Prendiamo ora in considerazione due situazioni bidimensionali nelle quali possiamo esemplificare
la teoria precedentemente sviluppata: l’equazione di D’Alembert per le deformazioni trasversali
di una membrana, piana a riposo, rettangolare o circolare, imponendo l’annullarsi della
deforma-zione sul bordo di essa. Dal punto di vista fisico queste due membrane possono pensarsi come
le membrane di tamburi. Diamo esplicitamente la forma delle autofunzioni, degli autovalori
dell’operatore di Laplace e delle frequenze di risonanza.
Membrana rettangolare.
Nel caso della membrana rettangolare, di lati L
1e L
2, autofunzioni dell’operatore di Laplace
sono date dalle funzioni con norma unitaria:
φ
n,m(x, y) = √ 1
4L
1L
2sinÅ nπx
L
1ã
sinÅ mπy
L
2ã
l’autovalore corrispondente `e:
λ
n,m= −ñÅ nπ
L
1ã
2+Å mπ
L
2ã
2ô
, n, m = 1, 2, 3, . . .
La verifica di tali fatti `e immediata tenendo conto del fatto che:
∆ = ∂
2
∂x
2+ ∂
2
∂y
2.
Si pu`o provare che questa classe di autofunzioni determina una base hilbertiana dello spazio
di Hilbert L
2([0, L
1] × [0, L
2], dxdy). Dalla teoria spettrale [Mo18], il fatto che le autofunzioni
trovate formino una base hilbertiana implica automaticamente che non ci possono essere altri
autovalori del laplaciano (con le condizioni al bordo dette) oltre a quelli menzionati sopra.
Le frequenze di risonanza per piccole deformazioni di una membrana rettangolare di lati L
1e
L
2sono dunque date da:
ν
n,m= v
2π
Å nπ
L
1ã
2+Å mπ
L
2ã
2, n, m = 1, 2, 3, . . . (7.26)
Membrana circolare.
Passiamo a considerare il caso di una mambrana circolare di raggio r
0> 0. In questo caso
conviene lavorare in coordinate polari piane θ, r centrate nel centro della memebrana. In queste
coordinate l’operatore di Laplace si scrive:
∆ = 1
r
2∂
2∂θ
2+1
r
∂
∂rr
∂
∂r . (7.27)
Vista la simmetria del sistema, conviene provare a cercare autofunzioni della forma semplificata:
φ(θ, r) = Θ(θ)R(r), dove la funzione di θ deve “chiudersi” dopo un giro completo, cio`e deve
avere periodo 2π o un multiplo intero di tale numero. L’equazione agli autovalori,
∆φ = λφ ,
si scrive, tenendo conto della (7.27):
R(r)1
r
2∂
2Θ(θ)
∂θ
2+1
rΘ(θ)
∂
∂rr
∂R(r)
∂r = λΘ(θ)R(r) ,
da cui, nei punti in cui Θ(θ)R(r) 6= 0:
1
Θ(θ)
∂
2Θ(θ)
∂θ
2= λr
2− r
R(r)
∂
∂rr
∂R(r)
∂r .
Dato che il primo membro `e solo funzione di θ mentre il secondo `e solo funzione di r, concludiamo
che deve essere, per qualche costante µ:
1
Θ(θ)
d
2Θ(θ)
dθ
2= µ , λr
2− r
R(r)
d
drr
dR(r)
dr = µ .
La prima equazione ammette soluzione:
Θ(θ) = Ce
√µθ+ C
0e
−√µθ.
Dato che tale funzione deve essere periodica con periodo 2π o un multiplo di esso, concludiamo
che deve essere:
µ = −n
2, n = 0, 1, 2, . . .
e quindi, possiamo considerare candidati autofunzioni del tipo
φ
(±)(θ, r) = e
±inθR
n(r) , n ∈ N ,
dove la funzione R soddisfa:
λr
2R
n(r) − r d
drr
dR
n(r)
dr = −n
2
R
n(r)
cio`e, portando tutto a destra dell’uguale,
0 = r
2d
2
R
n(r)
dr
2+ rdR
n(r)
dr + (−λr
2
− n
2)R
n(r) .
Ricordando che λ < 0 per la proposizione 7.1 e definendo ρ := √−λr, concludiamo che la
funzione f (ρ) := R
n(ρ/√−λ) soddisfa l’equazione di Bessel di ordine n
ρ
2d
2
f (ρ)
dρ
2+ ρdf (ρ)
dρ + (ρ
2
− n
2)f (ρ) = 0 , ρ ∈ R . (7.28)
Le soluzioni di questa equazione sono ben note e sono tutte della forma (A
ne B
ncostanti
arbitrarie complesse):
R
n(ρ/√−λ) = f (ρ) = A
nJ
n(ρ) + B
nY
n(ρ)
dove J
ne Y
n, per n = 0, 1, 2, . . . sono le funzioni di Bessel di ordine n di prima e seconda
specie:
J
n(ρ) := 1
π
Z
π 0cos(nτ − ρ sin τ )dτ ,
Figura 7.2: Le prime 3 funzioni di Bessel di primo tipo.
Y
n(ρ) := 1
π
Z
π 0sin(nτ − ρ sin τ )dτ − 1
π
Z
+∞ 0e
nτ+ (−1)
ne
−nτe
−ρ sinh τdτ .
Le funzioni Y
nsono singolari per ρ = 0 (corrispondente al centro della memebrana) dove
diver-gono (per il secondo integrale nella definizione di Y
n), mentre noi cerchiamo funzioni ovunque
regolari perch`e le autofunzioni devono appartenere a D. Le funzioni J
nsono invece C
∞(R) e
analitiche reali dato che sono sviluppabili in serie centrata in ρ = 0:
J
n(ρ) =
+∞X
m=0(−1)
mm!(m + n)!
ρ
2
2m+n,
e la serie coinverge ovunque in R. Pertanto, tornando nella variabile r ∈ [0, +∞), rimaniamo
con l’opzione
R
n(r) = A
nJ
n(r√−λ) .
Dobbiamo infine imporre che siano soddisfatte le condizioni di annullamento al bordo Θ(θ)R(r
0) =
0 per le nostre candidate autofunzioni. Dunque, per n = 0, 1, 2, . . . fissato, deve valere:
J
n(r
0√−λ) = 0 (7.29)
La funzione J
n= J
n(x) ha infiniti zeri non nulli in [0, +∞) (dato che oscilla attorno all’asse
x come un sinusoide smorzato). Indichiamo gli zeri che cadono in (0, +∞) con x
nm, dove
m = 1, 2, . . . ed abbiamo scelto la loro numerazione in modo tale che x
n m+1> x
n m. Per ogni
n i valori ammissibili di λ non sono arbitrari, ma deve risultare r
0√
−λ = x
nm. In altre parole,
deve essere λ = λ
n,mdove
λ
n,m:= −Å x
nmr
0ã
2, n = 0, 1, . . . m = 1, 2, . . . . (7.30)
(Si osservi che se accettassimo gli zeri coincidenti con 0 avremmo λ = 0 che sappiamo essre
impossibile, per questo ci interessano solo gli zeri di J
nche cadono in (0, +∞).) Dato che in
numeri x
nmsono noti e tabulati, questa identit`a determina possibili autovalori per il laplaciano
Figura 7.3: Il modo corrispondente alla frequenza di risonanza ν
1,3della membrana circolare
vibrante.
con condizioni di annullamento al bordo del disco di raggio r
0quando si assume che le
autofun-zioni abbiano la forma di prodotto supposta inizialmente. In definitiva un set di autofunautofun-zioni,
con corrispondenti autovalori (7.30), `e quindi dato da
3:
φ
(±)n,m(θ, r) = C
nmJ
nÄrp−λ
n,mä
e
±inθ, n = 0, 1, . . . m = 1, 2, . . . (7.31)
il valore assoluto di C
nmviene fissato imponendo che la norma L
2dell’autofunzione sia unitaria.
`
E un noto risultato classico che effettivamente l’insieme di autofunzioni trovate, per n = 0, 1, . . .
e m = 1, 2, . . ., sia una base hilbertiana di L
2(D, dxdy) dove D `e il disco di raggio r
0. Dalla
teoria spettrale questo fatto implica automaticamente che non ci possono essere altri autovalori
del laplaciano (con le condizioni al bordo dette) oltre a quelli determinati dalla (7.30).
Le frequenze di risonanza di una membrana circolare di raggio r
0sono dunque date da:
ν
n,m= v
2π
x
nmr
0, n = 0, 1, 2, . . . m = 1, 2, . . . (7.32)
dove x
nm`e l’m-esimo zero di J
nin (0, +∞).
Osservazioni 7.5. Le frequenze di risonanza di una corda ad estremi fissati hanno forma
vn/(2L), per cui sono tutte un multiplo intero della frequenza pi`u bassa v/(2L). Per le
mem-brane oscillanti `e invece falso che esista una frequanza di valore minimo di cui tutte le altre
siano multipli interi di essa. Questo fatto, `e ci`o che distingue il suono degli strumenti musicali
a percussione, come i tamburi, da quelli a corde come il pianoforte, l’arpa, la chitarra, gli
stru-menti della famiglia del violino. Gli strustru-menti a fiato hanno comunque un suono con le stesse
caratteristiche di quelli a corde in cui tutte le frequenze di risonanza sono in multiplo intero
della pi`u bassa. I musicisti dicono per illustrare questo fatto che il suono prodotto da alcuni
strumenti a percussione
4, come il tamburo, non `e armonico al contrario di quello prodotto dagli
strumenti a corde ed a fiato che lo `e.
3
Passando in coordinate cartesiane si pu`o verificare direttamente con un calcolo laborioso che le funzioni in esame sono C2 anche in un intorno dell’origine (x, y) = (0, 0), punto in cui le coordinate polari sono singolari.
4
Nel documento
Fondamenti di FISICA MATEMATICA II: Introduzione alla Teoria delle Equazioni alle Derivate Parziali del Secondo Ordine
(pagine 193-198)