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CAPITOLO 2. L’ALTO DI GAMMA IN CINA

2.1 Il “gigante addormentato” si è risvegliato 1 I BRIC

“I paesi del BRIC sono la locomotiva della crescita globale”.36

L’acronimo BRIC è comparso per la prima volta nel 2001 in un articolo di un economista della Goldman Sachs e indica quattro Paesi, rispettivamente Brasile- Russia- India e Cina, che nel corso degli anni stanno acquisendo un ruolo sempre più centrale nella scena economica mondiale.37

Questo termine definisce quattro aree geograficamente lontane e ben distinte ma allo stesso tempo accumunate da alcune caratteristiche che ne hanno permesso una fase di sorprendente crescita economica. Fra queste compare l’elevato numero di abitanti - basti pensare alle popolazioni di India e Cina che sommate raggiungono quasi un terzo della popolazione mondiale - che ha influenzato sia la crescita esponenziale della domanda sia l’aumento dell’offerta di lavoro portando a diminuire il costo della manodopera che risulta essere nettamente inferiore rispetto ai Paesi Occidentali. Non solo, anche la ricchezza di risorse naturali tipica di questi territori e la possibilità di sfruttarle hanno rappresentato delle variabili strategiche importanti per lo sviluppo.38 Grazie alla combinazione di questi e molti altri fattori si sta assistendo a quello che la teoria economica definisce come il processo inverso rispetto a quello iniziato con la Rivoluzione Industriale. Infatti, fino alla metà dell’Ottocento la Cina, l’India e la Russia rappresentavano le principali potenze economiche mondiali fino a quando

36 Affermazione di Vladimir Putin durante il discorso tenutosi nella prima riunione dei Paesi BRIC

martedì 16 giugno 2009 a Ekaterinburg, in Russia.

37 L’articolo si intitola “Building Better Global Economics BRICs” ed è stato redatto nel 2001 da Jim

O’Neill che oltre a prevedere che nel 2050 Brasile, Russia, India, Cina rappresenteranno le principali potenze dell’economia mondiale, ha stimato in un altro report più aggiornato del 2007 intitolato “BRICs

and Beyond” il sorpasso nel 2030 della Cina nei confronti degli Stati Uniti in termini di PIL (25.652

miliardi di dollari contro 22.821 miliardi di dollari degli USA).

O’NEILL J. (2001). “Building Better Global Economics BRICs”. Goldman Sachs. 30 Novembre. http://www.goldmansachs.com/our-thinking/topics/brics/building-better.html

38 Si consideri che ad esempio il Brasile fornisce il 30% delle esportazioni mondiali di ferro e che la

l’industrializzazione e le pressioni occidentali non hanno allontanato dal mercato le produzioni manifatturiere degli Orientali facendogli avviare un processo di deindustrializzazione e declino. A oggi le cose si sono completamente ribaltate e le prospettive di crescita future sono molto incoraggianti e si stima che entro il 2050 i BRIC conteranno per più del 50% del PIL mondiale, proprio come nell’800.

A trainare questo boom economico è la Cina nella quale si sono concentrate le strategie d’internalizzazione delle principali imprese di tutto il mondo.

FIGURA 2.1 Il ruolo dei BRIC

Fonte: GOLDMANS SACHS (2003). “Dreaming con BRICs: The Path to 2050” Global Paper n°99,1 ottobre. http://www2.goldmarsachs.com

2.1.2 L’economia cinese

La Cina si trova in una fase di forte sviluppo che le ha permesso di riacquistare l’importanza economica che aveva prima della Rivoluzione Industriale del XIX secolo. Nonostante un rallentamento del ritmo di crescita dovuto alla crisi globale che ha portato a registrare per la prima volta in trent’anni un incremento del PIL del 9,2% nel

2011 rispetto al 10,4% dell’anno precedente, il Paese del Dragone conferma il suo ruolo di seconda potenza economica dopo gli Stati Uniti e prima del Giappone.39

Secondo i dati della World Bank il suo contributo alla crescita del Prodotto Interno Lordo mondiale risulta maggiore rispetto a quello degli USA e inoltre partecipa per più del 50% allo sviluppo economico dei BRIC messi assieme. Ciò ha sicuramente contribuito a favorire un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e ha portato ad un aumento delle ricchezze sebbene la loro distribuzione rimanga molto sproporzionata soprattutto fra città costiere e realtà dell’entroterra mantenendo il Paese in una condizione complessiva di elevata frammentazione e povertà.40

La situazione favorevole in cui attualmente si trova la Cina è frutto di importanti cambiamenti che hanno comportato il passaggio da un’economia di tipo pianificato a un così detto “socialismo di mercato”. La nascita della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 proclamata da Mao Zedong diede il via a un lungo periodo di chiusura e forte controllo da parte del Governo. Con obiettivi di radicale ristrutturazione si sviluppò un’economia fortemente centralizzata basata sul concetto di industrializzazione stanliniana che prevedeva lo sviluppo dell’industria pesante per creare una potente economia a discapito dell’ agricoltura. Ma tale regime non funzionò e solamente dal 1978 con l’arrivo di Dend Xiaoping iniziarono a realizzarsi le prime trasformazioni che condussero ad una progressiva rivoluzione dell’economia e della società cinese.

Le fasi che caratterizzarono questo importante cambiamento possono essere rappresentate da una serie di riforme attuate in quasi tutti i settori tra i quali il programma di “decollettivizzazione” della struttura agricola (1978), la politica del figlio unico (1978), l’importante riforma della “porta aperta” per gli scambi commerciali con

39 L’economia cinese, cresciuta del 10,4% nel 2010, ha scavalcato quella giapponese (al secondo posto fin

dal 1968) posizionandosi al secondo posto nella classifica mondiale. L’Istituto di Statistica Giapponese ha diffuso i dati del PIL e ha mostrato come il PIL del Giappone, in termini nominali, è risultato pari a 5.474,2 miliardi di dollari mentre quello della Cina ha raggiunto 5.878,6 miliardi di dollari. «È realistico

affermare - ha detto Tom Miller alla Bbc - che nel giro di dieci anni la Cina vanterà grosso modo un'economia come quella americana».

40 I dati della World Bank affermano come il PIL procapite annuo sia stato di 3744 dollari nel 2009, dato

l’estero41 (1979) e la riorganizzazione delle zone urbane (1984).

Nel decennio passato avvenimenti come l’attacco alle torri gemelle (2001) e la Sars hanno messo a dura prova la stabilità del modello cinese che nel dicembre del 2001 ha ricevuto un impulso fondamentale verso la modernizzazione. Infatti, l’ammissione della Repubblica Popolare Cinese all’interno del World Trade Organization (WTO) ha aperto le porte ai mercati internazionali e a nuove opportunità. Questo è avvenuto attraverso importanti rinnovamenti quali la riduzione dei dazi doganali e il graduale ridimensionamento delle barriere tariffarie che ostacolavano l’entrata dei beni stranieri, l’uniformità di trattamento delle aziende estere agli standard internazionali e importanti cambiamenti nel settore dei servizi. Il Paese del Dragone ha raggiunto così nel 2010 il primato mondiale nelle esportazioni sorpassando la Germania. Nei primi cinque mesi dell’anno scorso il valore dell’import ed export è salito del 27,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, arrivando a circa 968 miliardi di euro. In particolare secondo i dati forniti dall’Amministrazione generale della dogana cinese le esportazioni sono aumentate del 25,5%, raggiungendo i 492,67 miliardi di euro, mentre le importazioni sono salite del 29,4%, arrivando a 476,56 miliardi di euro.42

Nel corso degli anni le politiche di rinnovo attuate dal Governo cinese, il basso costo della manodopera e l’apertura del Paese al resto del mondo hanno permesso alla Cina di raggiungere una posizione di eccellenza nel panorama economico mondiale attribuendogli il ruolo di “fabbrica” del mondo.43 Infatti, molte imprese estere la percepiscono come una grande opportunità per delocalizzare le loro imprese creandovi la sede produttiva di riferimento non solo per categorie merceologiche tradizionali come l’abbigliamento, le calzature o i giocattoli ma anche per beni a medio - alto contenuto tecnologico.

41 La riforma della “porta aperta” determina una decisiva apertura agli scambi con altri Paesi. Furono

create delle Zone Economiche Speciali (ZES) in un numero sempre maggiore di città che grazie a una tassa sul reddito molto favorevole, alle esenzioni delle imposte industriali e commerciali, all’eliminazione dei dazi doganali, riescono ad attirare un importante flusso d’investimenti diretti esteri. Inoltre venne approvata la legge sulle Join Venture volta ad incentivare la collaborazione fra imprese cinesi ed estere.

42 Stima preliminare del commercio estero extra UE. Istat. Febbraio 2011.

http://search.istat.it/search?q=cina+2011&btnG=Cerca&output=xml_no_dtd&client=istat_fe&proxystyle sheet=istat_fe&proxyreload=1&sort=date%253AD%253AL%253Ad1&oe=UTF-8&ie=UTF-

Tuttavia, nonostante il ruolo di enorme produttore industriale del Paese,“l’impatto della

Cina come produttore impallidisce a confronto con la Cina come consumatore”.44

44 PELLICELLI G. (2010). Il marketing internazionale. Mercati globali e nuove strategie competitive.

2.2 Il ruolo dell’alto di gamma in Cina