1.3 Equazioni differenziali del secondo ordine quasilineari
1.4.5 Nozione di superficie caratteristica
Ci interessa ora approfondire la situazione opposta in cui, in riferimento al problema di Cauchy
(1.26), valga:
a
0tt(x) = 0 , (1.30)
ovunque sulla superficie Σ.
In tal caso il teorema di Cauchy-Kovalevskaja non pu`o essere applicato e non ci sono garanzie,
per tale via, sull’esistenza e l’unicit`a di una soluzione nell’intorno del punto singolare detto.
Si ricordi che la funzione t = t(x) individua la superficie regolare Σ su cui diamo le condizioni
di Cauchy, tramite la richiesta t(x) = 0, di cui ∇t =P
i∂x∂ti
e
i`e vettore normale mai nullo. Nel
caso in cui valga (1.30), non possiamo applicare il teorema di Cauchy-Kovalevskaja per dati di
Cauchy assegnati la superficie individuata da t = 0. Ora focalizzeremo l’attenzione su questa
classe di superfici.
L’uso delle coordinate Riemanniane e della coordinata t, si `e rivelato comodo per ricondurre
il problema di Cauchy al caso semplificato in cui si pu`o cercare di applicare il teorema di C.-K.,
ma non `e molto comodo nel caso generale. Per definire la suddetta classe di superfici, per le quali
non si applica il teorema di C.-K. faremo quindi uso della sola nozione di superficie regolare,
senza usare sistemi di coordinate particolari come quelli normali.
Definizione 1.6. Se Ω ∈ R
n`e un insieme aperto non vuoto e connesso, si consideri l’equazione
quasi lineare del secondo ordine nella funzione a valori reali u:
n
X
i,j=1a
ij(x) ∂
2u
∂x
i∂x
j+ Φ(x, u(x), ∇
xu) = 0 , (1.31)
dove u ∈ C
2(Ω) e a
ij∈ C
0(Ω) e Φ ∈ C
0(Ω × R × R
n) sono funzioni a valori reali assegnate. Una
superficie regolare Σ ⊂ Ω di dimensione n − 1 `e detta superficie caratteristica per l’equazione
differenziale (1.31), se nell’intorno di ogni p ∈ Σ pu`o essere espressa come il luogo dei punti x in
cui:
(a) S(x) = 0 dove S `e una funzione almeno C
2definita nell’intorno di p,
(b) dS 6= 0 su Σ,
(c) vale la cosiddetta equazione delle caratteristiche:
nX
i,j=1a
ij(x)∂S
∂x
i∂S
∂x
j= 0 , per x ∈ Σ . (1.32)
♦
Evidentemente, nel caso di coordinate normali, la funzione S non `e altro che la coordinata t,
tuttavia, come precisato noi non facciamo ipotesi particolari sulla natura di S e ci limitiamo ad
usare la definzione di sopra nel caso generale. Mostriamo ora che, effettivamente, le superfici
caratteristiche, date dalla definizione generale di sopra, non permettono di applicare il teorema
di Cauchy-Kovalevskaja quando i dati di Cauchy sono assegnati su di esse. Successivamente,
nelle osservazioni, mostreremo che il problema di Cauchy con dati iniziali su una superficie
caratteristica `e , in generale, affetto anche da altre patologie.
Se Σ `e una superficie caratteristica individuata dal luogo degli zeri della funzione S, possiamo
usare su Σ le coordinate normali Riemanniane t, ξ
2, . . . , ξ
n. In questo caso possiamo esprimere
la funzione S nelle coordinate normali definendo
S
0(t, ξ
2, . . . , ξ
n) := S(x
1(t, ξ
2, . . . , ξ
n), . . . , x
n(t, ξ
2, . . . , ξ
n)) .
Con questa definizione abbiamo che S
0(0, ξ
2, . . . , ξ
n) = 0 per ogni scelta delle ξ
k, dato che il
luogo dei punti a S = 0 coincide con il luogo dei punti a t = 0 e coincide con Σ per costruzione.
Di conseguenza devono valere le seguenti condizioni:
∂S
0∂ξ
k t=0= 0 e ∂S
0∂t
t=06= 0 .
La prima condizione si ottiene derivando l’identit`a S
0(0, ξ
2, . . . , ξ
n) = 0, la seconda condizione
deriva dal fatto che, se non fosse vera, avremmo che tutte le derivate di S sarebbero nulle su Σ
(si tenga conto di (2) in Osservazioni 1.13) e questo `e impossibile per la richiesta dS 6= 0 su Σ.
Di conseguenza abbiamo in particolare che, esattamente su Σ,
n
X
i,j=1a
ij∂S
∂x
i∂S
∂x
jΣ=
nX
i,j=1a
ij∂S
0∂t
∂t
∂x
i+
nX
k=2∂S
0∂ξ
k∂ξ
k∂x
i!
∂S
0∂t
∂t
∂x
j+
nX
h=2∂S
0∂ξ
h∂ξ
h∂x
j!
=
nX
i,j=1a
ijÅ ∂S
0∂t
∂t
∂x
i+ 0ã Å ∂S
0∂t
∂t
∂x
j+ 0
ã
=
nX
i,j=1a
ij∂t
∂x
i∂t
∂x
j ΣÅ ∂S
0∂t
ã
2=Å ∂S
0∂t
ã
2a
0tt,
dove
∂S∂t06= 0 nelle nostre ipotesi, e quindi:
a
0tt(0, ξ) =Å ∂S
0∂t
ã
−2 nX
i,j=1a
ij(x)∂S
∂x
i∂S
∂x
jdove il coefficiente davanti alla somma a secondo membro `e ben definito. Concludiamo che, come
preannunciato, la richiesta che Σ sia una superficie caratteristica (ed in particolare la (1.32)) `e
equivalente al fatto che, lavorando in coordinate riemanniane normali attorno a Σ, il coefficiente
a
0ttin (1.28) si annulli su Σ e quindi non si possa applicare il teorema di Cauchy-Kovalevskaja
nemmeno quando sono aggiunte le solite ipotesi di analiticit`a delle funzioni coinvolte.
Si deve notare che noi abbiamo assunto che a
0tt(0, ξ) = 0 su tutta Σ. In realt`a , perch´e si annulli
a
0tt(0, ξ) in un punto p = (0, ξ) ∈ Σ, `e sufficiente che Σ che compare in (1.26) sia tangente in p
ad una superficie caratteristica.
Osservazioni 1.15.
(1) Lavorando su superfici caratteristiche il teorema di Cauchy-Kovalevskaja non pu`o essere
applicato. Questo per`o non significa automaticamente che il problema di Cauchy sia mal posto.
In realt`a qualcosa si riesce comunque a dire nel caso generale sfruttando i soli risultati ottenuti:
indipendentemente dall’applicabilit`a o meno del teorema detto, possiamo concludere dai risultati
appena ottenuti che il problema di Cauchy (1.26) non ha alcuna soluzione quando i dati di
Cau-chy sono assegnati su una superficie caratteristica Σ, se essi non soddisfano una certa equazione
supplettiva. Infatti, passando a coordinate Riemanniane in modo che l’equazione differenziale si
possa scrivere come in (1.28), il fatto che Σ sia caratteristica e che quindi a
0tt(0, ξ) = 0, implica
che l’equazione in (1.28) si riduca, per t = 0, a:
n
X
i=22a
0it(0, ξ)∂u
0 1∂ξ
i+
nX
i,j=2a
0ij(0, ξ) ∂
2u
00∂ξ
i∂ξ
j+ Φ
0Å
0, ξ, u
00(ξ), u
01(ξ),∂u
0 0∂ξ
2, · · · ,∂u
0 0∂ξ
nã
= 0 .
Si osservi che questa condizione coinvolge unicamente i dati di Cauchy noti e non la soluzione,
incognita, dell’equazione. Se questa condizione non `e soddisfatta dalle condizioni di Cauchy non
pu`o , evidentemente, esserci alcuna soluzione del problema di Cauchy.
(2) Mostriamo ora, con un esempio elementare, che viceversa vi sono casi in cui assegnare dati
di Cauchy su superfici caratteristiche per un’equazione iperbolica comporta che esistano infinite
soluzioni al problema posto. Consideriamo il problema di Cauchy per u ∈ C
2(R
2) dove R
2ha
coordinate standard (x, y):
u
xy= 0 ,
u(x, 0) = u
0(x) ,
u
y(x, 0) = u
1(x) ,
(1.33)
dove u
0∈ C
2(R) e u
1∈ C
1(R) sono assegnate.
La matrice caratteristica A dell’equazione considerata `e simmetrica, costante e vale a meno di
un fattore moltiplicativo inessenziale:
A(x, y) =ï0 1
1 0
ò
Gli autovalori di A sono ±1. Questo significa che esiste una matrice ortogonale R, 2 × 2, reale
tale che:
RAR
t= diag(1, −1) .
Di conseguenza l’equazione `e ovunque di tipo iperbolico normale. Le superfici caratteristiche
sono ora curve caratteristiche. Determiniamone alcune. Consideriamo la solita funzione S =
S(x, y) i cui zeri determinano le curve caratteristiche. L’equazione (1.32) si riduce ora a:
∂S
∂x
∂S
∂y = 0 .
La soluzione S = costante non determina alcuna caratteristica in quanto l’insieme S(x, y) = 0
`
e vuoto se la costante `e non nulla, oppure `e tutto R
2se la costante `e nulla, ma in tale caso dS = 0
ovunque. Pertanto deve essere S = S
1(x) con dS
1/dx 6= 0 (per avere dS 6= 0) sull’insieme:
{(x, y) ∈ R
2|S
1(x) = 0 } ,
oppure S = S
2(y) con dS
2/dy 6= 0 sull’insieme:
{(x, y) ∈ R
2|S
2(y) = 0 } .
In particolare, per ogni coppia di costanti c, d ∈ R, le funzioni S
1(x) = x − c e S
2(y) = y − d
soddisfano le condizioni poste. In definitiva le rette x = costante e y = costante sono curve
caratteristiche.
In particolare la retta y = 0 `e una curva caratteristica e pertanto le condizioni di Cauchy del
problema (1.33) sono assegnate su una superficie caratteristica.
La soluzione generale dell’equazione u
xy= 0 in R
2con u ∈ C
2(R
2) `e (provarlo per esercizio):
u(x, y) = f (x) + g(y) ,
dove f, g ∈ C
2(R) sono funzioni arbitrarie. Pertanto ogni eventuale soluzione di (1.33) si deve
ricondurre a questa forma. In particolare dovr`a essere:
u(x, 0) = f (x) + g(0) = u
0(x) , (1.34)
u
y(x, 0) = g
0(0) = u
1(x) . (1.35)
Concludiamo immediatamente da (1.35) che: se u
1non `e una funzione costante, allora il
pro-blema di Cauchy (1.33) non ha soluzioni.
Tuttavia, nel caso in cui u
1sia una funzione costante, il problema (1.33) ha infinite soluzioni.
Infatti ogni funzione della forma:
u(x, y) = u
1y + h(y) + u
0(x) ,
per h ∈ C
2(R) arbitrariamente scelta purch´e h(0) = 0 e h
0(0) = 0, risolve il problema di Cauchy
(1.33).
Esempi 1.3.
dalla costante c > 0:
−1
c
2∂
2u
∂t
2+ ∆u = 0 .
Le coordinate su R
nsono state decomposte come: x = (t, x) ∈ R × R
n−1. L’equazione `e scritta
in forma normale rispetto alla variabile t nel modo seguente:
∂
2u
∂t
2= c
2∆u .
Ci si aspetta pertanto, che assegnando come dati di Cauchy u(0, x) e
∂u∂t(0, x) esista una soluzione
(ed una sola) del problema. Questo accade effettivamente, quando i dati di Cauchy sono in una
determinata classe di funzioni. Passiamo a studiare le superfici caratteristiche sulle quali il
problema di Cauchy `e , in generale, mal posto. Per (t
0, x
0) ∈ R
nfissato, si consideri la superficie
conica di vertice (t
0, x
0):
Γ
(t0,x0):=(t, x) ∈ R
n| c
2(t − t
0)
2= (x − x
0)
2.
Posto S(t, x) = c
2(t − t
0)
2− (x − x
0)
2, abbiamo che il luogo dei punti (t, x) per cui S(t, x) = 0
coincide con Γ
(t0,x0), inoltre
dS = 2c
2(t − t
0)dt − 2(x − x
0) · dx
non si annulla su Γ
(t0,x0)\ {(t
0, x
0)}. Infine, se a
ijdefiniscono la matrice caratteristica
dell’e-quazione delle onde, si ha che:
n
X
ij=1a
ij∂S
∂x
i∂S
∂x
j= −1
c
2Å ∂S
∂t
ã
2+
nX
i=2Å ∂S
∂x
iã
2= −4c
2(t − t
0)
2+ 4(x − x
0)
2,
si annulla esattamente su Γ
(t0,x0). Concludiamo che Γ
(t0,x0)\ {(t
0, x
0)} `e una superficie
caratte-ristica dell’equazione delle onde. Tale superficie `e detta cono di luce di vertice (t
0, x
0).
`
E importante precisare che i coni di luce non sono le sole superfici caratteristiche dell’equazione
delle onde. Altre semplici superfici caratteristiche sono date dai piani di equazione
ct + x · b = d ,
dove il vettore costante b ∈ R
n−1soddisfa ||b|| = 1 e d ∈ R `e arbitrario. La funzione S in questo
caso `e banalmente:
S(t, x) := ct + x · b − d .
(2) L’equazione di tipo Klein-Gordon (con κ ∈ R):
−1
c
2∂
2φ
∂t
2+ ∆φ − κφ = 0 ,
malgrado abbia un termine aggiunto rispetto all’equazione di D’Alembert, ha esattamente le
stesse superfici caratteristiche, dato che ci`o che conta `e solo la forma quadratica associata alle
derivate seconde.
(3) Le equazioni ovunque di tipo ellittico in Ω ⊂ R
n, ed in particolare l’equazione di Poisson
e quella di Laplace non ammettono superfici caratteristiche. Infatti, essendo la matrice dei
coefficienti a
ijdefinita positiva, l’equazione (1.32) ammette come unica soluzione:
∂S
∂x
i= 0 , per i = 1, 2, . . . , n,
per cui, di conseguenza dS = 0 ovunque sul dominio di S. La non esistenza di superfici
caratte-ristiche non significa, come gi`a sottolineato, che i problemi di Cauchy siano sempre ben posti.
(4) Se Ω := R
n, consideriamo infine l’equazione del calore:
−∂u
∂t + a
2
∆u = q .
dove a > 0 `e una costante e q = q(t, x) una funzione assegnata. Sopra le coordinate su R
nsono
ancora state decomposte come: x = (t, x) ∈ R × R
n−1. In questo caso, la (1.32) si riduce a:
n