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La gestione del rischio e il quadro delle sofferenze

42 Ruozi R & Sassi R., Riflessioni sulla riforma delle banche di credito cooperative.

3.2 I risultati di 10 anni di attività

3.2.3 La gestione del rischio e il quadro delle sofferenze

Negli ultimi anni la BCC Agrigentino ha sempre manifestato un profondo impegno per una corretta gestione del rischio connesso all’esercizio dell’attività bancaria.

Come osservato da Riccardo Tedeschi, senior specialist di Prometeia, nel contesto attuale la piena consapevolezza del rischio dell’attività svolta e un’efficiente gestione dello stesso sono essenziali per il benessere del settore bancario. Per gestire il rischio occorre innanzitutto misurarlo e in seguito approntare un’adeguata politica di risk management52.

La BCC Agrigentino è molto attenta al governo e alla gestione dei rischi e nel garantire una continua evoluzione dei presidi organizzativi e delle soluzioni metodologiche a supporto di un efficace ed efficiente governo e controllo degli stessi.

La gestione dei rischi rientra nel più ampio quadro del Sistema dei controlli interni aziendale, definito in maniera armonica con le nuove disposizioni di vigilanza prudenziale.

La gestione dei rischi aziendali prevede una netta separazione tra le funzioni produttive e quelle di controllo al fine di garantire l’efficienza e l’efficacia dei processi operativi, salvaguardare l’integrità del patrimonio aziendale, tutelare dalle perdite, garantire l’affidabilità delle informazioni e il corretto svolgimento dell’attività nel rispetto della normativa interna ed esterna.

A tal fine un ruolo molto importante è svolto dal Risk Management. La BCC ha, contestualmente, definito la mappa dei rischi rilevanti verso i quali risulta esposta.

52http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2016/10/04/storia-quasi-breve-del-risk-management-

89 Per la determinazione del capitale interno a fronte dei rischi quantificabili, la Banca si avvale delle metodologie di calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari relativamente ai rischi di Pillar I e degli algoritmi semplificati indicati dalla Banca d’Italia per i rischi quantificabili rilevanti (rischio di concentrazione e rischio di tasso d’interesse del portafoglio bancario). Rispetto ai rischi non quantificabili la Banca ha predisposto adeguati presidi interni di controllo e attenuazione.

La Banca si è dotata di strumenti e procedure (Internal Capital Adequacy Process, ICAAP) per determinare il livello di capitale interno adeguato a fronteggiare ogni tipologia di rischio ai quali è o potrebbe essere esposta, oltre a quelli del Pillar I, tenendo conto anche degli scenari di stress.

La determinazione del capitale interno complessivo effettuata mediante il “Building Block Approach” prende in considerazione sia la situazione attuale che quella prospettica, tenendo conto anche degli scenari di stress53.

Se, a seguito delle risultanze delle prove di stress, dovesse emergere l’inadeguatezza dei presidi interni posti in essere dalla Banca, verrà valutata l’opportunità di adottare appropriate misure organizzative o di allocare specifici buffer di capitale interno.

In virtù delle rilevazioni fatte al 30/06/2008 e al 31/12/2008 la Banca, adottando il “Building Block Approach54”, quantificò un capitale interno complessivo, tenuto conto delle risultanze delle prove di stress, pari a € 911.065 a giugno e a 1.169.732 a dicembre, coperto da un capitale complessivo rispettivamente di €4.847.506 e €4.966.049 (fig. 34).

53 BCC Agrigentino, Bilancio 2016. Nota integrativa.

54 << La metodologia utilizzata per la definizione dei requisiti patrimoniali si fonda sul

c.d. "approccio a blocchi" (building-block approach), secondo il quale si identificano requisiti di capitale separati per i diversi tipi di rischio>. Banca d’ Italia, Recepimento della nuova regolamentazione prudenziale internazionale. Requisiti patrimoniali sui rischi di mercato,ottobre 2006.

90 Figura 34: Capitale interno complessivo. Anno 2008

Fonte: BCC Agrigentino, Bilancio 2008.

Si evidenziava, quindi, una situazione positiva con un’eccedenza patrimoniale rispetto al requisito di capitale interno complessivo di € 3.936.441 a giugno ed € 3.796.317 a dicembre, che garantiva elasticità alla gestione operativa e si poneva quale ulteriore presidio a fronte di eventi estremi e fluttuazioni avverse del ciclo economico.

L’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica è un elemento determinante nella pianificazione strategica aziendale; inoltre, la BCC Agrigentino, da sempre, ha avuto cura nel mantenere le proprie risorse patrimoniali al di sopra dei vincoli regolamentari e questo le ha dato la possibilità di continuare a sostenere l’economia locale e in particolar modo le famiglie e le piccole imprese del territorio.

Nel 2010 la BCC Agrigentino ha registrato un’eccedenza di patrimonio di 3.651.000 euro rispetto al capitale interno necessario a coprire i rischi misurati dal primo pilastro e di 2.584.000 euro rispetto a quanto necessario per far fronte a quelli complessivi di credito, operativo, concentrazione e tasso. Tali dati hanno fatto registrare un valore leggermente più basso al termine dell’esercizio successivo; nonostante ciò, l’indice di patrimonializzazione e solvibilità della

91 Banca, il tier1 Capital ratio, si attestava al 20,44% e restava comunque al di sopra del rapporto medio del sistema bancario, che era appena del 10,20%, e del rapporto medio delle BCC-CR, che si attestava al 14,20%.

Il patrimonio, quindi, risultava ben adeguato a fronteggiare i rischi relativi alla complessità dell’attività bancaria ed in linea con i parametri previsti dalla Circolare della Banca d’Italia55.

Tale performance è stata mantenuta anche nell’ultimo periodo.

La Banca ha definito il Risk Appetite Framework, attraverso il quale viene definita la propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio e le varie politiche di governo dei rischi56.

Con riferimento ai rischi del Pillar I, i coefficienti prudenziali obbligatori vengono determinati attraverso l’utilizzo delle seguenti metodologie:

1. “metodo “standardizzato”, per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio di credito e di controparte;

2. “metodo “standardizzato”, per la determinazione dei requisiti patrimoniali sui rischi di mercato;

3. “metodo “base”, per i requisiti patrimoniali a fronte del rischio operativo.

Il rischio di credito rappresenta la componente preponderante dei rischi complessivi cui la Banca è esposta, dal momento che gli impieghi costituiscono circa il 96% dell’attivo patrimoniale.

La procedura di gestione e controllo del rischio di credito è subordinata a un Regolamento interno che individua le deleghe ed i poteri di firma in materia di erogazione del credito, stabilisce i criteri per la valutazione del merito creditizio e le metodologie di controllo andamentale e di misurazione del rischio di credito,

55 Banca d’ Italia, Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006, Nuove disposizioni di vigilanza

prudenziale per le banche.

92 nonché le tipologie di interventi da adottare nel caso in cui vengano riscontrate anomalie57.

L’Ufficio Controllo Andamentale Crediti si occupa del monitoraggio sistematico delle posizioni e della rilevazione delle posizioni cosiddette “problematiche’’.

All’interno della banca assume un’importanza strategica la figura del risk manager, chiamato ad effettuare i controlli necessari al fine di accertare che il monitoraggio delle esposizioni creditizie, la classificazione dell’esposizioni, gli accantonamenti e il processo di recupero, si svolgano nel rispetto dei processi interni e questi siano efficaci ed affidabili nel segnalare tempestivamente l’insorgere delle anomalie e garantire l’adeguatezza delle rettifiche di valore e dei passaggi a perdita.

La Banca adotta inoltre la procedura informatica SARWEB che consente di individuare possibili anomalie in modo da intervenire tempestivamente e adottare le opportune misure nei casi di crediti problematici.

L’utilizzo della metodologia standardizzata per il calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito richiede la suddivisione delle esposizioni in differenti “portafogli” e l’applicazione a ciascuno di essi di trattamenti prudenziali differenziati, tenendo conto eventualmente di valutazioni del merito creditizio (rating esterni) rilasciate da agenzie esterne di valutazione.

Le tecniche di mitigazione del rischio di credito utilizzate dalla Banca, con riferimento agli impieghi verso la clientela ordinaria, riguardano l’acquisizione di differenti forme di garanzia sia di tipo reale che personale.

Relativamente all’attività sui mercati mobiliari, poichè gli impieghi sono indirizzati verso emittenti con elevato merito creditizio, non sono richieste al momento particolari forme di mitigazione del rischio di credito. Le garanzie

93 ipotecarie, ad oggi, costituiscono oltre il 27% dell’importo nominale delle garanzie acquisite.

Per il rischio di cambio, secondo quanto previsto dalle Istruzioni di Vigilanza della Banca d’Italia, la BCC Agrigentino, così come previsto per il comparto del credito cooperativo, nell'esercizio dell'attività in cambi non può assumere posizioni speculative e deve contenere l’eventuale posizione netta aperta in cambi entro il 2% dei fondi propri.

La liquidità della Banca viene gestita dai Servizi Amministrativi conformemente agli indirizzi strategici stabiliti dal CdA.

Per far fronte al rischio di liquidità, la Banca è tenuta ad osservare i presidi quantitativi introdotti dalla normativa prudenziale: il Liquidity Coverage Ratio, indicatore di liquidità di breve periodo, e il Net Stable Funding Ratio, indicatore di liquidità strutturale.

La Banca si è dotata di un Contingency Funding Plan, ossia di procedure organizzative e operative da attivare nel caso in cui emergano situazioni di allerta o crisi di liquidità.

La BCC Agrigentino presenta da sempre una forte disponibilità di risorse liquide grazie alla composizione dei propri assets, rappresentati prevalentemente da strumenti finanziari liquidi di elevata qualità e all’adozione di politiche di funding volte a privilegiare la raccolta diretta di tipo retail.

Dal punto di vista strutturale, alla fine dell’esercizio 2016 si presenta una struttura per fasce di scadenza equilibrata.

Il rischio operativo, tipico dell’attività bancaria, viene generato trasversalmente da tutti i processi aziendali. Le principali cause sono riconducibili alle frodi interne ed esterne, alla sicurezza sul lavoro, agli obblighi professionali verso i clienti, alla natura o caratteristiche dei prodotti, ai danni da eventi esterni, alla disfunzione dei sistemi informatici. Si individuano anche le 2 seguenti sottocategorie di rischio:

94 1. il rischio informatico, ossia il rischio di incorrere in perdite economiche, di reputazione e di quote di mercato in relazione all’utilizzo di tecnologia dell’informazione e della comunicazione (ICT);

2. il rischio di esternalizzazione, legato alla scelta di esternalizzare a terzi lo svolgimento delle attività aziendali.

Il sistema dei controlli interni costituisce il presidio principale per la prevenzione e il contenimento dei rischi operativi.

Ai fini della determinazione del requisito prudenziale a fronte del rischio operativo, la Banca, non raggiungendo le soglie di accesso alle metodologie avanzate e in considerazione dei propri profili dimensionali, organizzativi ed operativi, ha deliberato l’adozione del metodo base, “Basic Indicator Approach – BIA”.

Il settore bancario si caratterizza per l’elevata rischiosità delle operazioni poste in essere e il perdurare delle crisi ha ulteriormente contribuito ad accrescere le partite deteriorate.

Nel caso specifico della BCC Agrigentino dal 2008 ad oggi è stato registrato un sensibile aumento delle sofferenze nette (fig. 35).

Figura 35: Sofferenze nette. Periodo 2008- 2016.

Fonte: BCC Agrigentino, Relazione e Bilancio 2016.

Il perdurare della crisi ha determinato un forte incremento delle partite deteriorate nel corso dell’esercizio 2015, a fronte delle quali si sono rese necessarie

95 consistenti rettifiche, determinate secondo criteri prudenziali circa la reale possibilità di recupero. Più precisamente, nell’ultimo triennio il rapporto tra crediti deteriorati lordi e crediti lordi è prima aumentato di oltre 3 punti percentuali e successivamente si è ridotto dello 0,75%.

Nel corso del 2016, però, nonostante il perdurare della congiuntura negativa e l’elevata incertezza sulle prospettive di ripresa, le partite deteriorate non hanno subito un significativo aumento rispetto all’esercizio precedente (tab. 3).

Coerentemente con le vigenti disposizioni in materia di vigilanza, le attività finanziarie deteriorate vengono distinte in tre categorie: sofferenze, inadempienze probabili ed esposizione scadute.

Tabella 3: Situazione dei crediti verso la clientela. Periodo 2015-2016

96 Nel corso del 2016 le sofferenze sono aumentate del 12,48% rispetto all’anno precedente attestandosi a 3,93 mln e la loro incidenza sul totale degli impieghi si è attestata al 9,49%, di poco inferiore al 9,63% del 2015. Più contenuta, invece, è risultata l’incidenza delle inadempienze probabili, che si è attestata al 5,95% contro il 6,99% dell’anno precedente. Le esposizioni scadute si sono ridotte del 9,52%, rispetto all’anno precedente, attestandosi a 737mgl€, con un’incidenza di 1,78% sul totale degli impieghi. L’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei crediti si attesta al 17,22%, in lieve diminuzione rispetto al 17,97% dell’anno precedente. Il livello di copertura dei crediti deteriorati ha registrato un incremento del 3,16% rispetto all’esercizio precedente attestandosi al 49,57%. In dettaglio il coverage delle sofferenze è pari al 70,29%; il livello di copertura delle inadempienze probabili è pari al 30,77%; le esposizioni scadute/sconfinanti presentano un coverage del 2,08% contro il 3,60% dell’anno precedente; il livello di copertura dei crediti in bonis è complessivamente pari allo 0,50%.

Una lettura dei principali indici sulla qualità del credito (tab. 4) permette di evidenziare un piccolo miglioramento nel 2016 rispetto all’esercizio 2015.

Tabella 4: Indicatori di qualità del credito. Periodo 2014- 2016.

Indicatore 2016 2015 2014

Crediti deteriorati lordi/Crediti lordi 17.22% 17.97% 14.44%

Crediti forborne/Crediti lordi 3.23% 4.00% n.d.

Sofferenze lorde/Crediti lordi 9.49% 8.90% 7.85%

Inadempienze probabili lorde/Crediti lordi 5.95% 6.99% 5.82% Crediti deteriorati netti/Crediti netti 9.54% 10.61% 7.87% Indice di copertura crediti deteriorati 49.57% 46.41% 50.05%

Indice di copertura sofferenze 70.29% 69.83% 71.01% Indice di copertura inadempienze probabili 30.77% 29.35% 27.98% Indice di copertura crediti verso la clientela in bonis 0.50% 1.12% 1.36%

Indice di copertura crediti forborne performing 1.35% 0.32% n.d Indice di copertura crediti forborne deteriorati 0.00% 0.05% n.d

97 Nel corso del 2016 la Banca è stata in grado anche di ridurre da 14 a 11 le grandi esposizioni. Il valore complessivo delle attività di rischio relative è pari a 19,06 mln.

Al termine dell’esercizio 2015 i coefficienti patrimoniali della Banca mostravano un CET1 capital ratio del 15,78%, un Tier 1 capital ratio del 15,78%, nonché un Total capital ratio pari al 20,80%.

Da un confronto settoriale risultava evidente la posizione di tutto rispetto che ricopriva la BCC Agrigentino (fig. 36).

Figura 36: Indici patrimoniali. Anno 2015

Fonte: BCC Agrigentino, Relazione e Bilancio 2015.

Anche il 2016 ha fatto registrare una performance positiva con un ulteriore miglioramento degli indici patrimoniali. Nello specifico il CET1 capital ratio è aumentato al 19,34%, così come il TIER 1 Ratio, mentre il Total Capital Ratio si è attestato al 24,14%. Anche nell’ultimo esercizio la BCC ha assunto una posizione favorevole nel confronto settoriale, superando il livello medio del valore assunto

98 da tali indici nelle BCC-CR (fig.37). L’eccedenza patrimoniale si attesta a 5,8 milioni di euro.

Figura 37: Indici patrimoniali. Anno 2016

Fonte: BCC Agrigentino, Relazione e Bilancio 2016.

A partire dal 31 marzo 2017 la banca, a seguito delle decisioni SREP 2016 della Banca d’Italia, è tenuta al rispetto dei seguenti requisiti di capitale (fermo il rispetto del requisito di capitale minimo ex art. 92 del CRR) corrispondenti agli overall capital requirement (OCR) ratio:

 6,6% con riferimento al CET 1 ratio (composto da una misura vincolante del 5,3% e per la rimanente parte dalla componente di riserva di conservazione del capitale);

 8,4% con riferimento al TIER 1 ratio (composto da una misura vincolante del 7,1% e per la rimanente parte dalla componente di riserva di conservazione del capitale);

 10,8% con riferimento al Total Capital Ratio (composto da una misura vincolante del 9,5% e per la rimanente parte dalla componente di riserva di conservazione del capitale).

99 Per assicurare che le misure vincolanti vengano rispettate anche in condizioni di deterioramento economico e finanziario, la Banca è tenuta inoltre a rispettare le seguenti misure di capital guidance:

 9,2% con riferimento al CET 1 ratio;  11,8% con riferimento al TIER 1 ratio;  15,4% con riferimento al Total Capital Ratio.

Le attività di rischio ponderate (RWA) sono diminuite da 43 mln€ a 36 mln€ soprattutto grazie alla diminuzione dei requisiti patrimoniali complessivi a fronte del rischio di credito e di controparte, poichè gli impieghi verso la clientela e verso l’interbancario, si sono indirizzati verso forme tecniche che godono di una ponderazione preferenziale.

Nel tempo la Banca ha adottato politiche specifiche idonee a incrementare la base sociale e criteri di prudente accantonamento di significative aliquote degli utili prodotti. Anche grazie alle prudenti politiche allocative, le risorse patrimoniali continuano a collocarsi al di sopra dei vincoli regolamentari, permettendo alla Banca di svolgere a pieno propria attività e perseguire i propri fini.