allargamento del concetto di discriminazione
FINANZIAMENTI E PROGRAMMAZIONE
2. I PROGETTI EUROPEI A FAVORE DELL ’ UGUAGLIANZA DI GENERE : ESEMPI DALL ’ ESPERIENZA ITALIANA
2.1 FIVE MEN, uomini contro la violenza sulle donne
2.1.1 Genere e violenza, una storia di oppressione maschile
Come già sopraccennato, FIVE MEN si concentra sul tema della violenza di genere; per comprenderne pienamente la portata e il significato sarà pertanto necessario fornire preliminarmente alcune indicazioni orientative a proposito dei concetti chiave legati a tale tematica.
Cosa si intende esattamente con la l’espressione “violenza di genere”? Essa può essere definita come una specifica forma di violenza rivolta a una persona sulla base del suo genere (includendo in ciò l’identità o l’espressione di tale genere), e quindi come una violenza che investe in maniera significativa persone appartenenti a un preciso genere anziché un altro; nel nostro caso, quando parliamo di violenza di genere intendiamo inquadrare numerose forme
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Per approfondimenti circa il Settimo programma quadro (2007-2013) si rimanda a http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=URISERV:i23022&from=IT.
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di violenza maschile perpetrata a danno di donne di età diverse. La violenza sulle donne costituisce una grave violazione dei diritti fondamentali relativamente alla dignità e all’uguaglianza, nonché la forma più definitiva di discriminazione; non solo impatta negativamente sulla salute e sul benessere del genere femminile, ma ne ostacola anche l’accesso al mondo del lavoro e rende impossibilel’indipendenza finanziaria. La violenza sulle donne si caratterizza come un fenomeno estremamente vasto, che conosce diverse forme: dalla violenza fisica a quella sessuale, da quella psicologica a quella economica, tanto nella vita privata quanto in pubblico. Nella sfera privata, di parla ad esempio di violenza domestica, perpetrata in ambito familiare attraverso minacce, maltrattamenti fisici e psicologici, atteggiamenti persecutori, stalking, percosse e abusi sessuali, che non coinvolgono solo donne e ragazze, ma si ripercuotono anche sui minori, per via della cosiddetta violenza assistita; in pubblico e sui posti di lavoro le donne sono spesso esposte a molestie e abusi sessuali, stupri e ricatti. Le radici di un simile fenomeno, che non tocca solamente le vittime, ma anche le famiglie, gli amici e la società nella sua interezza, affondano in motivi profondamente strutturali, che sostanzialmente risiedono nella disuguaglianza e nello squilibrio di potere tra donne e uomini a livello sociale, culturale, economico e politico; asimmetrie che sono allo stesso tempo causa e conseguenza delle disparità di genere (Agostini 2011).
Il fenomeno della violenza sulle donne è aggravato da una certa complessità nella possibilità di analisi: numerose indagini, tanto a livello nazionale quanto europeo, rivelano infatti come la maggior parte di coloro che subiscono atti di violenza decida di non denunciare la propria esperienza né alla polizia, né a organizzazioni di sostegno alle vittime. La mancanza di contatto tra le donne che vivono esperienze di violenza e il sistema giudiziario comporta che le necessità e i diritti di molte di esse non vengano affatto rispettati. Conseguentemente, le risposte politiche e pratiche alla violenza sulle donne non sono sempre pertinenti né esaurienti; poiché risentono dei limiti di un fenomeno sommerso, non si riescono a basare su dati completi e
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comparabili. Questo aspetto di “invisibilità” della violenza di genere è legato a motivi storici e culturali; la violenza sulle donne rimane invisibile perché connaturata e complice con leggi, tradizioni e valori patriarcali e maschilisti profondamente ingiusti, che fino a tempi molto recenti l’hanno presentata quale un fenomeno naturale e riguardante l’aspetto “privato” della dimensione familiare, nel quale la morale non ritiene solitamente corretto entrare. Proprio a causa di queste connotazioni del fenomeno, si rende estremamente necessario un intervento pubblico che porti a riconoscere come la violenza sia una questione che richiede un aiuto estero, sia un intervento esterno dello Stato o delle associazioni, e non un fenomeno privato e confinato all’interno delle mura domestiche; una conoscenza maggiormente approfondita della violenza è essenziale per lo sviluppo di politiche e servizi che risultino capaci di arginare il fenomeno. Le istituzioni devono incoraggiare le donne a rivolgersi ai sistemi giudiziari, garantendo loro il supporto necessario ad affrontare tale situazione, onerosa tanto sul piano psicologico quanto su quello economico (Agostini 2011; Zumbo, Lupidi 2013; FRA 2014).
L’Unione europea si è dotata nel tempo di alcune strumentazioni che possono aiutare a combattere la violenza sulle donne. Tra queste, la direttiva 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato59, che si rivolge essenzialmente alle vittime di violenza di genere, di violenza sessuale e di violenza in una relazione stretta. Altra misura importante è la cosiddetta Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica60 (altrimenti nota semplicemente come Convenzione di Istanbul). Questo documento, promulgato appunto dal Consiglio d’Europa nel 2011, è da tenere in particolare considerazione, dal momento che rappresenta il primo strumento regionale giuridicamente vincolante in Europa che affronta in maniera globale la violenza contro le donne (sia essa violenza psicologica,
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Per consultare il testo completo della direttiva: https://www.giustizia.it/resources /cms/documents/sgep_tavolo18_allegato3.pdf.
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Al seguente link si trova il testo completo della Convenzione di Istanbul: http://www.pariopportunita.gov.it/images/stories/documenti_vari/UserFiles/PrimoPiano/Conv enzione_Istanbul_violenza_donne.pdf.
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fisica e sessuale, o atti persecutori e molestie). La Convenzione entrerà in vigore a seguito della ratifica di dieci Paesi, otto dei quali devono essere Stati membri del Consiglio d’Europa61 (FRA 2014).
L’attivismo legislativo rappresenta certamente un’importante presa di coscienza collettiva nei confronti della gravità della situazione e comprende tanto strumenti che intervengono ex post, quanto anche altre soluzioni che servono a limitare e prevenire la violenza, prima che questa si verifichi (Agostini 2011). Per fermare veramente la violenza è auspicabile però un cambiamento profondo e generale della mentalità sessista comunemente diffusa, attraverso una puntuale azione educativa rivolta soprattutto ai giovani, che contribuisca a decostruire l’ordine di pensiero stereotipo e ingiusto. Ed è in tale direzione che procedono alcune campagne di sensibilizzazione, a cui anche l’Unione europea contribuisce attraverso il cofinanziamento di attività promosse poi dai singoli governi nazionali.
L’Italia ha in passato lanciato molte campagne di sensibilizzazione sul tema della violenza di genere, ma tutte presentavano un’impostazione e un linguaggio rivolto essenzialmente alle sole donne vittime di violenza; esse intendevano spiegare loro che alcuni comportamenti maschili non sono indice di amore ma di violenza e possessività, spingerle a denunciare le situazioni in cui si trovano e allontanarsi dai propri aguzzini. Al contrario, poche sono state finora le campagne rivolte agli uomini, nonostante la loro responsabilità all’interno di questo fenomeno; le poche realizzate utilizzavano peraltro un linguaggio sbagliato, di condanna e stigmatizzazione. Gli uomini stessi sono infatti spesso vittime degli stereotipi e delle aspettative sociali e la debolezza maschile è costituita proprio dal fatto di non riuscire a pensarsi differentemente dalla dimensione del dominio (Agostini 2011). Proprio su questa riflessione si innesta l’innovatività di FIVE MEN; questa campagna di comunicazione sociale è originale nella misura in cui si rivolge proprio agli uomini, considerati attori fondamentali del cambiamento, da coinvolgere positivamente
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La Convenzione è stata finora firmata da 32 Stati e ratificata da Turchia, Albania, Portogallo, Montenegro, Italia, Bosnia Erzegovina, Austria e Serbia.
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creando consapevolezza e mettendoli in prima linea nella lotta alla violenza contro le donne. L’idea principale è quindi quella di affrancarsi da un certo tipo di rappresentazione femminile, in cui le donne sono presentate unicamente come vittime maltrattate, per mostrare anche l’altra faccia del problema, il comportamento sbagliato degli uomini. In un contesto in cui questo fenomeno è in preoccupante aumento, è sempre più necessario fermare la violenza prima che si compia.