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2. Cura ed etica

2.1 Breve genealogia della cura

2.1.3 Goethe, il Faust e Cura

Una terza elaborazione di rilievo dell’idea di cura si ritrova in Goethe, nel Faust. La cura interviene infatti alla fine del poema come personaggio, il cui nome tedesco è Sorge – termine che mantiene la doppia valenza e l’ambiguità del latino cura. Come è noto, nella prima parte del poema il dotto Faust, insoddisfatto dai limiti della conoscenza umana, stringe un patto con Mefistofele: il diavolo sarà suo compagno, pronto a esaudire i suoi desideri, e in cambio Faust diventerà suo schiavo nell’al di là. Al patto si aggiunge una scommessa da parte di Faust: “Se mai verrà il momento in cui io, appagato, mi adagi sul letto del riposo, la sia tosto finita per me! […] Se mai dirò all’attimo fuggente: Arrestati! Sei bello! tu potrai mettermi in ceppi”142. Dopo numerose vicissitudini, conquiste e tragedie, nel quinto e ultimo atto della seconda parte del poema troviamo un Faust ormai vecchio, ricco e incontrastato signore di terre che ha strappato al mare. L’unico ostacolo al suo completo dominio sono due vecchi, Filemone e Bauci, che rifiutano di cedergli il loro podere. Faust chiede allora a Mefistofele di intervenire, ma questi fa uccidere la coppia di anziani e Faust lo maledice, rammaricandosi per l’omicidio. Faust sembra

141 Reich 1995, p. 321.

142 Goethe W., Faust, trad. it. di B. Allason, Einaudi, Torino 1965, p. 47.

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persino provare rimorso per il suo patto con il diavolo143 ed è proprio a questo punto che si inserisce la figura di Sorge.

MEZZANOTTE

LA MISERIA: Volgerebbero da me il viso i viziati dalla fortuna.

LA CURA: Voi, sorelle, non potete entrare, né vi è lecito. Ma la Cura per il buco della serratura entrerà. (Sparisce)”144.

La Cura, qui personificata, si accompagna a figure decisamente negative (che richiamano quasi alla mente i versi di Virgilio), fatto che porta a interpretarla come preoccupazione angosciosa più che come sollecitudine. Inoltre, Cura è l’unica delle quattro donne grigie a poter tormentare Faust: grazie al patto con Mefistofele Faust ha sconfitto Indigenza, Insolvenza e Miseria, ma non ha potuto liberarsi dalla Cura.

FAUST: […] C’è qualcuno, qui?

LA CURA: A una tal domanda devo rispondere: sì.

FAUST: Ma tu, chi sei?

LA CURA: Una che è qui.

FAUST: Vattene.

LA CURA: Sono a casa mia.

FAUST: (a tutta prima si irrita, poi si calma e dice tra sé) Attenzione, che non ti sfugga uno scongiuro!

LA CURA: Il tuo orecchio non mi percepisce, ma in cuore ti rimbombo; in forma varia esercito crudele potere: sulle strade, tra le onde, sono il compagno perpetuamente ansioso, mai ricercato, sempre trovato, maledetto ad un tempo e blandito. Non hai mai saputo che sia la Cura?”145

143 “Ah se potessi scartare la magia dal mio cammino, dimenticare tutte le formule e i sortilegi, stare solo di fronte a te, Natura, io, un uomo; allora di essere uomo varrebbe la pena! Tale io fui un giorno, prima di cercar la mia umanità fra le cose tenebrose, prima di maledire me e il mondo con parola sacrilega” (Goethe, Faust, cit., pp. 319-320).

144 Ivi, p. 319.

145 Ivi, p. 320, enfasi mia.

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Cura descrive poi a Faust i terribili tormenti che provoca nell’uomo:

LA CURA: Colui a cui un giorno ho preso l’anima più nulla gli gioverà il mondo intero; tenebre eterne caleranno su di lui; per lui non spunterà e non tramonterà più il sole; integri i suoi sensi, ma l’anima sarà abitata dalle tenebre; tesori intorno a lui, ma non riuscirà mai ad afferrarli; felicità e infelicità, solo fantasmi; morrà di fame in mezzo all’abbondanza; tanto le gioie che le pene le rimetterà a domani; sempre in attesa dell’avvenire, non compirà mai l’opera sua”146.

Faust, anche se turbato, non cede e nega di subire i tormenti della Cura, che prima di andarsene lo acceca:

FAUST: […] Questa tua potenza subdola eppur terribile, o Cura, io non la riconosco.

LA CURA: Ebbene, sperimentala all’istante in cui mi volto via da te maledicendoti! Ciechi son gli uomini durante tutta la vita!

diventalo tu pure o Faust! (Gli soffia sul viso e si dilegua)”147.

Nonostante la complessità del testo goethiano, da questi passi emergono chiaramente alcune connotazioni della Cura. Oltre alla sua caratterizzazione negativa come angoscia e tormento (“sono il compagno perpetuamente ansioso”), la Cura in Faust si presenta come costitutiva del nostro essere, intrinsecamente legata alla condizione umana. Nemmeno Faust infatti riesce a sfuggirle e lei alla domanda “Chi sei?” risponde: “Una che è qui” (oltre ad affermare: “Sono a casa mia”). Ellis Dye attribuisce particolare importanza a questa risposta, ritenendo che indichi che la vera essenza della cura consista nel suo essere inevitabilmente presente nella vita umana148.

Questo ruolo fondamentale per il destino di ciascuno non va però interpretato solo in senso distruttivo. Reich in particolare sottolinea come Sorge svolga un ruolo centrale per la salvezza di Faust – che poco dopo l’incontro con Cura muore e la cui anima viene sottratta a Mefistofele dagli angeli. In effetti, subito dopo essere stato reso cieco da Cura, Faust afferma: “Sembra calar la

146 Goethe, Faust, cit., p. 321.

147 Ivi, pp. 321-322.

148 Dye 2009.

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notte e farsi sempre più fitta, ma nell’anima splende chiara la luce”149 e si ripromette di portare a compimento il suo ultimo progetto, bonificare una palude per trasformarla in un paradiso terrestre in cui molti uomini operosi si possano trasferire e vivere felici.

FAUST: […] A quest’opera mi sono tutto votato; ed ecco la conclusione ultima della saggezza: ‘Solo chi ogni giorno deve riconquistarsela, merita la libertà, merita la vita’. Così, circondati dai pericoli, il bimbo, l’uomo, il vegliardo, trascineranno l’esistenza operosa. Oh come vorrei vedere questa folla brulicante, come vorrei stare in terra libera fra una libera gente. Allora potrei dire all’attimo fuggente: ‘Arrestati, sei bello!’ La traccia dei miei giorni terrestri durerà attraverso i millenni. Nel pregusto di questa sublime felicità io godo ora l’istante mio supremo!”150.

Secondo Reich questa visione utopica rivela l’influenza su Faust della dimensione positiva della cura come sollecitudine, per cui la vicenda di Faust risulterebbe una parabola del ruolo della cura nel destino dell’uomo: “Ognuno deve innanzitutto affrontare il fardello che la cura rappresenta, respingendo il suo potere di consumare e distruggere, e poi trasformare questa cura, che è alla radice di tutti gli sforzi umani, in una preoccupazione positiva e premurosa per le persone e le istituzioni”151. Nella conclusione del Faust Reich individua così anche un riferimento alla dimensione politica della cura. Decisamente si tratta di un testo che si dimostra ricco di suggestioni per chiunque si voglia occupare della cura.