APPROCCIO TEOLOGICO
RIVELAZIONE DELLA NOBILTÀ DI CUORE Il pensiero di Tommaso d’Aquino
3. La gratitudine nel suo fondamento
Leggendo e riflettendo su alcuni studi relativi ai termini gratitudine e riconoscenza, proposti sia dal Grande Lessico del Nuovo Testamento sia dal Dizionario dei concetti biblici, ho potuto constatare una forte sintonia tra i due registri di riflessione: quello di san Tommaso e quello biblico. Di qui l’opportunità di riportare alcune note fondamentali dal punto di vista biblico come occasione per esplicitare e approfondire ulteriormente il tema.
Gianfranco Ravasi, ricordando che in ebraico manca un termine specifico per indicare la gratitudine, evidenzia che il ringraziamento è compreso in un sentimento più articolato e ricco della spiritualità del popolo di Dio ed ha una peculiare struttura religiosa.24 Infatti, è preva-lente il senso di gratitudine verso Dio, il Signore di Israele, il Creatore del cielo e della terra. In esso convergono motivi di fede-fiducia, fusi con la lode, l’adorazione, il ringraziamento. In sintesi, la gratitudine de-linea i tratti peculiari della risposta a Dio che si rivela e che, misericor-dioso, interviene a soccorrere, ad elargire i suoi doni “gratuitamente”, solo per amore.25
Il salterio ne è una testimonianza eloquente: tutta la vita umana nelle sue sublimi manifestazioni come nei suoi abissi di miseria è davanti a Dio nella ferma fiducia che Egli si china sulla sua creatura, ascolta il suo grido e non delude le sue attese. Non si tratta di illusione o di evasione dalla concretezza dell’esistenza. Israele, come popolo e come singoli
24 Cf rAvASi Gianfranco, Il libro dei salmi. Commento e attualizzazione, vol. 1, Bolo-gna, Edizioni Dehoniane 1981, 54-57.
25 Cf BonorA Antonio, Alleanza, in roSSAno Piero - rAvASi Gianfranco - ghir
-lAndA Antonio (a cura di), Nuovo Dizionario di Teologia Biblica (= NDTB), Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo 1988, 21-35; pAniMolle Salvatore Alberto, Amore, in NDTB 35-64; de lorenzi Lorenzo, Elezione, in NDTB 444-458; MArconcini Benito, Fede, in NDTB 536-552.
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fedeli, fonda la sua speranza nel ricordo delle grandi opere di Dio, nella storia della salvezza. Questo ricordo fa ri-conoscere la presenza di Lui e suscita il senso di una gratitudine profonda e gioiosa.
La gratitudine si esprime nel “benedire”, “benedire insieme”, “in ogni tempo”, al di là degli eventi più o meno felici. Loda il Signore, perché Egli è grande nell’amore. Anzi, paradossalmente e asimmetrica-mente, Dio benedice e Israele benedice!
«La benedizione è una componente fondamentale dell’apparato liturgico sacerdotale e della teologia biblica. Essa è a duplice direzio-ne: parte da Dio e si effonde sull’uomo; sale dall’uomo beneficato per avere come termine Dio. Duplice è, perciò, anche il vocabolario: “Dio benedice” e “Benedetto sia Dio” con l’aggiunta della motivazione per cui si benedice Jahweh. Si può così parlare più accuratamente di due benedizioni, l’una “costitutiva”, efficace, divina, espressa in forma ot-tativa; l’altra “dichiarativa”, umana, formulata come una lode innalzata a Dio. La prima è chiamata “costitutiva” perché, promanando da Dio,
“costituisce” l’uomo nella felicità, nel successo, nel suo destino, nella sua dignità. Essa si rivela soprattutto nella fecondità nelle benedizioni patriarcali (cf Gn 1,22-28). Il vocabolario della benedizione “costitu-tiva” traccia tutto l’itinerario dell’umanità dalla creazione fino alla vo-cazione di Abramo (Gn 12,1-4; cf 3,14.17; 4,11; 5,29; 8,21; 9,25.26: le maledizioni che la benedizione di Abramo cancella). A questo primo movimento, verificabile nella liturgia attraverso la benedizione impar-tita dal sacerdote, succede la benedizione “dichiarativa” del fedele che […] risponde “benedicendo Dio” per il suo dono (Sl 103,1-2.20-22;
104,1.35), cioè proclamando attraverso l’inno gli interventi salvifici del Signore e ringraziandolo per la sua sconfinata generosità che si effonde nella storia personale e comunitaria, nell’umanità e nel cosmo».26
Il Sl 34 è eloquente in tal senso. Esso è un «impasto di inno-bene-dizione-ringraziamento».27 Attesta la complessità dell’atteggiamento di gratitudine verso Dio, quell’atteggiamento definito da san Tommaso
“virtù della religione”, la gratitudine sovraeminente.
Benedire viene da bārǎk - berek = ginocchio. Dal punto di vista an-tropologico è l’inginocchiarsi davanti al Signore, riconoscendone la signoria, la grandezza, l’autorità benefica: Egli interviene con gesti po-tenti, salvando. Perciò l’atto del benedire suppone il riconoscimento
26 rAvASi, Il libro dei salmi 613.
27 L. cit.
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dell’opera di Dio che si traduce in lode e ringraziamento. Questa bene-dizione si fonda sul primato del Signore, su quel benedire costitutivo che sorge dalla sua fedeltà alla quale la creatura risponde con la fede, con l’amen. La benedizione si trasforma in tehillāh = lode, ossia nel parlare positivamente di Lui, della sua eccellenza, dei suoi portenti.
Lode viene dal verbo hālǎl che si può tradurre con glorificare. Solo Dio ne è degno! Solo davanti a Lui, il Signore, il Creatore, possiamo inginocchiarci.
La vera adorazione comporta uno stile di vita coerente, perché non vi può essere doppiezza tra culto e vita.
La parola alleluia deriva da hālǎl = esaltare, vantare, innalzare la grandezza e l’eccellenza di una persona, di un oggetto degno di lode.
Dal messaggio biblico emerge che il vantarsi, innalzarsi, centrato su se stessi o sugli uomini è disdicevole, non è corretto. Bisogna, invece, glo-riarsi nel Signore, perché Egli è il centro della vita e la sorgente di ogni benedizione (Rm 5:1-2,11; 2Cor 10,17 Fil 2,6-8; 3,3).
Paolo sottolinea: «Com’è scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”»
(1Cor 1,31).
Benedire, lodare è celebrare, è fare grande gādǎl. È porre l’enfasi sulle grandi opere del Signore a favore di Israele e di tutta la sua crea-zione.
Questo fare grande – dimensione del ringraziamento – implica tre aspetti: è un’espressione della coscienza, un riconoscimento personale della maestà e della gloria divina; è riconoscerlo e dichiarare pubblica-mente la sua grandezza; è invitare gli altri a riconoscere ed acclamare tale grandezza. Tutto ciò attesta che Egli è vivente nella vita delle singo-le persone ed è presente nell’universo, specie nella storia.
Ravasi, nel presentare i salmi, propone la famiglia dei salmi di fiducia e di gratitudine, mostrando come fiducia e gratitudine siano in rappor-to. La fiducia è «l’atteggiamento interiore che pervade tutti i salmi e che in alcuni diventa quasi tematico. L’inno è, infatti, professione di fede e di gratitudine nei confronti del Creatore e Signore; la supplica è possi-bile solo se si ha fiducia in Dio, e ha un senso solo nella speranza d’un esaudimento che naturalmente sfocerà nel ringraziamento; il ringrazia-mento allo stato puro è d’altronde già quello dell’inno di lode che cele-bra Dio con riconoscenza, prescindendo dal favore atteso o ricevuto».28
28 Ivi 54.
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Tutto il salterio è permeato da questa atmosfera di fiducia e di rico-noscenza, per cui è illuminante la risposta di Gesù al lebbroso guarito:
«Alzati, va’! La tua fede di ha salvato» (Lc 17,19).
Nel salterio fiducia e ringraziamento sono associati. «La fiducia è alla base di ogni manifestazione religiosa. L’amen biblico, il verbo della fede […], suggerisce simbolicamente il basarsi su una roccia stabile, la sicurezza della certezza contro le sabbie del dubbio. Paolo vede in Abramo il modello del credente che “spera contro ogni speranza” (Rm 4,18)».29 Jhwh è «la speranza di Israele» (Ger 14,8; 17,13), la sorgente di quiete e di gioia, perché è Lui la fonte della vita.
La fiducia è un atteggiamento individuale e collettivo; è intrisa di gratitudine, perché anticipatamente si confessa che Jhwh ascolta il gri-do di chi a Lui si rivolge, anche dei peccatori, e li salva, offre loro una vita nuova. Le sfumature di questi sentimenti si possono scorgere per-correndo il salterio.
Ad esempio il Sl 16 è un testo di mistica altissima che proclama a Jhwh: «Tu sei la mia felicità» (v. 2); il Sl 23 è il canto del pastore in cui si pone ogni sicurezza; il Sl 46 sottolinea la presenza operante del Dio degli eserciti; il Sl 62 loda Dio unica speranza e unico riposo, mentre il Sl 125 è una preghiera di riconoscenza a Jhwh per la sicurezza che offre al suo popolo.
L’atteggiamento di fondo è un’esplosione interiore, libera e spon-tanea, di idee e di espressioni, che si radica nella fiducia in Dio, una fiducia che fa impallidire tutte le altre certezze e ogni altro appoggio umano. Dio è interlocutore diretto, un tu nel dialogo d’amore, nella comunione interpersonale, nella riconosciuta relazionalità asimmetrica e paradossalmente paritaria.
Il salmista proclama: «Tu sei la mia salvezza, o Jhwh, la mia fiducia fin dall’infanzia; in te mi appoggiai fin dal grembo; fin dal grembo di mia madre sei tu che mi sollevi» (71,5-6).
Ai salmi di fiducia si associano quelli più specifici di ringraziamento.
«Alla riconoscenza pura dell’inno si sostituisce, in alcuni salmi, una riconoscenza più “umana”, più “interessata”, per un dono o una gra-zia ricevuta. Dal lamento durante la prova si passa alla confessione fi-duciosa delle proprie responsabilità; ci si affida, nel salmo di fiducia, alla fedeltà incrollabile di Dio e si conclude con una lode di
ringrazia-29 L. cit.
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mento a liberazione ottenuta. Dal passato tragico si passa alla certezza dell’esaudimento, basata non tanto sul merito dell’uomo quanto sulla fedeltà misericordiosa di Dio, e sfocia, alla fine, nella celebrazione di gratitudine».30
Questa forma più interessata di preghiera non esclude, anzi sup-pone, l’aspetto teologico fino all’accettazione della volontà di Dio, dei suoi piani, anche quando non coincidono pienamente con le attese dell’orante.31
Gesù porta a pienezza questo atteggiamento religioso caratteristico di Israele. Egli è totalmente abbandonato, affidato alla bontà del Padre fino all’offerta della vita sulla Croce. Rivela nella sua persona e nel suo ministero il volto del Padre. Conduce e colloca i discepoli nell’humus fecondo di questo amore e di questo affidamento.
La Chiesa primitiva ne è testimone, vivendo in spirito di lode e di ringraziamento, trasformando l’esistenza in culto e portando il culto nella storia personale e dei popoli.
In modo sintetico si possono cogliere queste coordinate nelle loro svariate connotazioni di riconoscenza, di gratitudine, di giubilo e di esultanza, leggendo e meditando alcuni studi proposti dal Grande Les-sico del Nuovo Testamento e dal Dizionario dei concetti biblici, specie alle voci ainéō, eucharistéo, euloghéō con i rispettivi derivati. Da questi studi emerge la peculiarità dell’utilizzo di tali termini specie nei LXX.
Prevale il significato teologico rispetto all’uso che ne fa il greco classi-co.32 Da questa radice teologale nasce la dimensione antropologica che
30 Ivi 55.
31 Ravasi indica una probabile lista di salmi di ringraziamento nazionali: Sl 65; 66; 67;
118, l’ultimo «piccolo» Hallel, è l’esempio più chiaramente liturgico; il 124; il 129. Vi sono poi composizioni miste, quali Sl 9-10, Sl 18; 30; 32,2-7; il 34; il 40 (parallelo al 70), il 41, il 52, e, per certi aspetti, anche l’inno alla provvidenza e alla giustizia divina del Sl 92. Gustosi sono i Salmi 101; 116; 138. Salmi affini sono pure quelli che proclamano le beatitudini (Sl 1,1; 128,1.4s, pure Sl 41,2-4; 112; 32,1-2; 84,5-8.12b-13; 119,1-3; 127,5;
128; 144,12-15). Un altro luogo ove cogliere il senso del ringraziare è quello dei salmi di protezione divina che portano nell’alveo letterario fondamentale della fiducia o del ringraziamento: Sl 73,26-27; 91,14-16; 121,3-8 (cf rAvASi, Il libro dei salmi 56-57).
32 Cf per i termini Ringraziamento, lode: La gratitudine – ευχαριστία (eucharistía) – e la lode – αινέω (ainéō): SchUltz Helmut, αινέω (ainéō), in coenen Lothar - Beyreyther Erich - BietenhArd Hans (a cura di), Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testa-mento, Bologna, Dehoniane 1975, 1572-1573; link Hans Georg, Benedizione ευγογέω (euloghéō), in Ivi 171-176; eSSer Hans-Helmut, ευχαριστία (eucharistía), in Ivi 1573-1576; id., Grazia χάριρ (Charis), in Ivi 824-832; Schlier Heinrich, αινέω, in Grande Lessico del Nuovo Testamento, Brescia, Paideia 1967, vol. 1, 476; herrMAnn Johannes -
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si fa solidarietà e cura, riconoscimento e responsabilità verso gli altri e verso l’universo.
Riportare l’articolazione di questi studi eccede dalle proporzioni del presente lavoro nell’economia del volume.33
Vorrei richiamare solo una nota che mi sembra di particolare rilievo per la nostra riflessione.
Il NT porta a compimento il processo ermeneutico iniziato già nella Bibbia ebraica e proseguito nella traduzione dei LXX: l’atteg-giamento di gratitudine con la ricchezza e la profondità dei suoi con-notati ha come fonte e come meta Dio, il Creatore e il Salvatore; si radica nel cuore della creatura umana ed ha la storia come luogo di espressione; il Signore Gesù è la Rivelazione dell’amore di Dio che crea e che ricrea, che dona la vita in abbondanza; Egli rende visibile la sorgente e la meta della riconoscenza, svela i segreti e le profondi-tà del cuore umano, purificandolo e colmandolo dello spirito filiale, traccia pure la via lungo la quale essa si esprime nei confronti di Dio, del prossimo e dell’universo.
Paolo è l’autore che usa di più il linguaggio che fa riferimento a ainéō, eucharistéo, euloghéō. E mi sembra una ulteriore conferma delle coordinate teoantropologiche della gratitudine. Infatti, egli ricompren-de tutto l’evento salvifico compiuto in Cristo nel suo risvolto antropo-logico. Così le sue lettere iniziano con l’inno di ringraziamento a Dio per l’opera di salvezza compiuta nel Signore Gesù la quale, mediante la Chiesa, raggiunge ogni creatura. Porta, poi, il ringraziamento ai desti-natari della lettera o ai suoi collaboratori, sempre considerati dal punto di vista teologale. In alternativa, vede l’assenza di gratitudine come il segno della poca conoscenza di Dio (Rm 1,21). Nel suo epistolario, come nella sua vita, «non c’è preghiera che possa fare a meno del rin-graziamento […]. L’agire per motivo di gratitudine esclude assoluta-mente una vita nel vizio».34
greeven Heinrich, Ευχαριστία, in Ivi 1210-1299; Beyer Hermann Wolfgang, Ευλογεω ευλογια, in Grande Lessico del Nuovo Testamento, Brescia, Paideia 1967, vol. 2, 1150-1179.
33 Nel presente volume sulla preghiera di ringraziamento di Gesù vi è il saggio di Ha Fong Maria Ko.
34 eSSer, ευχαριστία (eucharistía), in coenen - Beyreyther - BietenhArd (a cura di), Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento 1575-1576.
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