 7→ G
n(x, s) = G
n(||x − s||), con s ∈ ∂B fissato, si estendono a funzioni analitiche
complesse di pi`u variabili (non daremo una dimostrazione rigorosa di tale fatto): z 7→ G
0n(z, s)
con z = x + iy, dove y ∈ B
0 e x ∈ B
0 e possiamo anche prendere (x, y) ∈ B
0× B
0, restringendo
il raggio originale di B
0. Definiamo pertanto per (x, y) ∈ B
0× B
0:
ϕ
0(z) := −
I
+∂B
G
n(z, s)∇
sϕ(s) · ndS(s) +
I
+∂B
(∇
sG
n(z, s))ϕ(s) · ndS(s) .
Il secondo membro `e ben definito e pu`o essere derivato in x e y passando le derivate sotto il segno
di integrale, dato che la funzione G
n`e infinitamente differenziabile sul compatto B
0× B
0× ∂B.
Dato che per ogni fissato s, la funzione z 7→ G
0n(z, s) soddisfa in ogni variabile z
kle condizioni di
Cauchy-Riemann, soddisfer`a le stesse condizioni la funzione ϕ
0: `e sufficiente passare le derivate
sotto il segno di integrale. In definitiva, la funzione di variabile complessa B
0+ iB
0 3 z 7→ ϕ
0(z)
`
e definita su un aperto, ammette derivate continue (essendo di classe C
∞) nelle variabilei x
k e
y
k(dove z = (z
1, · · · , z
n) = (x
1+ iy
1, · · · , x
n+ iy
n)) e soddisfa le condizioni di Cauchy-Riemann
in ogni variabile z
k. Tenuto conto di quanto detto in (2) in osservazioni 2.5, ϕ
0 `e una funzione
olomorfa in pi`u variabili complesse e nell’intorno di ogni punto nel suo dominio varr`a lo sviluppo
(3.18) con ϕ
0 al posto di f . Dato che per valori reali z
0 = x
0 ∈ R
n, ϕ
0 si riduce alla funzione a
valori reali ϕ, concludiamo che nell’intorno di ogni x
0∈ Ω vale lo sviluppo (3.19) con ϕ al posto
di f . In altre parole ϕ `e una funzione analitica reale sul dominio aperto Ω. 2
Osservazioni 3.2.
(1) Il teorema appena dimostrato ci dice quindi che, nell’intorno di ogni suo punto del dominio,
una funzione armonica pu`o sempre essere estesa ad una funzione analitica complessa su
un’op-portuna estensione complessa di quell’intorno C
n.
(2) Le funzioni analitiche reale godono della propriet`a dell’unicit`a della continuazione analitica
che enunciamo a proviamo nella prossima proposizione.
Proposizione 3.2. Se due funzioni analitiche reali ϕ e ψ sono entrambe definite sull’aperto
non vuoto e connesso Ω ⊂ R
n e coincidono sull’aperto non vuoto A ⊂ Ω, allora coincidono su
tutto Ω. ♦
Dimostrazione 1 (dimostrazopne diretta usando cammini continui). Definiamo la
fun-zione analitica reale φ := ψ − ϕ. Sia U ⊂ Ω l’insieme dato dall’unione di tutti gli aperti inclusi in
Ω su cui φ ≡ 0. Ovviamente U `e non vuoto dato che ∅ 6= A ⊂ U , aperto e U ⊂ Ω. Supponiamo
per assurdo che U 6= Ω. Sia allora q ∈ Ω \ U e p ∈ U . Ci sar`a un cammino continuo γ : [0, 1] → Ω
con γ(0) = p e γ(1) = q. Se s = sup{t ∈ [0, 1] | γ(t) ∈ U }, sar`a p
0 := γ(s) ∈ ∂U ∩ Ω per
co-struzione. (Bench`e sia elementare lo dimostriamo per completezza. Se p
0 = γ(s) ∈ int(U ) = U ,
c’`e una palla aperta B centrata in γ(s) tutta contenuta in U . La controimmagine di B
secon-do la funzione continua γ `e un intorno aperto di s per cui include un intervallo aperto I 3 s
con la propriet`a che γ(I) ⊂ U , ma allora ci sarebbe un intorno destro di s la cui immagine
secondo γ `e inclusa in U e questo `e impossibile per definizione di s che non potrebbe essere un
maggiorante dell’insieme {t ∈ [0, 1] | γ(t) ∈ U }. Si ottiene un analogo assurdo assumendo che
p
0 = γ(s) ∈ ext(U ): si trova un intorno sinistro di s la cui immagine secondo γ `e nell’esterno di
U e questo `e impossibile per definizione di s, dato che avremmo γ(s) 6∈ {t ∈ [0, 1] | γ(t) ∈ U } e
anche che s non `e un punto di accumulazione di {t ∈ [0, 1]|γ(t) ∈ U }. L’unica possibilit`a `e quindi
p
0 ∈ ∂U , ma anche p
0 = γ(s) ∈ Ω per definizione di γ.) Dato che p
0 ∈ Ω, ha senso valutare φ in
p
0 ed in un intorno di esso. Dato che φ `e continua con tutte le sue derivate di ogni ordine e che,
essendo p
0∈ ∂U , esiste una successione di punti {p
n}
n∈N⊂ U che converge a p
0, tutte le derivate
di φ in p
0 possono essere calcolate prendendo i limiti di tali derivate verso p
0 ∈ Ω, calcolandole
sulla successione {p
n}
n∈N ⊂ U , prima di fare i limiti. Dato che φ
U≡ 0 e che U `e aperto, le
derivate di φ in U sono tutte nulle ad ogni ordine. Le derivate ad ogni ordine di φ saranno allora
nulle quando valutate in p
0 con la procedura di limite indicata sopra. Dato che in p
0 la funzione
φ `e analitica, facendo lo sviluppo di Taylor centrato in p
0, concludiamo che φ ≡ 0 in un intorno
aperto J
p0 ⊂ Ω di p
0. Abbiamo raggiunto un assurdo dato che J
p0 `e un aperto su cui φ ≡ 0, ma
J
p0 6⊂ U (dato che J
p0 3 p
0 ∈ ∂U e ∂U ∩ U = ∅ essendo U aperto). Questo `e impossibile per
definizione di U . Concludiamo che deve essere U = Ω.
Dimostrazione 2 (usando altre propriet`a topologiche). Definiamo la funzione analitica
reale φ := ψ − ϕ. Sia U ⊂ Ω l’insieme dato dall’unione di tutti gli aperti inclusi in Ω su cui
φ ≡ 0. Ovviamente U `e non vuoto dato che ∅ 6= A ⊂ U . Per costruzione U ⊂ Ω `e dunque
aperto in R
n e aperto anche nella topologia relativa di Ω. Come ben noto dai corsi di topologia,
dato che Ω `e connesso, gli unici suoi sottoinsiemi contemporaneamente aperti e chiusi (nella
sua topologia relativa) sono Ω e ∅. Se proviamo che U `e anche chiuso nella topologia di Ω
dobbiamo concludere che deve coincidere con Ω dato che U 6= ∅. Per provare che U `e chiuso
nella topologia relativa ad Ω `e sufficiente mostrare che, per esempio, U include la sua frontiera
∂
ΩU (riferita alla topologia relativa di Ω e quindi sottoinsieme di Ω). Se p ∈ ∂
ΩU allora ogni
intorno di p in Ω include punti di U per definizione di frontiera. Di conseguenza i limiti di
tutte le derivate di φ verso p saranno nulli essendo φ nulla in U ed essendo tali derivate funzioni
continue su Ω. Dato che φ `e analitica su Ω ci sar`a un intorno V di p in Ω in cui tale funzione
`
e sviluppabile in serie di Taylor, ma abbiamo appena dimostrato che tale serie `e costituita da
termini nulli. Di conseguenza p ∈ V dove V ∈ Ω `e un insieme aperto su cui φ ≡ 0. Per
de-finizione ∂
ΩU 3 p ∈ U e quindi U `e chiuso nella topologia relativa di Ω come volevamo provare. 2
La proposizione 3.2 ha la seguente implicazione immediata in virt`u del teorema 3.3.
Proposizione 3.3. Se due funzioni armoniche reali ϕ e ψ sono entrambe definite sull’aperto
non vuoto e connesso Ω ⊂ R
n e coincidono su un aperto non vuoto A ⊂ Ω, allora esse
coinci-dono su tutto Ω. ♦
Dimostrazione (basata sull’analiticit`a reale delle funzioni armoniche). La funzione
ϕ − ψ `e analitica reale su Ω aperto e connesso ed `e nulla sul sottoinsieme aperto non vuoto
A ⊂ U . Per la proposizione 3.2 ϕ − ψ = 0 ovunque su Ω. 2