• Non ci sono risultati.

Il messaggio biblico-cristiano e la sua profezia oggi

APPROCCIO TEOLOGICO

RIVELAZIONE DELLA NOBILTÀ DI CUORE Il pensiero di Tommaso d’Aquino

4. Il messaggio biblico-cristiano e la sua profezia oggi

Le considerazioni proposte evidenziano la struttura costitutivamen-te relazionale della persona umana e indicano anche l’origine di questa relazionalità. Il messaggio biblico-cristiano si radica sul principio di creazione e di salvezza.

La persona umana non viene dal caso o dal caos, non è un semplice prodotto biologico. Nasce, cresce, giunge a maturità, coltivando la sua relazionalità, quindi riconoscendo la sua interdipendenza dagli altri e, conseguentemente, nutrendo ed esprimendo il sentimento della grati-tudine.

L’accoglienza di questa visione della realtà non è scontata. Molti sin-tomi patologici di antropologie più o meno narcisistiche si insinuano nelle culture.

E la Bibbia lo ricorda dalle sue prime pagine con il dramma del peccato originale.

L’apertura della persona umana ad un’altra, il riconoscimento di quanto viene da fuori di sé, sono possibili sulla base della fede-fiducia, quindi sulla coscienza della propria dipendenza, del proprio limite, del bisogno dell’altro. La gratitudine non può edificarsi senza questa base.

Essa è un modo di sentire relazionale, esiste solo nei confronti di qual-cun altro con il quale si intesse un legame visto come un incremento di vita, non come una minaccia.35

Una certa concezione di sviluppo umano, inteso come rottura di vincoli al fine di conquistare l’autonomia e giungere, così, all’età adulta, insinua l’idea della relazione come ostacolo all’espansione della propria personalità. Pertanto, non favorisce, anzi, talvolta, rimuove il senso di gratitudine verso gli altri.

Non può nascere la riconoscenza in una mentalità egocentrica e mercantilista.

Ma è possibile un’antropologia relazionale emarginando la dimen-sione teologale e teologica dell’esistenza?

La nostra generazione in modo paradossale avverte i sintomi del de-serto spirituale creato dall’ateismo, la cui propaganda non ha eliminato la nostalgia di Dio, piuttosto, essa, in un contesto con germi di consu-mismo e relativismo, rischia di alimentarsi al mercato delle “proposte

35 Cf girArdi Giovanni - BoniFAcio Gianattilio (a cura di), Oltre la fragilità. Il dono prezioso della libertà, S. Pietro in Cariano (Verona), Il Segno dei Gabrielli Editori 2010.

92 Marcella Farina

religiose fai da te”36 e, conseguentemente, a un’antropologia autistica che umilia la persona umana, censurandone il riferimento costitutivo al Trascendente.

Pure andrebbe verificata criticamente una certa mentalità che iniet-ta atteggiamenti ambivalenti anche nei confronti dei genitori. La gra-titudine verso di loro, per il dono della vita, per le cure e la dedizione che offrono ai figli, sembra una virtù facoltativa. La vita non è percepita come dono, piuttosto come effetto di una loro scelta dalla quale deriva la loro responsabilità. Decidendo di mettere al mondo un figlio, si assu-mono il dovere di crescerlo e di accudirlo. I figli non si sentono respon-sabili del fatto di essere venuti al mondo. Non l’hanno chiesto. È la spia di una cultura senza padre e senza madre, effetto di una cultura senza Dio. L’esito è il deserto dei sentimenti, il deserto dello spirito. Quindi l’assenza di gratitudine.

Vita è una parola carica di molteplici significati.37 Nella prospettiva biblico-cristiana tutti si tengono insieme nel Dio il Vivente che dona la vita e fa partecipare alla sua fecondità la sua creatura. Così i genitori sono coloro a cui è dovuta maggiore gratitudine dopo Dio.

San Tommaso, dopo la virtù della religione e della pietà – rispetti-vamente verso Dio e verso i genitori –, pone l’obbedienza all’autorità costituita per il fatto che questa assicura il bene comune.

In una società mercantilista in cui si pensa di pagare i servizi e, quin-di, non avere alcun debito con nessuno, si taglia alla radice la possibilità della gratitudine. E non stupisce se, poi, nei confronti di coloro che ci offrono beni individuali e privati, si cerca di sdebitarsi al più presto per non avere il peso della riconoscenza.

Gli effetti, in modo provocatorio, Bauman li ha raffigurati in un mondo umano come sciame di consumatori.38

36 Cf coMitAtoperil progetto cUltUrAledellA cei (a cura di), Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto. Relazioni, Siena, Cantagalli 2010; id., Dio Oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto. I dibattiti, Siena, Cantagalli 2010. Il materiale è in internet:

http://www.progettoculturale.it/questionedio/dio_oggi/00007308_Dio_oggi.html.

37 Cf link h.g., Vita, βίος bios – ζωή zōê, in coenen - Beyreyther - BietenhArd (a cura di), Dizionario dei concetti biblici, rispettivamente alle pp. 2008-2009, 2009-2015;

cAvedo Romeo, Vita, in NDTB 1660-1680.

38 Cf BAUMAn Zygmunt, Amore liquido, Bari - Roma, Laterza 2004; id., Voglia di comunità, Roma - Bari, Laterza 2005; id., Homo consumens. Lo sciame inquieto dei con-sumatori e la miseria degli esclusi, Milano, Erickson 2007; poliSeno Antonio, La grati-tudine: tra obbligazione morale e debito legale, Roma, Armando Editore 2005; cf l’intero fascicolo: «La relazione»? Una categoria che interpella, in PATH 10(2011)1;

interessan-La gratitudine rivelazione della nobiltà di cuore 93

La gratitudine come atteggiamento umano emerge, così, nella sua problematicità: è una virtù che ha un suo costo, non è affatto un frutto spontaneo. Talvolta genera disagio perché, da una parte è percepita come un sentimento considerato idealmente positivo, dall’altra, nel vis-suto, è percepita come un obbligo da assolvere.

San Tommaso ci ripeterebbe: «Il debito della riconoscenza nasce da quello dell’amore, dal quale nessuno deve desiderare di essere assolto.

Perciò il sentire questo debito come un peso deriva da una mancanza di amore verso i propri benefattori».39 Ove il percorso dell’amore si ferma a metà strada, la persona non matura, piuttosto si ripiega su se stessa, non riesce a guardare l’altro come dono di cui ringraziare.

Dal deserto delle relazioni umane si giunge a fare della natura un deserto e persino un mucchio di rifiuti sparsi a caso.40

Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in veritate, richiama la inelu-dibile relazione che esiste tra persona umana, società, natura-ambiente, sottolineando che la questione sociale oggi è questione antropologica la quale chiama in causa la dimensione teologica ed ecologica. In questo orizzonte si augura un’alleanza tra uomo e ambiente, perché la «natura è espressione di un disegno di amore e di verità […], opera mirabile del Creatore, recante in sé una “grammatica” che indica finalità e criteri per un utilizzo sapiente, non strumentale e arbitrario».41 «Le modalità con cui l’uomo tratta l’ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e viceversa».42

Da queste note si può facilmente convenire sul valore educativo del-la riconoscenza e sull’urgenza di riflettervi pedagogicamente nell’attua-le contesto socio-culturanell’attua-le, per amore delnell’attua-le nuove generazioni.

te nella rivista Se Vuoi, n. 2/2000; http://www.hottopos.com/notand1/antropologia_e_

forme_quotidiane.htm: in particolare la relazione di lAUAnd L. Jean, La Filosofia di S.

Tommaso d’Aquino soggiacente al nostro linguaggio d’ogni giorno. Antropologia e Forme Quotidiane, proposta all’Universitat Autonoma de Barcelona, il 23-4-1998, tradotta in italiano da Sproviero Mario. È molto interessante nelle sue considerazioni concrete quotidiane.

39 toMMASod’AqUino, La Somma Teologica IIa-IIae, q. 107, a. 1, 106.

40 Cf Benedetto Xvi, Lettera enciclica Caritas in veritate (29 giugno 2009), in particolare nn. 48, 50, 68, 70-71, in Insegnamenti di Benedetto XVI, V/1, Città del Vaticano, LEV 2010, 1222-1241. Approfondisce inoltre questa prospettiva nell’Esorta-zione post-sinodale sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa: Verbum Domini (30 settembre 2010), n. 108, in Insegnamenti V/2, 527-528.

41 Caritas in veritate n. 48, in Insegnamenti V/1, 1222-1223.

42 Ivi n. 51, 1224-1226.

LITURGIA E GRATITUDINE