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APPROCCIO TEOLOGICO

NELLA PREGHIERA FILIALE DI GESÙ Ha Fong Maria k o 1

1. Gesù orante nel racconto dei Vangeli

Il Catechismo della Chiesa Cattolica introduce così la presentazione di Gesù che prega: «L’evento della preghiera ci viene pienamente ri-velato nel Verbo che si è fatto carne e dimora in mezzo a noi. Cercare di comprendere la sua preghiera, attraverso ciò che i suoi testimoni ci dicono di essa nel Vangelo, è avvicinarci al Santo Signore Gesù come al Roveto ardente. […]. Il Figlio di Dio diventato Figlio della Vergine ha anche imparato a pregare secondo il suo cuore d’uomo. Egli apprende le formule di preghiera da sua Madre, che serbava e meditava nel suo cuore tutte le “grandi cose” fatte dall’Onnipotente (cf Lc 1,49; 2,19;

2,51). Egli prega nelle parole e nei ritmi della preghiera del suo popolo, nella sinagoga di Nazaret e al Tempio. Ma la sua preghiera sgorga da una sorgente ben più segreta, come lascia presagire già all’età di dodici anni: “Io devo occuparmi delle cose del Padre mio” (Lc 2,49). Qui co-mincia a rivelarsi la novità della preghiera nella pienezza dei tempi: la preghiera filiale, che il Padre aspettava dai suoi figli, viene finalmente vissuta dallo stesso Figlio unigenito nella sua Umanità, con e per gli uomini».2 È suggestiva l’immagine del Gesù orante simile a quella del Roveto ardente da cui risplende il mistero di Dio. Anche Benedetto XVI ne usa una simile: Guardiamo a Gesù, «alla sua preghiera, che at-traversa tutta la sua vita, come un canale segreto che irriga l’esistenza, le relazioni, i gesti e che lo guida, con progressiva fermezza, al dono totale di sé, secondo il progetto di amore di Dio Padre».3

2 Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) n. 2598-2599.

3 Benedetto Xvi, La preghiera attraversa tutta la vita di Gesù, udienza generale di Mercoledì 30 novembre 2011. Nel ciclo di catechesi iniziato dal 7 settembre 2011, il Papa ha dedicato varie udienze a riflettere sulla preghiera di Gesù. Oltre a quello citato sopra, gli altri temi sono: Il gioiello dell’inno di giubilo (7 dicembre 2011), La preghiera di Gesù legata alla sua prodigiosa azione guaritrice (14 dicembre 2011), La preghiera nel-la Santa Famiglia di Nazaret (28 dicembre 2011), La preghiera di Gesù nell’Ultima Cena (11 gennaio 2012), La preghiera di Gesù nell’«ora» del suo innalzamento e della sua glorificazione (25 gennaio 2012), La preghiera di Gesù al Getsemani (1 febbraio 2012), La preghiera di Gesù di fronte alla morte - Mc e Mt (8 febbraio 2012), La preghiera di

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Tutti gli evangelisti si compiacciono di annotare che Gesù prega in diverse circostanze.4 Sono complessivamente 15 i momenti in cui essi ritraggono Gesù in preghiera:

• Una volta al mattino da solo in un luogo solitario (soltanto in Mc 1,35).

• Una volta da solo sul monte nei pressi di Betsaida (Mc 6,46 e Mt 14,24).

• Una volta con il cosiddetto «inno di giubilo» (Lc 10,21-22 // Mt 11,25-27).

• Due volte nella triplice tradizione:

– nell’agonia al Getsemani (Mc 14,32-39; Mt 26,36-39.44; Lc 22,41-44),

– sulla croce («Dio mio, Dio mio …» in Mc 15,34; Mt 27,46; «Pa-dre, perdona loro …» in Lc 23,34; «Padre nelle tue mani» in Lc 23,46).

• Sette volte nel solo Luca:

– 3,21: al battesimo,

– 5,16: in luoghi solitari dopo la guarigione di un lebbroso, – 6,12: sulla montagna da solo prima della scelta dei Dodici, – 9,18: prima di chiedere le opinioni sulla propria identità e della

susseguente confessione di fede di Pietro, – 9,28-29: sul monte della trasfigurazione,

– 11,1: prima di insegnare il Padre nostro ai discepoli.

• Tre volte nel solo Giovanni:

– 11,41: davanti alla tomba di Lazzaro, – 12,27-28: nell’imminenza dell’«ora»,

– cap. 17: nella cosiddetta «preghiera sacerdotale».

Gesù nell’imminenza della morte - Lc (15 febbraio).

4 Per una visione generale sulla preghiera di Gesù si veda giAnnoni paolo, Gesù orante. Lectio divina sull’esperienza di Gesù, Milano, Paoline 2000; helewA Giovanni,

«Abbà! Padre!», in Ancilli Ermanno, La preghiera. Bibbia, teologia, esperienze storiche, vol. 1, Roma, Città Nuova 1988, 73-107; vAnhoye Albert, Gesù modello di preghiera, Roma, Ed. Apostolato della Preghiera 2009; pAniMolle Salvatore, Gesù modello e mae-stro di preghiera nel vangelo secondo Luca, in Parola Spirito e Vita 3(1981), 122-139;

chrUpcAłA Lesław, La prassi orante di Gesù nella catechesi lucana, in Liber Annuus.

Studium Biblicum Franciscanum 49(1999) 101-136. Una descrizione sintetica di Gesù che prega il Padre si trova anche nei Principi e norme per la Liturgia delle Ore (2 feb-braio 1971), n. 3-4.

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Gesù pregava da solo e in pubblico, si recava al tempio, che è «casa di preghiera» (Mc 11,17; Mt 21,13; Lc 19,46; Is 56,7), partecipava «se-condo il suo solito» (Lc 4,16) alle liturgie sinagogali. Si ritirava spesso a pregare in luoghi solitari (Mc 1,35; Lc 5,16; 9,18) o sul monte (Mc 6,46;

Mt 14,23; Lc 6,12), luogo in cui nell’Antico Testamento sono avvenute varie teofanie, ed aveva un unico desiderio: intrattenersi in dialogo in-timo con Dio. Alle volte Gesù pregava presto al mattino «quando era ancora buio» (Mc 1,35) prima di essere assalito dalla folla; altre volte, congedava la folla e si raccoglieva in profondo colloquio con il Padre (Mt 14,23). Gli capitava di passare la notte intera in orazione (Lc 6,12).

Tutti gli evangelisti, ma in particolare Luca, qualificato come «l’e-vangelista della preghiera»,5 mostrano come la preghiera ha scandito le tappe salienti del ministero di Gesù, come una preghiera più intensa ha preparato o accompagnato i momenti decisivi della sua vita. Gesù prega all’inizio del suo ministero segnato dal battesimo nel Giordano (Lc 3,21), dopo una giornata di predicazione (5,16), nel contesto dell’e-lezione dei dodici apostoli (6,12), prima della confessione di Pietro (9,18), all’ora della trasfigurazione sul monte (9,28), quando insegna ai discepoli a pregare (11,1), sul monte degli Ulivi alla vigilia della passio-ne (22,41) e, infipassio-ne, passio-nel momento della suprema manifestaziopassio-ne d’amo-re sulla croce dove pd’amo-rega per il perdono dei suoi crocifissori (23,34) e affida la sua vita nelle mani del Padre (23,46) esprimendogli sia il suo abbandono fiducioso, come la sua piena accettazione e conformità al piano di salvezza.

Gli evangelisti non ci danno notizie sul tempo, sui luoghi e le cir-costanze della preghiera di Gesù, ma non trascurano di descrivere in alcune occasioni l’atteggiamento dell’orante, perché anche le

espressio-5 Nel Vangelo di Luca la preghiera è un tema ricorrente e fortemente accentuato. I termini più abituali con i quali gli evangelisti designano la preghiera è il verbo Proséu-chesthai (pregare) ed il sostantivo proseuché (preghiera). Si constata che in Luca e negli Atti il verbo e il sostantivo ricorrono complessivamente 47 volte, mentre gli stessi ter-mini in Matteo sono attestati 17 volte ed in Marco 12; in Giovanni questi terter-mini sono assenti. Questa è la statistica riportata da prete Benedetto, Le parabole della preghiera nel Vangelo di Luca, Leumann (TO), Elledici 2003, 200-203. Oltre alla particolare sot-tolineatura sulla preghiera di Gesù, Luca riporta con cura gli insegnamenti di Gesù sulla preghiera. Colpiscono in modo particolare il lettore del Vangelo le tre parabole di Gesù sulla preghiera narrate soltanto da Luca: la parabola dell’amico importuno (Lc 11,5-8), le parabole del giudice iniquo e della vedova insistente (Lc 18,1-8) e la parabola del fariseo e del pubblicano (Lc 18,9-14).

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ni non verbali, i movimenti del corpo hanno una notevole importan-za, come si può constatare nella parabola del fariseo e del pubblicano.

L’atteggiamento con cui questi due uomini pregano riflette il loro sta-to d’animo non con meno eloquenza delle loro parole. Gesù pregava spesso «guardando verso il cielo» (Mc 7, 34) o «alzò gli occhi al cielo»

(Mt 14,19; Lc 9,16; Gv 11.41; 17,1) prima di pronunciare la preghiera.

Alzare gli occhi verso la simbolica dimora di Dio per prendere contatto diretto con lui è un atteggiamento tipico dell’orante.6 La preghiera al Getsemani è accompagnata da un gesto che rivela il turbamento e l’an-goscia di Gesù, ma allo stesso tempo il suo totale abbandonarsi al Pa-dre: egli, «andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava» (Mc 14,35);

«andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava» (Mt 26,39),

«si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e prega-va» (Lc 22,41).

Ci sono ancora alcuni dettagli significativi che fanno intuire le emo-zioni vive e forti che Gesù sperimentava nella preghiera. In primo luogo l’esultanza di Gesù quando pronunciava il cosiddetto «inno di giubilo»: «In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse» (Lc 10,21). Il termine egalliásato che Luca usa è lo stesso per descrivere il sussulto di gioia di Giovanni Battista nel grembo materno all’incontro con Maria e con il suo Figlio Gesù, il Salvatore presen-te ma ancora nascosto. Deriva dal verbo saltare ed esprime il sussulto di stupore, «l’eccesso intenso dell’animo che vive un evento grande e gioioso».7 C’è poi il grido sulla croce. Secondo Luca, prima di spirare Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46); nel racconto di Matteo Gesù «gridò a gran voce ed emise lo spirito» (Mt 27,50); in quello di Marco Gesù, «dan-do un forte gri«dan-do, spirò» (Mc 15,37). Nella tradizione biblica il gri«dan-do esprime l’attitudine spontanea del credente che, in un frangente par-ticolarmente doloroso, invoca la presenza di Dio e si abbandona con fiducia in lui.8 Sulla croce la preghiera va oltre la parola e si fa grido,

6 Lo si trova come gesto di preghiera in molti brani dell’Antico Testamento. Si possono citare: 2Cr 20,12; Tb 3,12; Sl 24,15; 122,1-2; 144,15; Dn 4,31; 13,35. Negli Atti Luca ricorda che, dopo il suo discorso, Stefano si mise in atteggiamento di preghiera

«fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra» (At 7,55).

7 giAnnoni, Gesù orante 46.

8 Cf Es 14,10; Dt 24,15; 1Sam 12,17; 2Sam 22,7; Sl 17,7; 27,1; 38,13; 60,2; 87,2-3.14, ecc. Del «grido» di Gesù, ma fuori del contesto di preghiera, si parla ancora in Lc 8,8 e

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un grido che lancia direttamente al cuore del Padre,9 e un grido che unisce il Figlio di Dio all’umanità che soffre e anela la salvezza in una solidarietà estrema e sorprendente. «Tutte le angosce dell'umanità di ogni tempo, schiava del peccato e della morte, tutte le implorazioni e le intercessioni della storia della salvezza confluiscono in questo Grido del Verbo incarnato».10 E il Padre le accoglie, le assume come sue, le eleva e le trasforma. «Gesù Crocifisso che muore con una “gran voce”, diventa lo squarcio nella volta del cielo, il “buco” che mette in contatto Dio e l’uomo».11