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3. C ARATTERISTICHE , CRITICITÀ E NUOVE PROSPETTIVE PER LA PROGETTAZIONE EUROPEA : UN ’ ANALISI QUALITATIVA
3.2 I motivi alla base dell’attivazione dei progetti europe
Un’altra area tematica indagata nel corso delle interviste è stata quella concernente le motivazioni di fondo che spingono quelle associazioni e istituzioni che condividono un orizzonte valoriale simile a costruire partenariati per partecipare ai progetti europei. Da un punto di vista generale, dalle interviste emergono tre principali ordini di motivi. In primis, i progetti sono utili per osservare una stessa questione da diversi punti di vista; ciò consente a ogni soggetto coinvolto di arricchire il proprio approccio strategico e aiuta ad andare oltre la nazionalità degli interventi specifici. In secondo luogo si considera una motivazione strettamente economica; la Commissione europea cofinanzia l’80% dei progetti e ciò contribuisce a disporre di fondi e risorse che a livello nazionale sarebbe difficile reperire e allocare. Infine emerge un altro aspetto importante, che è quello della diffusione; i risultati dei progetti realizzati in ambito europeo hanno una maggiore possibilità di essere
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disseminati, discussi e confrontati con risultati frutto di esperienze analoghe degli altri Paesi membri. Ciò consente di realizzare più facilmente l’obiettivo di stimolare un cambiamento culturale, sia che si affronti il tema della violenza sulle donne come fa FIVE MEN, sia quello della partecipazione femminile alle carriere scientifiche, come in STAGES e TRIGGER.
Attivare i progetti e toccare con mano la realizzazione delle politiche in coordinamento con altri Stati europei è un’ottima esperienza; si segue la scia delle policies attivate dall’UE per un avanzamento generale delle politiche di pari opportunità in tutta l’Unione. Attraverso i partenariati si manifesta la volontà di creare uno standard elevato e portare a quel livello i Paesi che magari non sono così avanzati; questa però è una ruota che gira, chi è indietro su un tema può rivelarsi più forte in un altro campo e quindi fornire lì il suo contributo. Questo è un po’ il principio per cui nessuno deve essere lasciato indietro (Di Nardo, Falcomatà; DPO).
Scendendo poi nello specifico, è stato chiesto agli attori quali sono quei motivi puntuali che hanno spinto ad attivare, promuovere e sostenere progetti come STAGES, TRIGGER e FIVE MEN. I primi due sono in un certo senso simili e si rivolgono alla dimensione della ricerca scientifica, cioè una delle attività che più contribuisce allo sviluppo e al futuro dell’intera umanità. Il motivo che ha spinto la nascita di progetti come STAGES e TRIGGER è la necessità di un cambiamento strutturale degli istituti accademici e di ricerca, che porti a una loro trasformazione interna in senso di uguaglianza di genere, obiettivo ancora lontano dall’essere raggiunto.
Le donne hanno superato gli uomini nei campi di studio scientifici ormai da molti anni (…), ma come ricercatrici sono attive molte meno di quelle che sono formate per questa professione (…). È quindi necessario che ci sia una presenza qualificata di donne in quel campo (Declich; ASDO).
I diversi attori progettuali, come abbiamo precedentemente accennato, entrano in circuiti che permettono loro di mettere a frutto l’esperienza precedentemente accumulata su una data tematica, attraverso il confronto con i
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propri partner. Ad esempio STAGES e TRIGGER sono stati preceduti da altri due progetti, PRAGES e WHIST, che hanno contribuito a formare un certo corpus di conoscenze sul tema di donne e scienza e ad accumulare un bagaglio conoscitivo che si sarebbe dovuto concretizzare in futuro.
Come già sottolineato, a spingere attori così diversi a collaborare per migliorare le conoscenze in una data materia è, tra le altre cose, la volontà di mettere a frutto quanto già sperimentato. Ad esempio, il DPO e ASDO hanno lavorato insieme in passato su progetti legati a una simile tematica (i succitati PRAGES e WHIST); quindi STAGES e TRIGGER costituiscono il naturale prosieguo di quelle esperienze e una concretizzazione delle conoscenze in precedenza accumulate. L’Università di Pisa ha colto l’opportunità offerta dai bandi tematici per affrontare le disuguaglianze di genere all’interno dell’Ateneo in modo strutturale e ragionato, proprio in virtù della conoscenza e della consapevolezza che si erano generate sul tema.
Quando sono usciti bandi su questa linea d’azione abbiamo provato a intercettarli (...), poi con gli stessi interlocutori principali che poi hanno realizzato il progetto TRIGGER era stato presentato alla tornata precedente un progetto molto simile, che si chiamava TARGET (Cervia; UNIPI).
Le motivazioni che hanno spinto all’attivazione di FIVE MEN si basano su una posizione analitica decisamente critica nei confronti delle campagne di sensibilizzazione sul fenomeno della violenza contro donne precedentemente realizzate. Esse presenterebbero il difetto sistematico di riprodurre modelli sociali stereotipati: donne deboli e vittime da una parte e uomini ambigui dall’altra. Tali campagne si rivelano non solo inefficaci ma anche controproducenti per due ordini di motivi: l’implicita conferma di gerarchie di genere asimmetriche e la spettacolarizzazione della violenza.
Presentando sempre l’idea che ci sia un uomo protettivo e una donna debole e fragile, si giustificano quelle relazioni di gerarchia e di controllo che poi sfociano anche nella violenza di genere [e ci
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si focalizza] su quella che è la spettacolarizzazione della violenza (Ciccone; MP).
FIVE MEN, al contrario, è una campagna che vuole mostrare ciò che avviene prima della violenza, ovvero le dinamiche relazionali che la generano e che prova così a parlare ai sentimenti, alle emozioni e all’esperienza diretta degli uomini. Un motivo profondo e molto interessante del lavoro di Maschile Plurale è infatti la costruzione in positivo della prospettiva di cambiamento, che offra agli uomini uno strumento per risignificare le proprie esperienze di vita. Come emerge da una survey compiuta in venti scuole di venti regioni italiane dagli anni Ottanta fino al 2015, vi è una lettura sempre più controversa del fenomeno del cambiamento; questo o non viene riconosciuto o viene interpretato come qualcosa che ha generato più disordine e confusione che non una crescita di diritti e di libertà.
Noi abbiamo appunto una rappresentazione dominante – nel discorso pubblico, nei media e quindi anche nelle narrazioni individuali, del cambiamento come qualcosa che ha generato disordine e una perdita di identità, soprattutto negli uomini (…) Quindi i rapporti sono più fragili, c’è più violenza e meno rispetto, meno capacità maschili di autodisciplinamento (…) una rappresentazione molto confusa che rischia di frenare il cambiamento (Ciccone; MP).